Clima più caldo e gli alberi in quota… rallentano

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La Rete italiana per la ricerca ecologica a lungo termine presenta alla sua assemblea un volume che raccoglie i dati di 22 siti sulla trasformazione dell’ambiente. Tra gli altri, aumento della temperatura in quota (0,76°C in dieci anni) e nelle acque, contrazione degli habitat in vetta, rallentamento nella crescita (-27%) e prolungamento del periodo vegetativo delle foreste

Aumento delle temperature atmosferiche e delle acque, riduzione della crescita delle foreste, prolungamento delle stagioni vegetative. Sono alcune conseguenze dei cambiamenti climatici che emergono dal volume «La Rete italiana per la ricerca ecologica a lungo termine (Lter-Italia)», a cura di Roberto Bertoni dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Consiglio nazionale delle ricerche (Ise-Cnr) di Verbania. Il volume, nel quale si descrivono obiettivi e risultati dei 22 siti afferenti alla Rete, veri e propri laboratori all’aperto, sarà presentato nel corso della sesta assemblea annuale di Lter-Italia, il 29 e 30 marzo, presso la sede centrale del Cnr di p.le Aldo Moro a Roma.

«Si possono citare i risultati del progetto internazionale ”Gloria”, che ponendo sotto osservazione 764 specie di piante e utilizzando i dati di oltre 130 termometri digitali ha rilevato una contrazione degli habitat alto montani in 42 vette europee su 60, tra cui alcune vette appenniniche studiate dall’Università del Molise – spiega Giorgio Matteucci dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Cnr, segretario della Rete -. Le serie storiche indicano che la temperatura minima in quota, nell’arco di dieci anni, è aumentata di 0,76°C».

Se le montagne si riscaldano, gli alberi rallentano la crescita. «Un altro monitoraggio, relativo alle foreste del Tarvisio in Friuli seguite dal CfS, mostra negli ultimi 5-10 anni un rallentamento del tasso di crescita di circa il 27% rispetto al periodo 1995-2000, dovuto agli stress climatici e in particolare alla minore piovosità – prosegue il ricercatore -. Risultati confermati dalla diminuzione dell’assorbimento di CO2 nelle annate secche, rilevata nella foresta abruzzese di Collelongo. Va anche segnalata la tendenza al prolungamento delle stagioni vegetative, evidenziata nella faggeta abruzzese e in un lariceto della Val d’Aosta monitorato da Arpa e Università di Torino».

«Anche il Lago Maggiore sta cambiando – aggiunge Roberto Bertoni, vice coordinatore della rete Lter-Italia -. Negli anni 70 era affetto dall’eutrofizzazione. Oggi, in seguito all’entrata in funzione di numerosi impianti di depurazione, la concentrazione di clorofilla si è ridotta di circa il 60%. La temperatura degli strati d’acqua superficiali e profondi, tuttavia, dal 1980 è salita progressivamente». La tendenza al riscaldamento è ben visibile in mare. «Lo mostrano i dati raccolti dal 1991 dall’Università di Genova, sulla temperatura di superficie delle acque del Promontorio di Portofino, e quelli dell’Istituto di scienze marine del Cnr relativi all’Alto Adriatico».

Lter-Italia celebra i primi cinque anni di vita. I 22 siti sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e rappresentano le principali tipologie di ecosistemi del Paese, oltre a due siti remoti in Antartide e in Himalaya, e sono studiati da ricercatori e ricercatrici di Università, Corpo forestale dello Stato, istituti del Cnr e altri Enti di ricerca.

(Fonte Cnr)