Serve una «governance» complessiva dell’acqua, che superi le visioni settoriali «difesa dalle acque e difesa del suolo», «tutela delle acque e obiettivi di qualità», «gestione del servizi idropotabili e usi irrigui in agricoltura»
La popolazione mondiale ha superato i sette miliardi di persone e la pressione già forte sulle risorse naturali del pianeta diventerà sempre maggiore in futuro quando nel 2050 arriveremo a nove miliardi. Una crescente domanda di risorse naturali, tra cui soprattutto l’acqua, con una popolazione mondiale in aumento, in un contesto di cambiamenti climatici, sono i presupposti sui quali le Nazioni Unite lanciano un allarme su due rischi principali a cui l’umanità dovrà fare fronte: la crisi idrica, e in particolare la riduzione di acqua potabile disponibile, e la crisi alimentare, in termini soprattutto di diminuzione delle capacità dei suoli di produrre di cibo.
La disponibilità di acqua potabile dipende dalle precipitazioni atmosferiche e dalla capacità delle riserve idriche che raccolgono le precipitazioni atmosferiche come i ghiacciai, i laghi, i fiumi, le falde, ecc. L’uso crescente e spesso non sostenibile di risorse idriche, assieme ai cambiamenti del clima che ne stanno riducendo le capacità soprattutto alle medie e basse latitudini, è diventato un motivo di preoccupazione. Strettamente collegato a questo problema è la produzione di cibo. L’uso spesso conflittuale o non appropriato del suolo, assieme al suo consumo, al degrado generato dalle attività umane e al depauperamento delle risorse idriche sta divenendo parimenti un altro motivo di preoccupazione per la sicurezza alimentare di tutti i popoli, come ha messo in evidenza anche la Fao.
Il 22 marzo ricorre la Giornata mondiale dell’acqua, una delle tipiche scadenze volute dalle Nazioni Unite per portare alla ribalta uno dei problemi cruciali dell’umanità. Quest’anno la Giornata è specificamente dedicata al ruolo dell’acqua nella sicurezza alimentare, tematica alla quale si aggiungono gli aspetti concernenti gli effetti delle abitudini alimentari, i costi idrici dell’agricoltura e dell’allevamento e, infine, il problema dell’uso sostenibile di una risorsa a torto ritenuta inesauribile e la cui qualità può essere messa in pericolo.
In Italia, la situazione di gestione e «governance» complessiva in materia d’acqua appare problematica e inadeguata, come rilevato anche da Oecd: i distretti idrologici italiani sono ancora sulla carta, la gestione integrata dell’acqua e la prevenzione del dissesto idrogeologico rimangono in Italia particolarmente insufficienti, la frammentazione e i conflitti di competenze, assieme alla non chiara distribuzione dei ruoli sono spesso all’origine dei problemi nei diversi usi delle risorse idriche, di qualità delle acque, di spreco dell’acqua e, non ultimi dei problemi di carenza delle azioni di gestione dei rischi collegati all’accesso (alluvioni) o alla mancanza d’acqua (siccità).
Come ha rilevato Massimo Iannetta, responsabile dell’Unità tecnica Enea sullo sviluppo sostenibile e l’innovazione del sistema agroalimentare, la Giornata dell’Acqua deve costituire un nuovo punto di partenza per meditare non solo sui problemi globali collegati alle risorse idriche, ma anche per l’avvio in ambito nazionale di iniziative che, basandosi sulle conoscenze acquisite nella ricerca scientifica e tecnologica, possano impostare al più presto una «governance» complessiva dell’acqua, che superi le visioni settoriali «difesa dalle acque e difesa del suolo», «tutela delle acque e obiettivi di qualità», «gestione del servizi idropotabili e usi irrigui in agricoltura». In questo contesto, l’uso efficiente dell’acqua nel settore agro-alimentare è tra gli obiettivi prioritari di ricerca e dovrà tenere conto anche dell’esigenza di definire un piano di adattamento ai cambiamenti del clima per le risorse idriche, come ci è stato chiesto dall’Unione europea.
(Fonte Enea Eai)