In primo piano la conservazione della biodiversità, la gestione delle risorse idriche, la mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e lo sviluppo delle energie rinnovabili
Il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Mario Catania, ha incontrato le Associazioni ambientaliste per un confronto sulle politiche agroalimentari comunitarie e nazionali in vista della riforma della Politica Agricola Comune dell’Unione europea. Per la prima volta un ministro dell’Agricoltura convoca un tavolo di confronto con le associazioni ambientaliste, Lipu e Wwf hanno per questo ringraziato il ministro Catania sottolineando in particolare l’apprezzamento per le sue dichiarazioni sugli Ogm con cui ha smentito le aperture del ministro dell’Ambiente.
In occasione di questo primo incontro con le Associazioni ambientaliste, il ministro Catania ha affrontato anche altri temi, oltre agli Ogm e riforma della Pac, come l’Imu (l’imposta unica sui terreni ed immobili) applicata anche ai beni strumentali per l’agricoltura e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Su questi temi il Ministro ha assicurato la sua volontà di approfondire il confronto con tutte le Associazioni ambientaliste e le Associazioni agricole.
Lipu e Wwf hanno presentato al ministro dell’Agricoltura, Mario Catania, le loro proposte per la riforma della Politica agricola comune dell’Unione europea al momento in discussione presso il Parlamento europeo. Le due Associazioni ambientaliste hanno evidenziato al Ministro la loro convinzione sul ruolo insostituibile che l’agricoltura europea ed italiana è chiamata a svolgere per affrontare le complesse sfide ambientali a livello globale e locale: la conservazione della biodiversità, la gestione delle risorse idriche, la mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Lipu e Wwf sostengono con convinzione la conferma delle risorse assegnate all’agricoltura nel bilancio complessivo dell’Unione europea, ma ritengono che il 40% delle risorse complessive assegnate all’agricoltura sono oggi giustificabili solo se il mondo agricolo è disposto ad assumere con maggiore convinzione e coerenza impegni concreti per la soluzione dei problemi ambientali globali, che rischiano tra l’altro di compromettere seriamente la sostenibilità economica della stessa agricoltura.
Lipu e Wwf hanno chiesto per questo al ministro dell’Agricoltura, Mario Catania, l’impegno del Governo italiano a sostenere una riforma «verde» della Politica agricola comune dell’Unione europea in grado di valorizzare i modelli di gestione delle aziende agricole più virtuosi e funzionali alla conservazione della biodiversità, alla gestione sostenibile delle risorse idriche e alla mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici. Contrapporre oggi la sostenibilità economica delle aziende agricole alla sostenibilità ambientale sarebbe un gravissimo errore, la tutela dell’ambiente può rappresentare infatti per le nostre imprese agricole un’opportunità di sviluppo e innovazione nell’ambito della multifunzionalità dell’agricoltura che veda riconosciuto economicamente il contributo fornito al mantenimento dei beni e servizi pubblici nelle aree rurali. Il sostegno all’introduzione del greening nel primo pilastro della Pac è giustificato proprio dalla volontà di attribuire un giusto riconoscimento economico alle aziende agricole che assumono maggiori impegni volontari per la tutela dell’ambiente. Per le due associazioni ambientaliste i pagamenti diretti del primo pilastro devono premiare i modelli virtuosi di gestione dell’agricoltura in grado di assicurare la conservazione del nostro patrimonio naturale e la vitalità dei territori rurali assicurando accanto alla produzione primaria di cibo anche servizi ambientali e sociali, mentre lo sviluppo rurale (secondo pilastro della Pac) deve essere rafforzato assicurando almeno il 50% delle risorse totali assegnate all’agricoltura nel bilancio dell’Unione europea. Lo sviluppo rurale è considerato infatti dalla Lipu e dal Wwf lo strumento più efficace della Pac per affrontare le sfide ambientali, per questo almeno il 50% delle risorse dello sviluppo rurale dovrebbe essere attribuito alle misure ambientali per le quali è indispensabile garantire anche una quota maggiore di cofinanziamento dai fondi comunitari.
Le Associazioni hanno chiesto inoltre al Ministro chiarimenti sull’attuale utilizzo dei fondi comunitari destinati alla tutela ambientale, evidenziando i gravi ritardi nell’attuazione delle misure agro-ambientali nei Programmi di sviluppo rurale delle Regioni e chiesto chiarimenti sugli orientamenti del Governo in merito alla riforma della Pac alla luce anche della norma inserita nel Decreto semplificazioni che rischia di cancellare decenni d’investimenti nei miglioramenti agro-ambientali, finanziati con le risorse pubbliche della Pac, in evidente contrasto con gli obiettivi della strategia dell’Unione europea per la conservazione della biodiversità e le previsioni della riforma della Pac post 2013.
Le proposte di Lipu e Wwf per una riforma verde della Pac
– Il greening nel primo pilastro deve riconoscere economicamente l’impegno nella tutela reale dei pascoli permanenti, considerando tali i pascoli che non hanno subito cambiamenti d’uso del suolo per almeno 5 anni. Deve essere esclusa la possibilità di conversione del 5% dei pascoli permanenti.
– I pagamenti del greening devono essere vincolati alla destinazione di almeno il 10% della superficie agricola totale della singola azienda ad aree d’interesse ecologico, comprendendo non solo elementi caratteristici del paesaggio (esempio siepi e alberi) ma anche i sistemi agricoli associati alle aree ad elevato valore naturale (esempio maggesi o uliveti secolari inerbiti non irrigati).
– I pagamenti diretti del primo pilastro della Pac devono premiare economicamente le aziende più virtuose nella tutela dell’ambiente, premiare anche la capacità di diversificazione delle attività agricole in grado di fornire servizi ambientali e sociali (almeno il 5% del pagamento base del primo pilastro);
– Piuttosto che diversificare le colture per ogni singola azienda (misura difficilmente applicabile) si ritiene essenziale prevedere l’obbligo della rotazione dei terreni con l’utilizzo delle leguminose, in grado di ridurre l’utilizzo dei concimi di sintesi.
– Almeno il 50% delle risorse della Pac deve essere assegnato allo sviluppo rurale (secondo pilastro della Pac)
– No alla modulazione inversa: vietare la possibilità di trasferire risorse dal secondo pilastro (sviluppo rurale) al primo pilastro (pagamenti diretti).
– Nell’ambito dello sviluppo rurale (secondo pilastro) almeno il 50% delle risorse deve essere destinato alle misure ambientali (miglioramenti agro-ambientali, contrasto dei cambiamenti climatici, gestione di Natura 2000, promozione e sviluppo dell’agricoltura biologica e applicazione della Direttiva Ue quadro sulle acque).
– Assicurare una quota maggiore di cofinanziamento dai fondi comunitari per le misure ambientali dello sviluppo rurale e favorire l’integrazione con altri programmi di finanziamento dell’Unione Europea (Politica di coesione, pesca, ricerca) attraverso progetti integrati o accordi d’area vasta per promuovere la green economy.
– Destinare almeno il 10% delle risorse dello sviluppo rurale al Programma Leader finalizzato allo sviluppo della green economy nei territori rurali, favorendo l’integrazione tra i diversi settori (turismo, efficienza energetica, welfare, ecc.)
– Prevedere nell’ambito dello sviluppo rurale un sub-programma specifico per le aree agricole ad elevato valore naturale (aree Hnv)
– Prevedere le Associazioni di protezione ambientale tra i potenziali beneficiari della misura di cooperazione, insieme alle Associazioni degli agricoltori.
– Trasferire nel primo pilastro le misure relative alle assicurazioni contro i rischi di mancato reddito delle aziende agricole determinati dall’andamento dei mercati o da calamità naturali.
– La condizionalità, pur semplificata, dovrebbe includere anche la Direttiva UE quadro sulle acque e la Direttiva Ue sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi a partire dal 2014.
(Fonte Wwf, Lipu)