Trasformare la celiachia, in Celià, è un pretesto, un appiglio per mettere al centro della scena una condizione biologica spesso causa di problemi e difficoltà e regalarle gli onori di casa in un contesto che vuol discutere, allo stesso tempo, di intolleranze alimentari, di allergie digestive, di cibi particolari e meno consueti
Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.
Sono necessari occhi aperti e mente sveglia, per diagnosticare alcune malattie. Lo dicevamo a proposito della celiachia, nelle «Pillole» della scorsa settimana. È necessario un metodo ed una cultura che riesca a relazionarsi con le condizioni di buona salute in maniera originale e, talvolta, simpatica, scherzosa, meno drammatica e problematica seppur sempre precisa e puntigliosa.
Sembrerebbero solo buone parole ma fortunatamente alcuni fatti ed eventi stanno lì a dimostrare il contrario, consentendo l’individuazione di un percorso e di un esempio. Ci riferiamo a quanto è accaduto, con grandissimo successo, nello scorso fine settimana a Mondovì (Cuneo), laddove si è svolta la seconda edizione di Celià («Senza glutine che spettacolo» è lo slogan della fortunata manifestazione giunta quest’anno alla sua seconda edizione) e che ha come punto centrale di interesse proprio la celiachia e la necessità di discuterne per approfondire argomenti, problematiche ed implicazioni. In realtà la celiachia, in Celià, è un pretesto, un appiglio per mettere al centro della scena una condizione biologica spesso causa di problemi e difficoltà e regalarle gli onori di casa in un contesto che vuol discutere, allo stesso tempo, di intolleranze alimentari, di allergie digestive, di cibi particolari e meno consueti. Si parte così dalla celiachia e si arriva quindi a parlare (ma non solo) di cibi e di cibo, di qualità e di tracciabilità, di territorio e di provenienze. E non se ne parla soltanto, dicevamo, poiché la manifestazione (come una ideale torta con tante fette: una torta senza glutine, ça va sans dire) ha tanti aspetti: convegni, Expò, spettacoli, grandi cuochi e «cook show», libri, spazio «kids», ospiti illustri, collegamenti Radio (con Radio Due e la trasmissione Decanter a far da filo conduttore), artisti, poeti, scrittori. Il tutto con la presenza importante delle aziende produttrici di cibi aglutinati (ma non solo) e con una supervisione scientifica di altissimo livello (Gianfranco Delle Fave, professore ordinario di gastroenterologia all’Università La Sapienza di Roma e capo del dipartimento di malattie dell’apparato digerente e del fegato al Policlinico Sant’Andrea di Roma). Testimonial dell’intera manifestazione, Andy Luotto, che, manco a dirlo, è riuscito una volta di più a mescolare i dibattiti «seri» (ma non seriosi perché svolti interamente col protagonismo dei pazienti e dei loro parenti) con i giusti sorrisi che nascono dalla volontà di accettare la celiachia non come una malattia ma come una condizione da conoscere e rispettare. Ecco un caso in cui da un problema si genera un’opportunità: per i pazienti, per le imprese, per la scienza, per l’arte e per lo spettacolo, per il territorio. È la medicina che ci piace di più, quella capace di scendere fra la gente, di parlare semplice, di rimanere autorevole rendendosi allo stesso tempo simpatica e amica.