COP-9 – Altra storia se la Russia…

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Il protocollo di Kyoto non potrà partire, intanto si susseguono i record delle temperature. Gli argomenti in discussione alla nona Conferenza delle Parti firmatarie della Unfccc

La nona Conferenza delle Parti firmatarie della Unfccc (COP-9) si apre a Milano lunedì prossimo. Le Parti (i Paesi aderenti alle Nazioni Unite) che parteciperanno ai lavori saranno 188 rappresentati da circa 4000 delegati, ai quali si aggiungeranno gli osservatori delle organizzazioni non governative ed i giornalisti della stampa internazionale.
Questa Conferenza assume una particolare rilevanza, sia per gli argomenti da trattare e da mettere a punto, sia perché il contesto climatico globale mostra sempre di più i segni dei cambiamenti che stanno avvenendo in tutto il mondo (tra l’altro l’anno 2003 si sta avviando, a livello globale, ad essere probabilmente il terzo anno più caldo dal 1880, dopo il 1998 ed il
2002).
Ma questa Conferenza avrebbe assunto addirittura una rilevanza «storica» se la Russia avesse ratificato il Protocollo di Kyoto, permettendone la sua entrata in vigore e rendendo operativo, e legalmente vincolante, questo importante strumento per combattere i cambiamenti del clima. Con la ratifica da parte della Russia ed il raggiungimento del «quorum» fissato per l’entrata in vigore del protocollo, sarebbe, infatti, partita a Milano, assieme alla COP-9. anche la fase esecutiva del Protocollo attraverso la convocazione della prima Conferenza delle parti firmatarie del Protocollo di Kyoto (COP-MOP-1), cosa che dovrà ovviamente essere posticipata, in attesa del raggiungimento del «quorum» necessario.

Tra gli argomenti in discussione alla COP-9 di Milano vi sono:
1) La questione delle «National Communications» per tenere sotto controllo l’andamento delle emissioni di gas di serra. La situazione attuale (aggiornata al 2001) mostra che le emissioni dei Paesi industrializzati sono in continua crescita, con una tendenza che porterà nel 2010 (data di scadenza della prima fase del Protocollo) ad un incremento delle emissioni di circa 8% rispetto al 2000 e di ben il 17% rispetto al 1990 (anno di riferimento del Protocollo), cioè esattamente in direzione opposta a quello che, invece, richiede il Protocollo, vale a dire una riduzione del 5,2% rispetto al 1990, da parte dei Paesi industrializzati.

2) La questione del CDM (clean development mechanism) uno dei tre «meccanismi flessibili» previsti dal Protocollo, come strumento attuativo e di cooperazione tra paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati di riduzione dei gas di serra (gli altri meccanismi flessibili sono: la «joint implementation» e la «emission trading», meccanismi che, però, trovano applicazione solo all’interno dei Paesi industrializzati). La messa a punto delle regole per individuare progetti, investimenti, conteggio dei «crediti alle emissioni», verifiche, controlli, ecc., è stata molto laboriosa, controversa e perfino conflittuale, soprattutto sui problemi riguardanti la forestazione e riforestazione nei Paesi in via di sviluppo da parte dei Paesi sviluppati. Ma, si è ormai giunti in dirittura di arrivo ed i primi progetti di CDM stanno per diventare una realtà.

3) Le questioni riguardanti la vulnerabilità dei Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto di quelli più poveri, ai cambiamenti del clima ed i relativi problemi di «capacity building» e di «technology transfer» per far fronte alle esigenze di adattamento ai cambiamenti del clima. La definizione di queste questioni è stata molto laboriosa e controversa, soprattutto nella interpretazione del termine «vulnerabilità» la cui estensione in vari contesti (a seconda delle effettive situazioni dei vari paesi in via di sviluppo) ha portato ad ulteriori problemi non sempre facilmente risolvibili sia in termini di riduzione della vulnerabilità, sia per gli obiettivi di adattamento.

Inoltre, nei giorni 10 e 11 dicembre, capi di Stato, ministri ed alte cariche istituzionali sono convocati in un mega dibattito, perché dovranno dare le opportune indicazioni politiche sulle azioni in corso e sull’attuazione futura del Protocollo. E’ prevista, ad oggi, la partecipazione di circa 80 capi di Stato e ministri, oltre ai diplomatici e alle altre alte cariche istituzionali. Il capo del governo italiano Silvio Berlusconi introdurrà ed avvierà il dibattito «ad alto livello» il giorno 10, dibattito che si concluderà giorno 11 dicembre, anche con l’intervento dei rappresentanti delle organizzazioni non governative accreditate presso la Unfccc.

Infine, è da rilevare che la COP-9 di Milano, al di là degli aspetti negoziali, rappresenta una formidabile occasione di incontro e di scambio di informazioni ed esperienze fra il mondo della scienzia, il mondo dei politici e dei diplomatici, il mondo degli industriali e delle attività produttive, e non ultimo anche il mondo dei formatori e comunicatori per stimolare la «public awareness» (consapevolezza del pubblico), la formazione professionale e l’informazione, come, tra l’altro richiesto dall’art. 6 della Convenzione Unfccc. A Milano sono infatti previste molte decine di mostre, spazi espositivi ed informativi, ma anche un centinaio di «side events», convegni e dibattiti.
(27 Novembre 2003)