Due letture sulle resistenze di Cina e Russia
Si sa che dietro le resistenze all’approvazione del Protocollo di Kyoto e al tergiversare scientifico sull’alea di incertezze, ci sono le comodità o egoismi nazionali. E tutto ciò nonostante le popolazioni patiscono i disagi di stagioni impazzite che per lo meno dovrebbero far pendere la bilancia a favore dei principi precauzionali.
È il caso della Cina e della Russia.
Secondo una ricerca apparsa sul «Geophysical Research Letters», il riscaldamento climatico fa bene alla salute in Cina: riducendo i periodi di freddo ed il numero di giorni con freddo intenso diminuisce il rischio di malattie da raffreddamento, particolarmente pericolose
per alcuni gruppi di popolazione più deboli (come gli anziani ed i bambini).
E secondo un esperto americano di negoziati internazionali la Russia non ratifica il Protocollo di Kyoto perché non è economicamente conveniente nella situazione di recessione nella quale ora si trova. La Russia poteva guadagnare con il Protocollo di Kyoto nella compravendita delle emissioni, vendendo cioè i suoi crediti alle emissioni. Purtroppo i principali compratori non sono coperti dal Protocollo di Kyoto. Fra i principali compratori vi sono gli Usa, che però non hanno ratificato il Protocollo, la Cina a cui però il Protocollo non si applica perché considerato Paese in via di sviluppo e l’Europa che però ha scarso interesse avendo deciso di agire da sola al proprio interno o in cooperazione con i Paesi in via di sviluppo.
Con la defezione degli Usa dal Protocollo, infatti, le quotazioni dei permessi di emissione per una tonnellata di anidride carbonica, inizialmente valutate dai 20 ai 33 euro per tonnellata, sono crollate a meno di 10 euro a tonnellata. In ogni caso la vendita dei crediti di emissione della Russia ai livelli inizialmente stabiliti, pur portando denaro nelle casse dello stato, impedisce tuttavia lo sviluppo economico futuro della Russia che ora ha la necessità di aumentare le sue emissioni se vuol raddoppiare il suo prodotto interno lordo entro il 2010 come ha stabilito Putin.
Dunque, la Russia deve ora valutare costi e benefici delle diverse opzioni ed in particolare tra la necessità di vendita dei suoi crediti, anche se a prezzi più bassi, per avere un ritorno economico subito e la necessità di non vendere i suoi crediti per accelerare invece lo sviluppo e ottenere ritorni economici maggiori in futuro. La Russia, infatti, non ha detto che non ratificherà definitivamente il Protocollo di Kyoto, ma che deve studiare il problema e valutare quindi se ratificare o meno, in un futuro che però non si sa quanto sia prossimo o remoto.