In una Puglia, dove il sistema della raccolta differenziata stenta a partire e, purtroppo, lo smaltimento in discarica rappresenta ancora la principale forma di gestione adottata (per circa l’80% dei rifiuti), bisogna puntar tutto sulla sensibilizzazione
Come già annunciato, si è svolto nella sala Turtur a Molfetta, il secondo appuntamento della rassegna «Monnezza e democrazia». Ad organizzare l’evento il circolo Legambiente e il presidio del libro di Molfetta, con il patrocinio della città di Molfetta e della regione Puglia, assessorato al Mediterraneo; in definitiva, stessi organizzatori ma differenti attori protagonisti, questa volta ad intervenire, difatti, è stato il dirigente al Servizio Ecologia della regione Puglia, Antonello Antonicelli e l’autore del libro «L’ultimo chiuda la discarica», Pietro Santamaria, rigorosamente presentati da Dario Minervini, ricercatore in sociologia presso l’università Federico II di Napoli.
Ma andiamo a capire cosa il libro, vero protagonista anche di questo secondo incontro, voglia trasmettere o meglio ancora risvegliare nell’animo dei lettori; già il titolo «L’ultimo chiuda la discarica», bene ci fa intendere cosa ci stia riservando l’autore, una discarica, quello è chiaro, ma l’ultimo, chi sarà? La discarica in oggetto è situata nelle campagne tra Mola di Bari e Conversano, precisamente in contrada Martucci ed è una delle discarica in Italia che ha inghiottito più rifiuti; inizialmente allestita in cave abusive di terreno, è stata tirata su nel tempo con il consenso partecipato di chi ha autorizzato l’attività di gestione dei rifiuti spesso reso forte nelle scelte da spiegazioni mostranti l’infinito stato di emergenza rifiuti in regione.
E sì, perché la storia che accompagna l’attività della discarica è lunga nel tempo ed è anche molto controversa; in sintesi, sappiamo che da circa 30 anni le discariche della Lombardi Ecologia s.r.l., in contrada Martucci, smaltiscono i rifiuti dell’Ato Bari 5, quelli provenienti da altri bacini pugliesi e da altre regioni italiane. La regione Puglia si era impegnata a chiudere il terzo lotto, della discarica della Lombardi Ecologia s.r.l., entro il 31 dicembre 2009 ma con varie ordinanze di fatto la discarica ad oggi è ancora funzionante e permette lo smaltimento di tonnellate di rifiuti al giorno. E questo prorogare i tempi di chiusura dell’impianto lo fa promettendo nuove scadenze che di volta in volta vengono baipassate e accompagnate da una serie di nuove disposizioni che fittiziamente garantiscono un controllo ma che di fatto, da semplici calcoli alla mano, dimostrano essere assolutamente trasgredite.
Ma andiamo più nel concreto e vediamo di mettere sotto la lente d’ingrandimento solo gli ultimi mesi dell’iter burocratico che, ad oggi, ancora garantisce il funzionamento di una discarica che non pochi problemi sta creando nella zona.
Il Presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, con l’ordinanza n. 95 del 24 dicembre 2010, ha ordinato alla Lombardi Ecologia s.r.l., gestore dell’impianto di discarica, di proseguire, fino ad esaurimento delle volumetrie autorizzate il 6/8/2010 dal Presidente della provincia di Bari, Francesco Schittulli, l’esercizio del terzo lotto della discarica in contrada Martucci. Contestualmente ha ordinato a se stesso di emettere entro la stessa data il provvedimento di entrata in esercizio dell’intero impianto complesso di gestione di rifiuti con produzione di Cdr, questo sempre in contrada Martucci. Questi sono i fatti ma ora nascono le contraddizioni che non fanno bene alla democrazia e alla fiducia della popolazione che anima il territorio e che si sente continuamente beffata dagli eventi. Infatti, se il 10 giugno 2010, a seguito di una richiesta formale dell’ufficio Ambiente del comune di Conversano, la Lombardi Ecologia s.r.l. dichiarò un volume residuo in discarica di 34.308 metri cubi e annunciò che i volumi disponibili si sarebbero esauriti intorno al 9-11 agosto, è mai possibile che dal 6/8/2010, data in cui il Presidente della provincia di Bari ordinò l’ennesimo rinvio della chiusura della discarica di contrada Martucci e autorizzò il sopralzo di ulteriori cinquanta centimetri (cinquanta centimetri che su una superficie di circa nove ettari sviluppano un volume di circa 45.000 metri cubi), ad oggi ci siano ancora centimetri da colmare?
E questo solo per i quantitativi, che non tornano, di rifiuti smaltiti, perché poi c’è un’autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata nel 2009 per gestire la fase di chiusura della discarica che poi non è stata più chiusa, o anche, e attenzione alle date, una valutazione d’impatto ambientale (Via) avviata nel 2010 a valle di un’autorizzazione (Aia) rilasciata l’anno prima.
E anche, presenza di biogas che fuoriesce da aree esterne della discarica, il valore di nitrati rilevati nelle analisi delle acque di uno dei tre pozzi spia che risulta in quantità ben superiori alla norma, una strada comunale «esterna Pozzovivo» catturata dall’espansione selvaggia della discarica, e tanto altro ancora. Dove sono gli organi di competenza che dovrebbero tutelare la salvaguardia degli abitanti dei luoghi e dell’ambiente? dove sono le analisi necessarie per dar corpo all’avvio di un procedimento di richiesta di autorizzazione per la gestione di un impianto di smaltimento rifiuti? questo con forza quanto trasmesso dall’autore del libro, Pietro Santamaria.
E a seguito di questa coinvolgente esposizione, la regione Puglia, nella persona di Antonello Antonicelli, si è difesa puntando su un voler inquadrare l’argomento in maniera molto più ampia, non soffermandosi sui singoli step burocratici che hanno mosso la vicenda e che sono stati riconosciuti come quanto di più democratico ci sia stato in Puglia, con un coinvolgimento e una partecipazione diffusa di tutti gli attori che contestualmente sono stati chiamati a dare i propri input sulla questione, ma volendo affrontare in maniera più didattica l’argomento.
La gestione dei rifiuti, a livello di amministrazioni comunali, ad esempio, può essere compiuta in due modi; in maniera più industriale, ossia, ho i rifiuti per strada, li devo portar via, la cosa che mi conviene di più fare è metterli in discarica perché mi costa meno; la seconda opzione, che economicamente è più svantaggiosa, è creare un ciclo di gestione più sostenibile, puntare sulla raccolta differenziata spinta e rendendo efficace questo impegno collettivo con un miglioramento della vita, in termini economico-ambientale, tangibile e costante. E per far questo ci vuole un radicale cambiamento di abitudini a tutti i livelli, dal singolo cittadino alle amministrazioni comunali, provinciali, regionali di pertinenza, con un’attenzione particolare agli impianti di recupero e con un abbandono progressivo di quelli, come le discariche, dove avviene la morte definitiva del rifiuto.
Bisogna partire dalla sensibilizzazione in una Puglia dove il sistema della raccolta differenziata stenta a partire e, purtroppo, lo smaltimento in discarica rappresenta ancora la principale forma di gestione adottata (per circa l’80% dei rifiuti).
In definitiva, il libro presentato nel corso della serata è il racconto di un testimone che per oltre vent’anni ha contrastato, prima come giornalista, poi come assessore comunale, l’aggressione all’ambiente, svelando i retroscena di autorizzazioni stabilmente provvisorie, di proroghe e sopraelevazioni continue, di una discarica ad oggi ancora aperta. L’ambiente e la popolazione vanno tutelate nella loro dignità ed è da questa certezza che bisogna partire.