La Botanica di Leonardo, un discorso sulla scienza delle qualità

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di Fritjof Capra

Il genio multiforme di Leonardo da Vinci continua ad ispirare scrittori e filosofi: un personaggio affascinante, fonte inesauribile di riflessioni e scoperte a cui Fritjof Capra, celebre fisico e autore di numerosi libri di successo, ha recentemente dedicato il volume «La botanica di Leonardo», edito da Aboca.
L?opera, ricca di immagini provenienti dai maggiori musei del mondo, rivela un Leonardo dalle profonde conoscenze scientifiche, anche nel campo della botanica. Il genio rinascimentale, infatti, per la prima volta fu capace di sperimentare un nuovo metodo di osservazione della natura, dimostrandosi anche in questo campo vicino alle più avanzate frontiere della scienza moderna.
Ne parliamo con Fritjof Capra, in questi giorni in Italia, per promuovere il volume.

Perché ha scelto il genio di Leonardo Da Vinci per il suo ultimo lavoro?
La scienza di Leonardo da Vinci mi ha affascinato da quel momento, 35 anni fa, quando ho incontrato per caso una sua citazione che ne spiega il metodo scientifico, citazione che ho posto all’inizio del mio libro «La scienza universale». Leonardo è ancora mal conosciuto come scienziato e, studiando i suoi manoscritti, ho scoperto che il suo pensiero, infatti, mostra molte similitudini con la nostra scienza contemporanea.

Quali i punti in comune tra il metodo scientifico di da Vinci e il pensiero scientifico contemporaneo?
La scienza di Leonardo è una scienza delle forme organiche, una scienza delle qualità, completamente diversa da quella meccanicistica di Galileo e di Newton. Infatti, oggi possiamo riconoscere Leonardo da Vinci come un primo precursore delle nostre teorie di complessità e dei sistemi viventi.

Quali documenti ha consultato per arrivare a questa conclusione?
Ho consultato porzioni di quasi tutti i manoscritti di Leonardo in edizioni in facsimile nel suo toscano originale, oltre alla letteratura degli studiosi Leonardisti italiani, francesi, tedeschi, inglesi ed americani. Il mio libro contiene una bibliografia abbastanza ampia.

Qual era il rapporto di da Vinci con l?ambiente e le specie animali?
Leonardo aveva un profondo rispetto per la vita intera, una compassione speciale per gli animali e un grande timore reverenziale per la complessità e l’abbondanza della natura. La sintesi Leonardiana di arte e scienza è intrisa di una profonda consapevolezza ecologica.

La natura, secondo Leonardo, pericolosa e asservita all?uomo o realtà da preservare e rispettare in tutte le sue manifestazioni?
Egli era consapevole anche della potenza distruttiva della natura. Nei suoi manoscritti e nei suoi disegni, infatti, troviamo molti riferimenti a catastrofi naturali. Però, il suo sentimento profondo, secondo me, era di ammirazione. Per esempio, scrive sul volo degli uccelli: «L’anima alle membra delli uccelli senza dubbio obbidirà meglio ai bisogni di quelle che a quelle non farebbe l’anima dell’omo da esse separato [qui parla di una macchina volante], e massimamente ne’ moti di quasi insensibile bilicazioni».

Lei è autore di testi celebri, come «Il Tao della fisica» e «La scienza della vita»: esiste una relazione tra il concetto di «rete», molto presente nelle sue opere, e quello di società sostenibile?
C’è una relazione molto stretta, perché un ecosistema è una rete, ossia comunità, di piante, animali, e micro organismi. Per capire i principi d’organizzazione che gli ecosistemi hanno sviluppato per sostenere la vita, bisogna essere capaci di pensare in termini di reti, di relazioni, di schemi d’organizzazione. E quello che si chiama «pensiero sistemico».

Da giovane ha lavorato nel campo della fisica, per poi abbracciare la filosofia e la divulgazione scientifica. Per quale motivo?
La filosofia mi interessava già da giovane. Quando ero studente di fisica a Vienna, ho letto il libro classico di Weerner Heisenberg «Fisica e filosofia». Poi, quando mi è venuta l’idea di paragonare la fisica moderna e la filosofia orientale nel mio primo libro «Il tao della fisica», ho dovuto spiegare i concetti principali della fisica moderna a un pubblico non esperto. E così ho cominciato ad occuparmi della divulgazione scientifica.

Cosa l?ha spinta a diventare un attivo ecologista?
Quando nacque mia figlia, 23 anni fa, mi sono accorto che lei forse non avrebbe mai potuto avere l’esperienza di una vita sana nella natura che avevo avuto io nella mia infanzia. Allora ho deciso di fare del mio meglio per lavorare verso un futuro sostenibile.

(Giuliana Bevilacqua)