La comprensione delle caratteristiche funzionali di un oggetto, alla base dell’uso flessibile di strumenti, è una conquista cognitiva molto vantaggiosa. La ricerca dimostra questa capacità non innata, che l’uomo sviluppa a 2-3 anni, nei cebi dai cornetti
Stabilire le proprietà funzionali di un oggetto, anche senza toccarlo, e scegliere quello giusto per l’uso che se ne vuol fare, è una capacità non innata ma che si sviluppa nel corso dei primi 2-3 anni di vita. Ad esempio, bambini di 18 mesi addestrati a utilizzare uno strumento per recuperare un giocattolo, posti di fronte a nuovi oggetti sono in grado di scegliere quello adatto a risolvere il compito, dimostrando di aver compreso quale caratteristica funzionale deve avere.
Una ricerca condotta da Gloria Sabbatini ed Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Istc-Cnr), in collaborazione con il Max Planck Institute di Lipsia in Germania, ha dimostrato che la medesima capacità cognitiva è presente anche nei cebi dai cornetti.
«Abilissime manipolatrici di strumenti, queste scimmie sudamericane distanti dall’uomo 35 milioni di anni sanno scegliere efficacemente tra un bastoncino rigido e uno flessibile – spiega Elisabetta Visalberghi, coordinatrice dell’Unità di primatologia cognitiva dell’Istc-Cnr -. E riescono a conquistare un premio sia manipolando lo strumento con le loro mani, sia osservando uno sperimentatore che lo maneggia».
Nello studio, pubblicato su Animal Cognition, gli otto soggetti dovevano usare uno strumento per prendere un pezzo di banana poggiato fuori dalla loro portata. Fra tre strumenti differenti per colore, diametro, materiale e rigidità ma non per lunghezza dovevano scegliere quello rigido per avvicinare la banana e non i due flessibili, che si piegano quando toccano il frutto.
«I cebi sono stati testati in tre condizioni – descrive Visalberghi -. In una, potevano manipolare loro stessi i tre bastoncini prima di partecipare alla prova, così da ricavare informazioni dirette. Nella seconda, dovevano osservare lo sperimentatore che manipolava i tre strumenti, deducendo le informazioni. Infine, gli strumenti venivano posti su una piattaforma e nessuno li poteva toccare, in modo da escludere che i cebi fossero in grado di riconoscere lo strumento rigido senza manipolarlo o vederlo manipolare».
«Sia quando avevano manipolato direttamente gli strumenti, sia quando li avevano visti maneggiare dallo sperimentatore, i cebi hanno scelto lo strumento rigido con frequenze significativamente maggiori – prosegue Gloria Sabbatini, ricercatrice Istc-Cnr -. Invece, nella terza prova non ce l’hanno fatta, a dimostrazione che senza informazioni derivanti dalla manipolazione non sapevano fare la scelta giusta». La scoperta che i cebi siano altrettanto bravi a ricavare informazioni sulle proprietà degli strumenti direttamente o indirettamente è sorprendente. «La capacità di usare le informazioni che derivano dalla manipolazione altrui è una conquista cognitiva non banale e molto vantaggiosa», commenta Visalberghi.
Ma cosa succede se lo strumento non deve essere rigido bensì flessibile? «In un secondo esperimento, per estrarre lo yogurt dal fondo di un tubo piegato a gomito, i cebi avevano bisogno di un bastoncino flessibile che si piegasse e seguisse l’ansa del tubo. Anche questa volta, sono stati da subito in grado di scegliere correttamente – conclude Sabbatini -. Ciò dimostra che non avevano creato una banale associazione “rigido=premio”, ma avevano veramente compreso la relazione fra proprietà dello strumento e problema da risolvere».
(Fonte Cnr)