Tasso

1765
Tempo di lettura: 2 minuti

Utile all’agricoltura perché con laboriose ricerche e instancabili peregrinazioni controlla e limita l’espansione di molte specie dannose, contribuendo così, al dinamico ma sottile e delicato equilibrio della natura

Inconfondibile per le bande bianche e nere che gli ornano il capo e il collo, d’aspetto robusto e pesante ma in realtà svelto e dinamico, il simpatico Tasso ha quasi l’aria e le movenze di un piccolo orso.
E infatti le sue zampe larghe e piatte, armate di rispettabili unghioni, lasciano un’impronta alquanto simile a quella del grosso plantigrado. Anche il tasso, del resto, è uso cadere in un sonno invernale

Prudente e abitudinario, il goffo Mustelide ha in verità una prontezza di riflessi davvero insospettabile. Praticamente invisibile di giorno, esce dopo il crepuscolo e preferisce muoversi a notte fonda, al sicuro dalle mille insidie dovute anche all’uomo: è quindi più agevole osservarlo nelle notti di luna piena. Scava la propria tana su qualche scarpata di terreno duro in ambiente boscoso, sotto una roccia, un ceppo o entro una cavità naturale. Si tratta d’un vero e proprio rifugio a struttura complessa, con vari piani e molte tortuose gallerie: se di solito presenta più di una entrata, ve ne sono con più di dieci, e una volta si contarono addirittura una cinquantina di aperture!

Si conoscono tane usate da tempo immemorabile: un occhio esperto, osservando il terreno vicino smosso, può talvolta riuscire a comprendere se la dimora è abitata o meno, e a penetrare anche molti altri segreti della vita del tasso. Spesso coabita in queste curiose catacombe con altri animali, come l’Istrice, e soprattutto la Volpe: e i rapporti tra coinquilini, ora indifferenti ora ostili, hanno dato vita a tali aneddoti e osservazioni, che meriterebbero un libro a parte.Il tasso ama la famiglia, s’accoppia d’estate e resta fedele alla compagna, e vive in perfetta armonia con la sua prole, che nasce in gennaio o febbraio e conta da 2 a 5 cuccioli. Frequenta spesso la campagna, avvicinandosi anche agli abitati: ma compie pure lunghi spostamenti, spingendosi nel periodo caldo fino all’alta montagna. Così sui rilievi dell’Appennino non è difficile, percorrendo le creste e le quote più elevate, anche verso quota 2.000, imbattersi nelle sue tracce. In realtà la sua dieta è quanto mai variata, e da «buongustaio-esploratore aperto e flessibile», si ciba un po’ di tutto. Cerca abilmente sotto le foglie cadute del bosco topolini e lumache, rovista presso lo sterco del bestiame per divorare gli insetti coprofagi, scava nel terreno e afferra lombrichi, rane, rospi, lucertole e serpenti: compresa la velenosa vipera, di cui non teme affatto il morso. Dall’esame dei suoi escrementi, ricchi di elitre di coleotteri (costituite di una sostanza dura come quella delle nostre unghie, e restituite quindi non digerite), possono spesso riconoscersi molte delle specie predate. Il tasso non disdegna neppure uova, dall’utilità del pacifico animale, il quale con laboriose ricerche e instancabili peregrinazioni controlla e limita l’espansione di molte specie altrimenti ben più dannose. Contribuendo così al dinamico, ma sottile e delicato, equilibrio della natura.