Prima di essere gruppo, ovviamente, siamo individui. Per fare gruppo dobbiamo rinunciare a qualche vantaggio individuale, ma lo facciamo solo per un motivo: alla fine i vantaggi del comportamento sociale, altruistico, solidaristico, ricadono sugli individui. Magari qualche individuo si sacrifica, ma il suo sacrificio agevola la sua prole, i suoi parenti, e garantisce che il suo genoma sia trasmesso alle generazioni future. Già, il genoma. Con l’avvento della genetica, la scoperta del Dna e altre meraviglie del genere, alla fine si è quasi arrivati alla conclusione che gli individui non sono altro che trasportatori di geni, passandoli da una generazione all’altra. Gli individui muoiono, ma i loro geni sono perpetui, a patto che gli individui si riproducano, trasmettendo i propri geni alle generazioni future, rendendoli immortali. Ogni individuo, quindi, ha un imperativo categorico: riprodursi. Perché riprodursi significa trasmettere i propri geni. A volte gli individui abdicano alla riproduzione, e questo avviene nelle specie sociali. Nelle api, per esempio, le operaie sono sterili, ma aiutano la regina, loro madre, a mettere al mondo altre sorelle e altri fratelli e, alla fine, è la regina a trasmettere anche i loro geni. Loro aiutano la regina a fare quel lavoro (perpetuare i geni) e anche se non sono loro a farlo in modo diretto (essendo sterili) i loro geni sono comunque perpetuati. Un gioco molto sottile. Questa apparente solidarietà, quindi, è in fondo egoistica perché il risultato finale di questa generosità è comunque la perpetuazione dei propri geni.
Noi siamo capaci di azioni di generosità estrema. Siamo capaci di mettere in pericolo la nostra stessa vita, e magari di morire, per salvare un cane o un gatto. In questo caso, davvero, si tratta di grandissima solidarietà e generosità. Cani e gatti non hanno i nostri stessi geni. Morire per un cane significa abdicare la propria esistenza per quella di un altra linea genetica. Senza ricavarne alcun vantaggio apparente.
Riuscire ad esprimere una generosità inspiegabile alla luce della biologia e della selezione naturale può essere l’espressione estrema dell’altruismo. In un certo senso potremmo perfino dire che si tratta di un’espressione patologica. Hitler mandava a morte milioni di persone, di esseri umani, ma si inteneriva di fronte a un cagnolino. Ma i motivi erano molto differenti. Il motivo dell’eliminazione di umani era dovuto alla loro presunta diversità, i loro geni competono con i nostri. I nostri geni sono buoni, i loro sono cattivi. E quindi li dobbiamo eliminare. Peccato che, in genetica, eliminare geni significa diminuire la diversità di una specie e, in definitiva, questo porta a situazioni geneticamente non molto buone.