Nell’ambito della rassegna «Le pietre che parlano», organizzata presso la Masseria Dirupo a Noci (Bari) dal 1° al 14 giugno saranno esposte le opere di Luca Samele.
La sua filosofia di vita, come egli stesso scriveva, era «procedere con semplicità, accontentarsi, avere una grande forza interiore, mantenere viva una genuina innocenza che sempre agisce nel giusto con istintiva sicurezza».
La sua attenzione non era rivolta solo alla ricerca artistica e all’analisi interiore, amava guardarsi intorno, osservare i rapporti tra i giovani e la società.
L’esperienza del giovane artista Luca Samele (Bari 1976 – Berlino 2003) ha in sé qualcosa di inquietante e, al tempo stesso, di fortemente organico: condotta con rigore sistematico e dolorosa determinazione, ha prodotto frutti dall’ambivalente funzione che collocano la sua pittura tra l’oggetto d’arte e la lacerante testimonianza del pensiero giovanile. «La mia arte — scriveva nel 2003 — comincia per la strada, quando facevo murales su muri pubblici come tanti giovani artisti dopo J.M. Basquiat. Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bari, mia città natale, dove ho studiato disegno e pittura. Dopo un breve periodo di “espressionismo” ancora connesso alla mural-art, ho arricchito le mie conoscenze sulla religione indiana […]. Preso il Diploma dell’Accademia di Belle Arti, ho scelto di vivere a Venezia “la città sull’Acqua”. Sono ora a Berlino […] nuove forme stanno nascendo, perché talvolta è utile tornare alla realtà».