Fantasia e ricerca

Tempo di lettura: 2 minuti

L’ecologia non è spesa aggiuntiva (e quindi potenzialmente superflua). L’ecologia è innanzitutto immaginazione e creazione di modelli innovativi e spesso originali, nella risoluzione dei problemi.
Perché per produrre meno rifiuti e differenziarli ed infine recuperarli o riciclarli bisogna mettere in atto strategie e politiche comunque impegnative innanzitutto per chi le propone: tutto molto meno ovvio e banale che non raccattare tutto e portare in discarica, nonostante i maggiori costi di un sistema basato sulla discarica (o sull’incenerimento).
Perché costruire una viabilità più sostenibile richiede una riflessione sui modi e le articolazioni di una urbanistica meno mediocre di quella basata sulle quattro strade in croce, senza spazi e senza percorsi di qualità: cosa che, con tutta evidenza, non attira né gli entusiasmi di tecnici troppo spesso frettolosi (quando non assolutamente impreparati) né quelli di politici troppo presi dalla logica del consenso immediato, quello basato, per intenderci, sulla realizzazione in sé e non sulla qualità del costruito.
Perché, infine, produrre frutti con meno chimica significa avviare percorsi di studio e qualificazione fra i produttori (oltre che fra i consumatori) con risorse che non fanno certo tremare i polsi (basterebbe una piccolissima parte di quei capitoli fumosi che tutti i comuni si danno per spese finalizzate a promuovere l’agricoltura locale troppo spesso convertite in promozione di festival canori quando non di peggio) ma fanno certo tremare i cervelli.
I cervelli di coloro che ritengono tutto questo troppo impegnativo e faticoso, in un mondo che ama l’improvvisazione e la quotidianità, evitando come la peste la pianificazione e la progettualità.
La politica oggi non ama attendere. Né pensare troppo. È uno dei risultati di un sistema che accentra sempre più in sé funzioni e cariche, senza darsi tempi e modi sufficienti per sviluppare strategie e piani.
Facile, quindi, dire che l’ecologia è un lusso: costoso e spesso superfluo. Più difficile ammettere che l’antinomia non è fra ecologia ed economia (buona economia, almeno) bensì fra ecologia ed improvvisazione. Già, perché la sostenibilità non produce spese ulteriori ma solo guadagni: il problema è solo farlo capire a chi non ha mai il tempo per ascoltare.

Il fallimento del Gatt e la Pac

Tempo di lettura: < 1 minuto

È opportuno però ricordare un dato, che oggi ai più sfugge perché tutti sono più portati all’immediato.
Il fallimento del Gatt 2003 (General Agreement on Tariffs and Trade, Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) a Cancun, che ancora oggi non ha trovato la sua conclusione, e che fu imputato al mancato accordo sull’agricoltura e sugli accordi di Singapore, verità solo parziale, in realtà aveva un significato diverso: la fine dell’egemonia non più accettata di pochi «grandi»(il G7 o il G8) e l’entrata in campo di grandi paesi emergenti. Oggi la crisi mondiale ne tratteggia e ne sancisce il cambiamento e si è giunti al G20, se sarà sufficiente.
Il tempo che viviamo è, dunque, anche il tempo della riforma della Pac (Politica agricola comunitaria), in un periodo medio rispetto alla scadenza del 2013, che si realizzerà nei prossimi mesi; ma è anche il tempo dei cambiamenti climatici, della scarsità idrica, della tematica delle biotecnologie, da non sottovalutare, dello stretto legame fra salute e alimentazione, dell’accesso all’alimentazione, dei biocarburanti come prima dicevamo. La Pac, su questa direttrice si snoda e dovrà sempre più snodarsi in futuro.
Con un’attenzione che andrà tenuta presente nei prossimi mesi: non conosciamo le ipotesi di sviluppo agricolo del nuovo Presidente degli Usa e della sua Amministrazione. Cosa sarà il Farm Bill (Politica Agricola Usa) di Barack Obama? La questione è assai rilevante e tutt’altro che irrilevante per l’Europa.
L’Italia in questa situazione come si trova?
C’è da segnalare un paradosso. In questo stato di volatilità e di instabilità dei prezzi dei prodotti alimentari, una parte della produzione in alcuni momenti ha spuntato prezzi più alti del passato. Ma il dato è solo congiunturale e dettato dalle condizioni generali prima ricordate.

Diminuiscono le aziende specializzate

Tempo di lettura: 3 minuti

La realtà nazionale, soprattutto per l’agricoltura e le aziende agricole è un po’ diversa e certamente meno interessante. Il settore agricolo italiano sul totale dell’economia è più o meno in sintonia con quella dei Paesi europei centro settentrionali. Però l’Italia agricola ci segnala una non lieve differenza fra le condizioni agricolo-produttive del centro-nord e quelle del Sud. È un divario che rimane.
Il valore aggiunto dell’agricoltura nel 2007 è straordinario rispetto all’anno precedente: +2%. Il lavoro agricolo cala nel 2007 del 2,9% e le aziende agricole calano ancor più: – 4,3%. E questo è il dato vero, che ci deve segnalare un allarme. Fra il 2003 e il 2005 le aziende agricole sono calate del 12,2%.
Un segno positivo, ferme restando alcune contraddizioni, è sottolineato viceversa, dal fatto che il reddito lordo standard è cresciuto del 14,6%. Diminuiscono, purtroppo, le aziende specializzate, le più penalizzate, in caduta libera del 14,1%, e ovviamente diminuiscono le giornate di lavoro: – 5,8%. Comunque il reddito agricolo che in Europea a 27 è calcolato con un aumento del 5,4%, per l’Italia vede una diminuzione del 2%. Lo stato di incertezza è pure sugli investimenti che sono diminuiti dell’1,1%. In ogni caso l’Italia mantiene un sistema agro-alimentare con una dimensione economica da 240 miliardi di euro, equivalente al 15,7% del Pil, e questo è il dato sul quale organizzare il futuro, che pur nella difficoltà della crisi è un futuro possibile e realizzabile.
Cioè alla nostra portata. Innanzitutto occorre creare un clima politico favorevole alla ripresa di una discussione sul ruolo fondamentale dell’agricoltura all’interno di economie nazionali globalizzate come le nostre. Non c’è modernità e sviluppo dinamico ed equilibrato se anche l’agricoltura non entra in questo circuito virtuoso dello sviluppo.
Fra i punti di forza del nostro sistema agro-alimentare ci sono stati fino ad oggi le 172 Dop e Igp e la leadership in Europa nella produzione biologica, oggi assistiamo con apprensione alla crisi di alcuni capisaldi del nostro made in Italy.
Dobbiamo rivedere il nostro orientamento, perché è possibile che nelle difficoltà del Grana Padano o del Parmigiano Reggiano ci sia da intervenire, soprattutto, nella possibilità e capacità di mantenere le stalle in produzione. Come in altri comparti produttivi, del resto.
Allora, il problema che si pone è quello nazionale in primo luogo, e comunitario se è possibile, di orientare le politiche agricole, partendo dalle Regioni, per arrivare allo Stato, alla Ue, a far crescere le aziende agricole, a sostenerle offrendogli opportunità servizi moderni, tecnologie, ricerca, infrastrutture e strumenti per il mercato che sono poi, oggi, la debolezza delle debolezze. È qui che forse ci si è affidati nel passato ad una governance che non aveva presenti fino in fondo i dati reali del cambiamento in corso, che non ha colto in tempo ciò che stava rapidamente mutando.
A questo va aggiunta una riflessione più strategica.
Va richiamata l’attenzione sulla, ormai, prioritaria importanza delle produzioni alimentari. Ciò va ancorato alle necessità che la qualità possa trovare collocazione anche in produzioni che per quantità


siano competitive e capaci di offrire prezzi sostenibili ai consumatori. Oggi alla sostenibilità ambientale va aggiunta, senza incertezze, la sostenibilità economica e sociale. Tutto è prioritario e niente secondario. Andrebbero trovate forme di esemplificazione amministrativa e una fiscalità più legata alle opportunità dell’agricoltura. Occorre una politica, un progetto politico più teso e più efficace a contrastare le cause di involuzione e di regresso strutturale dell’agricoltura. C’è un processo di riduzione della Sau (Superficie agricola utilizzata) che occorre frenare, e meglio sarebbe impedire. Va ancora sostenuta la necessità di costituzione di aziende che per dimensioni diano opportunità di efficienza.
Sulla questione dell’innovazione e della ricerca l’aspetto essenziale è quello del suo potenziamento e del sostegno che ne deriverà allo sviluppo tecnologico. Ma ciò potrebbe non bastare. È la diffusione della conoscenza, l’istruzione e la formazione, a tutti i livelli, e l’aggiornamento quello che può produrre un cambiamento non effimero e di prospettiva.

Riaffermare le nostre identità

Tempo di lettura: 2 minuti

Uno degli aspetti che non è mai cresciuto a sufficienza, in agricoltura, è quello legato al consolidamento e all’aggregazione dell’offerta dei prodotti, a cominciare da quelli primari. E ancor più oggi si sente l’esigenza di servizi finanziari, del credito e di orientamento degli agricoltori, tempestivi e precisi.
L’accesso ai mercati non è agevole e forse non è sufficiente soltanto costruire servizi, ma va rafforzata la cultura che ne sostiene l’efficacia e la funzionalità. Alla luce della esperienza di questi anni e anche delle condizioni più recenti nelle quali si è portati ad operare, appare non di secondaria importanza la necessità di rendere più agevole la legislazione agricola e di rendere meno onerosa l’attività burocratica che sottintende alla produzione agricola e alimentare delle aziende agricole.
Infine vorremmo portare alla riflessione più generale, la necessità, da più parti avvertita, soprattutto oggi che occorre guardare al futuro alla luce di eventi non certo transitori, di rivalutare e di riprecisare con più certezze il senso e il ruolo dello Stato e del governo nazionale sull’agricoltura. Si intravede la necessità, che alcune coerenze di sistema, alcune strategie, orientamenti, finalità, scelte che determinano politiche che hanno incidenza generale, siano patrimonio del Paese e più cogenti per tutti.
L’agricoltura italiana ha una forte vocazione identitaria e una forte predisposizione all’affermazione delle sue diversità, caratteristiche da non mortificare, ci mancherebbe altro, ma da valorizzare in quanto ricoprono un ruolo strategico meno frammentato e quindi più forte e più vincolante in termini di realizzazione degli obiettivi. In sostanza, la promozione della qualità, valore per gli agricoltori italiani irrinunciabile, può essere meglio tutelata in una competizione sui mercati organizzata e seppure nelle libere scelte imprenditoriali, più specificamente strutturata.
L’agricoltura italiana è un patrimonio produttivo, ambientale, culturale, alimentare, inestimabile e ineguagliabile. Ha prodotto un indotto positivo nel commercio e nel turismo. Ha dato vita ad una cultura enologica, culinaria e della ristorazione che non ha eguali nel mondo. Ha dato dell’Italia e del made in Italy un’immagine che nella globalizzazione (a parte altri difetti) ci fa vedere le insegne dell’Italia in tutte le città del mondo.
Se questo è stato possibile, se questo si è fatto, perché rinunciare ad esserlo anche in futuro. Certo i tempi non sono facili, ma abbiamo agricoltori, territorio e professionalità. Questo è ciò che va valorizzato. Anzi, vorremmo dire che è proprio nei tempi difficili che si cercano soluzioni e nuove vie, che si spremono i cervelli alla ricerca di idee vincenti. Il nostro imperativo, la scelta vincente per l’economia e la politica italiana, sono una forte agricoltura nell’economia che dovrà riprendere il suo cammino. I nostri vini, i nostri salumi, i formaggi, la nostra ortofrutta, il grano duro, la pasta, il pane, e perché no, le nostri carni, sono e possono essere competitive. Ma hanno bisogno di un po’ di restauri e di qualche iniezione di fiducia.
La sfida è non fermarsi ad una sola idea di sviluppo agricolo né ad una sola ipotesi. Questo forse è un po’ un difetto al quale abbiamo offerto


troppo spazio. Vanno messe in campo tutte le forze e tutte le idee che possono offrire risultati e alternative competitive. Questo, del resto, è sempre stato il segreto dell’Italia che produce e che lavora. Sì, alla dieta mediterranea, ma sì anche alla dieta mediterranea allargata; e la sfida agricola italiana non sarà più una sfida ma una vittoria.

Il presidente di Assolterm: A rischio le aziende italiane del solare termico

Tempo di lettura: 2 minuti

Con il decreto legge 185/2008 (art. 29) approvato venerdì 28 novembre dal Governo, entra in crisi il settore delle rinnovabili. Diventa più difficile usufruire dello sconto del 55% su Irpef e Iras per gli interventi di riqualificazione energetica.
Ad un più complicato iter burocratico per accedere agli sgravi, si aggiunge anche il problema della copertura economica: i privati e le imprese intenzionati a chiedere il bonus dovranno sbrigarsi a presentare la propria domanda perché la possibilità della sgravio è legata alla copertura economica messa in campo dal governo.
Per le agevolazioni sugli interventi energetici sono stati stanziati 82,7 milioni di euro per il 2008; 185,9 milioni per il 2009 e 314,8 milioni per il 2010. Una volta terminati i fondi non sarà più possibile accogliere le domande dei cittadini e delle imprese.
L’agenzia delle Entrate esaminerà le domande in base all’ordine cronologico di invio e comunicherà entro 30 giorni l’esito della verifica agli interessati. Decorsi i 30 giorni senza esplicita comunicazione di accoglimento «l’assenso si intende non fornito» e il cittadino non potrà usufruire della detrazione.
Secondo il presidente di Assolterm, Sergio D’Alessandris, «questo pacchetto anticrisi del governo avrà l’effetto contrario e aprirà una grossa crisi per le aziende italiane del solare termico».
Nello specifico si pone il rischio che gli acquirenti di impianti solari termici, a cui sono stati garantiti dai venditori gli sgravi secondo legge; si vedano negare per l’attuale decreto, le agevolazione promesse. Ci potremo trovare, quindi, di fronte ad una possibile rivalsa da parte dell’acquirente per la mancata agevolazione garantita. Eventualità questa che metterebbe in serio pericolo le aziende del settore.
Altro punto che riteniamo ambiguo, oltre alla reale adeguatezza di copertura economica per le richieste di sgravio, è la strana formula del «silenzio dissenso»: l’agenzia dell’entrate, che vaglierà e giudicherà le richieste, ha a disposizione 30 giorni per comunicare l’accettazione delle richieste, richieste vagliate in base all’ordine cronologico di invio. La mancata comunicazione da parte dell’agenzia dell’entrate significa automaticamente la bocciatura della richiesta senza possibilità di appello o di spiegazioni in proposito.
Il presidente D’Alessandris sottolinea inoltre la contraddizione insita in questo piano del governo che va controcorrente rispetto a tutti i piani d’azione ambientali/energetici promossi dall’unione europea, primo fra tutti l’obbiettivo 20 20 20.
Un piano che si definisce anticrisi nella realtà si ribalta in un piano di crisi per la aziende delle rinnovabili e per le famiglie. Assolterm comunque confida in una apertura da parte della politica, per sciogliere al meglio le ambiguità presenti nel decreto.

Wwf: provvedimenti fuori da ogni logica

Tempo di lettura: 3 minuti

«Ripensateci, sono provvedimenti fuori da ogni logica»: questo l’invito rivolto dal Wwf al Governo dopo l’intervento, in pratica di «cancellazione», sugli incentivi al risparmio energetico. La coincidenza con l’apertura del Summit sul clima a Poznań rende la cosa palesemente grave. Ma c’è molto di più: l’Europa sta per varare una direttiva sull’efficienza degli edifici e Obama, negli Usa, ha già annunciato interventi simili. «L’Italia è fuori dal mondo, politicamente e in pratica, perché non ha visione del futuro», dice il Wwf.
Il pacchetto anti-crisi contiene un vero e proprio blocco allo sviluppo della forma di energia più intelligente, a portata di mano, ovvero, quella che i cittadini possono risparmiare, e far risparmiare al Paese, con semplici interventi di efficienza energetica, come sostituzione delle caldaie, pannelli solari termici per l’acqua calda, «cappotti» isolanti per pareti, pavimenti e tetti degli edifici, interventi sugli infissi (doppi vetri per le finestre, controllo degli spifferi, etc.). Un freno dunque ad un percorso che, già molto in ritardo, l’Italia sembrava aver avviato per mettere in moto tante «fabbriche» di energia pulita, come case, condomini, aziende e un indotto legato alle nuove opportunità di sviluppo veramente sostenibile.
Ancora più grave l’intervento visto che tutti coloro che hanno già avviato la messa in efficienza della propria casa non hanno la certezza del rimborso, visto che dovranno sottostare alla verifica dell’Agenzia delle Entrate (l’iter burocratico diventa insostenibile e scoraggiante). Inoltre la costituzione stessa del Fondo istituito per gli eventuali rimborsi ancora in pendenza è un segnale gravissimo, segno che questo Paese non riesce ad investire illimitatamente in una fonte di energia di «sicura rendita economica e ambientale» come è l’efficienza energetica. Per chi ha avviato il lavori nel 2008 ci saranno poche settimane di tempo (15 gennaio-27 febbraio 2009) per presentare le domande di rimborso che verranno prese in esame in ordine cronologico, quindi, una base non equa e penalizzante per il «comune cittadino» .
Anche il bonus-energia va nella direzione sbagliata: se si volessero aiutare veramente le famiglie disagiate, anziché dare un bonus una-tantum, si dovrebbero finanziare in misura elevata interventi di risparmio energetico che consentirebbe a queste famiglie un taglio ben maggiore e duraturo dei costi su energia e consumi. Proprio nel momento in cui l’Italia si sta vincolando agli impegni europei sull’efficienza energetica per la riduzione del 20% dei consumi, sia il bonus che il ritiro degli incentivi vanno esattamente in direzione opposta.
Il Wwf, nella sua Campagna «GenerAzione Clima-Un milione di condomini efficienti» ha calcolato come l’edilizia civile divora in Italia ogni anno circa il 30% dei consumi energetici e ben il 70% di questi sono impiegati per riscaldare le nostre case. Oltre il 21% dei consumi riguarda proprio il settore residenziale che è responsabile di circa il 27% delle emissioni nazionali di gas serra di cui il 10% proveniente dagli impianti di riscaldamento, maggiore causa di inquinamento urbano dopo il traffico.

«Altro che salva-crisi, questo provvedimento mette le mani direttamente nelle tasche dei cittadini, quelli più virtuosi e che avrebbero beneficiato del


taglio dei costi in bolletta grazie agli interventi di efficienza nella propria casa. Il segnale invece è che saranno proprio i cittadini a pagare i conti del nucleare, a scapito dell’indipendenza energetica e dell’efficienza diffusa ? prosegue il Wwf ?. Va bene aiutare l’industria, ma bisogna aiutare anche i cittadini. Nel decreto anti-crisi andrebbe introdotto il principio che subordina ogni aiuto alle imprese al taglio delle emissioni di CO2 e andrebbero previsti sostegni concreti per le famiglie disagiate per aiutarle a risparmiare energia, non a consumarne di più: è quello che sta facendo il resto del mondo, un modo per aiutare la lotta ai cambiamenti climatici, ma anche per aiutare davvero l’economia a ripartire su basi nuove. Occorre avere finalmente una visione strategica. Il segnale sconfortante che viene dal decreto anti-crisi si scontra ?frontalmente? con la parte consistente d’Italia che stiamo incontrando in questi giorni nel road show sull’Anno del Clima (Comuni, Regioni e tanti cittadini), desiderosa di essere in linea con Kyoto e in attesa di strumenti e strategie concrete per poter agire concretamente sul taglio di emissioni».
Il Wwf prosegue gli incontri per la consegna del Calendario dell’Anno del Clima incontrando oggi le amministrazioni della Regione Piemonte (Assessore Ambiente Nicola De Ruggiero), il Comune di Torino (Assessore Ambiente Domenico Mangone), domani la Regione Veneto (Assessore Ambiente Giancarlo Conta) ed a chiusura di Poznań con la Provincia Autonoma di Bolzano.

(Fonte Wwf)

Energethica invita a scrivere…

Tempo di lettura: 3 minuti

Ci uniamo al coro di dissenso di Associazioni ed Enti contro un provvedimento che toglie ossigeno ad un rilancio economico della piccola e media impresa con risultati benefici per l’ambiente!
Occorre un impegno da parte di ogni singolo a chiedere al governo spiegazioni e l’immediata cancellazione dell’art. 29 inerente gli sgravi.

Scrivi anche tu al Governo per chiedere spiegazioni al riguardo .

Fac simile da scrivere nel testo:
Vorrei avere spiegazione scritta dei motivi che hanno portato ad approvare l’art 29 del decreto legge n.185 del 28 novembre 08. Esso rende più difficile e meno efficace l’accesso agli sgravi del 55% degli interventi di riqualificazione energetica sugli edifici. Essendo una delle iniziative concrete fatte dal Governo per risparmiare energia e rispettare gli impegni presi con il protocollo di Kyoto, chiedo che l’iniziativa venga ripristinata. Segnalo anche le gravi conseguenze economiche collegate ad una politica energetica che disincentiva risparmio energetico e micro-generazione distribuita, in quanto mette in difficoltà un reparto economico di piccole e medie imprese che sono nate o si sono riqualificate attorno a questo indirizzo internazionalmente riconosciuto e perseguito con convinzione a livello europeo. Grazie

Battuta d’arresto agli sgravi del 55% per il risparmio energetico

È con profonda delusione che apprendiamo dal sito del Governo la manovra anticrisi approvata con Decreto Legge n. 185 in data 28/11/2008, che rende più difficile e meno efficace l’accesso agli sgravi del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica sugli edifici per il 2008-2009-2010 e con effetto retroattivo.

I privati e le imprese intenzionati a chiedere il bonus dovranno, da ora, inviare una domanda all’Agenzia delle Entrate (oltre alla documentazione all’Enea) e sperare che i fondi stanziati non siano ancora terminati.

L’Agenzia delle Entrate esaminerà le domande in base all’ordine cronologico di invio e comunicherà entro 30 giorni l’esito della verifica agli interessati. Decorsi i 30 giorni senza esplicita comunicazione di accoglimento «l’assenso si intende non fornito» e il cittadino non potrà usufruire della detrazione.

Per le agevolazioni sugli interventi energetici sono stati stanziati 82,7 milioni di euro per il 2008; 185,9 milioni per il 2009 e 314,8 milioni per il 2010. Una volta terminati i fondi non sarà più possibile accogliere le domande dei cittadini e delle imprese.

Le richieste per l’anno in corso dovranno essere inviate dal 15 gennaio 2009 al 27 febbraio 2009.

Per le spese sostenute nel 2008, in caso di mancato invio della domanda o di diniego da parte dell’Agenzia delle Entrate, l’interessato potrà comunque usufruire di una detrazione dall’imposta lorda pari al 36% delle spese sostenute fino ad un massimo di 48.000 euro da ripartire in 10 rate annuali.

*****

Non condividiamo questo tipo di provvedimento che, a soli 2 anni dalla sua entrata in vigore, aveva permesso a più di 200mila tra aziende e privati di fare qualcosa nel concreto, per risparmiare energia e rispettare gli impegni presi con il Protocollo di Kyoto.

La formula del


«silenzio-diniego» segnala anche chiaramente un discostamento dalle buone pratiche, in quanto premia l’eventuale incapacità tecnico/organizzativa nell’accoglimento della domanda, lasciando il rischio di diniego solamente a carico del cittadino indipendentemente dal contenuto della domanda stessa!

È importante impedire l’applicazione del decreto. L’ambiente si tutela anche grazie ad interventi concreti di riqualificazione energetica in edilizia. La detrazione fiscale del 55% in tre o più anni aiuta chi deve fare l’investimento, aumenta il fatturato complessivo del comparto, e quindi, in ultima analisi, sostiene l’economia dando lavoro alle aziende che forniscono il servizio e che a loro volta pagano Iva e tasse, questo, in un Paese «razionale», verrebbe tutelato ed incrementato!

(Fonte Energethica, via duccio galimberti 7, 12051 Alba, Cuneo ? tel. +39-0173-280093 – fax. +39-0173-280093 ? info@energethica.it ? www.energethica.it)

L’Assolterm chiede di rivedere l’articolo 29

Tempo di lettura: < 1 minuto

«Assolterm considera il ripensamento del Governo sulla retroattività dei tagli alle detrazioni fiscali del 55% previsti dal decreto anti-crisi, un inizio per avviare un dialogo sereno e costruttivo tra parti interessate e il Governo».
Questo l’inizio della nota resa dall’Associazione italiana solare termico. «Rimaniamo ? continua ? però fermamente convinti che l’articolo 29 vada completamente rivisto sia per quanto riguarda i tetti annuali previsti che riteniamo del tutto inadeguati (si pensi che il fondo disponibile per il 2008 non basta nemmeno per tutte le domande di detrazione fatte nel solo Alto Adige), sia per quanto riguarda l’irrigidimento e l’appesantimento dell’iter burocratico che prevede addirittura il «silenzio-rifiuto» entro 30 giorni, senza collegarlo al reale esaurimento dei fondi».

Ultime da Poznań

Tempo di lettura: < 1 minuto

Un Atlante delle Nazioni unite definisce con precisione parti di foreste, dall’Amazzonia al Madagascar, dove una migliore protezione della biodiversità potrebbe fornire il doppio beneficio di rallentare il riscaldamento globale e preservare specie selvatiche rare. Questo il documento presentato a Pozna?, in Polonia, in occasione della Conferenza Onu sul clima, che identifica i «punti caldi» nelle foreste, sia per la diversità di specie animali e di piante sia come vere e proprie cassaforti di anidride carbonica, il principale gas serra, negli alberi e nei suoli.

La Nigeria perde ogni anno 409.700 ettari di foresta. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente, signora Halima Alao.
Nello scorso decennio, la Nigeria avrebbe perduto circa 409.700 ettari di foreste ogni anno. Secondo i dati della FAO del 2005, la Nigeria avrebbe il più alto tasso di perdita di foreste primarie. Tutti i fallimenti dell’Europa. Sul clima l’Europa sembra allo sbando. Il negoziato europeo sulle Rinnovabili ha trovato ieri una infelice conclusione. La decisione della presidenza francese di dare diritto di veto a tutti gli stati membri consente all’Italia di bloccare ogni accordo sulla direttiva. I parlamentari europei, sotto la forte pressione della presidenza francese, hanno rinunciato a porre condizioni sull’origine dei biocarburanti importati in Europa e hanno dovuto rimangiarsi la mozione giù votata in settembre. A rischio un miliardo di persone. A rischio un miliardo di persone se non verranno intraprese azioni urgenti immediata in difesa delle foreste. È quanto avverte il Centro internazionale di ricerca forestale (Cifor), con il rapporto «Affrontare un futuro incerto: come le foreste e le popolazioni possono adattarsi ai cambiamenti climatici» che presenterà domani, nell’ambito della Conferenza Onu sul clima. Il vertice di Poznan getterà le basi dell’accordo che prenderà il posto del protocollo di Kyoto, nel 2012.

(Fonte: Salva le Foreste, Osservatorio sulle Foreste Primarie)

Il Consiglio europeo di Bruxelles

Tempo di lettura: 2 minuti

Conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo del 15‐16 ottobre 2008, il Consiglio europeo, negli incontri appena conclusi, doveva definire le soluzioni più appropriate risolvere le questioni legate all’attuazione del pacchetto legislativo «energia‐cambiamenti climatici», nell’intento di giungere ad un accordo entro fine anno, in stretta collaborazione con il Parlamento europeo.
Sul pacchetto legislativo «energia‐cambiamenti climatici» è stato raggiunto un accordo definito «storico» dalla Presidenza europea, che auspica anche la finalizzazione del pacchetto con il Parlamento europeo entro la fine dell’anno. Questa svolta decisiva permetterà all’Ue di rispettare gli impegni ambiziosi assunti nel marzo 2007 e marzo 2008, e di conservare un ruolo di leadership nel processo che intende portare a un accordo mondiale sul clima per il periodo successivo al 2012, in occasione della conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change ? Unfccc) che avrà luogo a Copenaghen in dicembre 2009.

Il Consiglio europeo ha sottolineato che i lavori svolti in co‐decisione con il Parlamento europeo hanno permesso di delineare «un ampio accordo di principio sulla maggior parte delle quattro proposte del pacchetto legislativo energia/clima», ricordando anche l’accordo completo raggiunto sulle proposte legislative relative alle «emissioni di CO2 dei veicoli leggeri», alla «qualità dei carburanti» e sulla Direttiva sulle «fonti di energia rinnovabili».
Il Consiglio europeo ha discusso l’attuazione del pacchetto e le questioni ancora aperte, e ha raggiunto un accordo sugli elementi riportati nel documento N. 17215/08.
Auspicando un accordo in prima lettura sull’insieme del pacchetto entro al fine dell’anno, il Consiglio europeo ha affermato che tale pacchetto assicurerà in particolare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 20% nel 2020 rispetto al 1990. Ha inoltre confermato l’impegno di portare questo valore al 30% se anche gli altri Paesi industrializzati si impegneranno in modo analogo e i Paesi in via di sviluppo più avanzati economicamente contribuiranno in base alle proprie responsabilità e capacità, ad una risposta globale ai cambiamenti climatici nell’ambito di un accordo internazionale, che dovrebbe essere raggiunto con la Conferenza dell’Unfccc a Copenaghen in dicembre 2009.
In tal proposito, il Consiglio europeo valuterà la situazione, e gli effetti sulla competitività dell’industria europea e sugli altri settori dell’economia, dopo che la Commissione europea avrà presentato al Consiglio europeo del marzo 2010 un’analisi dettagliata del risultato della suddetta Conferenza di Copenaghen, incluso il passaggio da una riduzione del 20% a una del 30%.
Questo accordo, insieme al «Piano di ripresa economica» (approvato in questa stessa riunione), deve promuovere le azioni volte migliorare l’efficienza energetica degli edifici e le infrastrutture energetiche, i «prodotti verdi» e gli sforzi dell’industria automobilistica per produrre veicoli più rispettosi dell’ambiente.
Infine, ricordando il legame tra cambiamenti climatici e sicurezza energetica, il Consiglio europeo ha chiesto al Consiglio di procedere prontamente all’esame del «Piano d’azione per la sicurezza e la solidarietà nel settore energetico» della Commissione europea, in vista della riunione del marzo 2009.
Il Segretario Esecutivo dell’Unfccc, da Poznań (Polonia), dove al momento


della conclusione del Consiglio europeo era ancora in corso la Conferenza dell’Unfccc e del Protocollo di Kyoto, ha espresso apprezzamento per il risultato raggiunto dall’Ue.

(Fonte Focal Point Ipcc Italia)

L’Accordo informale sulla Direttiva sulle energie rinnovabili

Tempo di lettura: 2 minuti

Dopo una serie di incontri in formato di dialogo a tre, tra il Consiglio, il Parlamento e la Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio della Presidenza dell’Ue hanno raggiunto un accordo informale sulla proposta di Direttiva sulle energie rinnovabili. Il compromesso raggiunto dovrà essere accolto formalmente dal Consiglio e sottoposto al voto in prima lettura in sessione plenaria del Parlamento europeo in dicembre a Strasburgo.
La proposta di Direttiva prevede obiettivi nazionali legalmente vincolanti per gli Stati Membri, in modo tale che l’Ue, nel complesso, possa raggiungere il proprio obiettivo di ottenere almeno il 20% di energie rinnovabili del consumo energetico totale nel 2020.
Secondo il compromesso, la valutazione della Commissione europea sull’attuazione della Direttiva, che avrà luogo nel 2014, non influirà sull’obiettivo complessivo del 20%, ma servirà a migliorare, se necessario, l’efficienza dei meccanismi di cooperazione.
L’accordo informale, inoltre, fa proprie le proposte della Commissione Industria affinché gli Stati Membri possano raggiungere gli obiettivi nazionali anche congiuntamente attraverso meccanismi di cooperazione. Il compromesso ribadisce anche l’obiettivo di ottenere nel 2020 almeno il 10% di energie rinnovabili per il settore dei trasporti, attribuendo nel conteggio dei crediti: valore doppio ai biocombustibili di seconda generazione prodotti da rifiuti, residui o biomassa da cellulosa di provenienza non alimentare e legnosa; valore singolo all’elettricità rinnovabile per i treni; valore contato due volte e mezzo per l’elettricità rinnovabile consumata dalle auto elettriche.
Inoltre i biocombustibili, per essere rendicontabili, devono determinare un risparmio di almeno il 35% delle emissioni di gas serra rispetto ai combustibili fossili, e dal 2017 il risparmio di emissioni di gas serra degli impianti esistenti deve essere almeno del 50%, quello dei nuovi impianti di almeno il 60%.
Il compromesso prevede anche che la Commissione sviluppi una metodologia per la misura delle emissioni di gas serra causate da variazioni indirette dell’uso del suolo (come nel caso in cui delle colture a biocombustibili siano cresciute in un’area dove in precedenza si producevano prodotti alimentari, e questa produzione alimentare sia in seguito stata spostata in un’altra zona dove prima non vi erano colture, come per es., in un’area coperta da foreste).

(Fonte Focal Point Ipcc Italia)

Che cos’è la contabilità ambientale

Tempo di lettura: 2 minuti

( Docente di contabilità pubblica e di diritto amministrativo nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino )

Un sistema di gestione ambientale (Environmental Management System) è stato definito come «la parte di un sistema di gestione di un’ organizzazione che include la struttura amministrativa, le attività di programmazione, le responsabilità, le pratiche, le procedure, i processi e le risorse per sviluppare, applicare, realizzare, verificare e mantenere una politica ambientale» (norma internazionale Iso 14001). Se ci si pone nella condizione di accettare questo modo di definire un sistema di gestione ambientale, è fin troppo ovvio che non esiste sistema di gestione ambientale senza contabilità ambientale. Di certo non perchè questa costituisca un nuovo modo di riqualificare il significato giuridico-finanziario della vecchia contabilità, bensì per il fatto che il progressivo diffondersi della certificazione ambientale di stampo Iso 14000, e del ben più rigoroso Emas europeo, testimoniano i progressi compiuti sia nel settore pubblico sia in quello privato.
Sia Iso 14001 che Emas rappresentano una procedura di riconoscimento formale dell’esistenza di un sistema di management ambientale. Essi costituiscono e garantiscono, però, solo un ruolo marginale rispetto alla molteplicità dei sistemi adottati. Ad esempio, nel 1998 ben 25 agenzie e amministrazioni del governo svedese avevano già adottato un sistema di management ambientale e altre 40 agenzie sono in fase di avviamento e sviluppo. Negli Stati Uniti, e ciò puotrebbe sembrare anche paradossale, una direttiva dell’allora Presidente Clinton già promuoveva l’adozione di sistemi di gestione ambientale per tutte le amministrazioni Federali.
Se è vero che ogni sistema di gestione ambientale implica una qualche forma di contabilità ambientale, non vale necessariamente il contrario. In effetti, non è indispensabile che un’organizzazione sviluppi un sistema di gestione per utilizzare strumenti contabili riferiti all’ambiente; normalmente aziende e istituzioni hanno già a disposizione qualche indicatore (di materia o di energia) utile ad un’interpretazione delle loro prestazioni ambientali.
Manca loro invece la possibilità di isolare questa componente in modo da apprezzarne completamente il valore specifico. Infatti, una contabilità ambientale deve avere una logica separata e autonoma, per poter poi essere integrata alla contabilità ordinaria. In questo modo si ottiene sia la visibilità sia la trasparenza necessarie alla migliore gestione delle tematiche ambientali.
D’altro lato, poiché gli indicatori ambientali attualmente disponibili non sono in grado di rappresentare interamente le attività economiche delle organizzazioni private e pubbliche, questa «integrazione di elementi separati» è assolutamente essenziale.
Per certi versi una situazione analoga si presenta, in modo evidente, nella dimensione nazionale. A questo livello, i sistemi di contabilità nazionali riflettono in modo approssimativo i consumi di capitali naturali, o i costi che la collettività sopporta per la perdita di qualità ambientale. Non vi è quindi una chiara identità e visibilità del valore dell’ambiente nella costituzione e nel deprezzamento del capitale di una nazione. Esistono, però, contabilità settoriali che affrontano questioni specifiche e considerate di assoluta priorità. Ecco alcuni esempi.

Alcuni casi internazionali

Tempo di lettura: 2 minuti

La Spagna e la contabilità delle acque

Le difficoltà di gestione di una risorsa critica e scarsa hanno imposto un monitoraggio dell’insieme dei flussi d’acqua e una raccolta sistematica degli indici di qualità delle acque di superficie, in armonia con la compatibilità economica e in base a una trasparente identificazione dei costi.

Il Giappone e la contabilità delle foreste

Vengono analizzati in modo sistematico i flussi nazionali e internazionali di legname al doppio scopo di gestire l’ambiente e prevedere gli andamenti degli scambi internazionali.

La Norvegia e la contabilità energetica

Gli strumenti contabili svolgono un ruolo determinante per definire la programmazione energetica, che si colloca all’interno di una serie di modelli di sviluppo economico.

La Francia e la contabilità delle acque

Per la gestione quantitativa e qualitativa dei bacini idrici tramite apposite agenzie e sullo stesso piano della precedente sperimentazione del modello tedesco (gestione integrata del bacino del Reno).

Lo Stato dell’Alberta (Canada) e la contabilità delle riserve di petrolio grezzo e di gas naturale

È stato avviato un sistema di contabilità, che si esprime in termini fisici e monetari; essi sono parte di uno sforzo di elaborazione per uno schema contabile che promuova un uso efficiente delle risorse a livello nazionale.

La contabilità ambientale ha dunque acquisito forma soprattutto nei vari settori della sua applicazione, laddove essa accompagna alla gestione la distribuzione di una specifica risorsa naturale. Si tratta quindi di formule semplificate, che non raggiungono ancora l’ampiezza richiesta da una contabilità ambientale propriamente detta. La novità sta nella sua progressiva estensione ad altri ambiti (pubblici e privati) che, riconoscendo di svolgere un ruolo importante nella gestione ambientale, attivano procedure simili a livello locale sulla base dei principi che valgono a livello nazionale.

Componenti essenziali delle esperienze pilota dei Paesi indicati sono:
a) il perimetro geografico, con il quale si è tentato di definire la struttura intercomunale per la maggiore concentrazione di competenze;
b) l’identificazione degli attori, cioè i comuni, le società miste, le imprese in concessione, le associazioni satellite;
c) l’individuazione dell’ambito delle spese e delle entrate reali.
In termini di metodo, questo implica la convergenza dell’aspetto tecnico (che distingue ciò che è da ciò che non è azione ambientale) con quello finanziario (fondato sull’identificazione degli attori pubblici che possiedono conti separati o annessi alla contabilità amministrativa delle collettività locali). Concretamente, i due metodi sono complementari ma non possono essere utilizzati indifferentemente in tutte le situazioni.
Nel loro insieme queste esperienze hanno sottolineato l’importanza delle cosiddette «convenzioni di stima» (convention d’estimation), per dare una collocazione scientifica ad alcuni delicati aspetti ambientali, che sono stati trattati molto spesso solo sotto un profilo strettamente empirico.

Il Trasporto pubblico

Tempo di lettura: 3 minuti

( Docente di contabilità pubblica e di diritto amministrativo nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino )

La convenzione di stima è un metodo per regolare l’attribuzione dei costi di un progetto ambientale nelle situazioni più complesse, avendo come obiettivo una soluzione concertata dall’insieme degli operatori economici. Essa ha quindi una validità di tipo contestuale. Un esempio è il problema di definire contabilmente la «componente ambientale» dei trasporti comunali. Una contabilità ambientale applicata ad un territorio urbano deve poter tener conto dei trasporti pubblici, in modo da prevedere le spese da inquinamento atmosferico e acustico. Tuttavia, sarebbe esagerato contabilizzare la totalità dei flussi finanziari tout court. Infatti, il servizio risponde prima di tutto ad una domanda di mobilità, quindi assolve un ruolo economico-sociale prima ancora che ambientale.
Il problema allora è quello di identificare e poi isolare la componente ambientale dei flussi finanziari generati dai trasporti pubblici. Un tentativo (prima proposta di convenzione) è stato quello di considerare utili, ai fini della contabilità ambientale, solo le spese direttamente collegate a scelte tecnicamente ambientali, in modo da computare solo gli investimenti relativi ai mezzi funzionanti a Gpl o a metano. Il risultato è di facile utilizzo nella pratica contabile; tuttavia questo metodo ha l’inconveniente di trascurare il fattore del «ricambio», cioè la sostituzione progressiva di mezzi di trasporto privato con mezzi pubblici.
Una sana politica ambientale non solo promuove, accresce proprio questo tipo di sostituzione. Se la contabilità ambientale rinunciasse a questo obiettivo, contribuirebbe a generare gravi distorsioni nel sistema, dimostrando una visione riduttiva dell’importanza strategica del ruolo dei trasporti.
Per superare i limiti del metodo precedente, è stata valutata l’ipotesi di assimilare al deficit di esercizio tutte le spese sostenute a favore dell’ambiente nell’ambito dei trasporti (seconda proposta di convenzione). Tuttavia anche questo metodo è rischioso. In particolare, esso non evidenzia la differenza tra investimenti ambientali e funzionalità del servizio, legittimando, o magari premiando, una cattiva gestione. Inoltre, la misura dello sforzo ambientale dipenderebbe esclusivamente dai crediti e dalle sovvenzioni accordate al servizio pubblico, mentre, a rigore, queste sovvenzioni hanno una ragione sociale prima che ambientale e andrebbero quindi contabilizzate come tali.
In ultima analisi, la via che sembra preferibile è quella di fondare la contabilità su un’analisi della composizione di coloro che usufruiscono dei trasporti pubblici (terza proposta di convenzione). In sostanza due gruppi, gli «utenti di necessità» (identificati come fruitori di tariffe preferenziali tra cui i giovani, gli anziani, i disoccupati ecc.) e gli utilizzatori cosiddetti «svincolati» (cioè gli utenti che dispongono di un mezzo di trasporto alternativo: automobile, motociclo, ecc., e che scelgono volontariamente il mezzo pubblico). Su questa base è stata fissata una convenzione di stima, secondo la quale la parte di spesa da attribuire all’ambiente dev’essere solo quella corrispondente al totale dei costi riferibili agli utilizzatori svincolati, poichè gli utenti di base sono esclusi dal calcolo, essendo considerati utilizzatori dei servizi di trasporto pubblico per motivi economico-sociali.
Anche questa soluzione non sembra ancora del tutto soddisfacente, soprattutto perché è di natura profondamente diversa da quella adottata, di norma, in altri ambiti. In compenso sembra essere una soluzione pertinente, che permette di


isolare il ruolo ambientale dei trasporti pubblici rispetto a un contesto complesso di priorità sovrapposte. Comunque, proprio per tener conto di queste imperfezioni, i trasporti pubblici vengono registrati come una componente separata delle altre voci contabili (aria, acqua, energia).
Ognuno dei metodi sopra considerati ha presentato, quindi, una serie di inconvenienti. Ne esistono altri, come il calcolo delle esternalità negative, che in alcuni casi potranno essere preferiti a quelli prima descritti. La maggioranza di coloro che hanno dimostrato sensibilità allo studio di questi aspetti, comunque pongono il problema non marginale della definizione e della accettabilità politica, economica e sociale delle convenzioni contabili utilizzate. Insomma, la scelta dei meccanismi contabili deve essere il risultato di una concertazione, nonché di una condivisione critica e progettuale dello strumento contabile, che assume un ruolo non trascurabile nell’importanza dei valori che vengono attribuiti ad un determinato territorio.

Il livello locale

Tempo di lettura: 2 minuti

( Docente di contabilità pubblica e di diritto amministrativo nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino )

Il risultato senza dubbio più sorprendente delle applicazioni di questo tipo di contabilizzazione ambientale è l’entità della spesa impegnata per l’ambiente a livello locale in gran parte dei comuni italiani. Escludendo i trasporti pubblici, l’ambiente costituisce tra il 12,8% e il 16,1% delle spese in media degli enti locali. La spesa ambientale a livello nazionale rappresenta meno di due punti del Pil e se ne desume che nessun attore pubblico dedica quote così consistenti del proprio budget all’ambiente quanto la collettività locale. Un altro dato interessante è che l’insieme dei costi di distribuzione e trattamento delle acque e della gestione rifiuti rappresentano tra il 50% e il 58% della spesa ambientale, ossia tra il 10% e il 15% dei budget locali.
In modo del tutto simile, anche l’analisi degli introiti presenta un quadro di grande interesse. Il tabulato riassuntivo delle percentuali di copertura di spesa, evidenzia la quota dei costi direttamente coperta dagli utenti. Ne risulta che i costi di gestione dell’acqua e dei rifiuti vengono quasi interamente coperti dagli utenti. Ovviamente alcuni servizi come quello di gestione del verde pubblico non hanno la benché minima opportunità di riscossione e quindi i loro costi sono interamente coperti dall’amministrazione pubblica.
Dati di questo tipo, se contestualizzati, permettono di confrontare le strutture territoriali e, talvolta, di confrontare ipotesi gestionali diverse. Permettono, quindi, una migliore e più intelligente gestione della res publica. In questo senso le convenzioni di stima rappresentano un primo momento applicato di contabilità ambientale e un’occasione di confronto concreto tra amministratori e cittadini; cioè si tratterebbe di una prima vera applicazione concreta e pragmatica del principio di «sussidiarietà». Lo scopo principale è quindi stabilire, innanzitutto, quali cose vanno misurate, alla luce dell’obiettivo comune e, in un secondo momento, verificare le strategie di programmazione economica, per approdare ad una vera e propria programmazione «dinamica».

Ecobilanci: i casi di Bologna, Ferrara e Modena

Tempo di lettura: 2 minuti

( Docente di contabilità pubblica e di diritto amministrativo nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino )

La Provincia di Bologna aveva già presentato nel ’98 al ministero dell’Ambiente un progetto per avviare la fase di sperimentazione del disegno di legge Giovanelli, progetto che prevedeva la costruzione di un sistema di contabilità ambientale per l’ente provinciale e per sei comuni dell’area: Monteveglio, Bazzano, Crespellano, Castello di Serravalle, Monte San Pietro, Savigno. L’iniziativa si inseriva nel quadro di quelle finalizzate alla redazione del primo «Rapporto sullo stato dell’ambiente». Un aspetto particolarmente interessante di questa esperienza sperimentale stava nella possibilità di coinvolgere nella realizzazione di documenti sulla sostenibilità amministrazioni afferenti a diversi livelli di governo locale e quindi con differenti competenze territoriali.

Il Comune di Ferrara è impegnato da circa dieci anni nell’attuazione della propria Agenda 21 locale ed è stato tra i promotori del Coordinamento nazionale degli enti locali che hanno deciso di adottare questo strumento. Il Coordinamento, che conta a tutt’oggi 130 aderenti tra Comuni, Province e Regioni, è stato fondato nell’aprile del ’99. Nell’ambito di questo complesso di attività, la città ha anche avviato un Progetto speciale per la costruzione di un sistema di contabilità ambientale. Questo sistema è finalizzato non solo alla rilevazione delle informazioni sullo stato dell’ambiente, ma anche al «collegamento tra la contabilità ambientale e le politiche pubbliche, i programmi e i piani che l’amministrazione deve attuare, la spesa ambientale e sociale e il conto economico (in termini di costi e ricavi) e il valore patrimoniale delle risorse ambientali».
In questo contesto, la città emiliana ha aderito alle proposte della Ue emerse alla conferenza di Hannover ?98 sulle Città Sostenibili, per l’adozione e il rilevamento di un set di indicatori per la valutazione delle politiche di sostenibilità dei progetti dell’ente Emilia-Romagna. Questi indicatori consentono un valido collaudo complessivo di tutti i Rapporti sullo stato dell’ambiente prodotti nella Regione, in modo da poter confrontare le diverse prestazioni fornite dalle città.

La Provincia di Modena ha anch’essa adottato un sistema di contabilità ambientale, allegando il documento «un sistema di contabilità ambientale per la Provincia di Modena: note metodologiche e i primi elementi per il bilancio ambientale» al bilancio di previsione 2000. La Città si ricollega ai bilanci ambientali e all’attività di reporting ambientale d’impresa, come codificata dal Forum Rapporti ambientali della Fondazione Eni Enrico Mattei e che si riferisce al regolamento Cee.

In sintesi e per una maggior chiarezza, la definizione di contabilità ambientale per un ente locale è stata articolata dagli studiosi in tre grandi categorie, relative alle relazioni tra l’ente stesso e l’ecosistema.
La prima riguarda i prelievi di risorse e i fattori d’impatto relativi all’attività dell’ente locale in senso stretto. Si tratta di tutti gli scambi con il territorio legati all’operatività dell’ente; quindi la gestione degli uffici, delle scuole, della piccola mautenzione stradale, la gestione del parco auto, le attività editoriali.
La seconda riguarda invece il prelievo di risorse e i fattori di impatto dovuti alle attività legate all’erogazione di servizi da parte dell’ente pubblico. In questo caso si adotta un sistema che riguarda il


ciclo di vita del servizio e si considerano, per esempio, le relazioni tra ente e fornitori.
Della terza categoria fanno parte i prelievi di risorse e i fattori di impatto relativi al comportamento degli attori (famiglie, imprese, altre amministrazioni) che operano nell’ambito territoriale di riferimento dell’ente locale.

Ma aumenta la sensibilità ambientale

Tempo di lettura: 2 minuti

I risultati dell’indagine multiscopo sulle famiglie «Aspetti della vita quotidiana» 2008 mostrano come i problemi maggiormente sentiti dalle famiglie nella zona in cui abitano sono il traffico (45,6 per cento), l’inquinamento dell’aria (41,4 per cento), la difficoltà di parcheggio (39,3 per cento), il rischio di criminalità (36,8 per cento), il rumore (36,0 per cento), il non fidarsi a bere acqua dal rubinetto (32,8 per cento), la sporcizia nelle strade (29,4 per cento) e la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (29,4 per cento), mentre l’irregolarità nell’erogazione dell’acqua è considerata un problema solamente dall’11,7 per cento delle famiglie.
Rispetto al 2007, è in aumento la percentuale di famiglie che dichiarano la presenza di rischio di criminalità nella zona in cui vivono. Diminuisce invece la quota di famiglie che dichiara la presenza di altri problemi quali la sporcizia nelle strade, l’inquinamento dell’aria e la difficoltà di parcheggio.
In generale è nel Nord che le famiglie dichiarano una minor presenza di problemi, se si eccettuano quelli legati all’inquinamento dell’aria. Traffico, sporcizia nelle strade e difficoltà di parcheggio sono problemi sentiti come particolarmente rilevanti nelle regioni del Centro-Sud caratterizzate dalla presenza dei grandi centri metropolitani quali il Lazio, la Campania, la Puglia e la Sicilia.
Per quanto riguarda il rischio di criminalità sono le famiglie campane a denunciare in maniera consistente la presenza del problema (53,7 per cento), seguite da quelle laziali (47,1 per cento) e lombarde (42,4 per cento).
La percentuale di famiglie che nel 2008 ha lamentato irregolarità nell’erogazione dell’acqua è pari all’11,7 per cento. Tale fenomeno è molto più diffuso nel Mezzogiorno (20,7 per cento) e in particolare in Calabria (30,9 per cento) e in Sicilia (27,9 per cento).
La diffidenza nel bere acqua di rubinetto, pur se in continua diminuzione, si manifesta elevata nel Paese: il 32,8 per cento delle famiglie ha al suo interno uno o più componenti che dichiarano di non fidarsi a berla. Tale fenomeno raggiunge i livelli più elevati in Sicilia (59,7 per cento), Sardegna (56,0 per cento) e Calabria (43,8 per cento).

(Fonte Arpat)

I dettagli della vicenda

Tempo di lettura: 2 minuti

Una promessa di 200mila euro

Duecentomila euro: questa la somma che sarebbe stata promessa al deputato del Pd Salvatore Margiotta da Francesco Ferrara. È l’accusa che il pm di Potenza Henry John Woodcock muove al parlamentare, per il quale è stata chiesta oggi alla Camera l’autorizzazione per gli arresti domiciliari. In particolare, secondo quanto si è appreso, Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader del Partito democratico della Basilicata per favorire l’aggiudicazione degli appalti alla cordata capeggiata da Ferrara. In questo senso si sarebbe impegnato a fornire informazioni privilegiate al gruppo di imprenditori e a fare pressioni sui dirigenti della Total, società titolare di una delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Val d’Agri, in Basilicata.

Per la Total una contropartita da 15 milioni

Un patto corruttivo da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total, società titolare di concessione petrolifera in Basilicata, e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni. In particolare, sempre secondo l’accusa, i dirigenti della società avrebbero favorito l’aggiudicazione degli appalti dei lavori per la realizzazione del Centro Oli di «Tempa Rossa» e per altre attività alla cordata capeggiata dall’imprenditore Francesco Ferrara (anche lui finito in carcere): per l’appalto del Centro Oli, in particolare, sarebbero state addirittura sostituite le buste delle offerte.

In cambio, sempre ad avviso della procura, sarebbe stato stipulato nel febbraio scorso un accordo commerciale da 15 milioni: tutte le imprese della cordata Ferrara si sarebbero rifornite per cinque anni solo di carburanti e di oli lubrificanti della Total. I dirigenti della società petrolifera, inoltre, sono accusati, in concorso con un funzionario del Comune di Corleto Perticara, in cui ricadono gran parte dei giacimenti petroliferi, di aver imposto condizioni «capestro» di esproprio ad alcuni titolari dei terreni.

Questi avrebbero dovuto accettare una somma di poco superiore a 6 euro al metro quadro, e quindi assolutamente «fuori mercato», per evitare di doversi accontentare di una indennità di esproprio di soli 2 euro e 50 che, sostiene l’accusa, sarebbe stata concordata tra i manager Total e il funzionario comunale.

Al Sindaco denaro e oggetti preziosi

Periodiche «dazioni» di denaro in contanti, doni ed elargizioni varie, oltre a un non meglio definito «oggetto prezioso»: sarebbe stata questa, secondo la procura di Potenza, la contropartita ottenuta dal sindaco di Gorgoglione (Matera), Ignazio Giovanni Tornetta, per la sua attività di intermediazione tra i manager della Total e la cordata di imprenditori interessata agli appalti del petrolio in Basilicata.

Tornetta (tra i destinatari della misura cautelare in carcere) è il sindaco di uno dei Comuni in cui ricadono i giacimenti petroliferi lucani: secondo l’accusa, avrebbe ricevuto più volte somme di denaro dall’imprenditore Francesco Ferrara per la sua attività di mediazione illecita; lo stesso Ferrara, inoltre, avrebbe promesso di affidare ad una società di fatto gestita dal sindaco il servizio mensa per gli operai della sua impresa. Destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari è invece


Domenico Pietrocola, dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia di Matera, che, sostiene l’accusa, si sarebbe fatto dare da Ferrara 200mila euro nell’ambito di un appalto per lavori stradali in Basilicata.

(Fonte Noe)

Sai che pesci pigliare?

Tempo di lettura: 2 minuti

VIA LIBERA

Acciuga / alice FP Engraulis encrasicolus Mediterraneo (Italia) Cefalo / cefalo labbrone FP Mugil cephalus / Chelon labrosus Mediterraneo (It) Cozza / mitilo FA Mytilus galloprovincialis Mediterraneo (Italia) Gamberetto/Schila FP Palaemon spp. Mediterraneo (Italia) Leccia FP Lichia amia Mediterraneo (Italia) Merluzzetto / cappellano FP Trisopterus minutus capelanus Mediterraneo (Italia) Merluzzo del Pacifico S Gadus macrocephalus Pacifico Ostrica FA Ostrea edulis Mediterraneo (Italia) Palamita FP Sarda sarda Mediterraneo (Italia) Pannocchia / canocchia (di nassa) FP Squilla mantis Mediterraneo (It) Pollack S Pollachius pollachius Atlantico Pollack dell’Alaska S Theragra chalcogramma Pacifico Settentr. Rombo chiodato FA Psetta maxima Mediterraneo / Atlantico Sgombro FP Scomber scombrus Mediterraneo Sugarello FP Trachurus trachurus Mediterraneo (Italia) Totano FP Illex coindetii Mediterraneo (Italia).

PRESTA ATTENZIONE

Gamberetto boreale FP Pandalus borealis Atlantico Sett. / Pacifico Sett. Mazzancolla FA Penaeus spp. Asia Sud-Orientale Melù / potassolo FP Micromesistius poutassou Mediterraneo (Italia) Merlano / molo FP Merlangius merlangius Mediterraneo (Italia) Ombrina boccadoro FA Argyrosomus regius Mediterraneo Orata FA Sparus aurata Mediterraneo (Italia) Pangasio FA Pangasius hyphothalmus acque dolci Asia Sud-Orientale Persico a filetti FA Tilapia spp. acque dolci Asia Sud-Orientale Salmone FA Salmo salar / Oncorhynchus spp. Atlantico / Pacifico Sardina FP Sardina pilchardus Mediterraneo (Italia) Seppia FP Sepia officinalis, Sepia (Sepiola) spp. Mediterraneo (Italia) Sogliola FP Solea vulgaris Mediterraneo (Italia) Spigola / branzino FA Dicentrarchus labrax Mediterraneo (Italia) Triglia FP Mullus spp. Mediterraneo (Italia) Vongola filippina FA Tapes philippinarum Mediterraneo (Italia).

FERMATI

Anguilla FA Anguilla anguilla Mediterraneo /Atlantico Bianchetto FP Sardina pilchardus (giovanile) Mediterraneo (Italia) Capasanta FP Pecten jacobaeus Mediterraneo / Atlantico Cernia FP Epinephelus spp. Mediterraneo / Atlantico Halibut della Groenlandia S Reinhardtius hippoglossoides Atlantico settentr. Merluzzo bianco FP-S Gadus morhua Atlantico settentrionale Nasello FP Merluccius merluccius Mediterraneo / Atlantico Occhialone FP Pagellus bogaraveo Mediterraneo (Italia) Platessa FP-S Pleuronectes platessa Atlantico Pesce specchio S Hoplostethus spp. Atlantico / Pacifico Pesce spada FP Xiphias gladius Mediterraneo Rana pescatrice / coda di rospo FP-S Lophius piscatorius, L. budegassa Mediterraneo / Atlantico Razze FP Raya spp. Mediterraneo / Atlantico Squali FP-S Lamna nasus, Prionace glauca, Squalus spp. Mediterraneo / Atlantico Tonno alalunga FP Thunnus alalunga Mediterraneo Tonno rosso FP Thunnus thynnus Mediterraneo / Atlantico.

E2, Eccellenze Enea»

Tempo di lettura: 9 minuti

Elenco delle candidature premiate

a) Menzioni speciali

1) Menzione Speciale per la ricerca nel campo delle tecnologie per la fusione nucleare

Costruzione e qualificazione di componenti ad alto flusso termico per reattori a fusione

Stefano Libera, Andrea Mancini, Selanna Roccella, Luigi Verdini, Eliseo Visca

Nei laboratori di Tecnologie della Fusione di Frascati sono state messe a punto e brevettate tecniche innovative, come quelle di giunzione fra materiali capaci di resistere ad altissime temperature, che sono state estese alle problematiche inerenti la fusione termonucleare controllata. Grazie all’applicazione di queste tecniche sviluppate all’Enea sono stati costruiti in Italia prototipi significativi di componenti della camera di combustione (divertore) della macchina sperimentale per la fusione Iter. Le eccezionali performance dei prototipi realizzati hanno ricevuto i riconoscimenti dei maggiori esperti internazionali e i successi ottenuti hanno indotto l’industria italiana a partecipare, in partenariato con Enea, alla gara di qualificazione per concorrere alla fornitura dei componenti del divertore di Iter.

2) Menzione Speciale per la ricerca nel campo della radioprotezione

Dimostrazione in vivo del danno genetico da radiazioni ionizzanti su organi non direttamente esposti – effetto bystander

Vincenzo Covelli, Vincenzo Di Majo, Simona Leonardi, Mariateresa Mancuso, Simonetta Pazzaglia, Maria Pimpinella, Simonetta Rebessi, Anna Saran, Mirella Tanori, Maria Pia Toni

Presso i laboratori di Tossicologia e Scienze Biomediche della Casaccia è stato condotto uno studio sperimentale, per la prima volta in vivo, sull’effetto «bystander», cioè sul danno genetico provocato dalle radiazioni ionizzanti anche su organi non direttamente esposti alle radiazioni stesse, che può indurre lo sviluppo di tumori. I ricercatori hanno dimostrato la presenza di danni genetici ascrivibili alle radiazioni nel cervelletto di topi irraggiati con il capo schermato.
Due principali meccanismi erano stati ipotizzati come mediatori del processo: il contatto fisico attraverso «comunicazioni intercellulari» specializzate, o «gap junctions», tra cellule irraggiate e non irraggiate, o il rilascio di fattori solubili da parte delle cellule esposte. I ricercatori dell’Enea hanno messo in evidenza che nella trasmissione del danno genetico nel tessuto nervoso del topo sono implicate le «gap junctions». Infatti, l’utilizzo di una sostanza chimica che inibisce tali comunicazioni è in grado di ridurre la trasmissione del danno negli organi schermati. La scoperta è pertanto di particolare rilievo in radioprotezione, per esposizioni ambientali, professionali e mediche e potrebbe richiedere, se confermata anche dopo la somministrazione di dosi più basse di radiazioni, la revisione dei modelli per la stima del rischio da esposizione alle radiazioni ionizzanti.
I risultati di questo studio sono stati recentemente pubblicati dalla rivista scientifica «Proceedings of the National Academy of Sciences of the Usa».

3) Menzione Speciale per le ricadute industriali della ricerca
MET-EGERIA: Apparato di litografia nell’estremo ultravioletto per applicazioni in microelettronica, nanobiologia, fotonica e anticontraffazione

Sarah Bollanti, Paolo Di Lazzaro, Francesco Flora, Luca Mezi, Daniele Murra, Raffaele Scafè, Amalia Torre

Presso il Laboratorio Sorgenti Laser e Acceleratori di Frascati è stato realizzato un apparato di litografia di ultima generazione, il primo in Italia basato su una sorgente di


radiazioni nell’estremo ultravioletto e raggi X, denominato Egeria. Egeria è in grado di riprodurre un disegno arbitrario da una matrice su di un supporto polimerico o luminescente tramite un sistema di produzione/riduzione ad elevatissima risoluzione spaziale (migliore di 100 nanometri) ed ha dimostrato un’eccezionale versatilità di applicazione nel campo delle nanotecnologie. Con Egeria sono stati realizzati disegni di 90 nanometri di risoluzione spaziale su materiali polimerici che rappresenta il record mondiale di risoluzione ottenuta tramite analoghi sistemi di proiezione in laboratori di ricerca pubblici. Inoltre, i ricercatori dell’Enea, attraverso le competenze accumulate durante questi studi, hanno realizzato una nuova tecnica di scrittura invisibile tramite litografia su film luminescenti da applicare nel campo dell’anticontraffazione e che presenta livelli di sicurezza e di difficoltà di contraffazione superiori rispetto alle tecnologie attualmente in uso. L’apparato è stato interamente progettato e realizzato presso l’Enea. I risultati ottenuti da questi studi sono stati recentemente pubblicati su «European Physics Letters» e «Transaction of Plasma Science» e sono protetti da un brevetto italiano e da uno internazionale.

4) Menzione Speciale per la ricerca in campo ambientale
NASUS 1: Stazione sperimentale autonoma per il monitoraggio dell’aria con sensori miniaturizzati a nanotubi di carbonio

Marco Alvisi, Patrizia Aversa, Gennaro Cassano, Mimmo Dimaio, Rocco Pentassuglia, Michele Penza, Valerio Pfister, Riccardo Rossi, Emanuele Serra, Maria Assunta Signore, Domenico Suriano

Presso i laboratori per i Materiali Compositi e Nanostrutturati di Brindisi è stata realizzata la stazione sperimentale «NASUS 1» per il monitoraggio ambientale dell’aria. Si tratta di un prototipo in grado di operare in maniera autonoma e programmata per la misurazione di inquinanti atmosferici dispersi in aria, costituito da una matrice di multisensori miniaturizzati a stato solido, basati su tecnologie di film sottili che impiegano nanotubi di carbonio che consentono di aumentare la capacità di rilevazione di un dato inquinante anche a concentrazioni bassissime in tracce, dell’ordine di qualche decina di parti per miliardo. La stazione ha funzionalità avanzate di acquisizione dati, trasmissione wireless GPRS, controllo remoto, algoritmi di reti neurali e pattern recognition, operazioni intelligenti basate su microcontrollore. «NASUS 1» è stata realizzata interamente all’interno dell’Enea, dalla progettazione alla messa in opera, fino alle prove di qualificazione, con il contributo di competenze multidisciplinari. L’innovazione è coperta da brevetto nazionale e nel corso dell’ultimo anno è stata oggetto di 9 pubblicazioni su riviste ad elevato Impact Factor.

5) Menzione Speciale per la ricerca nel campo dei materiali
Sintesi di materiali ceramici ad alto valore aggiunto a partire da rifiuti

Giovanni Bezzi, Giovanni Casciaro, Stefania Casu, Giacinto Cornacchia, Sergio Galvagno, Maria Martino, Sabrina Portofino, Antonio Russo

Presso i laboratori per lo Sviluppo di Tecnologie e Processi di Recupero e Riuso della Trisaia, nell’ambito delle attività di ricerca sul recupero e la valorizzazione di materia dai rifiuti, il gruppo ha messo a punto una metodologia basata sui processi termici e di pirolisi in grado di sfruttare il residuo solido come fonte di carbonio per la sintesi di materiali ceramici ad alto valore aggiunto, ed in


particolare il carburo di silicio. Il gruppo di ricercatori dell’Enea ha condotto studi anche su una gamma più ampia di materiali, tra cui pneumatici, biomasse di scarto e CDR (combustibile derivato dai rifiuti). Un Progetto Europeo permetterà di realizzare un impianto dimostrativo dedicato alla sperimentazione e all’industrializzazione di questo processo. La metodologia è coperta da brevetto nazionale e lo studio è stato pubblicato sulla rivista «Journal of Material Science».

6) Menzione Speciale per l’invenzione
STASI: Sistema per la Taratura di Accelerometri e Sismometri

Aldo Renato Terrusi

Presso i laboratori di Qualificazione Materiali, Componenti e Sistemi della Casaccia è stato realizzato STASI, un sistema che consente la taratura degli Accelerometri e dei Sismometri utilizzati per misurare le scosse sismiche (frequenze comprese tra 0,01 e 10 Hz ad una accelerazione di 1g), avendo come unità di misura primaria di confronto l’accelerazione della gravità terrestre. Il sistema di eccitazione innovativo di STASI si basa sulla rotazione anziché sullo spostamento alternato utilizzato usualmente per la taratura di questi strumenti e questo permette di ottenere prestazioni uniche a livello mondiale. In sistema, inoltre, è in grado di emettere un certificato di taratura automaticamente ed in tempo reale. STASI è protetto da un brevetto italiano e la licenza di produzione e vendita è stata acquistata dalla ditta italiana BPS s.p.a.

b) Premi

7) ALL IN ONE: Medicamento per la risoluzione di ferite in medicina umana e veterinaria

Valerio Abbadessa, Chiara Alisi, Marco Antonini, Roberto Balducchi, Fiorella Carnevali, Tiziana Coccioletti, Massimo Cristofaro, Arianna da Ros, Anna Rosa Sprocati, Enzo Stella, Flavia Tasso, Stephen Andrew van der Esch

Nei laboratori della Sezione Sviluppo Sostenibile del Sistema Agro-industriale della Casaccia è stato sviluppato un dispositivo medico a base di estratti vegetali efficace per la terapia delle lesioni esterne di qualsiasi estensione e natura, utilizzabile in medicina umana e veterinaria con proprietà cicatrizzanti, antidisidratative e lenitive. L’utilizzo del medicamento ha dimostrato un evidente vantaggio terapeutico rispetto alle terapie tradizionali per i tempi più brevi di risoluzione delle lesioni e delle ustioni estese, per la scomparsa permanente del dolore e per la riduzione delle complicazioni infettive, con ricadute positive sulla qualità della vita dei pazienti e con notevoli risparmi economici. L’utilizzo del dispositivo è di estrema utilità per l’impiego in situazioni di emergenza o di scarse condizioni igenico-ambientali, come nel caso di ospedali da campo nel corso di conflitti e catastrofi naturali, e per la cura di malati che vivono nelle aree più depresse del mondo. Il prodotto è stato brevettato dall’ENEA nel 2004 e lo sfruttamento del brevetto è stato concesso in licenza alla RIMOS, una società del consorzio medicale di Mirandola.

8) RGB-ITR: Sistema laser a colori ad altissima risoluzione per impieghi in ambienti ostili e per la diagnostica dei beni culturali

Mario Ferri De Collibus, Giorgio Fornetti, Massimo Francucci, Massimiliano Guarneri, Marcello Nuvoli, Emiliano Paglia, Roberto Ricci

Nei Laboratori di Applicazioni Laser di Frascati è stato sviluppato il laser a colori RGB-ITR (RGB


Imaging Topological Radar) per controllare lo stato delle strutture all’interno delle macchine per la fusione nucleare, in aree in cui l’uomo non può accedere. Successivamente i ricercatori ENEA hanno avuto l’intuizione di applicare questa tecnologia al campo della diagnostica, della valorizzazione e del restauro dei Beni Culturali, combinando le funzioni del Radar con quelle di un sofisticato software, ideato per la raccolta e l’analisi dei dati. Il Radar funziona usando la luce ed emettendo un raggio laser che è la sommatoria di tre fasci di lunghezze d’onda corrispondenti ai tre colori primari: rosso, blu e verde. Ciò consente un’analisi accuratissima delle caratteristiche sia dimensionali che di colore dell’opera, mentre il software elabora le informazioni consentendo di riprodurre l’immagine in tre dimensioni.
Il sistema è stato proposto come unico candidato alla gara internazionale indetta da F4E (Fusion for Energy) per essere adottato come sistema ufficiale per la diagnostica dell’interno della macchina per la fusione nucleare Iter.
Il Radar Topologico a Colori è stato utilizzato per accuratissime campagne di misura in diversi luoghi di culto in Slovenia e nella Cappella Carafa, dipinta da Filippino Lippi alla fine del XV secolo, all’interno della Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva a Roma. Quest’ultima è stata riprodotta in 3D nel corso della mostra «Il Quattrocento a Roma», svoltasi nel Museo del Corso dall’aprile al settembre 2008. I risultati sono stati pubblicati su riviste internazionali di settore come «Optics Letters» e «Fusion Engineering».

9) Sistemi di perforazione profonda in ghiaccio e analisi delle carote prelevate in Antartide

Maurizio Armeni, Gianluca Benamati, Luciano Degli Esposti, Stefano Fabbri, Fabrizio Frascati, Massimo Frezzotti, Nicola La Notte, Massimo Muzzarelli, Biancamaria Narcisi, Sergio Nucci, Saverio Panichi, Marco Proposito, Messero Querci

Nei laboratori Enea di Casaccia, Frascati, Bologna e Brasimone è stato progettato il primo sistema per perforazioni in Antartide completamente italiano. Tale risultato è stato ottenuto grazie all’esperienza acquisita nel corso delle campagne di perforazione in Antartide nel sito di Dome C con il Progetto EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica). Il contributo ENEA ha riguardato in particolare il sistema elettronico di controllo e di comando del carotiere utilizzato per la perforazione. L’impegno nelle spedizioni in Antartide ha consentito all’Ente di affermarsi come attore di primo piano nell’evoluzione tecnologica da applicare ai sistemi di perforazione profonda in ghiaccio, a quelli di superficie, alle sonde di temperatura e ai sistemi per le analisi delle caratteristiche delle carote di ghiaccio. Questo ruolo si è rafforzato nei progetti ITASE e TALDICE, che hanno richiesto lo sviluppo di tecnologie altamente specializzate, che hanno permesso di disporre di una carota ad alta risoluzione temporale che contiene una registrazione dettagliata della storia della calotta di ghiaccio, del clima e dell’atmosfera terrestre delle ultime due glaciazioni. Il Progetto EPICA ha ottenuto nel marzo 2008, il premio CARTESIO della Commissione Europea per l’eccellenza scientifica per il risultato raggiunto con l’esame del ghiaccio più antico mai recuperato con il carotaggio del ghiaccio antartico, raggiungendo la profondità record


di 3270 metri, avendo così esteso la conoscenza della storia climatica della Terra ad un arco temporale di circa un milione di anni.
Le attività del gruppo sono state oggetto di numerosi articoli pubblicati su prestigiose riviste, come «Geophysical Research Letter».

10) Strategia biotecnologica per l’ottenimento di piante resistenti ai Geminivirus, responsabili di ingenti danni alle produzioni agricole

Daniele Barboni, Alessandra Berardi, Alessandra Lucioli, Velia Papacchioli, David Emanuele Sallustio, Mario Tavazza, Raffaela Tavazza

Nei laboratori della Sezione Genetica e Genomica Vegetale della Casaccia è stato messa a punto una nuova metodologia per ottenere piante resistenti ad un’importante classe di virus vegetali, i geminivirus. Questi virus causano ingenti danni alle produzioni agricole di mais, manioca, cotone e pomodoro, soprattutto nelle regioni sub tropicali e tropicali del mondo. Anche in Italia questa classe di patogeni ha provocato ingenti danni, come è accaduto in Sardegna nel 2003, dove è andato perso oltre il 50% del raccolto del pomodoro.
La tecnologia made in Italy sviluppata in Enea permette di potenziare le resistenze biotecnologiche derivate dall’uso di sequenze del patogeno. La metodologia prevede la sintesi ad hoc in laboratorio del gene d’interesse in modo che la sua sequenza nucleotidica, pur codificando per la stessa proteina, sia sufficientemente distinta dalla sequenza originaria. Il nuovo gene, così sintetizzato, è in grado di esprimere la proteina d’interesse in maniera stabile anche in presenza del virus, conferendo quindi resistenze durevoli. L’utilizzo delle biotecnologie permette quindi di rendere resistente ad una malattia anche quelle specie vegetali a cui mancano i «fattori» di resistenza nel patrimonio genetico. La metodologia è protetta da un brevetto Enea-Cnr. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature Biotechnology.

11) Sviluppo metodologie probabilistiche per analisi di affidabilità dei sistemi di sicurezza passivi di impianti nucleari

Luciano Burgazzi

Presso i laboratori di Fisica Nucleare di Bologna sono state sviluppate metodologie innovative per la valutazione dell’affidabilità dei sistemi di sicurezza passivi, in particolare di quelli termoidraulici, che sono previsti nei progetti degli impianti nucleari di prossima generazione. Si tratta di metodologie riconosciute a livello internazionale per gli studi di analisi di rischio dei reattori nucleari di prossima generazione e per le analisi di sicurezza di installazioni nucleari non di potenza. I risultati sono stati referenziati da prestigiose riviste scientifiche. Luciano Burgazzi è Delegato italiano presso l’OECD, il Comitato per la sicurezza delle Installazioni Nucleari e ricercatore capo presso l’ AIEA, Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Queste metodologie sono state oggetto di articoli pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali.

12) Sviluppo di processi di produzione di idrogeno dall’acqua mediante cicli termochimici alimentati da energia solare

Vincenzo Barbarossa, Giampaolo Caputo, Antonio Ceroli, Maurizio Diamanti, Paolo Favuzza, Claudio Felici, Alberto Giaconia, Roberto Grena, Michela Lanchi, Raffaele Liberatore, Pierpaolo Prosini, Alfonso Pozio, Giovanni Salvatore Sau, Annarita Spadoni, Pietro Tarquini, Silvano Tosti

Nei laboratori dell’Unità di Ricerca e Sviluppo del Progetto Solare Termodinamico della Casaccia è stato sperimentato con successo il procedimento di


produzione di idrogeno dall’acqua mediante il ciclo termochimico zolfo-iodio alimentato da energia solare. Lo studio ha consentito di individuare due possibili applicazioni con ricadute significative sul sistema industriale: nella prima l’idrogeno viene prodotto utilizzando in parte una fonte solare e in parte una fonte fossile, con un risparmio di quest’ultima compreso tra il 30% e il 70%. La seconda applicazione riguarda lo sviluppo di un processo di desolforazione, messo a punto modificando il ciclo zolfo-iodio, in grado di produrre idrogeno e acido solforico concentrato. In questo caso il progetto può essere applicato sia alla desolforazione di gas naturale e di prodotti petroliferi, sia ai fumi di combustione di centrali termoelettriche. L’attività di sperimentazione è coperta da quattro brevetti ed è stata oggetto di articoli pubblicati su prestigiose riviste italiane e straniere.

(Fonte Enea)