Perché, a parte i benefici sociali ed economici derivanti dalla riduzione dai rischi e delle conseguenze negative dei cambiamenti climatici, questo obiettivo più ambizioso stimola l’innovazione tecnologica
I grandi operatori economici chiedono la riduzione al 30%
FITO-glossario – Focus sulla terminologia
La maggior parte di termini legati alle tecnologie che utilizzano piante per il recupero di matrici ambientali contaminate contengono il prefisso «fito», dal greco ϕυτόν, pianta.
Le tecnologie qui descritte sono state studiate e sviluppate dalla comunità scientifica internazionale a partire dagli anni 80 e dunque sempre discusse in lingua inglese, si sono poi diffuse e ampiamente applicate per lo più in paesi anglofoni (Stati Uniti e Australia). Soltanto nell’ultimo decennio in Italia si sta diffondendo l’interesse per questo tipo di sistemi, il che spiega il fiorire di molti neologismi «fito», spesso sinonimi con significati sovrapponibili, che sono alla base dell’attuale confusione lessicale presente nella lingua italiana.
Per fare un po’ di chiarezza sull’argomento si citano di seguito i termini più utilizzati.
Fitorimedio, fitorisanamento, biorimedio fitoassistito, fitorimediazione: sono termini analoghi che fanno riferimento alla bonifica di suolo tramite le piante, con l’obiettivo di rimuovere l’inquinante.
Fitocontenimento, fitostabilizzazione: indicano la messa in sicurezza di un sito per mezzo di organismi vegetali con l’obiettivo di limitare la diffusione del contaminante nel suolo e nel sottosuolo.
Fitodepurazione: tecnica di trattamento delle acque basata sull’uso delle piante.
Per non sbagliare, in tutti questi casi si può parlare di «fitotecnologie», termine generale che riunisce nel suo significato tutte le tecniche di ripristino ambientale che utilizzano piante erbacee o alberi per il trattamento o il contenimento di inquinanti nel suolo, nell’aria, nelle acque superficiali, nelle acque di falda, e in scarichi agricoli, civili o industriali.
Laura Passatore, Fabrizio Pietrini, Serena Carloni e Massimo Zacchini, Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (Iret), Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr)
Che cos’è l’acido domoico
L’acido domoico (aminoacido relativamente raro, non presente nelle proteine), è una tossina idrosolubile, prodotto da microalghe appartenenti alle Diatomee come Nitzschia pungens, Pseudonitzschia seriata (specie planctoniche) e Amphora coffeaeformis (specie bentonica), o da macroalghe Rodoficee come Chondria armata o Alsidium corallinum.
I molluschi eduli lamellibranchi (mitili, vongole, pettini, ostriche), in virtù della loro particolare modalità di alimentazione, basata sulla filtrazione giornaliera di notevoli quantità di acqua, possono accumulare all’interno del proprio tessuto digestivo significative quantità di cellule algali tossiche e di tossine. A loro volta i pesci che si nutrono di molluschi accumulano ulteriormente la tossina nei loro tessuti e così via lungo la catena alimentare fino agli animali superiori (foche, leoni marini, balene) e fino l’uomo. L’acido domoico causa nell’uomo danni irreversibili soprattutto al sistema nervoso centrale ed al cervello.
The origin of the Andes’ curved shape discovered
Through the analysis of new paleomagnetic data from Ecuador, the rotations of the Western Cordillera – which are reflected in the curved shape of the Andean chain – were highlighted and the nature of the Inter-Andean Valley was put in evidence
Marche – Lago artificiale sul Monte Prata a 1.700 metri di altitudine in un habitat prioritario per l’Europa
Nel versante marchigiano del Parco nazionale dei Monti Sibillini, nell’area del Monte Prata, nel territorio del Comune di Castelsantangelo sul Nera, in provincia di Macerata, è stato proposto un progetto per un lago artificiale per l’innevamento artificiale, la gestione dei pascoli e per spegnere gli incendi boschivi. Il progetto prevede di costruire a 1.732 metri di altitudine un bacino artificiale che può contenere circa 12mila metri cubi di acqua utilizzando le risorse idriche di una sorgente ed una condotta in parte già esistente, con una spesa stimata di oltre un milione di euro.
Il progetto è stato proposto e promosso dalla Cia Marche e Copagri Marche, con il sostegno del Comune di Castelsantangelo sul Nera e un team di liberi professionisti locali composto da architetti, geometri ed un geologo. La sua realizzazione sarebbe giustificata dopo il terremoto per dare un aiuto alla popolazione, al settore turistico ed tutti gli allevatori del territorio.
Il lago artificiale, secondo i proponenti e progettisti, dovrebbe risolvere il problema della mancanza di acqua per i pascoli, servire per spegnere gli incendi ed aiutare a prolungare la stagione invernale grazie alla realizzazione di un impianto di innevamento artificiale per le piste da sci e di conseguenza rilanciare il settore turistico che gravita intorno alla stazione sciistica di Monte Prata.
Tutte le opere sarebbero ovviamente a basso impatto ambientale, parere non condiviso però dall’Ente Parco che in occasione di alcuni incontri con i soggetti proponenti ha già annunciato il suo parere contrario e l’assenza dei necessari requisiti di compatibilità con le misure di salvaguardia di un ecosistema classificato come prioritario dalla Direttiva «Habitat» dell’Unione Europea.
Il Wwf Italia condivide il parere contrario al progetto espresso dall’Ente Parco, ritenendo l’opera non solo dannosa per l’ambiente ma inutile rispetto alle finalità dichiarate. Oltre all’impatto ambientale insostenibile determinato da sbancamenti, necessità d’impermeabilizzazione di un terreno calcareo altamente permeabile e la distruzione di un’ampia superficie di un habitat la cui conservazione è ritenuta prioritaria ed è oggi garantita da rigorose misure di conservazione del sito Natura 2000, il progetto è inutile per le sue dichiarate finalità.
Il rilancio del settore turistico invernale attraverso la realizzazione di un impianto d’innevamento artificiale per la stazione sciistica del Monte Prata non considera gli effetti del cambiamento climatico in atto ed il conseguente innalzamento altitudinale dello zero termico che non consente la permanenza della neve artificiale sul terreno. L’esperienza fallimentare degli impianti d’innevamento artificiale in altre aree dei Monti Sibillini e la crisi generale del turismo invernale basato sulle stazioni sciistiche continua ad essere ignorato, perseguendo modelli di sviluppo ormai anacronistici ed insostenibili a causa dei cambiamenti climatici in atto.
La gestione degli incendi boschivi nell’area del Parco non richiede ulteriori bacini artificiali, per eventuali interventi dei mezzi aerei, perché la presenza di grandi bacini artificiali come il Lago di Fiastra a nord e il Lago di Gerosa a sud del Parco garantisce già oggi la disponibilità di volumi d’acqua sufficienti per contrastare eventuali incendi boschivi nel territorio del Parco Nazionale.
Infine la disponibilità di acqua per l’allevamento estensivo nell’area del Parco, caratterizzato da un numero ridotto di animali al pascolo, non necessita di un bacino artificiale delle dimensioni previste dal progetto ma può essere garantita attraverso una diversa gestione dei pascoli d’altitudine ed una adeguata gestione delle sorgenti, con la creazione di nuovi punti di abbeveramento e la manutenzione di quelli già esistenti.
Anche in questo caso è evidente la strumentalizzazione del terremoto per proporre un progetto che sottintende un modello di sviluppo non compatibile con la salvaguardia del patrimonio naturale del Parco Nazionale. Questo progetto insostenibile per il suo evidente impatto ambientale, proposto da due autorevoli Associazioni agricole, rafforza la convinzione del Wwf Italia sullo scampato pericolo dell’approvazione della riforma della Legge quadro sulle aree naturali protette (Legge 394/91) che prevedeva la presenza di un rappresentante delle Associazioni agricole nel Consiglio Direttivo dei Parchi Nazionali.
Considerata l’azione avviata negli ultimi mesi da Cia Marche e Copagri Marche per delegittimare l’operato dell’Ente Parco e contrastare il suo parere negativo al progetto, con una campagna stampa e azioni di lobby sulla Regione Marche e il ministero dell’Ambiente per condizionare il nulla osta dell’Ente Parco, non è difficile immaginare quali pressioni avrebbero esercitato le stesse Associazioni con un proprio rappresentante nell’organo di governo del Parco Nazionale.
Il Wwf Italia garantisce, in ogni caso, il suo supporto all’operato dell’Ente Parco per contrastare questo ennesimo attacco al patrimonio naturale dell’area protetta, ed è pronto ad ogni azione legale e al coinvolgimento dell’Unione europea per assicurare il rigoroso rispetto delle misure di conservazione della biodiversità nell’area del Monte Prata.
Blitz a Brindisi
Oggi gli attivisti di Greenpeace sono entrati in azione presso la centrale Federico II di Brindisi, disegnando nei campi circostanti l’impianto un’enorme sagoma di circa 80 metri raffigurante un cadavere riverso al suolo con la scritta «Enel Killer». Con questa spettacolare iniziativa l’associazione ambientalista intende indirizzare all’assemblea degli azionisti dell’Enel (che si riunisce a Roma oggi pomeriggio) i contenuti di una sua ricerca, anticipati ieri, in cui si evidenziano i danni alla salute e gli impatti economici dell’uso del carbone da parte di Enel [1].
«Siamo qui per ricordare agli azionisti di Enel che l’uso del carbone da parte del loro gruppo, in Italia, fa danni per circa 1,8 miliardi di euro l’anno e causa una morte prematura al giorno. Enel è soggetta a controllo pubblico da parte del ministero del Tesoro, ma in Italia vuole spendere poco e male, per realizzare solo nuovi impianti a carbone, avvelenare ulteriormente il Paese e deprimerne economia e occupazione. I suoi piani industriali devono cambiare radicalmente, puntando sulle fonti rinnovabili» ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.
I dati pubblicati da Greenpeace (riferiti ai dati di emissione degli impianti Enel del 2009) indicano che 1,8 miliardi di euro è la cifra stimata per il costo indiretto della produzione di energia con il carbone da parte dell’azienda. Mentre sono 366 i casi di morte attesi in più, espressi in termini di mortalità prematura, pari all’80 per cento della mortalità in eccesso provocata da tutti gli impianti a fonti fossili di Enel.
Nel 2009 il funzionamento dell’impianto Enel a carbone di Civitavecchia non era a pieno regime. Con quell’impianto pienamente funzionante, e a parità di produzione negli altri impianti, i casi di morti in eccesso diverrebbero oltre 400 l’anno e i danni economici salirebbero a 2,1 miliardi [2]. Inoltre, secondo lo studio di Greenpeace, la realizzazione degli impianti a carbone Enel di Porto Tolle e Rossano Calabro costerebbe fino a 95 casi di morti premature all’anno in più e danni stimabili in ulteriori 700 milioni di euro l’anno.
Questi dati sono la prova cardine dell’inchiesta pubblica che Greenpeace ha aperto un mese fa sul gigante dell’energia, imputandogli crimini contro il clima e, ora, contro la salute. Tutti gli indizi accumulati finora sono visibili a tutti sul sito www.FacciamoLuceSuEnel.org.
Attivisti di Greenpeace saranno anche presenti oggi in presidio di fronte alla sede centrale dell’Enel a Roma. L’organizzazione ricorda che Enel è l’azienda numero uno in Italia per emissioni di CO2, dunque la più nociva per il clima. L’associazione ambientalista chiede all’azienda di dimezzare la produzione elettrica da carbone da qui al 2020 e di portarla a zero al 2030, investendo contemporaneamente in fonti rinnovabili per compensare la perdita di produzione.
[1] I risultati della ricerca sono disponibili qui: http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/Enel—Il-carbone-costa-un-morto-al-giorno/
[2] I danni totali della produzione elettrica con fonti fossili di Enel, in Italia, assommano invece a quasi 2,4 miliardi di euro, con una mortalità in eccesso attesa di 460 casi nel 2009.
(Fonte Greenpeace)
Trasduttori in tessuto
Elettrodi in tessuto
L’utilizzo di elettrodi in forma di tessuto, integrati all’interno dell’indumento, consente di migliorare il comfort e la vestibilità di questi sistemi di monitoraggio. I segnali che si ottengono utilizzando elettrodi in tessuto sono confrontabili con quelli ottenuti con elettrodi tradizionali. In seguito si può osservare un esempio di segnali acquisiti con elettrodi integrati in una maglietta. La qualità dei dati consente di eseguire un’analisi accurata della situazione clinica del soggetto.
Figura 1. Segnali ECG acquisiti a riposo, con elettrodi in tessuto
In Figura 2 è riportato un esempio del segnale respiratorio acquisito con sensori tessili, attraverso la tecnica di pneumografia a impedenza, il segnale consente di estrapolare i parametri respiratori più interessanti come la frequenza, i tempi relativi alle fase di inspirazione ed espirazione e di stimare il volume tidale, calibrando con un pirometro o con un sistema equivalente.
Figura 2. Segnale respiratorio ottenuto col metodo di pneumografia ad impedenza
Sensori piezoresistivi
I sensori piezoresistivi tessili possono fornire una soluzione appropriata per il monitoraggio non invasivo di variabili biomeccaniche, le proprietà di questi materiali possono essere sfruttate per misurare movimenti concernenti l’attività respiratoria, così come la cinematica della mano, o i movimenti delle articolazioni principali.
L’utilizzo di sensori piezorestivi, realizzati sia in tessuto sia attraverso tecniche di litografia, si presta a molteplici applicazioni, sia nel settore riabilitativo sia come strumento di motion capture per realtà virtuale.
Per valutare il comportamento dei sensori piezoresistivi in tessuto, viene effettuato un test in laboratorio, dove campioni di dimensioni note vengono deformati con stimoli meccanici di frequenza e morfologia nota. I sensori in tessuto mostrano una buona sensibilità per piccole deformazioni. La variazione del valore di resistenza elettrico caratteristico del sensore a riposo, è legata alla deformazione del materiale e di conseguenza alla variazione in ampiezza dello stimolo meccanico. I campioni possono essere sottoposti a segnali con frequenza variabile, naturalmente il test deve simulare le condizioni reali di lavoro del sistema sia in termini d’ampiezza, sia di frequenza dello stimolo.
In Figura 3, si può osservare la risposta tipica del sensore a uno stimolo sinusoidale, sia in fase d’allungamento sia di compressione, per un tessuto piezoresistivo.
Figura 3. Risposta di un sensore in tessuto allo stimolo meccanico sinusoidale a 0,3 Hz, con allungamenti diversi (linea tratteggiata in grassetto 6 mm, linea tratteggiata 4 mm, linea continua 2 mm ), in alto è riportato l’allungamento, in basso la variazione di resistenza.
Canapa, le relazioni
Queste alcune delle relazioni tenute al convegno di Acquaviva delle Fonti (Bari), il 10 novembre 2018.
Confronto a distanza sul comportamento animale
I noti etologi, Gordon G. jr Gallup e James R. Anderson hanno recentemente pubblicato un interessante articolo sui processi comportamentali intitolato «The “olfactory mirror” and other recent attempts to demonstrate self-recognition in non-primate species» (Behavioral Processes, 2018, 148: 16-19). In generale, mi trovo d’accordo con le loro critiche. Tuttavia, queste sono dovute alla lacuna nella ricerca scientifica creata dalla mancanza di riferimenti bibliografici appropriati e di menzione dei precedenti test ed esperimenti, che sono stati omessi nella ricerca pubblicata dalla dott.ssa Horowitz, del Dog Cognition Lab della Columbia University negli Usa, che i due esperti di comportamento animale criticano (Behavioral Processes, 2017, 143: 17- 24).
I due etologi hanno discusso il tipo di dati che sarebbero necessari per fornire prove definitive per l’auto-riconoscimento nei cani e in altre specie animali e che lo studio della dott.ssa Horowitz non ha fornito. Questa mancanza di prove potrebbe essere, almeno in parte, dovuta all’assenza di citazione dell’approccio che da me impiegato in uno studio precedente, pubblicato sulla rivista «Ethology, Ecology and Evolution», che ha portato a conclusioni ben diverse (Cazzolla Gatti, R. 2016. Self-consciousness: beyond the looking-glass and what dogs found there. Ethology Ecology & Evolution, 28:232-240).
In questo articolo spiego perché la dott.ssa Horowitz (2017) potrebbe aver ingannato anche l’analisi di Gallup & Anderson (2018) e aver riportato indietro i recenti sviluppi della ricerca etologica sulla cognizione animale.
Roberto Cazzolla Gatti, Ph.D. Associate Professor Biological Institute, Tomsk State University, Russia
Parassiti e decompositori
Si parla di commensalismo quando una delle due specie trae nutrimento dall’altra senza arrecarle danno. I parassiti invece entrano in alcuni organismi vegetali e animali, ne traggono nutrimento rallentando la crescita e la riproduzione, talvolta compromettendo la sopravvivenza, di chi li ospita. In genere il parassita è di piccole dimensioni rispetto all’ospite. Un gran numero di malattie infettive, come la malaria, sono dovute all’intervento di parassiti, tanto che, per salvare la vita degli individui invasi, i parassiti vengono aggrediti con sostanze chimiche per salvare gli individui invasi, anche se talvolta i rimedi, come gli antiparassitari usati in agricoltura, hanno poi effetti negativi su altre forme di vita. Anzi una delle prime lotte ecologiche fu quella contro l’uso degli antiparassitari sintetici come il Ddt che uccidevano i parassiti di vegetali e di animali (fra cui gli insetti portatori della malaria) ma si diffondevano nell’ambiente distruggendo anche altri organismi utili «economicamente».
Una affollata popolazione di microrganismi vive nei terreni e svolge il compito di decomporre (si chiamano infatti decompositori) le molecole delle spoglie vegetali e degli escrementi animali trasformandone le molecole in altre sostanze in parte gassose, in parte chimicamente utili per la nutrizione della vegetazione presente. Si chiamano saprofiti gli organismi che si nutrono degli escrementi di altre specie; può trattarsi di decompositori come funghi, batteri o alghe, ma sono saprofiti alcune specie di orchidee. Il campione dei saprofiti è lo scarabeo. Questo coleottero non è bello e sembra sempre alle prese con qualcosa da fare; non appena trova dei rifiuti organici se ne impossessa e comincia a farli rotolare fino a quando non hanno raggiunto la forma di palline da ping-pong, e intanto si nutre di una parte delle molecole che essi contengono e alla fine trasporta queste palline, ormai ridotte a cellulosa e lignina, nella sua tana per poter finire di mangiarle con calma. Lo scarabeo vive, insomma, alleviando il lavoro e i costi delle aziende di raccolta e trattamento dei rifiuti e, nel suo piccolo, lo fa bene, senza discariche e senza inceneritori.
L’unico vero problema per quanto riguarda la vita sta nel fatto che essa si svolge in uno spazio limitato, costituito, a volta a volta, da un fiume, un lago, il mare, l’insieme delle terre emerse, l’intero pianeta.
Scadenze ambientali – Giugno 2014
Le principali scadenze ambientali segnalate dal calendario di giugno 2014 sono relative a:
ACQUE
Inquinamento
Riferimenti normativi
Legge 27 dicembre 2006, n. 296 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (G.U. 27 dicembre 2006 n. 299 – Supplemento ordinario n. 244)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 le Regioni, le amministrazioni e gli enti territoriali devono trasmettere al ministero dell’Ambiente e delle Tutela del Territorio e del Mare (Mattm) e all’istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra) le informazioni riguardanti le attività di propria competenza in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche e prevenzione del dissesto idrogeologico.
(periodicità trimestrale)
ARIA
Combustibili marittimi
Riferimenti normativi
Dlgs 3 aprile 2006, n. 152 – Norme in materia ambientale (G.U. 14 aprile 2006 n. 88 – Supplemento Ordinario n. 96)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 il Mattm deve inviare alla Commissione Ue un documento elaborato sulla base della relazione annuale redatta dall’Ispra sui livelli di tenore di zolfo nei combustibili.
(periodicità annuale)
Grandi impianti di combustione (Gic)
Riferimenti normativi
Legge 27 dicembre 1997, n. 449 – Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica (G.U. 30 dicembre 1997 n. 302 – Supplemento Ordinario n. 255)
Dpr 26 ottobre 2001, n. 416 – Norme per l’applicazione della tassa sulle emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto, ai sensi dell’articolo 17, comma 29, della legge n. 449 del 1997 (G.U. 28 novembre 2001 n. 277)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 i gestori dei grandi impianti di combustione devono versare la seconda rata trimestrale di acconto e del conguaglio della tassa sulle emissioni di SO2 e NOx, istituita dall’articolo 17, comma 29 della legge 449/1997.
(periodicità trimestrale)
Qualità dell’aria
Riferimenti normativi
Dlgs 13 agosto 2010, n. 155 – Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa (G.U. 15 settembre 2010 n.216 – Supplemento Ordinario n. 217)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 le Regioni devono trasmettere all’Ispra la comunicazione relativa alle zone e agli agglomerati in cui, nel corso nel 2013, i livelli rilevati hanno superato i valori limite dell’aria ambiente oltre il limite consentito, con specificazione dell’entità, della durata e dei motivi di tali superamenti. Con riferimento alle zone in cui erano stati rilevati superamenti dei limiti nel corso del 2012, le Regioni devono trasmettere all’Ispra i piani e i programmi per il rientro nei limiti.
Vanno inoltre comunicati all’Ispra tutti gli eventuali aggiornamenti intervenuti rispetto all’anno precedente e tutte le informazioni relative alla presenza di livelli comportanti il superamento delle soglie di valutazione superiore o inferiore.
Per quanto riguarda gli inquinanti atmosferici di cui all’allegato XIII (arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene), le Regioni devono inoltre trasmettere all’Ispra la comunicazione annuale relativa alle zone e agglomerati dove nel corso del 2013 è stata accertato il superamento dei valori obiettivo, con individuazione delle aree di superamento.
(periodicità trimestrale)
DANNO AMBIENTALE E BONIFICHE
Bonifiche d’interesse nazionale
Riferimenti normativi
Dm 18 settembre 2001, n. 468 – Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale (G.U. 16 gennaio 2002 n. 13 – Supplemento Ordinario n. 10 )
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 i soggetti beneficiari del programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati di interesse nazionale devono inviare alla Regione territorialmente competente la relazione semestrale sullo stato dei lavori al fine di evidenziarne lo stato di avanzamento materiale e finanziario.
(periodicità semestrale)
INQUINAMENTO
Elettrodotti
Riferimenti normativi
Dpcm 8 luglio 2003 – Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz (G.U. 28 agosto 2003 n. 199).
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 gli esercenti di elettrodotti con tensione di esercizio > 132 Kv devono comunicare all’Autorità di controllo competente 12 valori per ciascun giorno, corrispondenti ai valori medi delle correnti registrati ogni 2 ore nelle normali condizioni di esercizio.
(periodicità trimestrale)
International Plant Protection Convention (IPPC)
Autorizzazione integrata ambientale (Aia)
Riferimenti normativi
Dlgs 3 aprile 2006, n. 152 – Norme in materia ambientale (G.U. 14 aprile 2006 n. 88 – Supplemento Ordinario n. 96)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 le autorità competenti sull’autorizzazione integrata ambientale (Aia) devono trasmettere al Mattm una comunicazione relativa all’applicazione del Titolo III-bis della Parte II del D.lgs 152/2006, ed in particolare sui dati rappresentativi circa le emissioni e altre forme di inquinamento, sui valori limite di emissione applicati nonché sulle migliori tecniche disponibili su cui detti valori si basano.
(periodicità trimestrale)
RIFIUTI
Contributo Sistri
Riferimenti normativi
Dm 18 febbraio 2011, n. 52 – Regolamento recante istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ai sensi dell’articolo 189 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e dell’articolo 14-bis del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102 (G.U. 26 aprile 2011 n. 95 – Supplemento Ordinario n. 107 )
Dm 24 aprile 2014 – Disciplina delle modalità di applicazione a regime del Sisti del trasporto intermodale nonchè specificazione delle categorie di soggetti obbligati ad aderire, ex articolo 188-ter, comma 1 e 3 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (G.U. 30 aprile 2014 Serie Generale n. 99)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 i soggetti tenuti ad aderire al Sistri, nuovo sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti, devono versare il contributo annuale di iscrizione al sistema.
(periodicità annuale)
RUMORE
Aeroporti
Riferimenti normativi
Dpr 11 dicembre 1997, n. 496 – Regolamento recante norme per la riduzione dell’inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili (G.U. 26 gennaio 1998 n. 20)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 le Regioni devono trasmettere a Mattm e Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) una relazione sul monitoraggio del rumore aeroportuale notturno (dalle ore 23 alle 6) effettuato nel mese di maggio 2014.
(periodicità mensile)
SOSTANZE PERICOLOSE
Amianto
Riferimenti normativi
Dm 18 marzo 2003, n. 101 – Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto, ai sensi dell’articolo 20 della legge 23 marzo 2001, n. 93 (G.U. 9 maggio 2003 n. 106)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 le Regioni devono trasmettere al Mattm:
– i risultati della mappatura delle rispettive zone interessate dalla presenza di amianto;
– i dati analitici relativi agli interventi da effettuare e le relative priorità;
– i dati relativi agli interventi di bonifica effettuati.
(periodicità annuale)
Comunicazione halons
Riferimenti normativi
Legge 28 dicembre 1993, n. 549 – Misure a tutela dell’ozono stratosferico e dell’ambiente (G.U. 30 dicembre 1993 n. 305)
Dm 3 ottobre 2001 – Recupero, riciclo, rigenerazione e distribuzione degli halon (G.U. 25 ottobre 2001 n. 249)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 i centri autorizzati di raccolta dell’halon devono comunicare al Mattm e al Ministero dello Sviluppo Economico (Mse), l’informativa sulle quantità di halon in ingresso, in giacenza e in uscita e la loro destinazione per tipo di sostanza.
In caso di avvio a distruzione, è necessario richiedere un’attestazione di avvenuta distruzione al soggetto che vi ha proceduto. Una copia di tale attestazione dovrà essere inviata ai succitati Ministeri.
(periodicità semestrale)
Dichiarazione Prtr
Riferimenti normativi
Regolamento 166/2006/Ce – Regolamento CE n. 166/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 gennaio 2006 relativo all’istituzione di un registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti e che modifica le direttive 91/689/CEE e 96/61/CE del Consiglio (G.U.E. 04 febbraio 2006).
Dpr 11 luglio 2011, n. 157 – Regolamento di esecuzione del Regolamento (CE) n. 166/2006 relativo all’istituzione di un Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti e che modifica le direttive 91/689/CEE e 96/61/CE (G.U. 26 settembre 2011 n. 224 – Supplemento Ordinario n. 212).
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 i gestori di attività industriali assoggettate al regolamento 166/2006/Ce possono inviare le modifiche o integrazioni dei dati contenuti nella dichiarazione Prtr effettuato entro il 30 aprile 2014.
(periodicità annuale)
Ozono
Riferimenti normativi
Dlgs 13 agosto 2010, n. 155 – Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa (G.U. 15 settembre 2010 n. 216 – Supplemento Ordinario n. 217)
Adempimento
Entro il 10 giugno 2014 le Regioni devono trasmettere all’Ispra, per ogni giorno del mese di aprile in cui si sono rilevati superamenti delle soglie di informazione e di allarme per l’ozono, le informazioni, formulate in via provvisoria, previste all’appendice IX, sezione I.
(periodicità mensile nel periodo aprile-settembre)
Adempimento
Entro il 30 giugno 2014 le Regioni devono trasmettere all’Ispra la comunicazione relativa alle zone e agli agglomerati in cui, nel corso nel 2013, i livelli rilevati hanno superato i valori obiettivo e gli obiettivi a lungo termine stabiliti dal D.lgs 155/2010.
Con riferimento alle zone in cui erano stati rilevati superamenti dei valori obiettivo nel corso del 2010, le Regioni devono trasmettere all’Ispra le informazioni previste dall’appendice VIII.
(periodicità annuale)
Dna-Mitocondriale e Nutrigenomica
( Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, Direttore LRE/EGO-CreaNet )
Recenti studi di Nutrigenomica hanno focalizzato l’attenzione sull’attività del Dna-mitocondriale (mt-Dna), che proviene dalla eredità uni-parentale (materna), poiché esso si trova originariamente nella cellula uovo femminile, riproducendosi poi, per scissione semi-autonomamente in ogni cellula del corpo, così che viene impacchettato in minuscoli organuli detti Mitocondri.
Nell’uomo, il mt-Dna contiene solo 37 geni chiusi ad anello (rispetto al Dna a doppia elica che ne contiene circa 25.000) ed è composto da 16,569 coppie di basi e codifica solo per 13 specifiche proteine ed alcuni Rna, che lavorano all’interno dei mitocondri, per produrre la maggior parte di energia necessaria alla vita cellulare (sotto forma ossidazione della reazione dell’Atp per tramite il ciclo dell’acido Citrico ovvero ciclo di Krebs), dove si spezzano, proteine, zuccheri e grassi provenienti dagli alimenti. Il mt-Dna e quindi organizzato per ottenere un costante e regolato flusso energetico di elettroni e dar vita ad un graduale trasferimento di energia biologica.
Pertanto i mitocondri funzionano come orologi molecolari non solo per la produzione di Atp ma anche per la sintesi dell’eme, il complesso molecolare capace di trasportare ossigeno nel sangue ed anche per la sintesi del colesterolo; i mitocondri sono quindi espressione a livello trascrizionale delle più importanti funzioni di regolazione del metabolismo alimentare.
La Nutrigenomica pertanto ha posto in grande evidenza come i mitocondri, sulla base della loro capacità di moltiplicarsi dove il loro nutrimento e l’apporto di ossigeno è più abbondante, cioè dove è più intensa la richiesta di energia favoriscano la comprensione di come sia importante la personalizzazione delle diete. Quanto sopra fa seguito alla differente necessità dei vari organi e delle necessità funzionali specie nel caso di malattie che hanno stretta relazione con la alimentazione come il diabete.
Così, ad esempio, dato che il cervello consuma da solo il 20% dell’ossigeno, l’attività mitocondriale dei neuroni è assai elevata come è dimostrato da studi sull’attivo coinvolgimento del mt-Dna nello sviluppo delle funzioni cognitive; inoltre quando l’attività delle fibre muscolari è intensa, con essa cresce il numero dei mitocondri che si allineano lungo i fasci delle cellule che compongono le fibre muscolari.
Inoltre e stato confermato, da varie ricerche sull’alimentazione comparata in vari animali e insetti, che la riproducibilità semi-autonoma del mt-Dna può presentare una variabilità, pur limitata, la quale caratterizza l’abitudine alimentare dei diversi esseri viventi.
Il Dna mitocondriale (mtDna) ha un basso livello di diversità genetica nella maggior parte delle varie specie. Infatti il mt?Dna detto anche Eva-Dna, perché di derivazione esclusivamente femminile, non rivela un’azione determinante sulla variazione genetica come quella del Dna a doppia elica, ciò proprio in quanto la funzionalità principale del mt-Dna è finalizzata a determinare le condizioni ottimali di produzione energia necessaria per tutte le specie viventi per ottenere energia biologica.
Si è accertato comunque che i mitocondri pur avendo una variabilità interspecifica poco
evidente, essi variano la loro attività funzionale in coordinazione con il Dna-nucleare della cellula eucariota, per definirne le condizioni di «apoptosi» («morte cellulare programmata») e pertanto tale co-organizzazione agisce anche sulla definizione delle preferenze alimentari di ogni specifico animale ed a livello umano di ogni singola persona.
Ricordiamo ad es. che i bruchi della farfalla del Costa Rica (Astraptes fulgerator) pur presentando differenze nell’aspetto e nell’habitat, erano state considerate appartenere alla stessa specie. Studi recenti hanno dimostrato come la variazioni delle funzionalità genetica del mt-Dna, in particolare individuate nel gene C01, che determina la produzione di un enzima, agiscano effettivamente nel modificare le preferenze alimentari dei bruchi; pertanto ciò comporta una stretta correlazione tra l’habitat e le variazioni di forma e di aspetto delle farfalle.
Il mt-Dna ha pertanto una funzionalità specifica nel determinare le preferenze alimentari delle varie specie ed individui in un determinato habitat, così come è stato verificato dalle ricerche sulle varie tipologie di goldfish, ed anche più di recente al Cold Spring Harbor Laboratory, dove sono stati confrontati due diversi ceppi di topi da laboratorio, con corredi genetici nucleari virtualmente identici tra loro ma genomi mitocondriali differenti.
In conclusione i più recenti studi di Nutrigenomica hanno iniziato a decifrare il rapporto tra regime alimentare e salute con maggior rigore scientifico, ricercando le complesse interazioni tra il Dna Nucleare e il mt-Dna di esclusiva derivazione femminile, le quali presentano significative differenze nel metabolismo dell’energia e nel suo immagazzinamento. Infatti, mentre la ricerca genetica sul Dna-doppia elica, conduce a comprendere come si ottengono le proteine che forniscono i «mattoni» e il «cemento» con cui l’organismo viene costruito, la moderna Nutrigenomica si propone di capire il modo in cui le interazioni tra geni assumano determinate forme organiche che contribuiscono a definire le funzionalità specifiche essenziali per la vita di ciascun essere vivente.
Il vetro elettrocromico
I vetri elettrocromici permettono di regolare l’ingresso della radiazione solare e luminosa in modo dinamico: grazie ad un impulso elettrico il vetro si scurisce variando la sua trasmissione luminosa ed il suo fattore solare, per poi tornare chiaro invertendo la polarità dell’impulso.
Il vetro elettrocromico sperimentato, abbinato ad un vetro temperato con intercapedine in argon, ha una trasmissione luminosa massima del 62% e minima del 2% a cui corrispondono rispettivamente un fattore solare pari a 0,47 e 0,08. A differenza delle prime tipologie di vetri elettrocromici sviluppati negli anni 60, quello qui presentato è in grado di modulare la trasmissione luminosa da un minimo di 5 stati ad un massimo di 24 in funzione delle esigenze e/o necessità degli utenti, utilizzando come parametri di controllo la temperatura dell’aria interna, l’illuminamento o l’angolo della radiazione solare.
Figura 1 – Il vetro elettrocromico
La sperimentazione ha posto a confronto il vetro elettrocromico con un vetro tradizionale di pari trasmittanza termica ma con fattore solare e trasmissione luminosa costanti e con tenda interna. Per la conduzione della analisi all’interno delle celle di prova sono stati monitorati i parametri relativi a:
– temperatura dell’aria
– temperatura radiante
– umidità relativa
– illuminamento.
Nella cella con il vetro elettrocromico tre luxmetri di controllo consentono di regolare la variazione della trasmissione luminosa del vetro stesso che può essere gestita indifferentemente da uno dei tre sensori in funzione della stagione e dalle esigenze dell’utenza.
Ipotizzando un uso ufficio, il sistema di controllo è stato regolato in modo da garantire un illuminamento interno medio pari o superiore a 500 lux (UNI EN 12464), lasciando il vetro sempre chiaro durante i fine settimana invernali e sempre scuro durante quelli estivi. Il monitoraggio è proseguito per oltre un anno ed è stato caratterizzato da due fasi: durante la prima è stato testato il vetro elettrocromico a 5 stati con sistema di controllo alla finestra prima e al centro della stanza dopo. Successivamente, sono state analizzate le prestazioni del vetro a 24 stati e sensore di controllo al centro della stanza.
In Figura 2 si pone a confronto la distribuzione dell’illuminamento sui 4 sensori interni alle due celle di prova: si nota come il vetro elettrocromico sia in grado di regolare l’illuminamento interno garantendo al centro della stanza 500 lux ed evitando fenomeni di abbagliamento in prossimità del serramento, problema che invece si rileva con il vetro tradizionale con il quale si hanno più 5000 lux sul primo sensore.
Figura 2 – Distribuzione dell’illuminamento sui 4 sensori interni alle celle di prova – 27 luglio
In Figura 3 è presentata la variazione dell’illuminamento sul secondo sensore durante tutto l’arco della giornata: si nota come il vetro elettrocromico sia in grado di controllare questo valore mantenendolo pressoché costante sui 600 lux, mentre nella cella con il vetro tradizionale il valore segue l’andamento della radiazione solare esterna ed il valore registrato va fuori scala (>2000 lux).
In Figura 4 è evidente la variazione repentina della trasmissione luminosa del vetro elettrocromico al variare delle condizioni climatiche esterne al fine di garantire sempre l’illuminamento richiesto.
Figura 3 – Andamento dell’illuminamento sul secondo sensore nelle due celle di prova
Figura 4 – Variazione della trasmissione luminosa del vetro EC al variare dell’illuminamento esterno
L’analisi delle temperature superficiali ha permesso di evidenziare come durante il periodo estivo ed invernale il vetro elettrocromico si mantenga ad una temperatura anche di 10°C inferiore rispetto al vetro tradizionale con tenda abbassata, riducendo considerevolmente i problemi di surriscaldamento che caratterizzano gli edifici per uffici con facciate prevalentemente vetrate e quindi i consumi energetici.
Sulla base di quanto sopra presentato si possono trarre utili indicazioni relativamente alla utilizzazione della tecnologia elettrocromica come risposta a specifiche esigenze. La citata tecnologia permette di coniugare la richiesta di superfici sempre più vetrate e prive di sistemi di schermatura con la necessità di garantire un elevato livello di comfort termico e luminoso. È proprio per gli uffici infatti che questo prodotto potrebbe trovare maggiore applicazione, favorendo la riduzione del surriscaldamento e l’incremento del benessere visivo, riducendo i consumi per la climatizzazione e per l’illuminazione artificiale.
I Numeri chiave del Report Speciale dell’Ipcc: Riscaldamento globale di 1,5°C
«Con le citazioni di oltre 6.000 riferimenti scientifici e il contributo di migliaia di esperti e di revisioni da parte dei governi di tutto il mondo, questo importante rapporto è una testimonianza della portata e della rilevanza politica dell’Ipcc», ha affermato Hoesung Lee, Presidente dell’Ipcc.
Novantuno autori e revisori provenienti da 40 Paesi hanno redatto il rapporto Ipcc in risposta ad un invito avanzato dalla Convenzione Quadro per i Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, Unfccc) nel 2015 quando fu adottato il Trattato di Parigi.
– 91 autori, di 44 nazionalità e 40 paesi di residenza
– 14 Coordinating Lead Authors (CLAs)
– 60 Lead authors (LAs)
– 17 Review Editors (Res)
– 133 Contributing authors (Cas)
– Oltre 6.000
riferimenti scientifici
Un totale di 42.001 commenti nelle revisioni di esperti e governi
(First Order Draft 12,895; Second Order Draft 25,476; Final Government Draft: 3,630).
Lo Sciamanesimo e Curanderismo
La parola «sciamano» deriva dall’inglese shaman, adattamento del termine saman (o «samen») che presso il popolo dei tungusi siberiani designa gli operatori medici che agiscono in stato di trance. Altre fonti sostengono invece che il termine «sciamano» provenga dal sanscrito sramana o dal pali samana e significhi uomo ispirato dagli spiriti, portatore di energia, uomo saggio, colui che vede nell’oscurità (18).
Le origini dello sciamanesimo si perdono nella notte dei tempi. Esso era diffuso già nell’epoca paleolitica e tuttora ne abbiamo tracce in Siberia (tra i Koryaki, Chukchi, Ostyak, Samoyed, Kamchadae e altre tribù), America centrale e meridionale (in particolare in Messico), Usa, Giappone, Tibet, Indonesia, Nepal, Australia e Asia nord-orientale.
Fotografie moderne di sciamani Samoiedi sotto l’effetto della amanita, che intonano canti e canzoni con accompagnamento di un tamburo magico, corrispondono quasi esattamente ai disegni su vecchissime rocce di sciamani Samoiedi che «viaggiano nel mondo dei morti».
Anche la canapa (Cannabis indica), nativa dell’Asia centrale, ha svolto un ruolo importante nella prima magia sciamanistica. Gli Sciiti dell’Asia centrale dopo il funerale di un re, eseguivano un rito di purificazione attraverso l’inalazione dei fumi dei semi di cannabis, gettate su pietre roventi al centro di piccole tende. Tracce di tale pratica è stata rinvenuta anche in Siberia. Jochelson racconta anche che le tribù che si trovavano nei pressi del fiume Araxes, lungo il confine Turco-Armeno gettavano il frutto di un albero, probabilmente la parte superiore dei fiori di canapa, nei loro fuochi e l’odore che si sprigionava li inebriava, fino ad intossicarli (19).
Sebbene le singole cerimonie variassero da tribù a tribù, un rapporto dell’antropologo Jochelson, che visse tra i Koryaki, riporta informazioni circa i poteri provati dagli antichi sciamani nella trance prodotta dall’amanita. Questi sotto l’effetto dell’amanita muscaria e con indosso delle pelli di animali raccontavano di essersi trasformati in animali. Nel loro rituale veniva adoperato anche il vino di miglio o di riso, la droga della magia e della metamorfosi (20).
Gli sciamanesimi maggiormente noti oggi al pubblico sono quello messicano, divenuto famoso grazie alla divulgazione delle opere di Carlos Castaneda, e quello siberiano, area in cui lo sciamanismo è stato praticato fino a tempi recenti. Tuttora lo sciamanesimo è presente in Perù dove si utilizza una bevanda allucinogena chiamata sanpedro derivata da un cactus (21).
Lo sciamanesimo può contenere al suo interno tracce di religioni e tradizioni locali. Lo testimonia il curandero peruviano Eduardo Calderón che crebbe in una famiglia cattolica e divenne curandero dopo aver seguito gli insegnamenti di un guaritore indigeno che utilizzava piante allucinogene e un altare denominato mesa su cui troneggiavano vari oggetti di potere. Nelle sue sedute Calderón sostiene di utilizzare forze terapeutiche presenti nell’universo (e questo è il medesimo concetto che troviamo a tutt’oggi nel reiki, nel «Pem» e nello Yoga) ed associa le forze del male a Satana e quelle del bene a Gesù Cristo. Calderón sostiene che è il subconscio umano a guarire ed anche questo concetto lo ritroviamo nello yoga e nei movimenti della nuova spiritualità.
Le piante allucinogene maggiormente usate dagli sciamani sono i funghi sacri Psilocybe. Tra i Mazatec anche i pazienti assumono i funghi allucinogeni al fine di partecipare in modo attivo al trattamento dello sciamano.
Il vecchio «Sciamano» ancestrale si è trasformato nel «Curandero» depositario delle conoscenze tradizionali di fitoterapia.
Dal curandero si esige la capacità di manipolare «magicamente» «le virtù» delle piante e di riconoscere «la virtù» del luogo dove esse crescono.
Per il curandero, infatti, ciascuna specie vegetale usata nella fitoterapia andina-amazzonica possiede due qualità specifiche: una intrinseca alla specie, ed è il potere della pianta; un’altra indotta dal luogo dove cresce.
Alla virtù intrinseca della pianta ed alla virtù del luogo ove essa cresce occorre aggiungere un terzo elemento che proviene dal curandero stesso: il suo potere, che funge da catalizzatore dei poteri della pianta, li esalta e li mette a disposizione del paziente (22).
In sintesi, quindi, nella medicina tradizionale andino-amazzonica una specie vegetale è considerata pienamente efficace dal punto di vista terapeutico, quando riassume in sé questi requisiti essenziali:
– potere della pianta
– potere del luogo dove cresce
– potere magico del curandero.
Esaminiamo ora uno schema di trattamento con piante medicinali dell’area andino-amazzonica, così come è proposto in alcuni Centri e Cliniche del Sud America, ove si cerca di attuare un’integrazione tra la medicina ufficiale e la medicina tradizionale.
Si parte, come sempre, dalla storia clinica minuziosa del paziente del quale si approfondisce non solo l’aspetto organico ma anche quello psichico.
Le fasi terapeutiche da seguire sono tre:
A – Fase Depurativa
B – Fase Curativa
C – Fase Preventiva
A – La Fase Depurativa è basilare nella medicina tradizionale, poiché il suo obiettivo è quello di disintossicare l’organismo, regolare le sue funzioni e prepararlo per una migliore utilizzazione delle piante curative in modo da ottimizzare la successiva azione terapeutica. È indispensabile in questa prima fase consigliare una dieta bilanciata, esente da tossici, da adeguare al quadro clinico del paziente.
Tra le piante depurative che vengono impiegate è utile ricordare:
Canchalagua (Pectis trifida), efficace nel trattamento dei processi eruttivi.
Cola De Caballo (Equisetum giganteum), disinfiammante e diuretico. Questa fase depurativa può durare da 30 a 45 giorni sempre in relazione al quadro clinico da trattare.
Flor De Arena (Tiquilia paronychioides), che aiuta ad eliminare l’eccesso di acido urico.
Hercampuri (Gentianella alborosea), pianta depurativa e colagoga presente sulle Ande tra i 2.500 e 4.300 metri. In lingua inca significa «colui che va da un villaggio all’altro» per intendere quei guaritori itineranti che portavano con se le erbe curative. Oggi è molto usata anche nelle diete dimagranti per la sua azione ipocolesterolemizzante.
Manayupa (Desmodium sp.), pianta diuretica e disinfiammante che purifica l’organismo soprattutto dalle tossine esogene provenienti da alimentazione inadeguata, contaminazioni ambientali, intossicazioni da farmaci.
Sanguinaria (Alternathera halimifolia) che favorisce la circolazione.
B. La Fase Curativa consiste nella somministrazione di piante specifiche per ciascuna infermità. Queste sono dosate in forma individualizzata e per periodi limitati.
Tra le piante che agiscono sul tratto digestivo vanno ricordate:
Carqueja (Baccharis crispa), nella gastrite;
Paico (Chenopodium ambrosoides), come antiparassitario;
Agracejo (Berberis sp.), nella litiasi;
Sen (Cassia angustifolia), purgante non irritante;
Pajarrobo (Tessaria integrifolia), tonico epatico.
Tra le piante che agiscono sull’apparato respiratorio ad azione broncodilatatrice vanno ricordate:
Mullaca (Muehlenbeckia vulcanica);
Huamanripa (Senecio tephrosioides);
Borraja (Borrago officinalis);
Asmachilca (Eupatorium triplinerve), indicata nelle crisi asmatiche;
Eucalipto (Eucaliptus sp.) e Retania (Spartium junceum), impiegate sotto forma di inalazioni per liberare le vie respiratorie e con notevole azione antibatterica;
Choquetacarpo (Spergularia ramosa), proposta nel trattamento della tubercolosi polmonare.
Altro gruppo importante è costituito dalle piante ad azione antinfiammatoria con particolare effetto sull’apparato genitourinario e riproduttore:
Flor Blanca (Buddleja incana);
Hierba Juan Alonso (Xantium spinosum);
Llanten (Plantago mayor e Plantago hirtella);
Tornillo (Thymus sp.);
Muña-Muña (Minthostachys setosa);
Cuti-Cuti (Notholoenia nivea), pianta usata nel trattamento del diabete è il stimolando le cellule beta che oltre a diminuire la glicemia favorisce la funzione pancreatica.
Per quanto riguarda il sistema nervoso, oltre alle classiche piante sedative usate ormai in tutto il mondo come:
Valeriana, Camomilla e Passiflora. Un ottimo tonico è considerato il Marcco (Franseria artemisioides).
C – La fase preventiva consiste nel seguire un’alimentazione corretta, nel sottoporsi a cicli depurativi periodici e nell’utilizzare piante capaci di stimolare e migliorare le proprie capacità difensive.
Guayacan (Tabebuia heteropoda) ed Uña de Gato (Uncaria tomentosa), che potenziano il sistema immunitario. Quest’ultima, in particolare, preziosa fonte di principi attivi, attualmente impiegata in moltissime formulazioni in tutto il mondo.
Maca, per potenziare la sfera sessuale e genito-riproduttiva;
Caigua, nella prevenzione delle dislipidemie.
La festa nelle Oasi Wwf
Martedì 2 febbraio si festeggia in tutto il mondo la World wetlands day, la Giornata dedicata alle zone umide di importanza internazionale. Questi ambienti sono in grado di garantire beni e servizi ecosistemici essenziali, dall’acqua pulita alla protezione dalle inondazioni, e rafforzare così la resilienza ai cambiamenti climatici. Laghi, lagune, stagni e paludi garantiscono anche rifugio e cibo a tantissime specie, dai fenicotteri alle anatre ai limicoli e la presenza di questi offre ai visitatori delle zone più protette veri e propri spettacoli di natura.
L’appuntamento arriva anche in coincidenza con la chiusura della caccia, prevista da calendario per domenica 31 gennaio: la prossima domenica sarà dunque un’ottima occasione per inaugurare una stagione di osservazioni tranquille di anatre, folaghe, aironi, i piccoli limicoli e molte altre specie che affollano durante l’inverno le zone umide e vivere un’esperienza di conoscenza e divertimento a contatto con la natura.
In Italia il Wwf tutela molte aree umide che rappresentano buona parte delle oltre 100 Oasi dell’Associazione.
Già da domenica 31 gennaio in alcune di esse sono previste visite guidate speciali. Eccone alcune:
A nord, nell’Oasi Valle Averto (Veneto) visite guidate domenica pomeriggio dalle 14,30.
A pochi chilometri da Roma, nell’Oasi di Alviano (provincia di Terni), appuntamento la mattina alle 10,00 per attraversare il sentiero natura e visitare la Mostra fotografica sulle specie presenti nell’area protetta.
In Toscana, nelle storiche Oasi di Burano e Orbetello (Provincia di Grosseto) apertura straordinaria anche martedì 2 febbraio mentre domenica 31 Burano offrirà una visita guidata dal mattino con laboratori naturalistici all’aperto.
In Campania, nell’Oasi di Persano (Salerno), uno dei rifugi della rarissima lontra di fiume, si parte domenica alle 10. Quest’anno l’Oasi è stata scelta da una specie particolarmente rara, il falco pescatore, reintrodotto in un’area protetta toscana e che ha deciso di trascorrere l’inverno lungo le sponde protette del fiume Sele. Si potrà assistere anche alle operazioni di inanellamento degli uccelli, attività di ricerca che viene svolta quasi in tutte le aree del Wwf.
In Puglia ritrovo a Le Cesine sempre domenica alle ore 12,30 (vicino a Lecce) per una visita guidata.
Martedì 2 febbraio invece, è prevista una speciale Cerimonia nell’ambito di «Ecology 150 Anniversary», ovvero, l’anniversario della formalizzazione del concetto di ecologia, nato nel 1866 grazie ad Ernst Haeckel, biologo, naturalista, filosofo, scrittore, professore e artista tedesco.
Appuntamento dunque il 2 febbraio per la conferenza inaugurale (ore 11) a Lecce (Sala della Grottesca, Rettorato, Università del Salento). Alle 12,30 visita guidata presso la Riserva naturale delle Cesine. Le attività pertinenti la celebrazione Ecology 150 sono portate avanti insieme a numerose organizzazioni scientifiche e non, dall’Accademia Nazionale delle Scienze, alla Rete di ricerca lungo termine Lter, Wwf Oasi, LifeWatch Italia e molte altre; esse assumeranno format diversi, da classiche conferenze e seminari, ad attività di citizen science e per le scuole.
PHARMACOELECTRODYNAMICS AND PSYCOENERGETICS TO IMPROVE POWER OF DRUG AGAINST DISEASES
Vincenzo Valenzi, Ubaldo Mastromatteo, Albina Pisani, Pasquale Avino.
http://www.unimeier.eu/dipartimenti/scienze-biomediche.html
www.cifafondation.org
ABSTRACT
It is possible improve efficacy of great drug in the therapy of pain, infections, allergy, stress and gastric disorders, hypertension, in Pain After Surgery: Managing & Treating… and many other diseases using elettroquantistic model and technologies applied with dynamometry, skin electric measure that could improve also the autogestion of first level of therapy by people in far theatres.
This practical development must be tested asap not only on the operative field, but also to theoretical and experimental pharmacological clinics in great center of researches and in biophysical theoretical development using the fundamental basis posed 15 years ago in a research on 500 military in GDF in Rome.
In this pharmacoelectrodynamics model we can see how electrical phenomena are operative not only at the level of a single cell but in all human body on top of to nervous and muscolar system, with not only ecg or eeg or emg but with with other electric and Ohm applications to life.
Over the last fifty years, R. Voll showed that human body could be seen as an electrical system with the electric circuitry not in the Chinese meridians scheme based on a qualitative Yin Yang law, but following a quantitative Ohm’s Law and that coherent and incoherent quantum interactions rule on the bioelectrical status (connected with performance status and phisiopatological processes).
In a nutshell, the appearance of electric voltage on the skin suggested that an electromagnetic (e.m.) and a quantum mechanism could underlie the so call pseudo-allergies to drug: since these symptoms were the effects of drug, the intriguing possibility arises that the molecules of drugs could involve a quantum and e.m. action apart from the well know chemical action.
Hence, the paradigm: It’s the dose that make the drug, may not be universal.
General measure on meridians (work carried out by Valenzi, Gorgo, Ragulskaja and others) highlighted in subjects with meteoropathies and various pathologies, that the electrical resistance increased in physical electric circuits with a medium of about 43 scale unites of SEP corresponding to 130,000 Ω. “Normal” level of resistance in human body measured with the EAV (Electric acupuncture of Voll) is 95.000 Ohm =50 us After the administration of a coherent therapy, we saw a decrease in the resistance in a medium at 39,000 Ω (70 us), with an improvement of bioelectric performance due to an increase of physical electric currents, in accordance with Ohm’s law, I= V/R.
Power in the biological system, measurable with dynamometer (0-100 Kg) with muscular test, vary withW=V×I, with functional correlations (performance status, immunological status, muscle power, pain, inflammation, allergy, dyspnea, etc.).
It is well known from the work of Bohm-Aharonov, Josephson, Putof, Preparata, Trukan, and others, that the electro conductive phenomena could be influenced not only from B and E (the electric and magnetic fields) but also from A (the vector potential).
This effect seems play a real role in our understanding of the critical problem of side effects of drug (more than 100000 Americans die every year Lazarou et al. JAMA 1998; 279:1200–1205). It open a new way towards pharmacoelectrodynamics for a tailor made or coherent therapy with drug, nutriceuticals, spa, etc. that could improve the risk/benefit ratio in medical treatments and power of drug against diseases.Of course many research could be developed in fundamental areas of anatomy, physiology, ,neuroscience, quantum chemistry etc. in a very easy and intriguing approach to global human system that could be tested on critical areas where Health and Power of people is essential to win in the various field of competitions. 15 years of medical practise and fundamental research teach us that we can improve, here and now, the great and wonderfull power of drug therapy, reducing near zero side effects. Now this results must be IN PRACTISE with instruction on people that need fast treatment of common disorder as allergy, pain, gastritis, stress ecc.).
References
Vincenzo I. Valenzi, Maria Luisa Roseghini: From Drug intolerance to a SEP (Skin electric Parameters) driven therapy. Some preliminar observation. Rivista di Biologia/Biology Forum 93 (2000) pp. 306-312.
V. I Valenzi, B. Messina: Procedings meeting on: The role of quantum electro dinamycs in medicine. Rivista di Biologia/Biology Forum 93 (2000) pp. 267-312.
Vincenzo I. Valenzi: I Farmaci, da oggi, possono essere usati su misura. Il Nuovo Medico d’Italia On Line. www.numedi.it
A. Pisani V. I. Valenzi, M.C. Lucchetta, M. Grassi, A. Serio P. Avino, M. Russo, A. Fraioli SEP variations on subjects with chronic constipation in idropinic treatment.VII Intern. Conference “COSMOS AND BIOSPHERE“:1-6/X 2007Sudak Crimea
V.I. Valenzi, G. Belisario, M.C. Lucchetta G. Andreoni, A. Pisani, A. Serio, G. Mennuni, G.E. Gigante, M.V. Russo, P. Avino A. Fraioli:Management of the neurovegetative dystonias in microgravity: first results of the “look and see” involving mineral water International Crimean Conference “Cosmos and Biosphere” (Sudak, Crimea, Ukraine, October 1-6, 2007.
Allan Widom, Yogi Srivastava, Vincenzo Valenzi: The Biophysical Basis of Water Memory.
International Journal of Quantum Chemistry (Wiley and Sons), Published on line
May 19, 2009[DOI: 22140]
Flavio Fontana, Mikhail Zhadin, Vincenzo I. Valenzi: The possible role of stacastic resonance in the explanation of Benveniste-Like effects. Proceedings of Int. Conference on new technology of r medicine Yalta-Gourzuf 8-10 June 2009 Open education.
Vincenzo I. Valenzi, Alba Pisani, Pasquale Avino and Aldo Calandri
On pharmacoelectrodynamics: from drug intolerance to a sep (skin electric parameters) driven therapy, Biologically Active Substances: Fundamental and Applied Problems” (BAS 2011) Novy Svet Crimea (UA) 22-28 May 2011.