Le ruspe della Snam distruggono un villaggio di 3.500 anni fa

Tempo di lettura: 3 minuti

֎A Case Pente, nella piana di Sulmona, su autorizzazione del ministero della Cultura. Un vero e proprio crimine storico e culturale. La tutela dei beni archeologici subordinata agli interessi della multinazionale del gas. Inascoltati i Comitati dei cittadini. Inspiegabile silenzio della Soprintendenza֎

Spazio, orti hi-tech e facility per prepararsi a Luna e Marte

0
Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – Innovazioni per lo spazio: Enea presenta all’International Astronautical Congress (Iac) prototipi speciali per lo space-farming, orti in grotta e facility in grado di simulare le condizioni presenti nello spazio, ma anche sistemi biorigenerativi per riciclare risorse ed energia sulle stazioni orbitanti.  Iac, in programma dal 14 al 18 ottobre a Milano (Allianz MiCo – Milano Convention Centre), è la più importante conferenza internazionale dedicata allo spazio, organizzata dall’International Astronautical Federation (Iaf) e ospitata in Italia dalla Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica (Aidaa), con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Leonardo.  In questa 75esima edizione della conferenza internazionale, Enea sarà presente allo stand dedicato al progetto ‘Space It-Up!’, proposto come partenariato esteso sulle attività spaziali del Pnrr e finanziato con 80 milioni di euro da Asi e dal ministero dell’Università e della Ricerca (Mur).  In particolare, Enea presenterà prototipi e modelli in scala di orti per la coltivazione di microverdure nello spazio e video per illustrare laboratori, competenze e professionalità specializzate nelle biotecnologie innovative e nelle soluzioni tecnologiche di frontiera per consentire a uomini, piante, insetti e batteri di sopravvivere in orbita e di ricostruire bioecosistemi nello spazio a supporto della vita in ambiente extraterrestre.  Un sistema innovativo completamente automatizzato per la coltivazione idroponica di diverse specie di microverdure, dotato di specifiche luci al Led full-spectrum e di un braccio robotico integrato, allestito all’interno di una camera di coltivazione in una tenda gonfiabile autoportante. Realizzato da Enea in collaborazione con Università Sapienza di Roma, Hort3Space ha partecipato alla missione Amadee24 di simulazione di una missione su Marte organizzata nel 2024 dal Forum Spaziale Austriaco (OeWF) in una regione desertica dell’Armenia Un micro-orto per testare la possibilità di coltivare verdure fresche in ambiente spaziale, senza la supervisione dell’astronauta. Il nanosatellite con a bordo la camera di coltivazione di micro-ortaggi, realizzato grazie alla collaborazione tra Asi, Sapienza Università di Roma, Enea e Università Federico II di Napoli, è stato portato ad un’orbita di circa 6000 km, dove è stata effettuata la sperimentazione scientifica obiettivo della missione. Facility unica in Europa nel campo della qualifica e dello studio della resistenza a radiazioni di materiali, componenti e sistemi biologici per ambienti ostili, Calliope consente di condurre test con dosi assorbite estremamente elevate e un controllo dosimetrico molto accurato. Utile per numerose applicazioni nei settori spazio, energia, fisica delle alte energie e beni culturali, la facility è tra le eccellenze del programma Asif (Asi Supported Irradiation Facilities), network di primo livello delle facilities di irraggiamento a servizio della comunità spaziale nazionale ed internazionale secondo gli standard dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), e di Aida 2020, l’infrastruttura avanzata europea del Cern (Conseil européen pour la recherche nucléaire) dedicata allo sviluppo di rivelatori di radiazione.  Una missione ‘analoga’ in grotta per simulare le condizioni di confinamento ambientale degli ambienti lunari. Gea consentirà di studiare la permanenza prolungata degli astronauti in ambienti confinati, svolgendo attività scientifiche e sviluppando esperimenti su problematiche quali l’isolamento, l’assenza di luce e gli spazi ristretti. Verrà sviluppato anche un sistema di coltivazione di microverdure in grotta. Partecipano al progetto, oltre a Enea, l’Università Sapienza di Roma (coordinatore) e il Club Alpino Italiano. Un prototipo integrato in grado di trattare le acque reflue degli astronauti grazie a celle a combustibile microbiche che produrranno energia elettrica e gel fertilizzanti, utili per la coltivazione di microverdure e nano-pomodori. Oltre a Enea, partecipano al progetto, finanziato da Asi, Università Sapienza di Roma e di Southampton, Cnr, Kayser Italia e Club Alpino Italiano. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Italiani e crisi climatica: percezione, rischi e responsabilità

0
Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) – Il cambiamento climatico è in atto e gli italiani sono consapevoli della sua evoluzione e ritengono che la causa sia da ricercare soprattutto nelle attività antropiche. E' quanto emerge dalla ricerca 'Il cambiamento climatico nella percezione degli italiani' condotta da Eumetra per conto di 3Bmeteo. L’Osservatorio Meteo Companion 2024 (giunto alla sua terza edizione) dell’istituto di ricerca sociale e di marketing guidato da Matteo Lucchi ha intervistato, tra il 29 agosto e l’11 settembre 2024, un campione rappresentativo della popolazione italiana (1.512 persone dai 18 ai 70 anni attraverso metodologia Cawi) per sondare le opinioni dei nostri connazionali.  Secondo l'indagine, tra fenomeni atmosferici estremi in un’alternanza di alluvioni e periodi siccitosi, l’82% degli italiani pensa che il cambiamento climatico sia 'un fatto accertato' o 'una teoria fondata scientificamente'. Solo l’11% del campione ritiene che sia 'una teoria da dimostrare' e un esiguo 4% è convinto che sia 'priva di fondamento'. Persiste infine anche un 3% che la considera 'una bufala'. Il 47% degli italiani pensa che il cambiamento climatico sia l’effetto del 'comportamento dell’uomo': se si somma il 37% che ritiene che il cambiamento climatico sia 'normale evoluzione del pianeta, accelerata dal comportamento umano', arriviamo a un 84% (circa 33,6 milioni di persone) che considera l’uomo responsabile del cambiamento climatico. Solo per il 7% del campione intervistato è conseguenza della 'normale evoluzione del pianeta' (senza intervento umano) e una pari percentuale sostiene di 'non credere al fenomeno'. Il rimanente 2% non ha un parere definito. In questo quadro, le preoccupazioni circa il cambiamento climatico, riguardano: siccità/carenza di acqua 55%; aumento delle temperature 51%; scioglimento dei ghiacciai 50%; alluvioni 50%; temporali di forte intensità 47%; grandinate 41%; innalzamento del livello dei mari 38%; riduzione o assenza di nevicate 34%. Le azioni più importanti da adottare per contribuire a mitigare la situazione sono una esplicita richiesta ad autorità e legislatori: energia da fonti rinnovabili (50%), riduzione dei consumi di acqua (46%) e dei consumi di energia (43%) sono le misure a cui gli italiani riservano moltissima attenzione. Meno indicate le misure che pesano sul comportamento individuale delle persone: una mobilità che faccia uso di mezzi poco o non inquinanti (38%), un turismo più sostenibile attraverso il rispetto del territorio, consumi più responsabili e mezzi di trasporto non inquinanti (38%) e, infine, acquisti verdi, etici e responsabili (carta riciclata o prodotti bio tra gli altri) indicati dal 36%. E nel confronto tra i dati del 2024 sul 2023 emerge una crescita generalizzata della consapevolezza e tutte queste soluzioni vengono indicate da un numero crescente di intervistati.  Nei tre anni osservati dallo studio, condotto da Eumetra per conto di 3Bmeteo, non emergono significative variazioni tra i canali di consultazione delle previsioni meteorologiche. L’unica leggera e tendenziale differenza è la riduzione della consultazione delle previsioni meteo su quotidiani digitali o cartacei. Al primo posto, infatti, ci sono le App (il 71% le consulta sempre più spesso contro il 69% del 2021 e il 70% del 2023), seguono i siti specializzati con il 57%. La televisione è quest’anno al 45%, la radio si assesta al 19%. 'Fiducia nelle informazioni' è il primo driver di scelta di una App di previsioni meteo. “In 3Bmeteo riteniamo che una maggiore consapevolezza sul cambiamento climatico possa aiutare gli italiani a comprendere quanto stia accadendo per favorire l’adozione di azioni correttive quotidiane. Innalzamento delle temperature, alluvioni e siccità riempiono le cronache e generano preoccupazioni, la ricerca di Eumetra si inserisce nel più ampio ‘Project for the Climate Change’ di 3Bmeteo per aiutare le persone a comprendere meglio i fenomeni e a fornire loro le informazioni di cui hanno bisogno. Per migliorare i nostri servizi analizziamo anche i canali utilizzati per consultare le previsioni atmosferiche. Dallo studio emerge che la notorietà (83%) e l’utilizzo (51%) di 3Bmeteo crescono proporzionalmente: indici importanti per le nostre iniziative e per l’impegno nel ricercare l’affidabilità delle previsioni, trasmettendo informazioni complete e di facile consultazione”, sottolinea Massimo Pietro Colombo, membro del Consiglio di Amministrazione di 3Bmeteo.  “Misurare la percezione sul cambiamento climatico restituisce una fotografia di come gli italiani stiano vivendo l’evoluzione in atto: emerge la convinzione che la responsabilità sia insita nel comportamento dell’uomo e la necessità di una maggiore ricerca di sostenibilità nel quotidiano. A essere più preoccupate rispetto alla media sono le persone più mature, mentre i 18 – 34enni, che per condizione anagrafica hanno un’idea del futuro più aperta e fiduciosa, hanno maggiore speranza che la società intraprenda azioni correttive e comportamenti virtuosi, che peraltro loro già applicano quotidianamente”, sottolinea Alberto Stracuzzi, Market Research Director di Eumetra.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Carbon capture, buone notizie dalla Germania

0
Tempo di lettura: < 1 minuto

(Adnkronos) – Tecnologie come quella della carbon capture rappresentano un tassello fondamentale della lotta al riscaldamento globale. Se perfezionati, questi dispositivi possono infatti ingabbiare l’anidride carbonica prodotta dall’uomo, riducendo il potenziale inquinante di molte delle nostre attività. Un gruppo di ricerca dell’Università di Düsseldorf ha risposto all’appello con una proposta originale. Gli scienziati avrebbero sintetizzato un nuovo composto, che potrebbe rendere molto più efficienti i processi di cattura dell’anidride carbonica. Lo studio è stato pubblicato su “Nature Communications”. —sostenibilita/tendenzewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Agricoltura, Farming for Future: su quella biologica bene monito Corte dei Conti europea

0
Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) – L’agricoltura biologica in questi giorni è in primo piano nel dibattito europeo. La Corte dei Conti europea, infatti, ha posto l’accento su un nervo scoperto della politica agricola comune, in attesa di una riforma complessiva del sistema agricolo a cui sarà chiamata la nuova legislatura europea. La Fondazione Farming for Future "guarda con attenzione alla relazione della Corte perché ha messo a fuoco l’importanza di prevedere politiche di lungo respiro che tengano conto anche degli obiettivi ambientali e di mercato". La Corte, infatti, ricorda la Fondazione, "ha espresso preoccupazioni riguardo al sostegno di Bruxelles all’agricoltura biologica, evidenziando le carenze strategiche e l’assenza di obiettivi definiti per il 2030, in un mercato che rimane ancora confinato a una nicchia. In tale scenario, anche la PAC è stata posta sotto i riflettori della Corte, accusata di non soddisfare a pieno gli obiettivi ambientali e climatici dell'Ue, in particolare per quanto riguarda i piani nazionali. In risposta, la Commissione ha confermato il proprio sforzo nel perseguire gli obiettivi legati allo sviluppo dell’agricoltura biologica, nonostante i fattori esterni, come la guerra in Ucraina, che ne stanno rallentando il progresso". In questo contesto, partendo da un’analisi di ciò che serve per definire una politica agricola europea davvero efficace per sviluppare il settore primario, la Fondazione Farming for Future, nata con il supporto del CIB-Consorzio Italiano Biogas, offre una strada che si propone di integrare agricoltura, industria e ricerca attraverso un percorso condiviso con tutti gli attori chiamati ad attuarla. “La Fondazione si concentra sugli strumenti concreti che permettono all’agricoltura di abbattere le emissioni piuttosto che le produzioni, chiamando in causa tutti coloro che dovranno farsi carico della sfida.”, commenta la Presidente Diana Lenzi. “Se tutti siamo d’accordo con l’obiettivo di ridurre le emissioni e l’uso della fertilizzazione di sintesi, la ricetta per raggiungere questa sfida a mio avviso non risiede tanto ad esempio nell’estensione delle aree dedicate al biologico, ma in un cambio di paradigma nella gestione del suolo e nella filiera di produzione agricola che, come propone la Commissione, deve guardare tutto il percorso, dal campo alla forchetta”. Le sfide del settore primario sono molteplici e su più campi: quello alimentare, energetico e digitale. Come ogni “transizione multipolare” bisogna valorizzare tutte le risorse già esistenti per poter accelerare il percorso con il minor costo per coloro che devono attuarla. In questo senso, il modello proposto dalla Fondazione può essere letto da diverse angolazioni. Partendo da ciò che residua, ad esempio, dal processo di digestione anaerobica per la produzione di biogas e biometano otteniamo il digestato. Un sottoprodotto che ha dimostrato di essere un ottimo fertilizzante organico e di svolgere un ruolo cruciale per la fertilità dei suoli, che potrebbe fornire un supporto prezioso anche in agricoltura biologica.  Per questo motivo nel monito della Corte, la Fondazione riconosce anche un richiamo all’impianto generale su cui la Farm to Fork pone la sua ratio. “La sfida per l’agricoltura biologica europea per svilupparsi efficacemente deve considerare le agricolture che si svolgono nei diversi Stati, proponendo misure che rappresentino davvero una sintesi delle esigenze, attraverso approcci replicabili. Partendo dall’esperienza italiana e dal modello che abbiamo costruito possiamo davvero ridurre le emissioni, preservando la competitività del settore. Il digestato, in questo senso, così come la diffusione di pratiche innovative che consentono di ridurre gli input per unità di prodotto finito, rappresentano una soluzione chiara. Con il lavoro della Fondazione che spinge sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico e di esperienze in ambito agricolo, auspichiamo di poter diffondere e ampliare la voce degli agricoltori italiani affinché la prossima Commissione europea e il lavoro del nuovo Commissario Hansen portino a importanti passi in avanti e un cambio netto di rotta. Solo partendo da ciò che c’è e funziona si possono costruire politiche efficaci, volano per gli investimenti e per lo sviluppo. La riforma della PAC non è esclusa da questa riflessione. E’ fondamentale che l’agenda europea adotti una visione strategica di lungo periodo, che guardi ai diversi mercati a cui si rivolge l’agricoltura per costruire un settore efficiente ed equo, in grado di affrontare le sfide future”, conclude Lenzi. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Gli ecologi inascoltati

0

Tempo di lettura: 4 minuti Goldsmith e i sistemi naturali e umani ֎Se si riescono ad ottenere tecnologie pulite ma non si mette un freno alla «sviluppo economico», prima o poi avremo ugualmente il problema […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

Park Litter, nei parchi urbani 5 rifiuti ogni metro quadrato

0
Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – Rifiuti abbandonati nei parchi urbani, una piaga che non si ferma. Secondo i dati della nuova indagine di Legambiente Park Litter, nel 2024 sono stati 20.757 i rifiuti raccolti e catalogati dai volontari nei 42 transetti eseguiti in 35 parchi urbani in 12 città: Ancona, Bari, Caltanissetta, Codigoro (FE), Firenze, Milano, Moncalieri (TO), Napoli, Perugia, Pineto (TE), Roma, Torino. Circa 5 rifiuti ogni metro quadrato monitorato. Tra i rifiuti più trovati si confermano al primo posto i mozziconi di sigaretta (11.077, il 53%), seguiti da tappi di bottiglia/barattoli e dalle linguette di lattine (1.436, il 7%). A segnalarlo l'associazione in vista dell'avvio ufficiale della 32esima edizione di Puliamo il Mondo (dal 20 al 22 settembre), la storica campagna di volontariato ambientale organizzata in Italia da Legambiente per ripulire dai rifiuti abbandonati aree verdi, strade, piazze, sponde di fiumi e spiagge. Migliaia gli eventi in programma dal nord al Sud del Paese e che anche quest’anno avranno come protagonisti cittadini di tutte le età, studenti, amministrazioni e aziende, impegnati per fare un gesto concreto per l’ambiente. Ad aprire il weekend di Puliamo il Mondo sarà domani 18 settembre, alle 10:30, l’anteprima organizzata a Napoli presso piazza Garibaldi. Un luogo simbolico, altamente frequentato, protagonista di un progetto di rigenerazione urbana e sociale che vedrà all’azione, muniti di guanti e sacchetti, i volontari e le volontarie di Legambiente e di 13 associazioni di volontariato aderenti all’iniziativa: Croce Rossa Italiana, Caritas, Dedalus cooperativa sociale, Erasmus Student Network, Azione Cattolica, i segni dei tempi, Un Ponte Per, Agesci, Focsiv, Centro Astalli, la comunità palestinese, Action Aid, Libera. Tutte insieme unite anche per lanciare un messaggio di pace.  Raggruppati per categorie di materiali, i rifiuti dispersi nei parchi sono riconducibili per il 74% ai polimeri artificiali (plastiche) per un totale di 15.452 rifiuti, per l’8,6% al metallo (1.787 rifiuti), l'8% a carta e cartone (1.603), il 6% a vetro e ceramica (1.154), il 4% ad altre tipologie di rifiuti. Segnala Legambiente: "La categoria 'altri oggetti in plastica identificabili ma non in lista' è costituita da coriandoli (1.101, il 5% del totale dei rifiuti), oggetti che si usano per festeggiare ma che si diffondono molto facilmente nell’ambiente, anche trasportati dal vento".  Legambiente, inoltre, sottolinea che le principali zone di accumulo dei rifiuti nei parchi urbani restano perlopiù sotto o nelle vicinanze di panchine e tavoli da picnic e dei cestini. Il vento resta la principale causa della dispersione dei rifiuti nell’ambiente, unita al fatto che spesso i cestini sono privi di copertura. Solo in 19 transetti su 42 (46,3%) Legambiente ha trovato questa caratteristica utile a prevenire la dispersione di materiale. Rifiuti che, spesso, attraverso tombini e canali di scolo dai parchi urbani arrivano fino al mare.  “In Italia non si arresta la piaga dei rifiuti abbandonati – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Da 32 anni, con Puliamo il mondo, promuoviamo l’informazione e la sensibilizzazione sul tema dei rifiuti abbandonati e dispersi promuovendo strumenti e soluzioni per ridurne sempre di più la presenza e organizzando iniziative di cittadinanza attiva in difesa dell’ambiente, restituendo, grazie alle volontarie e ai volontari, alla comunità luoghi più puliti, accoglienti e anche più inclusivi. Infatti, con il motto 'Per un clima di pace', la campagna vuole farsi promotrice e sostenitrice di una società che promuove la pace e l’inclusione, secondo il principio che è cittadino di un luogo chi se ne prende cura, attraverso il rispetto della diversità, rifiutando la guerra, ogni forma di pregiudizio, violenza, di odio e discriminazione. Vi aspettiamo questo weekend, insieme possiamo fare la differenza".  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

L’altra intelligenza: come le piante sperimentano e fanno mondo

Tempo di lettura: 10 minuti ֎Riconoscere il valore morale della vita vegetale (con o senza l’implicazione del termine «intelligenza» forse al bivio di una necessità di revisione di orizzonte di significato) non solo arricchisce la […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

La scienza sulle tracce dei furbetti del miele

0
Tempo di lettura: < 1 minuto

(Adnkronos) – La comunità scientifica si è messa sulle tracce dei furbetti del miele, dopo che un rapporto della Commissione Europea pubblicato lo scorso anno aveva suonato il campanello d’allarme. Un gruppo di ricercatori inglesi propone una soluzione originale, con l’obiettivo di prendere in castagna i truffatori. Visto che a venire spacciati per miele sono dei comuni sciroppi ricavati da barbabietola, riso e grano, sarebbe sufficiente sottoporre i prodotti a un esame del DNA per verificarne l’autenticità. Lo studio è stato recentemente pubblicato su “Food Control”. —sostenibilita/tendenzewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Clima, “ghiacciaio della Marmolada ormai morente”

0
Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) –
Accelera la fusione del ghiacciaio della Marmolada, al ritmo attuale entro il 2040 non esisterà più. A fare il punto è Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con Cipra Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, che oggi conclude il suo viaggio sull’arco alpino con la sesta tappa sulla Marmolada diffondendo i dati sullo stato di salute del ghiacciaio e informando i cittadini sugli effetti della crisi climatica ad alta quota. "Il ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, è ormai un ghiacciaio in coma irreversibile – spiega Legambiente – Dal 1888 è arretrato di 1.200 metri e con un innalzamento della quota della fronte di 3500 metri. Negli ultimi cinque anni il ghiacciaio ha perso ben 70 ettari di superficie, ossia pari a 98 campi da calcio passando da circa 170 ha del 2019 ai 98 nel 2023. A questo ritmo entro il 2040 il ghiacciaio della Marmolada non esisterà più. Una condanna a morte che condivide con i due ghiacciai più grandi delle Alpi, quello dell’Adamello, situato tra Lombardia e Trentino, e quello dei Forni, in Lombardia, tutti e tre posti sotto i 3500 metri e segnati da perdite di spessore importanti".  "Misure sulle condizioni superficiali dei ghiacciai indicano che il ghiacciaio della Marmolada e dei Forni hanno picchi di perdita di spessore a breve termine rispettivamente di 7 e 10 cm al giorno; mentre per il ghiacciaio dell’Adamello le misurazioni a lungo termine rilevano che la perdita di spessore derivata dalla fusione glaciale permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni '80", spiega l'associazione.  Il ghiacciaio della Marmolada è un "super osservato speciale da Carovana dei ghiacciai che ha fatto tappa sulla Regina delle Dolomiti già nel 2020 e nel 2022 per poi tornarci nel 2024. Quello che emerge è un ghiacciaio in forte sofferenza: se 136 anni fa si estendeva per circa 500 ettari, ed era grande come 700 campi da calcio, dal 1888 ha registrato una perdita areale superiore all’80% e una perdita volumetrica superiore al 94%. Nel 2024 lo spessore massimo è di 34 metri. L’accelerata della fusione del ghiaccio ad alta quota sta lasciando il posto ad un deserto di roccia bianca, levigata da quello che un tempo era il grande gigante bianco, e prendono vita nuovi ecosistemi".  “Le Alpi sono un luogo fondamentale a livello nazionale ed europeo, ma sono anche sempre più fragili a causa della crisi climatica che avanza. Il ghiacciaio della Marmolada – dichiara Vanda Bonardo responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia – ne è un esempio importante e con Carovana dei ghiacciai abbiamo raccontato la sofferenza di un ghiacciaio morente, segnato da un’accelerazione del processo di fusione che ha numeri impressionanti e che richiede risposte urgenti a partire da una governance sostenibile del territorio. Per questo abbiamo sottoscritto il Manifesto per Un’altra Marmolada per una fruizione sostenibile della montagna presentato da Climbing For Climate”.  “Con Carovana dei ghiacciai, che con questa tappa conclude la sua quinta edizione, non solo è importante conoscere e capire cosa sta accadendo ad alta quota, ma anche che impatti sta avendo la crisi climatica in queste aree montane e che ripercussioni sta provocando a valle. La conoscenza, unita alla ricerca scientifica – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – devono però essere accompagnate anche da politiche di adattamento e di mitigazione, e da interventi su scala nazionale e locale, coinvolgendo anche le comunità locali. Per questo riteniamo sempre più urgente l’attuazione, accanto alle politiche di mitigazione, di un efficace piano di adattamento nazionale alla crisi climatica, a partire dalle zone più vulnerabili, come l’alta montagna".  “I dati glaciologici sulla Marmolada rendono questo ghiacciaio emblematico per la sofferenza di tutti i ghiacciai alpini – dichiarano Valter Maggi e Marco Giardino, rispettivamente presidente e vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano – Si tratta di un corpo glaciale scarsamente alimentato che soffre a causa della pressione climatica e antropica. Le trasformazioni ambientali si stanno ripercuotendo su questo ambiente glaciale e dobbiamo tenerne conto sia per i ghiacciai sia per le aree circostanti”.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Venezia 81, Green Drop Award 2024 a ‘Vermiglio’ e ‘Ainda Estou Aqui’

0
Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – Ai film 'Vermiglio' di Maura Delpero e 'Ainda Estou Aqui' di Walter Salles, in concorso alla 81esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, è andato il 'Green Drop Award' 2024 di Green Cross Italia, giunto alla tredicesima edizione. Il premio, la goccia di vetro di Murano realizzata dal maestro Simone Cenedese, contiene quest’anno la terra della casa natale di Rachel Carson, a Springdale, nei pressi di Pittsburgh, in Pennsylvania. Il Green Drop Award, nato nel 2012, è il premio collaterale che Green Cross assegna al film, tra quelli in gara nella selezione ufficiale del Festival, che interpreta meglio i valori dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e della cooperazione fra i popoli. “Ci sono stati due titoli che hanno rappresentato i valori e la mission di questo premio”, ha spiegato la giuria d’onore presieduta da Simone Gialdini, direttore generale Anec – Associazione Nazionale Esercenti Cinema, annunciando i vincitori di questa edizione.  
Vermiglio per aver rappresentato, spiega una nota, "con echi poetici che richiamano il cinema di Ermanno Olmi, un mondo rurale che vive secondo il ritmo delle stagioni scandito dalla natura, dando vita a una narrazione che, oltre a recuperare memorie e valori di una società contadina ormai scomparsa, diviene un significativo apologo sulla modernità. Un’opera nella quale le montagne sono sfondo di ogni inquadratura fino a diventare protagoniste quanto gli interpreti. Una produzione cinematografica, infine, che, unisce alla tensione etica della narrazione quella tecnica e tecnologica di abbattere i suoi impatti e certificare la sostenibilità di ogni processo, nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni future".  
Ainda Estou Aqui perché "unisce il tema portante della resilienza civile al percorso della protagonista come attivista dei diritti civili, negli stessi anni in cui in Brasile si assiste, per esempio, alla campagna di perimetrazione dei territori della foresta amazzonica, ribadendo una volta di più, come i valori che riguardano l’umanità non siamo mai distanti e non possano essere disgiunti da un processo di crescita democratica e in generale come l’etica umana sia l’unica via di salvezza per il nostro pianeta".  Il Green Drop Award assegnato al film 'Vermiglio' è stato ritirato da Francesca Andreoli, produttrice del film, stamattina all’Hotel Excelsior, alla Terrazza Cinematografo. "Questo premio, per me, ha un significato particolare perché è il primo premio ricevuto da 'Vermiglio' che rappresenta il primo film prodotto da Cinedora, la mia nuova casa di produzione che ho fondato pochi anni fa con i miei soci Leonardo Guerra Seràgnoli, Santiago Fondevila e Maura Delpero. Questo primo premio a 'Vermiglio' mi fa capire che abbiamo imboccato la strada giusta che sicuramente cercheremo di seguire, anche nei prossimi film, negli anni a venire", ha spiegato Andreoli.  "'Vermiglio' – ha aggiunto – è stato un progetto produttivamente molto stimolante, ma anche molto impegnativo per rispettare il ciclo temporale della storia che la regista voleva raccontare, abbiamo deciso di girare davvero nel corso delle quattro stagioni: in questo modo abbiamo mostrato l’interno ciclo di vita del passaggio di tempo e delle stagioni del luogo. Il luogo è protagonista di questa storia, le montagne ricordano all’uomo quanto, in fondo, sia piccolo rispetto all’immensità della natura, una natura che ci dobbiamo impegnare sempre di più a conservare e a rispettare. In questo i protocolli di mobilità ambientale che sono stati studiati ed implementati in questi anni sono finalmente diventati uno strumento importantissimo ed imprescindibile per l’industria cinematografica e audiovisiva".  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Siccità ‘estrema’ in Sicilia e Sardegna a causa del cambiamento climatico

0
Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) – I cambiamenti climatici causati dall'uomo hanno aumentato la probabilità che la siccità provochi carenze idriche e perdite agricole devastanti in Sardegna e Sicilia del 50%. E' quanto emerge da uno studio di World Weather Attribution, condotto da 15 ricercatori, tra cui scienziati di università e agenzie meteorologiche di Italia, Svezia, Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi. Gli scienziati dell'organizzazione avvertono che siccità simili peggioreranno con ogni frazione di grado di riscaldamento in più, evidenziando l'urgente necessità di ridurre le emissioni a zero. L'analisi, in particolare, ha rilevato che: il calore persistente che fa evaporare l'acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici è alla base dell'aumento del rischio di siccità; senza gli effetti del riscaldamento causato dall'uomo, le siccità su entrambe le isole non sarebbero state classificate come 'estreme'; le isole italiane continueranno a sperimentare siccità più gravi con l'ulteriore riscaldamento indotto dai combustibili fossili, minacciando i raccolti di colture come il grano e le olive; una gestione efficace dell'acqua sarà fondamentale negli anni futuri con scarse precipitazioni. Per Mariam Zachariah, ricercatrice presso il Grantham Institute – Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra, “la Sardegna e la Sicilia stanno diventando sempre più aride a causa dei cambiamenti climatici. Il caldo torrido e prolungato colpisce le isole con maggiore frequenza, facendo evaporare l'acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici. Per gli agricoltori e le città che hanno sopportato mesi di restrizioni idriche, questo studio è una conferma: il cambiamento climatico sta intensificando la siccità”.  Secondo gli scienziati, dunque, i cambiamenti climatici causati dall'uomo hanno reso la siccità il 50% più probabile. L'evapotraspirazione, l'evaporazione dell'acqua dal suolo e dalle piante, sta determinando l'aumento delle condizioni di siccità, poiché i periodi di caldo estremo diventano più caldi e più lunghi su entrambe le isole. Sebbene non sia chiaro se le precipitazioni altamente variabili di Sardegna e Sicilia siano influenzate dai cambiamenti climatici, lo studio evidenzia che il caldo torrido sta trasformando gli anni con scarse precipitazioni in siccità devastanti.  In base al sistema di classificazione del monitoraggio della siccità degli Stati Uniti, le siccità su entrambe le isole sono classificate come 'estreme'. Tuttavia, in un mondo più freddo di 1,3°C, senza cambiamenti climatici causati principalmente dalla combustione di combustibili fossili, sarebbero state meno intense e classificate come siccità 'gravi', secondo l'analisi. Se il mondo raggiungerà i 2°C di riscaldamento, cosa che potrebbe accadere già nel 2050, le siccità in Sardegna e Sicilia diventeranno ancora più intense e frequenti.  Lo studio evidenzia inoltre come l'invecchiamento delle infrastrutture idriche stia aggravando la carenza d'acqua. Una gestione efficace dell'acqua – affermano i ricercatori – contribuirà a ridurre l'impatto delle future siccità, in particolare quando l'afflusso estivo di turisti aggiungerà ulteriore pressione ai bacini idrici durante i mesi più secchi dell'anno.  “I bacini idrici si sono prosciugati – dice Maja Vahlberg, Climate risk consultant alla Red Cross Red Crescent Climate Centre – Le città hanno sopportato mesi di razionamento dell'acqua. Il lago di Pergusa è scomparso. Le colture sono appassite nei terreni aridi. Gli impatti di queste siccità sono stati scioccanti, ma purtroppo si stanno verificando con maggiore frequenza a causa dei cambiamenti climatici. Limitare le perdite d'acqua dovute all'invecchiamento delle tubature e aumentare la capacità di stoccaggio in Sardegna e in Sicilia contribuirà a ridurre simili carenze idriche negli anni di scarse precipitazioni”.  Per Friederike Otto, Senior Lecturer in Climate Science at Grantham Institute – Climate Change and the Environment, Imperial College di Londra, "i cambiamenti climatici stanno rendendo la Sardegna e la Sicilia più calde, più secche e meno fertili. Le colture utilizzate per produrre la cucina simbolo dell'Italia, come il grano e le olive, stanno morendo a causa del caldo feroce, ben oltre i 40°C. Per evitare che la siccità peggiori ulteriormente, dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili”.  Luigi Pasotti, dirigente responsabile al Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (Sias) – Sicilia orientale, evidenzia: “In Sardegna, la siccità che ora classifichiamo come 'estrema' sarebbe stata classificata come 'grave' senza i cambiamenti climatici. Questo è ciò che dicono i risultati del nostro studio, inequivocabilmente. Ma ciò che è ancora più tragico è che se non smettiamo rapidamente di bruciare combustibili fossili, la frequenza e l'intensità di questo tipo di eventi estremi continuerà ad aumentare, con conseguenze inimmaginabili. In Sicilia, la siccità che oggi classifichiamo come 'estrema' diventerà 'eccezionale' se la temperatura globale aumenterà di soli 0,7 °C. Per questo sarà fondamentale sviluppare strategie di adattamento per proteggere settori vitali per la Sicilia e la Sardegna, come l'agricoltura e il turismo, ma sarà altrettanto importante per l'Italia rispettare gli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Una scuola che non educa

0

Tempo di lettura: 4 minuti Dalla riforma del voto in condotta all’inasprimento delle pene ֎Non regge il confronto con la pedagogia adottata altrove: siamo davvero in altra dimensione con l’ultima del «ministero del merito» che […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

Piante, intelligenza o no, la ricerca lavora

0
Tempo di lettura: 3 minuti

֎Siamo agli inizi di studi fantastici, niente è dato per certo tutto è dato in divenire. Però, a prescindere dai risultati in sé, queste ricerche stanno portando ad un nuovo tipo di rapporto con la biosfera e a nuovi modi di concepire l’intelligenza֎

Save the Children: un bambino su tre nel mondo esposto a ondate di calore estreme

0
Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) –
Un terzo della popolazione infantile mondiale, ovvero 766 milioni di bambini, è stata esposta a ondate di calore estreme nel periodo compreso tra luglio 2023 e giugno 2024, quando le temperature hanno raggiunto nuovi record. Lo rivela una nuova indagine di Save the Children, realizzata analizzando le immagini satellitari delle temperature superficiali nel mondo. Nello stesso periodo, 344 milioni di bambini, il 15% del totale mondiale, hanno sperimentato, nel luogo dove vivono, la temperatura più alta registrata almeno dal 1980, mentre il numero di minori colpiti da ondate di calore estreme è raddoppiato nell’ultimo anno rispetto a quello precedente. Ben 170 milioni di minori sono stati colpiti dal caldo estremo solo nel luglio di quest’anno, mese che ha registrato temperature senza precedenti a livello globale, compreso il giorno più caldo.  "I bambini di tutto il mondo stanno vivendo ondate di calore più intense e frequenti a causa della crisi climatica, che mette a rischio la loro salute fisica e mentale e diritti come l'istruzione. I bambini sono più vulnerabili degli adulti agli effetti del caldo, come ad esempio i colpi di calore, perché il loro corpo ha una minore capacità di regolazione della temperatura. Inoltre, il loro sistema respiratorio e immunitario è ancora in fase di sviluppo, il che li rende più suscettibili agli impatti negativi sulla salute della scarsa qualità dell'aria che spesso accompagna queste situazioni climatiche, evidenzia Save the Children.  Inoltre, "il caldo estremo sta portando a un aumento dei ricoveri ospedalieri dei minori, alla diffusione di condizioni respiratorie come l'asma, oltre ad avere un impatto sulla salute mentale e sullo sviluppo generale dei bambini. Le ondate di calore stanno anche aggravando le disuguaglianze esistenti e l'insicurezza alimentare e hanno un impatto anche sull'istruzione, causando chiusure delle scuole e una riduzione delle capacità di apprendimento. Nelle zone di conflitto, l'effetto combinato delle ondate di calore e delle crisi umanitarie mette ulteriormente in pericolo i bambini che già vivono in condizioni precarie".  “La portata di questa crisi è sconcertante – ha dichiarato Shruti Agarwal, Senior Advisor per i cambiamenti climatici e le economie sostenibili – Quando quasi un terzo dei bambini del mondo è esposto alle ondate di calore, non si tratta solo di un record, ma di una catastrofe. Non si tratta più di un disagio, ma di una minaccia alla loro sopravvivenza, alla loro istruzione e al loro futuro. Stiamo assistendo a una tendenza allarmante: le ondate di calore stanno diventando più frequenti, più gravi e più durature, colpendo più duramente i bambini già minacciati da disuguaglianze e discriminazioni. Non si tratta oramai solo di un fenomeno meteorologico: sono un indicatore negativo della salute del nostro pianeta e rappresentano un rischio grave e sproporzionato per la salute e il benessere dei minori e delle generazioni future”.  Save the Children chiede ai governi nazionali di "eliminare rapidamente l'utilizzo e i sussidi ai combustibili fossili e di garantire una transizione giusta ed equa per limitare il riscaldamento delle temperature a 1,5 °C sopra i livelli preindustriali. I bambini devono essere riconosciuti agenti chiave del cambiamento nella crisi climatica e vanno loro garantite piattaforme per esprimersi". —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

“Il cambiamento climatico minaccia le isole del Pacifico”

0
Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) – Il cambiamento climatico minaccia il futuro delle isole del Pacifico: l'innalzamento del livello del mare accelera ed è superiore alla media globale, il riscaldamento e l'acidificazione degli oceani danneggiano gli ecosistemi e i mezzi di sostentamento. E' quanto emerge dal rapporto State of the Climate in the South-West Pacific 2023 dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm-Wmo) che descrive in dettaglio come l'innalzamento del livello del mare nella regione sia superiore alla media globale. Non solo – spiega l'Omm in una nota – le temperature della superficie del mare sono aumentate tre volte più velocemente della media globale dal 1980. E sempre dal 1980 le ondate di calore marine sono circa raddoppiate in frequenza, sono più intense e durano più a lungo.  Il rapporto è stato presentato ieri dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e dal segretario generale dell'Omm Celeste Saulo al Pacific Islands Forum di Tonga, accompagnato da uno speciale documento informativo sui mari in aumento in un mondo che si riscalda, descritto da Guterres come "un Sos sull'innalzamento del livello del mare". "Una catastrofe mondiale sta mettendo in pericolo questo paradiso del Pacifico – ha affermato Guterres – I livelli medi globali del mare stanno aumentando a un ritmo senza precedenti. L'oceano sta traboccando. Il motivo è chiaro: i gas serra, generati in modo schiacciante dalla combustione di combustibili fossili, stanno cuocendo il nostro pianeta. E il mare sta prendendo il calore, letteralmente".  Nonostante rappresentino solo lo 0,02% delle emissioni globali, le isole del Pacifico sono esposte in modo unico. La loro altitudine media è di appena uno o due metri sopra il livello del mare; il 90% della popolazione vive entro 5 chilometri dalla costa e metà delle infrastrutture si trova entro 500 metri dal mare. Ma il problema è globale, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite. "I mari in piena stanno arrivando per tutti noi, insieme alla devastazione della pesca, del turismo e della Blue Economy. In tutto il mondo, circa un miliardo di persone vive in aree costiere minacciate dal nostro oceano in espansione. Tuttavia, anche se un certo innalzamento del livello del mare è inevitabile, la sua portata, il suo ritmo e il suo impatto non lo sono. Ciò dipende dalle nostre decisioni", ha affermato Guterres, ribadendo i suoi urgenti appelli per tagli drastici alle emissioni di gas serra e per un aumento dell'adattamento climatico.  La nazione ospitante del 53esimo Pacific Island Forum Leaders Meeting, il Regno di Tonga, è in prima linea nel cambiamento climatico ed è esposta a pericoli come cicloni tropicali e inondazioni. Ha anche subito una massiccia eruzione vulcanica che ha scatenato uno tsunami in tutto il bacino nel gennaio 2022 e ha causato una massiccia iniezione di vapore acqueo nell'atmosfera terrestre, con un impatto sul clima globale. "Il cambiamento climatico è diventato una crisi globale ed è la sfida decisiva che l'umanità deve attualmente affrontare. Comunità, economie ed ecosistemi in tutta la regione del Pacifico sud-occidentale sono significativamente influenzati dai suoi impatti a cascata. È sempre più evidente che stiamo rapidamente esaurendo il tempo per invertire la tendenza", ha affermato Celeste Saulo. "L'oceano ha assorbito oltre il 90% del calore in eccesso intrappolato dai gas serra e sta subendo cambiamenti che saranno irreversibili per i secoli a venire. Le attività umane hanno indebolito la capacità dell'oceano di sostenerci e proteggerci e, attraverso l'innalzamento del livello del mare, stanno trasformando un amico di lunga data in una minaccia crescente – ha detto – Stiamo già assistendo a più inondazioni costiere, ritiro della linea di costa, contaminazione delle riserve di acqua dolce da parte dell'acqua salata e spostamento delle comunità".  "L'Omm accoglie con favore il programma Weather Ready Pacific come parte dell'iniziativa internazionale Early Warnings for All. Inoltre, gli effetti domino dell'eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha'apai evidenziano la necessità di sistemi di allerta precoci multi-rischio contro rischi interconnessi e a cascata", ha aggiunto Saulo. Il rapporto State of the Climate in the South-West Pacific 2023 è stato preparato in collaborazione con i National Meteorological and Hydrological Services, la United Nations Economic and Social Commission for Asia and the Pacific (Escap), altre agenzie delle Nazioni Unite e partner internazionali. Nel complesso, 34 eventi di pericolo idrometeorologico segnalati nel 2023, la maggior parte dei quali correlati a tempeste o inondazioni, hanno causato oltre 200 vittime e hanno avuto un impatto su oltre 25 milioni di persone nella regione. Per quanto riguarda nello specifico l'innalzamento del livello del mare, evidenzia il rapporto, in gran parte del Pacifico tropicale occidentale, è aumentato di circa 10-15 cm, quasi il doppio del tasso globale misurato dal 1993. Nel Pacifico tropicale centrale, il livello del mare è aumentato di circa 5-10 cm. L'innalzamento del livello del mare ha provocato un drammatico aumento della frequenza delle inondazioni costiere a partire dal 1980. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

L’Italia e l’impoverimento alimentare, in libreria ‘La spesa nel carrello degli altri’

0
Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – Tredici 'microstorie' del nostro tempo, tredici istantanee puntate sui carrelli della spesa di altrettanti cittadini e cittadine italiane, pensionati, famiglie, monogenitori, studenti, immigrati, disoccupati, per capire come sta cambiando la nostra società e restituire al cibo il valore che dovrebbe avere nel quotidiano di tutti, alla luce di un elementare principio di 'giustizia alimentare'. In libreria dal 30 agosto esce per Baldini + Castoldi, 'La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare' (collana le Formiche), l’indagine condotta a quattro mani dall’economista Andrea Segrè, noto per l’impegno nella prevenzione e riduzione dello spreco alimentare, e dalla docente accademica Ilaria Pertot.  Il saggio, spiega nella prefazione il Cardinale Matteo Maria Zuppi, "ci aiuta a capire la domanda su cosa mangiano i poveri. E quindi a cercare noi la risposta, a fare nostra la loro fame. E farlo ci aiuta a capire l’importanza del cibo, a vivere meglio, perché nella condivisione siamo tutti saziati, non tutti affamati".  Attraverso le tredici storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale, il saggio aiuta a conoscere i vecchi e nuovi poveri, in uno slalom fra pensionati e disoccupati che da sempre devono contenere i costi della spesa, fra famiglie e monogenitori cui sempre più spesso il reddito non basta, fra figli, madri e padri che diventano troppo spesso preda di luoghi comuni e fake intorno alle diete e alle strategie nutrizionali, quando non sono ostaggio di disturbi alimentari o dipendenze. Un saggio ricco di dati, per rendere concreta la dimensione umana dietro le crude statistiche.  Attraverso il metodo delle 'microstorie' caro a Carlo Ginzburg e Giovanni Levi, gli autori sono riusciti a clusterizzare un quadro sociale variegato e complesso, mettendo in luce l’impoverimento alimentare generalizzato. Eppure, nonostante in Italia l’alimentazione occupi una parte importante della narrazione collettiva e dell’economia, il cibo sta paradossalmente perdendo il suo valore. Tanto che viene sprecato in grande quantità.  Le pagine del libro chiamano anche e soprattutto all’azione. Per contrastare il fenomeno occorre mobilitarsi tutti, dalle istituzioni nazionali ai Comuni, dalle famiglie alle scuole, attraverso interventi strutturali di lungo termine e anche attraverso un sistema di politiche alimentari urbane che permetta di avviare azioni efficaci e appropriate alle necessità reali. L’obiettivo dev’essere garantire lo 'ius cibi' che spetta a ciascuno, ovvero il diritto universale a un’alimentazione adeguata, sicura e sostenibile, sostenuto da programmi di educazione alimentare in tutti i cicli di istruzione.  La prima presentazione del libro 'La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare' è in programma alla 25esima edizione di pordenonelegge, domenica 22 settembre, alle 19 (Largo San Giorgio). Con gli autori converserà il vicedirettore Nem Alberto Bollis. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Mostra del Cinema di Venezia 2024, torna il Green Drop Award

0
Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) – Torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per il tredicesimo anno consecutivo, il Green Drop Award, il premio che Green Cross, l’organizzazione fondata oltre trent’anni fa dal premio Nobel Mikhail Gorbaciov e introdotta in Italia da un altro Nobel, Rita Levi Montalcini, assegna al film, tra quelli in gara nella Selezione ufficiale del festival, che interpreta meglio i valori dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e della cooperazione fra i popoli.  "Quest’anno il premio è dedicato ai 60 anni dalla scomparsa di Rachel Carson, la biologa le cui denunce nel libro 'Primavera silenziosa' del 1962 portarono al bando del Ddt e alla nascita dei movimenti ambientalisti – spiega Elio Pacilio, presidente di Green Cross Italia – Per questo vogliamo ringraziare la Rachel Carson Homestead che ci ha consentito di associare il nome di questa straordinaria scienziata al nostro premio".  Il trofeo che viene assegnato al film vincitore, infatti, simboleggia una goccia d’acqua soffiata dal maestro vetraio di Murano Simone Cenedese e ogni anno contiene un pugno di terra proveniente da un luogo significativo del pianeta e per l’edizione 2024 ospiterà la terra della casa natale di Rachel Carson, a Springdale, nei pressi di Pittsburgh, in Pennsylvania.  "Il nome di Rachel Carson non è estraneo al cinema – spiega Marco Gisotti, direttore del Green Drop Award – Nel 1953 il documentario 'Il mare intorno a noi' diretto da Irwin Allen, che fu tratto da un suo libro di successo, ottenne persino il premio Oscar. Quest’anno sono numerosi i film della Selezione ufficiale della 81esima Mostra di Venezia che potrebbero contendersi il premio e onorare un’eredità così importante". La giuria dell’edizione 2024 del Green Drop Award è composta da: Simone Gialdini (presidente di giuria), direttore generale Associazione nazionale esercenti cinema – Anec; Giulia Fantoni, presidente Federazione cinema d’essai – Fice; Carlo Giupponi, professore ordinario di Economia ambientale e applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università Ca' Foscari di Venezia; Patrizia Lombardi, prorettrice del Politecnico di Torino e presidente della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile – Rus; Bepi Vigna, fumettista, scrittore e regista italiano, già vincitore di un Green Drop Award per il cortometraggio 'Nausicaa', film di apertura della 32esima Settimana Internazionale della Critica di Venezia nel 2017. Lunedì 2 settembre 2024, ore 15:30, L’eredità di Rachel Carson a Venezia per il Green Drop Award Evento in streaming dal Lido di Venezia; giovedì 5 settembre 2024, ore 16, presentazione dell’Osservatorio Spettacolo e Ambiente, Italian Pavilion, Sala Tropicana 1, Hotel Excelsior, Lido di Venezia; venerdì 6 settembre 2023, ore 11, Green Drop Award, 13esima edizione, cerimonia di premiazione Terrazza Cinematografo – Fondazione ente dello spettacolo, Hotel Excelsior, Lido di Venezia.  Il comitato organizzatore del Green Drop Award è costituito da: Elio Pacilio, presidente di Green Cross Italia, Marco Gisotti, giornalista e divulgatore, Maurizio Paffetti, coordinatore Green Cross Italia, Rodolfo Coccioni, geologo e professore onorario dell’Università di Urbino, Letizia Palmisano, giornalista ambientale e saggista. Il comitato d’onore del Green Drop Award, tutto al femminile, è composto da: Claudia Cardinale, Paola Comin, Simona Izzo, Ottavia Piccolo, Stefania Sandrelli, Nevina Satta, Chiara Tonelli. Nelle passate edizioni hanno fatto parte della giuria del Green Drop Award fra gli altri: Ermanno Olmi, Ugo Gregoretti, Mimmo Calopresti, Ottavia Piccolo, Remo Girone, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Sebastiano Somma, Francesca Inaudi, Blasco Giurato, Silvia Scola, Paolo Conticini, Stefania Sandrelli. Claudia Cardinale, Claudia Gerini, Nancy Brilli, Tessa Gelisio, Francesca Cavallin sono state le 'madrine'. Nelle precedenti 12 edizioni, ecco i film premiati: nel 2012 il premio è stato vinto da 'La quinta stagione' di Peter Brosens e Jessica Woodworth; nel 2013 da 'Ana Arabia' di Amos Gitai; nel 2014 da 'The postman’s white nights' di Andrei Konchalovsky; nel 2015 da 'Behemoth' di Zhao Liang; nel 2016 l’ex equo è stato assegnato a 'Spira Mirabilis' di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e a 'Voyage of Time' di Terrence Malick; nel 2017 vincitore è stato 'First reformed' di Paul Schrader con una Goccia 'speciale' al cortometraggio di animazione che ha aperto la Settimana Internazionale della Critica 'Nausicaa. L’altra odissea' di Bepi Vigna; nel 2018 il premio è andato ad 'At eternity’s gate' di Julian Schnabel; nel 2019 è stata la volta di 'J’accuse' di Roman Polanski; nel 2020 'Notturno' di Gianfranco Rosi; nel 2021 'Il buco' di Michelangelo Frammartino; nel 2022 il Gda è andato a 'White Noise' di Noah Baumbach con una premio speciale in collaborazione con Enea a 'Siccità' di Paolo Virzì. Nel 2023 il premio è andato con un ex equo a 'Il confine verde' di Agnieszka Holland e a 'Io Capitano' di Matteo Garrone.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Sono cambiati i livelli di ossigeno e la temperatura interna del pianeta

Tempo di lettura: 2 minuti ֎Un nuovo studio del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza di Roma e dell'Istituto di Oceanologia dell'Accademia Cinese delle Scienze fornisce una nuova prospettiva per comprendere come è cambiata […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

Incontattati al centro della Giornata Onu dei popoli indigeni

Tempo di lettura: 4 minuti ֎Per la prima volta la Giornata internazionale del 9 agosto sarà dedicata agli oltre 150 popoli incontattati del mondo «una protezione speciale dei loro diritti collettivi e la demarcazione dei […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.