Due anni fa la gran parte dei grandi marchi ha fatto a gara nell’impegnarsi a proteggere le foreste pluviali. Ma solo alcuni di questi ha mantenuto la propria promessa di utilizzare solo olio di palma di origine sostenibile. La maggior parte infatti non ha fatto nulla, o ha avviato progressi lenti, che ancora non sono attuati. Sembra quasi che la promessa da sola possa bastare a darsi un’immagine vera: mantenerla non è poi così importante. Il risultato è che l’industria dell’olio di palma è ancora la principale causa della distruzione di queste foreste
Europa, lasciato indisturbato solo il 4% delle foreste
Il restante 96% è costituito da foreste con più bassi livelli di naturalità, con diverso livello di gestione antropica, dalle foreste semi-naturali a quelle artificiali. La malattia dell’olmo olandese ha dimostrato di essere altamente contagiosa e letale per tutti gli olmi europei; più di 25 milioni di alberi sono morti nel Regno Unito solo a causa di questa malattia arrivata in Europa nel 1967, a bordo di navi fatte con tronchi di olmo dal Nord America
Il problema di Davide non si risolve abbattendo Golia…
…ma educando i Filistei. Pensare di risolvere problemi causati dall’uomo, come il trasporto transoceanico di specie aliene, l’abbattimento venatorio dei grandi predatori, la frammentazione, la distruzione e l’inquinamento degli habitat e l’occupazione di territori un tempo selvatici, attraverso una serie di altri interventi diretti sulle conseguenze naturali è quanto di più insensato si possa proporre
A rischio metà dei patrimoni naturali mondiali
Nel rapporto il Wwf denuncia che «siano minacciati da attività industriali di varia natura tra cui esplorazioni di petrolio e gas, attività minerarie e taglio illegale di legname. Il danno è ancora maggiore se si considera che queste aree forniscono servizi “naturali” e sostentamento a molte popolazioni». Le Aree creano benefici per 11 milioni di persone grazie ai servizi naturali come turismo, attività ricreative, pesca, prodotti
L’App s’impegna a recuperare ciò che ha distrutto
L’Asia Pulp and Paper, per produrre carta, ha distrutto per anni le foreste pluviali. Un’azione combattuta da sempre dalla rete delle associazioni ambientaliste. Ora tutti plaudono al cambio di politica del colosso cartario, ma è vero cambiamento? O solo un escamotage commerciale? E si può ricostruire ciò che è stato definitivamente perduto?
Ecco come muore una foresta
Cronaca della distruzione del bacino del Congo. Si distruggono alberi plurisecolari per fabbricare bare di mogano e parquet nelle case del civile Occidente
Stiamo perdendo 170 milioni di ettari
«Immaginate un bosco che si estende in tutta la Germania, la Francia, la Spagna e il Portogallo spazzato via nel giro di 20 anni – dice Rod Taylor, del Wwf -. Dobbiamo scongiurare questo rischio e salvare le comunità e le culture che dipendono dalle foreste, e assicurare che le foreste continuino ad immagazzinare carbonio, filtrare la nostra acqua, il legno di fornitura e di fornire l’habitat per milioni di specie»
Così l’uomo sta alterando gli oceani
Gli oceani, che hanno assorbito finora circa il 30% del biossido di carbonio emesso dalle attività umane, sono in fase di acidificazione perché negli ultimi decenni la grande quantità aggiuntiva e non naturale di anidride carbonica disciolta ha comportato la diminuzione del pH marino rispetto alle centinaia e migliaia di secoli precedenti
Tutelare meglio le Aree marine
Se gestite in maniera efficace e in linea con la legislazione vigente, le «Marine Protected Areas», possono rappresentare uno strumento prezioso per la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità dei mari d’Europa
L’obsolescenza programmata: fondamento di una società antiecologica
Bisogna riacquisire quell’intelligenza ecologica che Daniel Goleman ha sapientemente rispolverato dalle già consolidate abitudini dei nostri nonni, la necessità di non comprare. Non acquistare. Riparare, recuperare, aggiustare finché si può. Finché resta un solo pezzo di ricambio utile, un solo oggetto migliorabile e non sostituibile
Foreste? C’eravamo sbagliati! Nessuna buona notizia…
La riforestazione non sostituisce la deforestazione. Il Global Forest Resource Assessment nel 2010 aveva compreso all’interno della definizione di «foreste» le aree coperte da piantagioni o riforestate. Da questi trend positivi si era frettolosamente concluso che nel decennio 2000-2010 il tasso di deforestazione fosse diminuito
La crescita a spese dell’ambiente – Il caso-studio del Ghana
Sembra che per raggiungere quell’ambito trono di «Paese sviluppato», sul modello «occidentale», sia necessario passare attraverso decenni di totale svuotamento della Natura in ogni suo elemento. Il Ghana, per raggiungere questo obiettivo, ha perso in meno di 40 anni oltre il 75% della sua superficie forestale
Fukushima, il danno alla Natura
L’intera vita acquatica e gli ecosistemi di un vasto tratto di oceano rischiano di essere contaminati per sempre ricreando una Cernobyl sottomarina