Addio a Riccardo Bonacina, è morto il giornalista fondatore di ‘Vita’

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(Adnkronos) –
È morto Riccardo Bonacina, fondatore di 'VITA', periodico dedicato al terzo settore. Da sempre attento al mondo del volontariato e delle emergenze sociali, il giornalista e conduttore televisivo aveva 70 anni.  A ricordarlo, prendendo la parola in Senato, è stato Matteo Renzi: "Voglio ricordare in Aula Riccardo Bonacina, appena scomparso". "Chiedo di dedicare nei prossimi giorni un pensiero particolare, un momento di ricordo a una persona che proprio durante i nostri lavori, è scomparso e che ha vissuto con grande attenzione la vita sociale professionale del terzo settore di questo paese, perché qualche istante fa ci ha lasciato Riccardo Bonacina, che è stato il padre della legge del terzo settore. È stato in riferimento di tanto di noi di colore politico diverso, ed è stata una persona speciale per questo paese", ha detto l'ex premier. "Volevo soltanto che il Senato potesse ricordarlo come merita un grande italiano", ha concluso il leader di Iv. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Natalità, Roccella: “Priorità per governo con diverse misure, siamo su strada giusta”

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(Adnkronos) – "Con sempre maggiore evidenza i dati ci dimostrano che la denatalità, a livello mondiale, è una specie di ‘malattia del benessere’. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, più aumenta il tasso di sviluppo, economico ma anche tecnologico e democratico, meno figli nascono. Ovviamente la soluzione non è la decrescita o il ritorno al passato. Al contrario, bisogna promuovere politiche che rendano la genitorialità attrattiva anche nelle società del benessere, e questo significa anche e soprattutto renderla conciliabile con la realizzazione professionale e personale. Guardando all’Italia, scontiamo un lungo periodo di politiche poco attente alla famiglia e una penalizzazione, specialmente per le madri, che appare evidente dal numero elevatissimo di dimissioni di lavoratrici dopo la nascita dei figli. Il nostro governo ha messo questo tema fra le sue priorità attraverso interventi di diversa natura: sostegni diretti alle famiglie, facilitazione dell’uso dei servizi ad esempio con gli asili nido gratuiti, promozione del lavoro femminile che ha portato a un record di donne occupate in termini sia assoluti che percentuali, e un’attività di coinvolgimento nei confronti del mondo del lavoro e dell’impresa, degli enti locali, dell’associazionismo". Questo il messaggio inviato da Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, in occasione dell'evento 'Essere genitori oggi, tra scienza e welfare', nuovo appuntamento per il ciclo Adnkronos Q&A e inserito nel progetto 'Demografica', tenutosi a Palazzo dell'Informazione del Gruppo Gmc-Adnkronos a Piazza Mastai a Roma. "E devo dire che si riscontra sempre maggiore sensibilità su questo tema: per la dinamica dei numeri (per esempio la riduzione del numero di donne in età fertile) la tendenza è dura da invertire ma credo che siamo sulla strada giusta. Ovviamente non si tratta di costringere le persone a fare figli, ma di renderle libere di fare i figli che desiderano, e di far percepire loro che lo Stato e tutta la società riconoscono alle future generazioni un valore inestimabile", ha concluso Roccella.  —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Siria, timori Usa sulla Turchia. E i curdi ‘supplicano’ Trump

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(Adnkronos) – La Turchia e le milizie alleate rafforzano il dispiegamento di unità al confine con la Siria e nuovi sviluppi potrebbero essere imminenti. A confermarlo sono fonti ufficiali statunitensi. I curdi si rivolgono a Donald Trump e gli chiedono di mantenere la promessa che "gli Stati Uniti non li abbandoneranno", che "tuteleranno la dignità e la sicurezza di coloro che sono stati alleati fedeli nella battaglia per pace e sicurezza". Tutto mentre, scrive il Wall Street Journal, scatta l'allarme con il timore che la Turchia, alleato degli Usa e membro della Nato, prepari un'incursione su vasta scala nel territorio controllato dai curdi siriani, sostenuti dagli Usa.  Oggi i riflettori sono accesi su Ankara per i colloqui – sulla Siria del dopo-Assad e sul Medio Oriente in generale – tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il leader turco Recep Tayyip Erdogan.  Il confine tra Turchia e Siria è lungo 900 chilometri, mentre in Siria restano circa 900 truppe Usa. Il dispiegamento – con il rafforzamento di forze dopo la fine del regime Assad in Siria – riguarda combattenti di milizie e commando turchi, anche unità di artiglieria, concentrati in gran numero nei pressi di Kobane, città a maggioranza curda in Siria, sul confine nord con la Turchia. Negli anni passati è stata la città simbolo della resistenza curda all'Is. Secondo uno degli ufficiali citati dal giornale, un'operazione turca oltreconfine potrebbe essere imminente. 
I 'movimenti' sembrano analoghi a quelli che la Turchia decise prima dell'invasione del 2019 nel nordest della Siria, quando l'allora presidente Donald Trump decise per un ritiro parziale delle truppe Usa dalla regione e poi contribuì alla mediazione per un cessate il fuoco in cambio della rinuncia da parte dei curdi di chilometri di terre al confine a favore dei turchi. Un altro ufficiale americano parla di "pressing per la moderazione". Ilham Ahmed, funzionario dell'amministrazione curdo siriana, ha confermato i timori direttamente a Trump, che il 20 gennaio torna alla Casa Bianca, spiegando che appare probabile un'operazione militare turca e sollecitando pressioni su Erdogan affinché non invii truppe oltre il confine. L'obiettivo della Turchia, che dal 2011 ha accolto tre milioni di rifugiati siriani e che ha sempre sostenuto in questi anni l'opposizione armata al regime di Assad, è "stabilire un controllo di fatto sulla nostra terra prima che lei si insedi – ha scritto Ahmed in una missiva a Trump che il Wsj è riuscito a vedere – Se la Turchia procedesse con l'invasione, le conseguenze sarebbero catastrofiche". "Dal confine – ha aggiunto – possiamo vedere i turchi che ammassano forze e la nostra popolazione civile vive nel timore costante di morte e distruzione imminente". E, ha avvertito, un'invasione turca potrebbe provocare più di 200.000 sfollati tra i civili curdi solo a Kobane. La scorsa settimana era in Turchia il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. E sabato Ankara ha riaperto la sua ambasciata a Damasco. Con la fine dell'era Assad in Siria sono ripresi scontri tra i curdi siriani e i gruppi sostenuti dalla Turchia e si sono intensificate le operazioni turche contro le Forze democratiche siriane (Fds o Sdf), a guida curda, che sono state sostenute dagli Usa ma che Ankara vede come un'estensione del Pkk considerato organizzazione terroristica. Ieri, secondo un portavoce delle Fds, sono falliti colloqui tra curdi siriani e milizie sostenute dalla Turchia a Kobane e ora le Fds notano "significativi rafforzamenti militari" a est e a ovest della città. E Ahmed, scrive il Wsj, ha sollecitato Trump affinché sfrutti "il suo approccio unico alla diplomazia" per convincere Erdogan a fermare qualsiasi operazione pianificata. Sempre ieri il tycoon ha affermato che "la Turchia ha fatto una presa di potere ostile, senza perdite di vite umane". Nel dopo-Assad, osservava nei giorni scorsi Asli Aydintasbas della Brookings Institution, citata dal New York Times, "quello che è incontestabile è che l'influenza della Turchia crescerà solo, sia a livello politico che economico". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Morta Marisa Paredes, la musa di Pedro Almodovar aveva 78 anni

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(Adnkronos) – E' morta oggi, a 78 anni, l'attrice spagnola Marisa Paredes, musa del regista Pedro Almodóvar, grazie al quale ha raggiunto la notorietà internazionale. Il decesso è avvenuto all'ospedale Fundación Jiménez Díaz di Madrid, in seguito alla complicazione di un problema coronarico. L'annuncio della scomparsa è stato con un post sui social dall'Accademia del Cinema spagnolo.  Considerata uno dei migliori esempi di eleganza naturale del nuovo cinema spagnolo, nel 2000 era stata presidente della giuria del Festival di Berlino e nello stesso anno divenne presidente dell'Accademia del Cinema spagnolo; è stata insignita in patria del Premio nazionale del Cinema nel 1996, della Medaglia d'Oro al Merito delle Belle Arti nel 2007 e del Goya d'Onore nel 2018. Nata a Madrid il 3 aprile 1946 in una famiglia di modesta estrazione sociale, Marisa Parades non terminò gli studi e lavorò come apprendista presso una sarta. La passione per la recitazione la spinse, all'inizio degli anni Sessanta, a intraprendere giovanissima la carriera teatrale e, nel corso degli anni, a portare sulle scene opere d Ibsen, Shakespeare, Čechov e Camus. Parallelamente cominciò anche l'attività televisiva e cinematografica comparendo sul grande schermo in ruoli secondari a partire dal film 'Il diabolico dottor Satana' (1961) di Jesús Franco.  Nel decennio successivo ha ottenuto ancora parti di secondo piano fino a quando è stata scritturata da Almodóvar, allora all'inizio della carriera, per 'L'indiscreto fascino del peccato' (1983), dove impersona suor Estiercól, una religiosa drogata e allucinata che vive nel convento delle 'redentrici umiliate'. Successivamente ha interpretato numerosi film, prima di mettersi in luce nel ruolo di una celebre cantante pop in 'Tacchi a spillo' (1991) di Almodóvar. È stata poi la maestra di cerimonie in 'Golem – Lo spirito dell'esilio' (1992) di Amos Gitai, prima che Almodóvar le ritagliasse in 'Il fiore del mio segreto' (1995) uno dei personaggi femminili più intensi, complessi e dolorosi del suo cinema, quello di un'affermata scrittrice di romanzi rosa in crisi sentimentale con il marito. Per questa interpretazione aveva vinto un Premio Goya.  Riconosciuta ormai a livello internazionale all'età di quasi 50 anni, Parades ha cominciato a essere chiamata anche da cineasti non spagnoli. Ha così interpretato la madre del giovane stupratore in 'Cronaca di un amore violato' (1995) di Giacomo Battiato prima di essere diretta dal cileno in 'Tre vite e una sola morte' (1996), dal messicano Arturo Ripstein in 'Profundo carmesí' (1996) e in 'Nessuno scrive al colonnello' (1999) e da Roberto Benigni in 'La vita è bella' (1997), dove interpreta la madre di Dora (Nicoletta Braschi). Ha poi nuovamente collaborato con Almodóvar in 'Tutto su mia madre' (1999) nel ruolo della popolare attrice teatrale che recita sul palcoscenico 'Un tram che si chiama desiderio', e in seguito in 'Parla con lei' (2002) e 'La pelle che abito' (2011). Successivamente ha recitato in 'La spina del diavolo' (2001) di Guillermo del Toro, 'Reinas – Il matrimonio che mancava' (2005) di Manuel Gómez Pereira, 'Specchio magico' (2005) di Manoel de Oliveira, 'L'uomo che ama' (2008) di Maria Sole Tognazzi, 'Latin Lover' (2015) di Cristina Comencini (2015) e 'Nonostante tutto' (2019) di Gabriela Tagliavini.  Tra i numerosi messaggi di cordoglio, anche quello del premier spagnolo Pedro Sanchez che si è detto "desolato" per la scomparsa di "una delle attrici più importanti che ha dato il nostro Paese". "La sua presenza nel cinema e nel teatro e il suo impegno per la democrazia saranno un esempio perle generazioni a venire", ha aggiunto Sanchez in un messaggio su X, chiuso con un 'grazie, Marisa'. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Caso Cospito, Donzelli: “Delmastro mi disse che non erano informazioni riservate”

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(Adnkronos) – “Il 30 gennaio 2023 parlando con Delmastro mi disse genericamente che Cospito aveva avuto colloqui con altri detenuti al 41bis, poi il 31 dopo aver letto Repubblica ho incontrato Delmastro e gli ho chiesto dettagli e lui mi disse i nomi di chi Cospito aveva visto in carcere e presi appunti”. Così il parlamentare di Fdi Giovanni Donzelli, sentito come testimone, nel processo a Roma che vede imputato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito.  “Delmastro – ha aggiunto Donzelli in aula – mi disse che non erano informazioni riservate”. Nel procedimento sono parte civile quattro parlamentari del Pd Andrea Orlando, Silvio Lai, Debora Serracchiani e Walter Verini. “Quello che ho detto in aula è quello che ho saputo da Delmastro prendendo appunti – ha spiegato Donzelli – La scelta di intervenire in aula è stata mia per evidenziare quanto fosse utile difendere il 41bis. La prima metà del mio intervento riguardava questo, perché ero preoccupato per le posizioni espresse nei giorni precedenti”.  ''Era mia intenzione fare i nomi dei parlamentari Pd che avevano incontrato Cospito in carcere e ricordo che appuntai anche quanto dichiararono fuori dal penitenziario. Penso che fu un errore istituzionale andare a incontrare Cospito in carcere mentre c’erano attentati per il suo sciopero della fame e contro il regime del 41bis", ha affermato Donzelli. ''Delmastro ha una memoria incredibile su tutto, cita normalmente anche cose di decenni prima, io invece ho una memoria pessima. Suppongo che Delmastro avesse letto il verbale del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria ma non l’ha letto davanti a me, mi ha riferito alcune parti. Io quel verbale non l’ho mai letto", ha detto Donzelli dopo essere stato sentito come testimone. “Chiesi della natura di quelle informazioni dopo l’esplosione del caso a Delmastro che mi assicurò che quelle notizie che mi aveva riferito non erano segrete – ha precisato il testimone -. Lui mi disse di averlo chiesto anche al magistrato Sebastiano Ardita che gli assicurò che non erano riservate''. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Fava: “Inps assolutamente in equilibrio, non fallirà mai”

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(Adnkronos) – "L'Inps è assolutamente sostenibile e in equilibrio quindi non ci sono problemi, non fallirà mai". Così il presidente dell'Inps Gabriele Fava in un evento alla Cattolica di Milano. Riguardo alla manovra, "l'ho vista velocemente quindi mi riprometto di approfondirla sicuramente nelle prossime ore. Mi sembra una manovra assolutamente coerente ed equilibrata, rispondente alle esigenze d'oggi sia del tessuto produttivo che occupazionale". Sui migranti: "Bisogna sollecitare una immigrazione qualificata, governata, matura: rispondere alle esigenze del tessuto produttivo attraverso l’integrazione qualificata, quindi, speriamo che in questo senso il nostro Governo vada avanti, ma so che stanno già lavorando in tal senso". " I giovani, continua, "sono la nostra fortuna a cui dovremo passare il testimone con grande piacere. Oggi i giovani sono disorientati e non hanno una giusta consapevolezza del loro futuro professionale e previdenziale". "Ecco perché partiremo con la campagna di educazione previdenziale", conclude. —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Tumori, studio: “Con nuovo regime cura a 3 anni 77% pazienti libero da progressione”

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(Adnkronos) – Un nuovo trattamento completamente orale a durata fissa può cambiare lo standard di cura in prima linea della leucemia linfatica cronica (Cll). I risultati positivi dello studio di Fase 3 Amplify mostrano che acalabrutinib di AstraZeneca in combinazione con venetoclax ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione (Pfs) rispetto alla chemio-immunoterapia standard di cura nei pazienti adulti con leucemia linfatica cronica non trattati in precedenza, con il 77% dei pazienti libero da progressione a 3 anni. Questi risultati, presentati al Congresso annuale 2024 dell’American Society of Hematology (Ash) che si è svolto recentemente a San Diego, sono stati al centro di un incontro con la stampa, oggi a Milano.  Lo studio Amplify – si legge in una nota – premiato come 'Best of Ash' 2024, ha mostrato, al follow up mediano di 41 mesi, che acalabrutinib più venetoclax ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte del 35% rispetto alla chemio-immunoterapia standard di cura (rapporto di rischio [HR] 0,65; intervallo di confidenza [CI] 95% 0,49-0,87; p=0,0038). Acalabrutinib più venetoclax con obinutuzumab ha dimostrato una riduzione del rischio di progressione di malattia o di morte del 58% rispetto alla chemio-immunoterapia standard di cura (HR 0,42; 95% CI 0,30-0,59; p

Bce taglia i tassi di 25 punti base

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(Adnkronos) – La Bce taglia i tassi oggi, 12 dicembre, di 25 punti base. L'Eurotower spiega che "la decisione scaturisce dalla dinamica e dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione". I tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 3,00%, al 3,15% e al 3,40% con effetto dal 18 dicembre 2024. Il trend di calo dell'inflazione è confermato dalle nuove stime macroeconomiche degli esperti della Bce secondo cui la crescita dei prezzi "si collocherebbe in media al 2,4% nel 2024, al 2,1% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,1% nel 2027, anno dell’entrata in vigore del sistema ampliato di scambio di quote di emissione dell’UE". L'inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,9% nel 2024, al 2,3% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e 2027. Le misure dell’inflazione di fondo suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine. L’inflazione interna ha registrato una flessione ma resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La Bce riconosce come nonostante l'allentamento attuato quest'anno, "le condizioni di finanziamento restano stringenti, in quanto la politica monetaria permane restrittiva e i passati rialzi dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo alle consistenze dei crediti in essere". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Sciopero 13 dicembre, stop di 24 ore: Tar Lazio sospende ordinanza Salvini

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(Adnkronos) – Lo sciopero generale di domani, venerdì 13 dicembre, durerà 24 ore anche nel trasporto pubblico. Lo comunica l'Usb dopo che il Tar del Lazio ha accolto la richiesta della sigla sindacale di sospendere l’ordinanza di precettazione di Matteo Salvini. "domani lo sciopero è generale, regolare e legittimo e durerà 24 ore anche nei trasporti. Per una volta vincono i lavoratori e vince la democrazia. È quindi smentita l’arroganza del ministro Salvini. Domani sarà una bella giornata per la democrazia", sottolinea il sindacato.  “Abbiamo fatto tutto il possibile per difendere il diritto alla mobilità degli italiani. Per l’ennesimo venerdì di caos e disagi, i cittadini potranno ringraziare un giudice del Tar del Lazio”. Così il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini. "Domani non ci sarà il caos, domani ci sarà lo sciopero generale di 24 ore, di tutte le categorie. L'intervento illegittimo del ministro Salvini ha centrato l'attenzioie sul Tpl ma a scioperare saranno tutti i settori, visti i migliaia di licenziamenti all'orizzonte, l'assenza di politiche industriali e la questione salariale". Così Guido Lutrario, dell'esecutivo nazionale Usb, in risposta alle parole di Salvini. "L'unico elemento di caos – ha aggiunto – lo ha creato il ministro sugli orari dello sciopero, con il suo intervento illegittimo", che – ricorda Usb – sarà di 24 ore, trasporto ferroviario compreso.  Salvini aveva firmato nei giorni scorsi il provvedimento per ridurre la protesta a 4 ore nel settore Tpl. "Ho firmato l’ordinanza per ridurre a 4 ore lo sciopero dei trasporti previsto per questo venerdì – aveva scritto in un post su X – Il doveroso diritto alla mobilitazione deve rispettare anche il diritto alla mobilità di lavoratori, cittadini, studenti e persone in cura, specialmente in un periodo critico come quello pre-natalizio. Serve buonsenso". L'Usb però aveva replicato confermando la mobilitazione di 24 ore anche nel trasporto pubblico locale, ferrovie e marittimi. "Confermiamo quanto indetto, non tocchiamo lo sciopero", aveva annunciato all'Adnkronos Francesco Staccioli dell'esecutivo nazionale di Usb, con delega ai trasporti.  "L’attacco al diritto di sciopero del ministro Salvini è senza precedenti. Se un esponente del governo si permette di aggirare la legge, come sta facendo lui riducendo il nostro sciopero di domani assolutamente regolare, e nessuna autorità prende parola o interviene, vuol dire che la democrazia è in pericolo", ha affermato oggi Lutrario dell’esecutivo nazionale confederale dell’Usb riferendosi alla volontà da parte di Salvini di voler cambiare le norme sugli scioperi. "Salvini – ha sottolineato il sindacalista – vuole rivedere una legge che neanche conosce e che non sta rispettando. Dia piuttosto un’occhiata in Europa e prenda atto che abbiamo in Italia la legge più restrittiva del continente. Quando i lavoratori scioperano in tanti hanno diritto di essere ascoltati, altrimenti è giusto che continuino a scioperare. Così dovrebbe funzionare un paese democratico. In Italia, invece, a scioperi che raccolgono anche il 70 o il 90% delle adesioni, i padroni si girano dall’altra parte".  —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Nautica, Cecchi: “Nel 2024 normalizzazione crescita settore”

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(Adnkronos) – ''Nell’Assemblea privata di questa mattina, abbiamo diffuso i dati dell’Ufficio Studi di Confindustria Nautica, l’unico centro di analisi sul settore – elaborati in partnership con Fondazione Edison. Ricordo che il fatturato del comparto industriale ha raggiunto nel 2023 il massimo storico di 8,33 miliardi di euro, -1 miliardo in più rispetto al 2022, che aveva fatto registrare una crescita del 20% sul 2021-, e il record storico dell’export, che ha raggiunto i 4,23 miliardi di euro. ''Secondo l’Ufficio Studi, il 2024 vedrà una normalizzazione della crescita del settore, con una chiusura d’anno positiva per il settore superyacht, a differenza del comparto di produzione di unità fino a 24 metri per cui prevede un assestamento e, in alcuni segmenti di mercato, in particolare della piccola nautica, una contrazione''. Lo sottolinea il presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, in occasione dell'assemblea pubblica. ''In questo ambito si collocano gli interventi che abbiamo chiesto e chiediamo al Governo, che interessano trasversalmente vari Ministeri, ma anche a tutte le amministrazioni pubbliche,al fine di stimolare il mercato interno attraverso semplificazioni burocratiche e snellimento di adempimenti e costi per i diportisti -aggiunge Cecchi-.Con molto lavoro da parte della struttura dell’Associazione ci siamo riusciti – ad esempio con il Regolamento di attuazione al Codice – per il resto stiamo lavorando, con l’approccio collaborativo di sempre e con la consapevolezza che non ci sono molti settori in Italia in grado di sostenere in questo modo la crescita''. ''Ci sono molte risposte positive, abbiamo ad esempio avviato un proficuo confronto con l’Ambiente sui dragaggi, altre sorprendentemente negative,come la presa di posizione del Ministero della Sanità che – da mesi – blocca i corsi per il conseguimento del Titolo professionale semplificato o l’Agenzia delle Entrate, da cui aspettiamo risposte da un anno. Noi, crediamo fermamente che – visti i numeri – sostenere il settore sia un servizio al Paese e continueremo a pretenderlo'', conclude Cecchi. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Sciopero venerdì 13 dicembre, ecco il decreto del Tar che cancella la precettazione di Salvini

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(Adnkronos) – Ad apporre il sigillo sull'esito del braccio di ferro tra il ministro Salvini e Usb sullo sciopero generale di domani, venerdì 13 dicembre, è il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, sezione terza, con un decreto che sospende l'ordinanza del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Decreto con cui, si legge nel documento visionato dall'AdnKronos, il Tar "accoglie la proposta istanza di concessione di misure cautelari monocratiche e, per l’effetto, sospende l’efficacia della gravata ordinanza" e "fissa per la trattazione collegiale della controversia la camera di consiglio del 13 gennaio 2025". Il Tar del Lazio si pronuncia così sul ricorso proposto da Usb contro il Mit per l'annullamento dell'ordinanza del 10 dicembre 2024 del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, con la quale è stata ordinata la riduzione a quattro ore dello sciopero generale proclamato dalla confederazione Usb, per una durata di 24 ore, nei settori del trasporto ferroviario, del trasporto pubblico locale, del trasporto marittimo e del servizio taxi previsto per il giorno 13 dicembre 2024.  Il Tar sospende l'orinanza di Salvini "considerato che l’invito formulato dalla Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (…) è stato accolto dalle sigle sindacali, con conseguente conformazione alle relative indicazioni e prescrizioni; considerato che tale Commissione non ha formulato al ministero alcuna segnalazione o proposta con riferimento allo sciopero in questione, ai sensi dell’art. 8, comma 1, della legge n. 146/1990, che stabilisce che il potere di precettazione possa essere esercitato 'su segnalazione della Commissione di garanzia' nelle situazioni in cui possa derivare dallo sciopero un imminente e fondato pericolo di pregiudizio ai diritti della persona costituzionalmente tutelati – segnalazione nella specie assente – 'ovvero, nei casi di necessità e urgenza' di propria iniziativa dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un Ministro delegato, al ricorrere dei presupposti di legge di pregiudizio grave ed imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati conseguente all’esercizio dello sciopero". E ancora, si legge nel testo del decreto del Tar, "considerato che non emergono, dalla gravata ordinanza, quelle ragioni che, in assenza della segnalazione della predetta Commissione, possano sorreggere la disposta precettazione, tenuto conto che i richiamati disagi discendenti dallo sciopero appaiono riconducibili all’effetto fisiologico proprio di tale forma di astensione dal lavoro, né emergono le motivazioni in base alle quali i disagi eccederebbero tale carattere, tenuto conto della vincolante presenza di fasce orarie di garanzia di pieno servizio; considerato che sono, dunque, positivamente riscontrabili i presupposti di estrema gravità ed urgenza previsti dall’art. 56 c.p.a. per la concessione della richiesta tutela cautelare monocratica, tenuto conto dell’imminenza della data dello sciopero, come proclamato, e l’irreversibilità del pregiudizio che deriverebbe dall’esecuzione della gravata ordinanza di precettazione, non altrimenti riparabile, con conseguente vanificazione della stessa tutela giurisdizionale". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Logico, “Tassa salva-calcio su scommesse online in legge di bilancio sarebbe ingiustificabile”

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(Adnkronos) – Ingiustificabile, dannosa e discriminatoria. Questo il giudizio dei concessionari del gioco a distanza aderenti a Logico rispetto alla tassa salva-calcio che secondo indiscrezioni della stampa, il Governo starebbe pensando di inserire nella Legge di Bilancio in discussione in questi giorni, su proposta del Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, a carico delle imprese che operano in regime di concessione nel settore legale delle scommesse online. “Siamo contrariati rispetto a questa iniziativa – commenta Moreno Marasco presidente di Logico – che non trova alcuna giustificazione, anzi tutt’altro: ci accingiamo ad affrontare un bando di gara che prevede un costo di concessione del valore di 7 mln di euro, un aumento di 35 volte rispetto ai valori precedenti, che di per sé comporterà una riduzione importante del numero dei concessionari del gioco a distanza. Questo aggravio ulteriore potrebbe portare a conseguenze nefaste sulla tenuta del settore, che – va ricordato – è l’unico presidio a contrasto dell’offerta di gioco illegale online. Numerose realtà imprenditoriali, che avrebbero partecipato già a fatica alla nuova gara, sarebbero sicuramente inibite dal farlo, di fronte ad una ulteriore nuova tassazione”. Il comparto del gioco legale è perciò pronto ad avversare qualunque eventuale provvedimento volto a vessare ulteriormente un sistema già pesantemente aggravato. Per gli operatori, nel momento in cui sono state fissate le regole d’ingaggio con un nuovo bando di gara, sarebbe scorretto e illegittimo mutare il quadro complessivo e introdurre un nuovo pesante balzello. Last but not least, questa nuova tassa sarebbe rivolta esclusivamente alle aziende concessionarie del gioco a distanza, misura quindi discriminatoria verso un solo canale dell’intero comparto. “Se il calcio va finanziato – conclude Marasco – il modo migliore per farlo consiste nel restituire legittimità alle sponsorizzazioni sportive, bloccate dallo scellerato divieto inserito nel decreto dignità del 2018. Legittimità è la parola chiave: le aziende del settore devono poter render visibili i propri marchi, con iniziative di comunicazione responsabili, superando divieto di pubblicità e sponsorizzazioni. Sul tema, chiediamo l’apertura di un confronto e l’istituzione di un tavolo con MEF, AgCom, i principali broadcaster nazionali e le federazioni sportive”. Del resto, lo stesso Roberto Alesse, Direttore Generale ADM, ha affermato pochi giorni fa che sarebbe ragionevole superare la norma sul divieto di sponsorizzazione, definendo il divieto stesso “una ipocrisia ordinamentale”. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Omicidio nel Barese, fermati due giovani fratelli e la moglie della vittima

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(Adnkronos) –
Due fratelli, di 22 e 18 anni,
sono stati fermati per l'omicidio di Nicola Manzi, 50 anni, avvenuto nella città di Corato, in provincia di Bari, ieri verso le 19. Una sparatoria in strada in cui è anche rimasto gravemente ferito il fratello 41enne di Manzi, già sottoposto a un delicato intervento chirurgico in un ospedale del capoluogo pugliese. I due giovani fermati, entrambi con precedenti di Polizia, rispondono di omicidio e porto illecito d'arma comune da sparo e sono stati portati nel carcere di Trani. La Procura di Trani ha disposto il decreto di fermo, con le ipotesi di reato di tentato omicidio e porto illecito d'arma comune da sparo, anche nei confronti della moglie della vittima, B.M., 48 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Procura e dai carabinieri della Compagnia di Molfetta, la donna, dopo aver raccolto la pistola del marito ucciso, ha partecipato attivamente alla sparatoria inseguendo i presunti autori del delitto ed esplodendo alcuni colpi di pistola.  Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Molfetta, poi supportati dal Nucleo Investigativo e Sezioni Investigazioni Scientifiche del Comando provinciale di Bari, oltre che gli agenti del Commissariato di pubblica sicurezza di Corato. Le indagini hanno utilizzato le immagini degli impianti di videosorveglianza della Polizia locale, grazie alle quali sono state presto identificate tutte le persone coinvolte nella sparatoria. Quindi il pubblico ministero questa notte ha interrogato alcune persone informate sui fatti assistito dalla polizia giudiziaria dell'Arma. Le immagini hanno supportato gli investigatori nella ricostruzione integrale della dinamica. Di scarsa utilità si sono rivelate invece le testimonianze e gli interrogatori, raccolti nell'immediatezza. Nel corso del sopralluogo in via Nicola Salvi, luogo della sparatoria, svolto dalla sezione scientifica dell'Arma, sono stati repertati numerosi bossoli di diverso calibro, esplosi dalle armi utilizzate che però non sono state trovate sul posto, né nella disponibilità delle persone fermate. Il gip del tribunale valuterà adesso la sussistenza dei presupposti del fermo e della misura cautelare personale. Sul movente, nella fase iniziale delle indagini, si ipotizza una vendetta o un regolamento di conti, senza escludere il coinvolgimento di ambienti della malavita locale.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Il generale Figliuolo nuovo vicedirettore dell’Aise

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(Adnkronos) – "Con Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Generale di Corpo d'Armata dell'Esercito italiano dott. Francesco Paolo Figliuolo è stato nominato vicedirettore dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise)". Lo rende noto Palazzo Chigi.  "L'incarico ha la durata di due anni. Della nomina – sottolinea la Presidenza del Consiglio – è stato informato il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica". "La nomina del generale di Corpo d'Armata Francesco Paolo Figliuolo quale vice direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, Aise, è il giusto riconoscimento dell’impegno e la dedizione con cui ha servito il Paese nel corso della sua carriera" scrive il ministro della Difesa Guido Crosetto su X. "Le istituzioni sanno riconoscere il valore dei propri servitori. Auguri di buon lavoro". Figliuolo, originario di Potenza, è sposato con la signora Enza e ha due figli, Salvatore e Federico, oltre a un nipotino, Francesco Emanuele. Nella sua carriera ha maturato esperienze e ricoperto incarichi molteplici, in ambito Forza Armata Esercito, interforze e internazionale. Quale ufficiale di artiglieria da montagna, svolge le primissime esperienze di comando nel cuneese, presso il Gruppo Artiglieria 'Aosta' a Saluzzo. Dopo l'esperienza presso il Comando Sfor in Bosnia-Herzegovina, negli anni 1999-2000 assume l'incarico di comandante del Gruppo 'Aosta', periodo in cui conduce l'unità in missione in Kosovo. Successivamente diviene il comandante del I Reggimento di artiglieria da montagna di Fossano, negli anni 2004-2005; dal settembre 2009 ricopre l'incarico di vice comandante della Brigata 'Taurinense' per assumerne, senza soluzione di continuità, il comando sino all'ottobre 2011. Gli incarichi ricoperti nel suo percorso gli hanno consentito di maturare esperienze in tutti gli ambiti della Forza Armata: nella pianificazione operativa in ambito Nato, nella logistica e nel procurement, ricoprendo l’incarico di Capo del IV Reparto Logistico presso lo Stato Maggiore dell'esercito negli anni 2015-2016. Di assoluto rilievo l’esperienza internazionale quale rappresentante militare dell'autorità nazionale e comandante del contingente nazionale in Afghanistan, nell'ambito dell’operazione Isaf (2004-2005) e quella di comandante delle Forze Nato in Kosovo (2014-2015). Dal 2016 al 2018 è stato Capo Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa, maturando una significativa esperienza in ambito interforze al più alto livello, per divenire poi Comandante Logistico dell’Esercito negli anni 2018-2021. Dal 26 dicembre 2021 è Comandante Operativo di Vertice Interforze. Dal 1° marzo 2021 al 31 marzo 2022 ha svolto l’incarico di Commissario Straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19. Con Decreto del Presidente della Repubblica, in data 10 luglio 2023, è stato nominato Commissario Straordinario alla ricostruzione. Nel corso dei suoi studi civili e militari, il Generale di Corpo d’Armata Figliuolo ha conseguito i diplomi di laurea in Scienze Politiche, Scienze Strategiche (con relativo Master di 2° livello), Scienze Internazionali e Diplomatiche, e ha frequentato il 119° Corso Superiore di Stato Maggiore, il 3° Corso Superiore di Stato Maggiore Interforze e il 92° Senior Course presso il Nato Defence College in Roma. È stato insignito di numerose onorificenze, tra cui le Decorazioni di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia e di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, una Croce d’Oro e una Croce d’Argento al Merito dell’Esercito, la Nato Meritorious Service Medal, la Legion of Merit classe Ufficiale, la Medaglia d’Oro al Merito della Croce Rossa Italiana. Inoltre, è autore insieme al Vicedirettore del Corriere della Sera Beppe Severgnini, del libro 'Un Italiano – Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande', in cui si ripercorrono le tappe fondamentali dell’esperienza di Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid-19. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Neonato trovato morto a Traversetolo, madre ha partorito da sola in casa

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(Adnkronos) – La madre del neonato trovato morto a Traversetolo, in provincia di Parma, ha partorito da sola in casa senza l'aiuto di nessun medico e di nessun familiare. E' quanto sottolinea la procura di Parma in merito al caso del neonato morto a Traversetolo, in località Vignale, il 9 agosto scorso.  ''Nessuno all’infuori della ragazza era a conoscenza della gravidanza, né familiari, né padre del bambino, né amici'', scrive il procuratore Alfonso D’Avino in una nota. La gravidanza, inoltre, non è stata seguita da alcuna figura professionale'' come un ginecologo, o un medico di famiglia. Il parto, spiega ancora la procura, è avvenuto nella casa familiare, al di fuori di contesti ospedalieri o sanitari in generale e ''in solitudine, senza la collaborazione né la presenza di nessuno, al di fuori della ragazza''. ''Può ritenersi accertata, allo stato degli atti, l’estraneità dei genitori della ragazza, madre del neonato'', scrive ancora il procuratore Alfonso D’Avino e ''può ritenersi ugualmente accertata, sempre allo stato degli atti, l’estraneità del papà del neonato''.  Per quanto riguarda la notizia del rinvenimento di un secondo neonato a Traversetolo la procura di Parma sottolinea che ''va ritenuta veritiera ma, sul punto, vanno svolti tutti gli accertamenti del caso, soprattutto di natura tecnica medico-legale, per delineare gli esatti contorni della vicenda stessa, anche di carattere temporale''. Considerata la ''delicatezza estrema di questo nuovo episodio'', spiega ancora la procura, è stato aperto ''un fascicolo per possibile violazione del segreto di indagine'' in relazione alla diffusione della relativa notizia, che ''rischia di incidere sulle acquisizioni investigative in corso''. Sulla vicenda del rinvenimento del neonato morto a Traversetolo il 9 agosto scorso il procuratore di Parma, Alfonso d'Avino, ha mantenuto finora il più stretto riserbo, sottolinea nella nota la stessa procura. ''Pur consapevole della aspettativa della popolazione (non solo quella locale) a essere informata su ciò che è avvenuto'', la procura di Parma, ''in linea con le disposizioni normative innanzi indicate, ha scelto la linea della massima riservatezza, fondata su due pilastri: la necessità di preservare il segreto di indagine e la necessità di garantire la presunzione di innocenza''.  ''Quanto al primo pilastro, ovvero il segreto di indagine – spiega la procura – mai come in questa vicenda, a partire da quel 9 agosto, gli organi inquirenti (ovvero: Procura della Repubblica; Nucleo Investigativo del comando provinciale dei carabinieri; Ris Cc Parma) sono stati (e lo sono tuttora) impegnati quotidianamente e senza alcuna sosta in attività investigative, tanto che molti provvedimenti giudiziari (deleghe; decreti di ispezione; decreti di sequestro) sono stati adottati dai magistrati titolari dell’inchiesta (il procuratore e la collega Sostituto Procuratore) con firma digitale a distanza, in quanto in congedo ordinario, e ciò per evitare il rischio di stasi investigative e garantire invece continuità assoluta agli accertamenti, eseguiti a loro volta, senza alcuna sosta e con grandissimo spirito di servizio e di sacrificio, dagli organi di Polizia giudiziaria citata''.  ''Ciò ha comportato la necessità di effettuare anche plurimi accessi nei luoghi, teatro del triste evento, di sentire persone a vario titolo interessate alla vicenda, di effettuare complesse e articolate attività, anche di carattere tecnico-scientifico, talvolta con modalità del tutto innovative'', fa sapere ancora la procura. ''Tutto ciò è parso, sin dall’inizio, incompatibile con una parallela propalazione di notizie che, se da un lato avrebbe soddisfatto quella aspettativa a conoscere da parte dell’opinione pubblica, dall’altro avrebbe determinato la creazione di quel circuito mediatico dal quale poi riesce difficile uscire, perché si tratta di un circuito che, una volta innescato, finisce per autoalimentarsi da sé e che richiede sempre nuovi e quotidiani aggiornamenti'', prosegue la nota.  ''Ecco perché si è preferito, sin dall’inizio, mantenere quel che in gergo viene definito un profilo basso, ciò che ha consentito agli organi inquirenti di lavorare alacremente con quella tranquillità e serenità che solo il silenzio mediatico avrebbe potuto garantire (ed in effetti ha sin qui garantito)'', spiega la procura. ''Quanto al secondo pilastro, ovvero la presunzione di innocenza, esso ha costituito la parallela preoccupazione della Procura di Parma, in quanto strettamente connessa, mai come in questo caso giudiziario, al segreto di indagine – si legge nella nota – Se, in una vicenda obiettivamente grave (quale l’accertato decesso di un neonato), la procura avesse scelto la linea della comunicazione libera e costante, sui protagonisti della stessa sarebbe stato acceso un faro così potente da innescare quel che gli esperti di comunicazione definiscono circo mediatico, che è l’esatto contrario di quella presunzione di innocenza che si è voluto garantire; il processo mediatico che si sarebbe aperto avrebbe avuto, sulle persone coinvolte, effetti ben più devastanti del processo giudiziario''.  ''E invece, proprio in linea con le disposizioni normative richiamate in premessa, si è voluto garantire a tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nel caso, quella tranquillità necessaria ad affrontare i vari step che un’indagine così delicata ha richiesto, e continua a richiedere, evitando di esporre costoro all’assedio di taccuini, telecamere, microfoni, come purtroppo avviene in casi del genere'', sottolinea la procura di Parma.  ''Conseguentemente'', conclude il procuratore nella nota, il conflitto tra il diritto/dovere di cronaca da parte della stampa, diritto dei cittadini ad avere notizie sul contenuto dei procedimenti penali in corso e dovere dell’Ufficio di Procura ad osservare il segreto di indagine ''è solo apparente, in quanto non viene contestato né il diritto/dovere di cronaca, né il diritto del cittadino a conoscere: si tratta solo di calibrare i tempi della comunicazione rispetto alle necessità delle indagini, tanto che, di quanto emerso e sta emergendo, si renderà conto all’opinione pubblica a breve, quando il lavoro investigativo sarà giunto a un punto tale da non dover più temere negative ripercussioni derivanti dalla frenetica circolazione di notizie sulla vicenda''.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Strage Fidene, procura chiede condanna all’ergastolo per Campiti

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(Adnkronos) – La procura di Roma ha chiesto la condanna all’ergastolo con isolamento diurno per due anni e mezzo per Claudio Campiti, l’uomo che l’11 dicembre del 2022 ha aperto il fuoco durante una riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto, a Fidene, uccidendo quattro donne: Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis.   A Campiti, dopo l’inchiesta del pm Giovanni Musarò con i carabinieri del Nucleo investigativo, vengono contestate le accuse di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, di tentato omicidio di altre cinque persone sedute al tavolo del consiglio di amministrazione del consorzio e di lesioni personali derivate dal trauma psicologico subito dai sopravvissuti. Imputati nel processo anche il presidente della Sezione Tiro a Segno nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell’armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto, dove Campiti prese l’arma utilizzata poi per compiere la strage, accusati, invece, di omissioni sul controllo e la vigilanza sulle armi. Per loro la richiesta di condanna è rispettivamente di 4 anni e un mese e di due anni.  “Se questo processo avesse riguardato solo Claudio Campiti sarebbe bastata una sola udienza – ha detto il pm Alessandro Lia aprendo la requisitoria con il collega Giovanni Musarò davanti alla Prima Corte di Assise alla vigilia del secondo anniversario della strage – con il video registrato nel gazebo, i verbali dei testimoni e quello dell’imputato che ha ammesso le sue responsabilità. Ci sono però altri due imputati e se siamo qui, e abbiamo sentito decine di testimoni, è perché c’è l’esigenza di capire perché tutto ciò sia stato possibile, per dare una risposta a chi chiede giustizia. Campiti entra in quel gazebo per uccidere, nell’arco di cinque secondi uccide quattro persone. Entra e – ha ricordato il sostituto procuratore Lia – senza esitazione esplode il primo colpo, si rende conto di un problema di caricamento e riesce subito a 'scarrellare' e a ricaricare il colpo in canna, tornando così a sparare e a uccidere. È lì che, quello che noi definiamo un eroe civile, Silvio Paganini coglie l’attimo in cui Campiti si gira e si butta su di lui. Campiti si era abbigliato da combattente, aveva ancora oltre 170 proiettili e avrebbe potuto fare una strage ancora maggiore”.   Prendendo la parola il pm Musarò ha ripercorso “le falle” sulla sicurezza del Poligono emerse dalle indagini e dalle testimonianze portate in aula. “Quanto successo non era imprevedibile, eventi analoghi erano già accaduti senza che fossero prese precauzioni”, ha detto il pm che nella requisitoria ha ricordato sul punto la testimonianza dell’allora dirigente della divisione di polizia amministrativa, poi a capo del personale, che in aula aveva detto che non furono portate alla sua attenzione le segnalazioni inviate via pec dal commissariato di Ponte Milvio in relazione alle falle nel poligono. “E’ stata una disattenzione, una svista dell’operatore. Le note sul poligono non sono mai state portate alla mia attenzione”, aveva detto la donna in aula. “La dirigente ha parlato con un linguaggio asettico e burocratico ma se quelle pec fossero state ‘trattate’ sicuramente sarebbe stata avviata la procedura per la modifica del regolamento – ha detto il pm – Non bisogna avere paura di dire la verità, quello che è accaduto è anche responsabilità di soggetti appartenenti alle istituzioni”.   “Nel più grande tiro a segno nazionale, con oltre 8mila soci, vigeva una specie di far west, con totale assenza di cautele. Come è possibile che Campiti sia uscito dal poligono con la pistola e sia andato via indisturbato, senza passare mai per la linea di tiro? Innanzitutto per lo stato dei luoghi: l’armeria dista 247 metri dalla linea di tiro e si deve necessariamente passare dal parcheggio, nel percorso si costeggia il bar e i bagni, una zona di fatto pubblica, il bar era sostanzialmente aperto a tutti e non c’era alcun tipo di controllo al parcheggio. Campiti non ha approfittato di un momento di distrazione di qualcuno ma di un regolamento interno al poligono che veniva applicato in quel modo da 30 anni – ha evidenziato il pm – Anche dopo l’omicidio di Marta Russo, nel 1997, venne il dubbio che forse la pistola fosse stata prelevata dal Tiro a segno nazionale e furono compiute verifiche poiché l’arma era una calibro 22, molto utilizzata in ambito sportivo”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

William e l’anno più difficile tra il cancro di Kate e re Carlo: “Non sono pronto per il Natale”

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(Adnkronos) – Il principe di Galles ha rivelato che trascorrerà il Natale con 45 persone "tutte in una stanza", ma ha ammesso di non essere ancora preparato per le festività.  William, la principessa Kate e i loro figli George, Charlotte e Louis, si uniranno al re, alla regina e alla famiglia allargata per il tradizionale Natale reale nel Norfolk. La festività coincide con la fine di un anno difficile dal punto di vista della salute per la famiglia reale, con il re e la principessa del Galles sottoposti a cure contro il cancro. Durante una visita a un evento per le famiglie del 1° Battaglione del Reggimento Mercian, a Bulford, nel Wiltshire, nel suo ruolo di colonnello in capo, William ha affermato che lui e Kate attendono con ansia i festeggiamenti. Parlando con i soldati e con le loro famiglie, prima di distribuire sacchetti di regali ai bambini attorno all'albero di Natale, William ha detto: "Sono pronto per Natale? No, non lo sono per niente". E rivolta a Leah St Clair-Lewis, del Servizio del Volontari Reali, William ha raccontato di cosa avrebbe fatto a Sandringham: "Ha detto che a Natale saranno in 45 sotto lo stesso tetto… Devono aver bisogno di un tavolo molto lungo". Tradizionalmente, la mattina del 25 dicembre i membri della famiglia reale si recano tutti insieme in chiesa, prima del pranzo di Natale a Sandringham House. —internazionale/royalfamilynewswebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Da Dugina a Tatarski, quando l’Ucraina uccide combattenti e propagandisti

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(Adnkronos) – La filosofa propagandista Darya Dugina, il blogger militare Vladlen Tatarski (nome vero Maksim Fomin) e lo scrittore diventato combattente e propagandista Zakhar Prilepin, sono tre degli obiettivi colpiti, e nel caso dei primi due uccisi in territorio russo dall'inizio della guerra, prima dell'omicidio del generale Igor Kirillov di questa mattina sul Ryazansky Prospekt di Mosca, di cui Kiev, contrariamente alle altre occasioni, si è immediatamente assunta la responsabilità.  E questo elenco di precedenti, russi accomunati da un impegno nello sforzo di propaganda di Mosca legato alla guerra, a indicare l'aspetto della carriera di Kirillov su cui l'Ucraina ha forse voluto porre l'accento: come ha commentato Londra "era un portavoce significativo della disinformazione del Cremlino", con i suoi briefing pubblici in cui accusava regolarmente Kiev di pianificare l'uso di armi chimiche e voler sviluppare una bomba 'sporca' (un ordigno radiologico, in cui a un esplosivo convenzionale viene associato materiale radioattivo che viene disperso nell'ambiente) .  Lo scorso anno aveva denunciato un presunto sforzo di Kiev per un attacco con "zanzare infette" per diffondere la malaria fra le forze russe. Viene citato anche il suo sforzo di propaganda per nascondere l'impiego delle armi chimiche da parte dell'alleato del Cremlino Bashar Assad durante la guerra civile, a conferma di come i due teatri, quello siriano e quello ucraino, siano in questo momento, legate a doppio filo.  Kirillov, comandante dell'unità delle forze speciali RKhBZ che combatte in condizioni di contaminazione nucleare, biologica o chimica, è però una figura di grado, non forse di funzione, completamente diverso dalle vittime che lo hanno preceduto. Ai vertici dell'apparato militare, non nella galassia del mondo Z. Proprio ieri l'Sbu aveva reso noto che i magistrati avevano formalizzato una accusa contro il generale, indicandolo come responsabile dell'uso di armi chimiche contro le forze ucraine. In piena pandemia, Kirillov, in un altro sforzo di disinformazione, aveva lasciato intendere che l'unità di ricerca medica della marina Usa basata a Sigonella fosse coinvolta con la diffusione del coronavirus in Italia.  Dugina è morta all'età di 29 anni nell'esplosione della sua auto il 20 agosto del 2022, nel quartiere di Bolshiye Vyazemy, alla periferia di Mosca. La giovane donna è morta forse in un attentato organizzato contro il padre, Aleksandr Dugin, ideologo ultranazionalista di cui Darya seguiva le orme, a cui apparteneva l'auto. Dugina avrebbe dovuto tornare a condurre la trasmissione "Prima i russi" su Tsargrad, l'emittente ultraconservatrice dell'oligarca fondamentalista Konstantin Malofeev che il padre dirigeva sin dalla sua apertura nel 2015, proprio quando, sulla scia dell'annessione della Crimea e sullo scontro aperto nel Donbass pochi mesi prima, l'ideologia del 'Russkiy Mir' promossa dal filosofo e dalla figlia acquisivano spazio nella narrativa ufficiale.  Tatarski viene ucciso quando aveva poco più di 40 anni il due aprile del 2023 in un locale di San Pietroburgo, nell'esplosione di una statuetta che gli era appena stata regalata. Fomin era noto per le sue posizioni filo-Putin e per l'appoggio totale all'invasione dell'Ucraina. Nell'ultimo anno aveva partecipato anche ad eventi al Cremlino. In una circostanza, aveva pubblicato un video affermando che "uccideremo e deprederemo tutti quelli che dobbiamo", riferendosi all'operazione militare. Il presidente Putin aveva conferito postuma l'onorificenza 'Ordine del Coraggio' a Tatarski, come aveva fatto per Dugina.  Il 6 maggio del 2023 Prilepin, 47 anni, era rimasto gravemente ferito nell'esplosione della sua auto nella regione di Nizhni Novgorod dove era nato nel 1974 e dove abitava con la sua famiglia. Aveva combattuto nel Donbass fra le fila degli indipendentisti già prima dell'inizio dell'invasione. Nel gennaio del 2023 si era arruolato nella Guardia nazionale ed era tornato a combattere sul fronte ucraino. Aveva già combattuto in Cecenia durante la guerra come Omon, prima di iniziare a scrivere. Il suo nome non può essere associato a quelli di Dugina e Tatarski, avevano voluto ricordare le persone che lo avevano apprezzato come artista.   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Sinner, ecco il nuovo team: fisioterapista e preparatore per Jannik

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(Adnkronos) –
Jannik Sinner rinnova la sua squadra annunciando oggi l'arrivo de preparatore atletico Marco Panichi e del fisioterapista Ulises Badio. Entrambi in passato hanno lavorato, tra gli altri, con il serbo Novak Djokovic. L'azzurro, numero 1 del mondo, completa il team dopo la 'rivoluzione' legata al caso clostebol. A fine agosto, Sinner ha chiuso il rapporto professionale con il fisioterapista Giacomo Naldi e con il preparatore Umberto Ferrara.  In primavera Sinner è risultato positivo ad uno steroide anabolizzante contenuto in uno spray che Naldi, su indicazione di Ferrara, ha utilizzato per curare un proprio dito. Il fisioterapiesta quindi ha trattato Sinner senza usare i guanti, provocando la contaminazione che ha determinato la positività dell'azzurro. Il 23enne altoatesino è stato in grado di ricostruire la catena di eventi, evitando la squalifica per doping.  La notizia dei nuovi ingressi è stata ufficializzata dallo stesso Jannik Sinner sui social, con l'altoatesino che ha pubblicato un post: "Benvenuti nella squadra Marco e Ulises", con la foto allegata in cui si vede il campione altoatesino in compagnia di Marco Panichi e di Ulises Badio, che completerà il team dell'azzurro con il ruolo di fisioterapista.   Subito arrivata anche l'approvazione di Sofia Goggia che in risposta al messaggio del numero uno del mondo ha scritto: "Daje marconeeee @marco_panichi1". Panichi ha un grande esperienza in campo tennistico, avendo lavorato in passato con Fabio Fognini, Simone Bolelli, Francesca Schiavone, Roberta Vinci e per sette anni, con l'ex numero uno del mondo Djokovic. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Swg-Centromarca, per Natale generi alimentari e bevande al primo posto, poi abbigliamento e libri

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(Adnkronos) – Cosa regaleranno gli italiani a Natale? Spenderanno di più o di meno? E quanto conterà la Marca nella scelta delle strenne o di cosa portare in tavola? A queste domande risponde la rilevazione Swg per Centromarca, presentata oggi alla stampa. Tra le preferenze per regali e acquisti il primo posto spetta a generi alimentari e bevande (36%), seguono l’abbigliamento (33%), i libri/giochi (32%), i prodotti per la cura della persona (30%) e per la casa (23%) e i dispositivi elettronici (17%).  Pur in una fase di debolezza del potere d’acquisto per il 65% degli intervistati la somma investita nel periodo festivo in regali, pranzi e spese personali sarà superiore o uguale a quella dello scorso anno; inferiore per il restante 35%. Chi disporrà di un budget superiore si focalizzerà, in particolare, sull’alimentare (40% di risposte) e sulla ricerca della qualità (55%). Chi destinerà meno risorse farà tagli su regali (63%), decorazioni e addobbi (35%) e quantità acquistate (71%). Per il 43% degli intervistati i prodotti di Marca, per la qualità e il prestigio che comunicano a chi li riceve in regalo, rappresentano un punto di riferimento al momento della scelta, con punte del 50% per l’alimentare, del 48% per i prodotti destinati alla cura della casa e del 47% per la cura persona, a conferma della centralità della Marca nel settore del largo consumo.  La presenza del Brand ha un peso fondamentale tra i criteri di scelta anche nel periodo natalizio, a tal punto che il 65% dei consumatori dichiara di cercare il prodotto preferito presso altri rivenditori se non lo trova nel punto di vendita abituale. Un italiano su due presta attenzione alla Marca per gli acquisti natalizi: il 35% lo fa per gli alimenti e le bevande messi in tavola, il 26% per i regali in genere, il 13% per i prodotti per la casa. Ad esaltare il valore del Brand nei consumi delle festività sono principalmente la capacità di esprimere alta qualità (indicata dal 66% dei consumatori), la reputazione (34%), la storia e tradizione (30%), il packaging (19%) e valori legati alla responsabilità sociale d’impresa come l’approccio etico al mercato e la sostenibilità (19%). "Quando pensiamo a qualcosa di valore da mettere in tavola o da regalare, immediatamente il pensiero va a una grande Marca conosciuta", sottolinea Vittorio Cino, Direttore di Centromarca. "A Natale i prodotti di Marca confermano la loro centralità nelle preferenze dei consumatori. In Italia concentrano il 54,5% della quota di mercato grocery nel canale iper/super/libero servizio: è tra le più elevate d’Europa, nettamente superiore al 23% circa delle private label (Fonte Niq, gennaio/settembre 2024). L’incidenza dei prodotti commercializzati dalle industrie associate a Centromarca sul valore dello scontrino del supermercato è del 66%, con una crescita degli atti d’acquisto del 12% rispetto al 2022 (Fonte: YouGov, settembre 2024). Le aziende Centromarca concentrano il 24% degli investimenti pubblicitari. I nostri beni contribuiscono alla dinamicità della domanda in una fase di particolare debolezza del potere d’acquisto delle famiglie, che sarebbe ulteriormente penalizzato dal varo di nuove tasse sui consumi, come la sugar e la plastic tax, rispetto alle quali siamo nettamente contrari". "Nonostante la riduzione del potere d’acquisto, gli italiani confermano l’importanza della spesa alimentare di qualità nel periodo natalizio", conferma Alessandra Dragotto, Head of Research di Swg. "Questi aspetti sono prioritari nell’allocazione del budget anche tra coloro che dichiarano di dover ridurre le spese rispetto al 2023. Questo orientamento dimostra come il valore attribuito ai prodotti di Marca, soprattutto nel settore alimentare, sia centrale in una festività all’insegna della qualità e della cura nelle scelte. Lo studio mette in luce un legame emotivo e di fiducia con i prodotti, che va oltre la semplice convenienza e rafforza il ruolo della Marca come elemento imprescindibile nelle festività".  Le circa 200 industrie aderenti a Centromarca, Associazione Italiana dell’Industria di Marca, commercializzano complessivamente 2.400 Brand e sviluppano un fatturato omnichannel di 67 miliardi di euro. Occupano 97mila persone. Generano un valore condiviso nella filiera di 87,2 miliardi di euro (pari al 4,2% del Pil), con una contribuzione fiscale di 28,7 miliardi (circa il 5% delle entrate). —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)