Trump vuole immunità, oggi la sentenza della Corte Suprema

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(Adnkronos) – C'è grande attesa oggi a Washington per la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che stabilirà se Donald Trump possa o non possa invocare l'immunità di fronte alle accuse che gli sono state rivolte di aver tentato di rovesciare i risultati elettorali del 2024. A conferma della difficoltà della decisione, i nove sommi giudici si sono presi un giorno in più rispetto alla scadenza non ufficiale di fine giugno della sessione estiva.  La loro decisione infatti avrà grandi conseguenze sul destino dei processi federali contro l'ex presidente e di conseguenza anche sulla sua nuova candidatura alla Casa Bianca. Nel suo ricorso, Trump ha detto che se la Corte non riconoscerà la sua immunità metterà a rischio l'operato di ogni futuro presidente che avrà timore di essere poi giudicato da uno zelante procuratore una volta lasciata la Casa Bianca. Un argomento che potrebbe aver avuto leva sulla maggioranza, 6 a 3, conservatrice della Corte Suprema.  Sono in tutto quattro le sentenze che la Corte deve ancora annunciare prima di chiudere la sessione. E verrà rese pubbliche una alla volta al partire dalle 10 ore di Washington, e si prevede che la più attesa, quella sul caso di Trump, sarà l'ultima.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Monsignor Viganò accusato di scisma, nuovo j’accuse contro il Papa

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(Adnkronos) – Mons. Carlo Maria Viganò, l’ex nunzio in Usa accusato dal dicastero per la Dottrina della Fede di scisma, nel giorno in cui dovrebbe presentarsi per difendersi davanti all’ex Sant’Uffizio, in una lunghissima nota che è un j'accuse, torna a chiedere le dimissioni del Papa muovendo accuse durissime. “Ho deciso di rendere pubblica questa mia dichiarazione, alla quale unisco una denuncia dei miei accusatori, del loro 'concilio' e del loro 'papa'. Prego i Santi Apostoli Pietro e Paolo, che hanno consacrato la terra dell’Alma Urbe con il proprio sangue, di intercedere presso il trono della Maestà divina, affinché ottengano alla Santa Chiesa di essere finalmente liberata dall’assedio che la eclissa e dagli usurpatori che la umiliano, facendo della Domina gentium la serva del piano anticristico del Nuovo Ordine Mondiale”, scrive Viganò nel suo j’accuse.  L’ex nunzio, come ha spiegato all’Adnkronos il canonista don Davide Cito, sarà comunque giudicato, con un avvocato di ufficio, e rischia le dimissioni dallo stato clericale. “La mia non è una difesa personale, ma della Santa Chiesa di Cristo, nella quale sono stato costituito Vescovo e Successore degli Apostoli, con il preciso mandato di custodire il Deposito della Fede e di predicare la Parola, insistere opportune importune, riprendere, rimproverare, esortare con ogni pazienza e dottrina. Respingo con forza l’accusa di aver lacerato la veste del Salvatore e di essermi sottratto alla suprema Autorità del Vicario di Cristo: per separarmi dalla comunione ecclesiale con Jorge Mario Bergoglio, dovrei essere stato prima in comunione con lui, cosa che non è possibile dal momento che lo stesso Bergoglio – sostiene Viganò – non può esser considerato membro della Chiesa, a causa delle sue molteplici eresie e della sua manifesta alienità ed incompatibilità con il ruolo che invalidamente ed illecitamente ricopre”.  Viganò nel suo lungo j’accuse rispolvera argomentazioni che sostiene da tempo che lo hanno portato ad essere accusato di scisma. Già nel 2018 pubblicò una lettera nella quale chiedeva le dimissioni del Papa accusandolo di avere coperto il cardinale Theodore Mc Carrick, colpevole di abusi su alcuni seminaristi. Scrive Viganò nella nota: "Affronto questa prova con la determinazione che mi viene dal sapere di non avere alcun motivo per considerarmi separato dalla comunione con la Santa Chiesa e col Papato che ho sempre servito con filiale devozione e fedeltà". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Ue, Borghi insiste: “Da 30 anni Italia paga ogni anno più di quanto riceve”

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(Adnkronos) – "Dato che il periodo è propizio avviso che insieme ad Alberto Bagnai stiamo preparando un'altra proposta di legge: Su ogni cartello o targa con scritto: 'Opera realizzata con fondi dell'Unione Europea' dovrà essere specificato: 'I fondi Ue sono in realtà soldi nostri. Da trent'anni l'Italia paga ogni anno all'Unione Europea più di quello che riceve'". Lo scrive su X Claudio Borghi, senatore della Lega e candidato alle prossime europee, con riferimento implicito alla precedente proposta di legge da lui firmata, che prevede di rendere non obbligatoria l'esposizione della bandiera della Ue nei palazzi pubblici italiani. Una uscita che ha registrato la polemica anche nel centrodestra, con il leader di Forza Italia, Antonio Tajani che ieri ha replicato secco, difendendo il vessillo europeo. ''Qualche ignorante, anche candidato alle elezioni europee, si prende gioco della bandiera dell'Europa… Le dodici stelle sulla bandiera europea non sono gli stati, sono le dodici stelle che cingono il capo della Vergine, rappresentano le dodici tribù di Israele, e la bandiera è azzurra perché il manto della Vergine è azzurro. Quella bandiera indica chiaramente quali sono le nostre radici. Per questo va rispettata'', aveva detto ieri Tajani, a Verbania per un'iniziativa elettorale per le europee, sulla proposta di Borghi. A stretto giro la replica del leghista: "Abbiamo il simpatico Antonio Tajani che si lancia in spericolate interpretazioni esoteriche della bandiera Ue (le dodici tribù di Israele, il manto della Madonna). Per me può anche tenerla come coperta, la libertà è sacra. Non voglio essere l'unico Paese con l'obbligo di esporla a fianco della bandiera nazionale".  —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Febbre Oropouche, Veneto segnala primo caso in Europa

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(Adnkronos) – E' stato identificato in Veneto il primo caso europeo di febbre Oropouche, causata da un virus diffuso normalmente nella regione amazzonica. A diagnosticarla il Dipartimento di malattie infettive tropicali e Microbiologia dell'Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. La paziente ha una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. Il caso, informano dall'Irccs in una nota, è stato già segnalato alle autorità sanitarie e all'Asl di competenza della Regione Veneto, nonché ai servizi di informazione e monitoraggio internazionali. Il virus è stato isolato nel laboratorio ad alto livello di biosicurezza Bsl3 del Dipartimento, primo passo per poter sviluppare test diagnostici specifici e studi sulla capacità di veicolare il virus da parte dei potenziali vettori – zanzare e moscerini – diffusi anche da noi. "La febbre Oropouche è causata dall'omonimo virus (Orov), scoperto nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago – spiega Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento di malattie infettive, tropicali e Microbiologia dell'Irccs di Negrar – Ciò che è più rilevante è che si tratta di un virus che viene trasmesso all'uomo dalle punture di insetti, in particolare moscerini e zanzare.  La febbre Oropouche è una delle arbovirosi più diffuse del Sudamerica, con oltre 500mila casi diagnosticati dal 1955 a oggi, un numero probabilmente sottostimato viste le limitate risorse diagnostiche disponibili nell'area di diffusione. Dall'ultimo aggiornamento epidemiologico risultano tra la fine del 2024 ed il 2024 più di 5.000 casi di febbre Oropouche in Bolivia, Brasile, Colombia e Perù, ed ultimamente anche a Cuba". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Foggia, nuova aggressione al Policlinico: colpiti 3 infermieri

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(Adnkronos) – Una nuova aggressione al Policlinico di Foggia, dove "alle 4 di notte sono stati colpiti 3 infermieri del pronto soccorso da una persona in stato di alterazione: 2 sono stati refertati. E' intervenuta la Polizia per il fermo della persona". Lo riferiscono fonti ospedaliere all'Adnkronos Salute.  Pochi giorni fa gli operatori sanitari del Policlinico Riuniti di Foggia avevano già subito una aggressione, barricandosi in una stanza per salvarsi da decine di persone, dopo la morte di una ragazza durante un intervento chirurgico.  
Sul decesso delle 22enne, avvenuto il 4 settembre, ci sarà oggi l'audit interno della direzione del Policlinico e "la valutazione del profilo di assistenza".  "Non si era mai registrata, negli ultimi 10 anni, una tale escalation di violenze, all’insegna di brutalità ed esasperazione. Nel mese di agosto, che ci siamo appena lasciati alle spalle, abbiamo calcolato ben 34 episodi di violenza, fisica e psicologica, su 31 giorni. Si rende indispensabile la riorganizzazione dei presidi fissi delle forze dell’ordine, da parte del Viminale, dal momento che, incredibile ma vero, ad oggi, in nessuna struttura sanitaria, sono presenti agenti di polizia negli orari notturni. In assenza di un numero adeguato di uomini delle forze dell’ordine, si rende indispensabile pensare ad una modalità 'ospedali sicuri', con la presenza del nostro Esercito nelle strutture sanitarie, partendo da quelle delle città capoluogo e in quelle con maggiore bacino di utenza. Non possiamo aspettare", affermano in una nota Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up.  Intanto sulle proposte arrivate dalla politica e dal mondo della sanità per frenare l'escalation di violenze ai danni degli operatori sanitari, si è espresso Fabio De Iaco, presidente della Simeu, la Società italiana medicina dell’emergenza urgenza.  "Il Daspo dalle cure per chi commette violenze – afferma all'Adnkronos – on serve e credo che potrebbe essere anche incostituzionale, non si può far rinunciare all'assistenza sanitaria pubblica è contro ogni principio deontologico. Il teaser o il porto d'armi? Mi fanno sorridere, mentre credo sia giusta la proposto dell'arresto in flagranza. Ma sono convinto che un punto sia quello delle maggiori tutele per i medici e gli infermieri. L'aggressione violenta in ospedale a Foggia dimostra che poi questi colleghi rischiano di essere vittime di minacce pesanti e anche le loro famiglia. Non è accettabile". La proposta del Daspo dalla cure arriva dal senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Lavoro e Sanità, che ha presentato un Ddl che prevede "la sospensione della gratuità di accesso alle cure programmate e di elezione per tre anni nei confronti di chi si rende protagonista di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario". "Le ammende economiche previste dalla legge 113 del 2020 servono a poco e ne sono state registrate pochissime – continua – Si devono abbassare i toni e lavorare per sviluppare un nuovo modello di fiducia reciproca medico-paziente. Per farlo servono risorse sulla sanità pubblica che vanno spese meglio e ad oggi non le stiamo spendendo in modo corretto". "Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato un baluardo durante il Covid, un riferimento per il mondo della sanità che ha sentito la sua vicinanza e anche oggi dove noi medici siamo vittime di violenze sappiamo che ci è vicino. Concordo molto con il professor Bassetti che ha ricordato sui social l'importanza della presenza del Capo dello Stato nei momenti più difficili della pandemia", ha detto.   —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Tre cooperanti italiani fermati in Tunisia: “Presunte irregolarità su prelievi di denaro”

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(Adnkronos) – La Farnesina segnala che tre cooperanti italiani, impegnati in attività di cooperazione per l'Osc Cesvi in Tunisia, sono stati posti in stato di fermo nei giorni scorsi, insieme ad altro membro dello staff Cesvi, per presunte irregolarità legate a prelievi di denaro da una banca locale. I tre cooperanti operano su alcuni progetti in Libia, paese il cui sistema bancario mantiene una serie di limitazioni che rendono necessari, per chi vi si trova a operare e abbia necessità di valuta, periodici prelievi di denaro in Tunisia. Sin dall’inizio della vicenda l’Ambasciata d’Italia a Tunisi, in stretto coordinamento con la Farnesina, ha assicurato assistenza ai connazionali ed è in costante contatto con Cesvi, che sta fornendo tutte le necessarie informazioni alle autorità inquirenti per consentire un rapido chiarimento e arrivare a un auspicabile, rapido rilascio di tutte le persone coinvolte.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Ue, Meloni in Cdm: “Oggi a von der Leyen nome Fitto come commissario europeo”

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(Adnkronos) – L'Italia indica Raffaele Fitto come commissario europeo. L'annuncio è arrivato in Consiglio dei ministri dalla premier Giorgia Meloni. “Ritengo opportuno condividere con tutti voi, dopo averlo fatto già da tempo con gli altri leader della maggioranza, una decisione estremamente importante. Ho ricevuto la lettera della presidente della Commissione europea von der Leyen con la quale si chiede al governo la designazione della proposta di candidato italiano al ruolo di commissario europeo", ha detto la presidente del Consiglio nel corso del Cdm a Palazzo Chigi, con riferimento alla designazione del commissario europeo in Ue. "Si tratta di una scelta delicata e molto importante per noi e per l’Italia nei prossimi anni – ha aggiunto – La nostra scelta ricade su una persona che ha una grandissima esperienza e che ha saputo governare le deleghe che gli sono state affidate in questo governo con ottimi risultati: il Ministro Raffaele Fitto". "Oggi stesso comunicherò alla Presidente von der Leyen il nome e chiedo a tutti di rivolgere un applauso e un grande in bocca al lupo a Raffaele, che avrà davanti un compito estremamente complesso e allo stesso entusiasmante. E’ una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il governo, ma è una scelta necessaria", ha affermato la premier. In Ue, ha detto Meloni, "continuiamo a lavorare sul ruolo che chiediamo venga affidato all’Italia. E, nonostante veda molti italiani che tifano contro un ruolo adeguato alla nostra Nazione, non ho motivo di credere che quel ruolo non verrà riconosciuto. Non per simpatia o antipatia verso il nostro governo, ma più banalmente perché siamo l’Italia, Nazione fondatrice, seconda manifattura e terza economia europea, terzo Stato membro per popolazione, con primati in tantissimi campi". "Oggi – ha sottolineato – possiamo contare anche su una ritrovata stabilità politica e una solidità economica che pochi altri hanno nel resto d’Europa". Il Cdm è stato preceduto dal vertice del centrodestra al quale hanno preso parte Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. "I leader – si legge in una nota congiunta del centrodestra diramata a fine vertice – hanno rinnovato il patto di coalizione, garanzia di efficacia e concretezza dell’azione di governo. Un bilancio positivo sostenuto da dati macroeconomici incoraggianti, a partire dal buon andamento della crescita dell’occupazione. È stata ribadita l’unità della coalizione e sono determinati a continuare il lavoro avviato per tutta la legislatura, portando a compimento le riforme messe in cantiere e attuando il programma votato dai cittadini".  "Da trent’anni – si sottolinea – il centrodestra conferma la propria solidità e compattezza, con la capacità di trovare sempre la sintesi tra le diverse identità che lo compongono e dare risposte ai cittadini".  Dal vertice di centrodestra emerge "totale sintonia su tutti i dossier, a partire dalla politica estera. Soddisfazione per la rinnovata autorevolezza e affidabilità dell’Italia nello scenario globale, come ribadito anche dal successo della presidenza italiana del G7, e condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla guerra in Ucraina, con appoggio a Kiev ma contrari a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini".  Quanto alla manovra, si spiega nella nota, "la prossima legge di bilancio, come le precedenti, sarà seria ed equilibrata, e confermerà alcune priorità come la riduzione delle tasse, il sostegno a giovani, famiglie e natalità, e interventi per le imprese che assumono".  —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Medicina, Sigo: “Ginecologi a congresso per ‘donne al centro di un nuovo rinascimento”

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(Adnkronos) – Promuovere la salute femminile attraverso un approccio multidisciplinare e innovativo. Nasce così 'Donne al centro di un nuovo rinascimento', il tema del 99° Congresso nazionale della Sigo, Federazione italiana di ginecologia e ostetricia (Aogoi-Agui-Agite), che si terrà dal 3 al 6 novembre 2024 presso Firenze Fiera, nei Palazzi dei Congressi e degli Affari. Dopo trent'anni l'evento torna nella città toscana, simbolo del Rinascimento e dell'arte, con un programma scientifico ricco e diversificato volto a mettere appunto "le donne al centro di un nuovo rinascimento". Il congresso – si legge in una nota – affronterà tematiche fondamentali come la prevenzione, l'innovazione in ambito terapeutico, la personalizzazione delle cure e l'adozione di nuovi modelli organizzativi per garantire la sostenibilità del sistema sanitario. Il programma prevede sessioni di formazione accreditate Ecm e numerose tavole rotonde, simposi e workshop che affronteranno temi di grande attualità, tra cui: la salute mestruale e il ruolo del microbioma; la prevenzione in ginecologia con un focus sulle attività del ministero della Salute; la chirurgia robotica e mininvasiva nel trattamento delle patologie riproduttive; le sfide e le opportunità della gestione delle patologie come l'endometriosi, il carcinoma ovarico e il fibroma uterino e l'intelligenza artificiale in ostetricia e ginecologia, le sue applicazioni cliniche e quanto di innovativo si è realizzato, ultimamente, nel settore disciplinare. L'evento vuole promuovere un approccio globale che consideri, accanto agli aspetti medici, quelli sociali, psicologici ed etici della salute femminile. Verranno esplorati i bisogni delle donne in tutte le fasi della vita, con particolare attenzione ai temi dell'autodeterminazione, del supporto nelle scelte riproduttive e della salute mentale. L'obiettivo del congresso è, infatti, creare un ambiente di confronto e scambio tra le varie anime della ginecologia italiana e le istituzioni al fine di potenziare la qualità del lavoro clinico e formativo. La salute della donna viene riconosciuta come un indicatore fondamentale del benessere di tutta la società, e la Sigo intende fornire strumenti e conoscenze per migliorare ulteriormente gli standard di cura. A presiedere l'evento saranno Valeria Dubini, Felice Petraglia e Gianfranco Quintarelli, supportati da un comitato scientifico locale e da figure di spicco della ginecologia nazionale. Tra i presidenti onorari figurano personalità illustri come Antonio Chiantera, presidente Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi); Rossella Nappi, presidente Associazione ginecologi universitari italiani (Agui), e Vito Trojano, presidente Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), che hanno contribuito allo sviluppo della ginecologia moderna in Italia. Alla cerimonia inaugurale, il 3 novembre alle 17 presso l'Auditorium del Palazzo dei Congressi, oltre al saluto delle autorità ci sarà un intervento teatrale di Maria Cassi. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Daghestan, chi c’è dietro l’assalto

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(Adnkronos) –
Arrestato in Daghestan in seguito agli attacchi di ieri a Derbent, località che da secoli ospita la comunità degli ebrei della montagna, e Makhachkala 125 chilometri a nord, anche il presidente del distretto di Sergokala e segretario della sezione locale di Russia unita, Magomed Omarov. Fra i sei assalitori rimasti uccisi sono stati identificati due dei suoi figli e un nipote. La residenza di Omarov è stata perquisita dalle autorità russe ed è stato espulso dal partito al potere per aver screditato l'organizzazione. Negli attacchi sono rimaste uccise almeno 19 persone – 4 civili e 15 agenti di polizia. Altre 16 persone sono state ricoverate in ospedale, di cui 13 agenti di polizia e tre civili. E' stato aperto il fuoco ieri contro due chiese ortodosse, le sinagoghe di entrambe le località colpite, e una centrale dei vigili a Makhachkala. A Derbent hanno sempre convissuto senza problemi le tre comunità religiose.  Fra le persone uccise nel giorno della festa ortodossa della santissima trinità vi è anche padre Nikolai, prete ortodosso di 66 anni, da oltre 40 anni assegnato alla chiesa ortodossa di Derbent, ha reso noto il governatore del Daghestan, Sergei Melikov. A ora, nessuno ha ancora rivendicato l'attentato.  Lo scorso ottobre, dopo gli attacchi di Hamas contro Israele, l'aeroporto di Makhachkala era stato chiuso diversi giorni dopo che la folla aveva fatto irruzione nello scalo per protestare contro l'arrivo di un aereo da Israele. Proteste contro gli ebrei si erano poi svolte in diverse località della regione del Caucaso russo. In seguito all'attentato alla Crocus Hall dello scorso 22 marzo, rivendicato dall'Isis-K l'Fsb, aveva arrestato quattro persone nel Daghestan, accusate di aver fornito assistenza finanziaria e armi ai quattro esecutori materiali dell'attacco, tutti di nazionalità tagika. In relazione all'attacco, attribuito dalla leadership russa agli ucraini, erano stati arrestati anche 11 tagiki e un kirghiso con passaporto russo.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Imprese, Calabrò (Museimpresa): “Memoria fondamentale per competitività”

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(Adnkronos) – “La storia dell'Italia è la storia della sapienza dei territori di questo Paese, all'ombra dei campanili. Ma la nostra memoria non è amarcord, non è orgoglio di quello che siamo stati. È elemento fondante della competitività dell'impresa”. Lo ha detto ai microfoni di Adnkronos Antonio Calabrò, presidente di Museimpresa e direttore della Fondazione Pirelli, intervistato in occasione del seminario organizzato da Fnm alla Veneranda Fabbrica del Duomo, a Milano, ‘Museo, museo diffuso, non museo – Quando la passione per la storia è un’impresa’. Un incontro organizzato per sottolineare il ruolo delle imprese nei processi culturali e nella crescita della comunità. “La Veneranda Fabbrica è Milano. Milano delle fabbriche, della qualità e della bellezza – riprende Calabrò – Fnm è uno dei soggetti fondamentali della crescita intrinseca alla dimensione di una metropoli in cui il lavoro sta dentro una serie di relazioni che appartengono a una funzione fondamentale della cittadinanza. Credo che il dialogo tra istituzioni che hanno una storia e un futuro sia un contributo fondamentale al miglioramento della qualità della consapevolezza dei cittadini rispetto alla propria identità e alla costruzione futuro. La memoria consente di lavorare con responsabilità sull’innovazione”, conclude. Durante il seminario, Fnm ha posto l’accento sul Museo dei trasporti che nascerà a Saronno, emblema della memoria di un Gruppo impegnato a rafforzare e conservare la trama storica e culturale del territorio. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Europee, Salvini regge e Vannacci fa il pieno: il generale guida la Lega in Ue

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(Adnkronos) – Vuoi per l'effetto Vannacci, vuoi per la strada di partito nazionale intrapresa da Salvini, la fotografia scattata dagli elettori che alle europee 2024 hanno scelto quello che oggi, seppur per pochi decimali è diventato il terzo partito del centrodestra, offre una panoramica per tanti versi nuova. Per il segretario il quadro è positivo: "Contano le percentuali, ci svegliamo al 9% ed è una bella giornata di sole", dice ai giornalisti il giorno dopo il voto. "La Lega ha raccolto risultati straordinari -assicura- siamo sopra il risultato delle politiche di due anni fa, siamo sopra i 2 milioni di voti", sottolineando come il generale Vannacci che "è stato contestato, vituperato da mezzo mondo, da solo ha superato mezzo milione di preferenze con un record al Nord Ovest e al Nord Est". A conti pressoché fatti, in totale sono 8 i leghisti che vanno (o restano) a Strasburgo. Con il generale Roberto Vannacci, da oggi mister 500mila voti, ci sono Silvia Sardone, Isabella Tovaglieri, Anna Maria Cisint, Raffaele Stancanelli, nomi a cui si aggiungeranno quelli di altri tre candidati, tra Angelo Ciocca, Paolo Borchia, Susanna Ceccardi e Aldo Patriciello, tutto dipende da dove verrà 'confermato' Vannacci, che ha corso in tutte le circoscrizioni.  Nel nord-est il generale ha fatto il pieno di voti, ma è mancato l'effetto traino. Da Bolzano a Imola, la Lega si ferma al 10,18%. Fdi ha il triplo dei voti del Carroccio, confermando il trend delle ultime politiche. Ma il derby con Forza Italia, qui vede ancora la Lega avanti di tre punti: nel nord est la sfida Salvini-Tajani non vede il leghista soccombere. Il generale, intanto, si porta a casa oltre 142mila preferenze, mentre la pasionaria Anna Maria Cisint, sindaco di Monfalcone, ne incassa quasi 43mila, avvantaggiandosi pure dell'alternanza di genere di chi ha votato Vannacci in prima battuta. In Veneto, nel feudo di Zaia, il partito di Salvini si ferma al 13,15%, circa un punto e mezzo percentuale in meno rispetto alle ultime politiche, quelle del 2022. Nella terra del leone di San Marco Vannacci raccoglie 72mila preferenze sul suo nome, distanziando Paolo Borchia fermo a 20mila. Ma la competizione in Veneto, presenta anche dati come quello di Verona, la città di Lorenzo Fontana, responsabile esteri del partito e presidente della Camera, che subisce lo smacco di essere superata pure a sinistra: Avs con Ilaria Salis coglie un clamoroso 8,6%, con la Lega che resta dietro di quasi un punto (7,8%). Nella circoscrizione nord-occidentale, Salvini prende l'11,90%, pari a un terzo dei voti di Fdi, dietro al Pd di 12 punti. Il fiato sul collo della sfida con Fi la Lega inizia a sentirlo, perché gli azzurri, che in Piemonte confermano pure il governatore Cirio, si attestano al 9,38%. Qui la classifica dei più votati, tornando in casa Lega, a parte Vannacci, che fa corsa a sé (186.609 preferenze), vede l'affermazione di Silvia Sardone, europarlamentare uscente 75mila voti, di Isabella Tovaglieri quasi 40mila e di Angelo Ciocca, 38.704, anche lui in corsa per la ricandidatura a Strasburgo.  Nel centro quello di Salvini è un partito di metà classifica, al sesto posto, dietro Fdi, Pd, M5S, Avs, e anche a Fi, che inizia il sorpasso, con un vantaggio di meno di mezzo punto. Con 321mila voti in totale che valgono il 6,7% di preferenze. Vannacci, che qui è di casa -ha atteso a Viareggio i risultati elettorali- incassa 100mila preferenze. Distacco abissale con Susanna Ceccardi ferma a quota 30 mila.  Nell'Italia del Sud Salvini raccoglie percentuali simili a quelle del centro, da quinto partito, ma vede partita vera tra Vannacci e gli altri candidati della Lega per Salvini premier. Il generale vince di misura -72.582 voti- sull'ex azzurro Aldo Patriciello, Mr. preferenze, che è votato da 69.749 cittadini del Sud. Vicino il pugliese senatore Roberto Marti, capo della Commissione Cultura di Palazzo Madama. Il confronto con Forza Italia cambia decisamente segno, il sud consegna agli azzurri quasi quattro punti di vantaggio sui salviniani.  Stesso discorso nelle isole: Lega al 6,99%, con l'ex Fdi, Raffaele Stancanelli che batte Vannacci, unico a riuscirci in tutte e 5 le circoscrizioni elettorali delle europee. L'ex sindaco di Catania porta a casa 44.260 voti, Vannacci solo 35 mila. Impietoso in Sardegna e Sicilia il raffronto con Fi: gli azzurri triplicano i consensi rispetto alla Lega (20,33%). Lo stesso Tajani non manca di sottolineare l'exploit in Sicilia "dove siamo il primo partito", per poi aggiungere che Fi "non cerca consensi tra gli alleati e non punta a risistemare i conti nel centrodestra". "Non siamo cresciuti a danno della Lega, che mi pare abbia avuto un risultato positivo", dice rivolto all'altro vicepremier. 
Salvini, a seggi chiusi, mette in cassaforte oltre 2milioni di voti (2.092.000 per l'esatezza) contro i 2.464.005 voti delle politiche del 2022, ma la percentuale, per effetto dell'astensionismo crescente, gli permette di crescere, dall'8,8% delle ultime politiche oggi raggiunge il 9%. Un risultato che pare accontentarlo e che lo porta a tenere, almeno per ora, basso il livello dello scontro con il fondatore della Lega Umberto Bossi, che avrebbe votato proprio per Fi: "Uno le preferenze può darle a chi vuole ma se cambia partito non mi sembra una cosa normalissima…". Sul 'tradimento di Bossi, fa sapere Salvini "deciderà la base, ascolterò i militanti". "Se mi aspettavo questa affermazione? Non sono un politico, ma ho trovato tante persone che mi facevano i complimenti, che mi dicevano di andare avanti, che era arrivato qualcuno cha aveva il coraggio di dire quello che altri non osavano dire", dice intanto il generale, ospite di Quarta Repubblica su Rete 4. "Sono stato in Veneto, Friuli e Lombardia, e c'era anche grande interesse", ricorda. "Con il caso Scurati si parlava di censura, non con il caso Vannacci, ma hanno cercato di non farmi parlare, 'Vannacci fascista sei il primo della lista', dicevano", dice ancora. "Io farò il sabotatore, utilizzando strumenti che nessuno ha mai utilizzato", dice guardando al lavoro in Ue. "Se non ci fosse stato il mio contributo il risultato" della Lega "sarebbe stato molto minore", puntualizza, per poi aggiungere: "Sono qui per supportare il segretario, costruiremo assieme qualcosa che sarà sbalorditivo, darò man forte a chi ha riposto fiducia nel sottoscritto".  L'onda nera in Europa? "E' solo l'inizio, l'onda non ha raggiunto ancora l'apice, è la sinistra che la chiama l'onda nera, sono loro a essere ossessionati dal fascismo e dall'antifascismo, la gente non gli dà più retta, questo è un capitolo chiuso, è l'onda delle persone che vogliono una Europa tradizionalista, che continui a essere la guida dell'umanità. La gente si è stancata della politica che fa della debolezza un merito, dobbiamo andare avanti e non cedere più nulla", dice ancora il generale. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Cos’è la #nospendchallenge e perché fa bene all’ambiente (e non solo)

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(Adnkronos) –
Spendere poco, o niente. Un obiettivo che può diventare un imperativo non solo in caso di grave avarizia o di minimalismo estremo, ma anche per necessità – il costo della vita in tutto il mondo, anche quello ricco, è diventato un problema – oppure, più nobilmente, per ridurre il proprio impatto sull’ambiente. In un mondo, virtuale e non, dominato da sfide di ogni tipo, comprese le più sciocche, la no-spend-challenge, ovvero l’impegno preso con se stessi di non comprare nulla che non sia strettamente necessario, si rivela tutt’altro che frivola. La #nospendchallenge è molto semplice, in teoria. Meno in pratica, ma non impossibile. Si tratta di decidere di non comprare nulla che non sia davvero indispensabile per un periodo che può andare da una settimana a un mese o un anno, a scelta. Dalla sfida sono escluse spese quali mutuo, bollette, cibo, medicinali necessari e acquisti che servono (ad esempio, anche un paio di scarpe se va a sostituirne uno vecchio, magari rotto).  I guru consigliano di definire a monte quali siano le cose a cui proprio non si vuole o può rinunciare, e lasciar perdere tutto il resto. Quindi ‘No’ all’acquisto di: • libri, se ne abbiamo già altri 50 che giacciono in attesa di essere letti (approfittare invece delle biblioteche) • vestiti e accessori (piuttosto rivisitare il proprio armadio con abbinamenti nuovi) • pranzi o cene fuori • junk food • creme e cremine in quantità  • bevande che non siano acqua • elettronica • media in streaming • prodotti per la pulizia • complementi d’arredo • qualsiasi altra cosa.  È soprattutto il perché ci si dovrebbe imbarcare in quella che sembrerebbe una scomoda privazione, a dare significato alla sfida. Che infatti non viene portata avanti da persone indigenti (in quel caso si chiama sopravvivenza) ma da persone motivate da altro. Su tutto, dalla difficoltà nella gestione del denaro e dal voler vivere in modo più sostenibile.  Non è un caso dunque che sia in particolare la Generazione Z – quella dei nativi digitali, nati tra il 1997 e il 2012 – ad aver abbracciato la challenge. Una fascia d’età particolarmente sensibile ai temi ambientali e spesso incapace di amministrare al meglio le proprie finanze. Quanto al primo punto, la sovraproduzione degli ultimi decenni, stimolata anche dal fast fashion, da status symbol stereotipati e ben radicati nella società ma verso cui i giovani sono sempre più insofferenti, insieme ai costi ecologici dei trasporti e del circo di resi e riacquisti, ha fatto sì che il prezzo ambientale sia ormai fuori controllo. E per una generazione attenta al Pianeta come la Gen Z, agire in prima persona viene praticamente da sé.  Per citare la fashion industry, che secondo Greenpeace Germania è la quarta causa di pressione ambientale, la produzione di abbigliamento dal 2000 al 2014 è duplicata: in media ogni persona compra ogni anno il 60% in più di capi, per usarli poi meno di 6 mesi. Perciò, secondo le previsioni, il numero di abiti prodotti oltrepasserà i 200 miliardi nel 2030. Risultato: nel Mondo, ogni secondo un camion di vestiti viene incenerito o gettato in discarica.  Non si può poi non pensare allo shopping online, cresciuto vertiginosamente dopo pandemia e lockdown. In questo caso sono da considerare i costi ambientali degli imballaggi, molto superiori a quelli della semplice busta con la quale usciamo dai negozi fisici, e le emissioni generate dal trasporto dei prodotti, aggravate dall’andirivieni di acquisti e resi che stanno rendendo la situazione un vero girone dantesco. Inoltre, molto spesso il dover risistemare, ri-eticchettare, stoccare e rendere di nuovo vendibile l’oggetto rendono più conveniente farlo finire direttamente in discarica. Il reso diventa rifiuto. In sostanza, uno spreco di risorse a 360 gradi. Si parla di numeri importanti: secondo una ricerca effettuata da Deloitte, l’acquisto online genera resi cinque volte di più rispetto al negozio fisico; si stima circa il 40% di restituzioni per l’online contro il 7% nei negozi fisici. Tanto che il 2024 potrebbe essere l’anno dell’addio ai resi gratuiti. E se, secondo alcune ricerche, l’e-commerce genererebbe invece meno gas serra rispetto allo shopping nel punto vendita, in entrambi i casi i costi ambientali degli acquisti sono molto elevati. Figuriamoci se l’acquisto in questione è superfluo, e dunque evitabile.  Spendere quasi nulla se non per ciò che davvero serve significa spezzare il circolo vizioso dell’acquisto compulsivo, che per definizione viene fatto senza un reale motivo se non quello di ricevere la scarica di dopamina – l’’ormone della felicità’ – data dalla novità. Un benessere di brevissima durata che spinge a cercarne ancora, proseguendo con gli acquisti. In pratica, lo stesso meccanismo delle dipendenze.  Aderendo alla ‘no spend challenge’ invece magicamente scopri di avere in casa vestiti, cibo, libri e quant’altro in abbondanza, prima di ritrovarti davvero nella necessità di doverne ricomprare. La sfida ti inchioda davanti al classico paradosso del dire, di fronte all’armadio straripante di borse, pantaloni e vestiti: “Non ho niente da mettermi”. Credendoci pure. Ma se guardi meglio, non sono certo gli outfit, né il resto, a mancare.  La challenge dunque aguzza la creatività ed è il primo passo per una vera economia circolare a km zero, quella dentro casa propria, inseguendo l’arte del riciclo. Il risultato è anche che si diventa più consapevoli di se stessi e delle proprie reali necessità, e al contempo si esce dalle stritolanti logiche del consumismo. “È liberatorio non prendere nemmeno in considerazione l’idea di entrare nei negozi o navigare online per acquistare cose”, dicono i Gen Z. Ed ecco perché per molti giovani la interpretano come una sfida “anti-consumismo”. Una visione del mondo confermata dalla tendenza di Millennials e Gen Z a non voler barattare benessere e tempo libero con i soldi. E che proprio per questo sono sempre meno interessati alla carriera, se ciò significa ‘non avere una vita’ o dover sacrificare le proprie passioni e le proprie relazioni.  La pandemia ha sicuramente fatto esplodere un magma che già ribolliva sotterraneamente e di cui le persone non erano nemmeno consapevoli, stritolate nella quotidiana ‘ruota del criceto’. Quiet quitting (l’’Abbandono silenzioso’, un po’ il tirare i remi in barca) e Great Resignation (le ‘Grandi dimissioni’) ne sono la prova, non solo per i più giovani. Per quanto riguarda il secondo aspetto, la gestione del denaro, anche in questo caso la #nospendchallenge rivela la sua utilità. Intanto, secondo un’indagine di Esdebitami Retake e Nomisma, solo 1 ragazzo su 5 della Gen Z pensa a quanti soldi ha a disposizione prima di comprare qualcosa.  Non solo, ma i giovani sono considerati, insieme a donne e nuovi italiani, come i soggetti più fragili rispetto all’educazione finanziaria e assicurativa. Secondo l’Osservatorio Edufin Index, l’Italia è ancora insufficiente in tali materie (con 56 punti su 100, 60 la sufficienza), e il 10% dei concittadini in questo campo è addirittura in una situazione di analfabetismo, con una fortissima disuguaglianza di genere.   I giovani tra 18 e 34 anni, se da una parte hanno un’alta propensione a informarsi, in quanto costantemente connessi al mondo digitale, dall’altra non mostrano particolare interesse verso questi temi e sono poco coinvolti nella gestione finanziaria familiare. La non spend challenge, portando a riflettere su ogni acquisto e dunque anche in qualche modo a programmare come usare i propri soldi, è un aiuto per prendere consapevolezza anche in questo campo. E imparare a gestirsi. In definitiva, la #nospendchallenge dimostra che, in fondo, si può vivere con molto meno, e molto bene. L’ambiente ringrazia, il portafoglio pure e probabilmente anche la salute mentale. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Israele colpisce Hezbollah, Netanyahu: “Obiettivi chiari”. Usa: “Serve diplomazia”

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(Adnkronos) – Non solo cercapersone e walkie talkie esplosivi. Il raid in Libano con l'uccisione del numero due di Hezbollah a Beirut ha reso ancora una volta "chiari" gli obiettivi di Israele mentre "le nostre azioni parlano da sole". A dirlo è stato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo il raid di ieri, un attacco aereo ''mirato'', il terzo condotto dalle Forze di difesa israeliane (Idf) a Beirut dall'inizio della guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza lo scorso 7 ottobre. Obiettivo principale dell'attacco, il comandante di Hezbollah Ibrahim Aqil, ricercato dagli Stati Uniti per il suo coinvolgimento negli attentati all'ambasciata americana e alla caserma dei marines americani a Beirut nel 1983. Aqil, precisa il Times of Israel, era membro del Consiglio della Jihad, massimo organismo militare di Hezbollah. Era ricercato anche per aver diretto la presa di ostaggi tedeschi ed americani in Libano negli anni Ottanta. Sulla sua testa pendeva una taglia di 7 milioni di dollari posta dal dipartimento di Stato americano. L'Idf, che ha poi confermato l'avvenuta uccisione del comandante di Hezbollah, descrive Aqil come il capo delle operazioni militari del gruppo sciita, comandante in carica della forza di élite Radwan, a capo di un piano di invasione della Galilea.  Assieme ad Aqil, secondo l'esercito, sono stati uccisi i vertici dello schieramento operativo di Hezbollah e la leadership della Forza Radwan. "Aqil e i comandanti che sono stati eliminati erano tra gli architetti del 'piano per l'occupazione della Galilea', in cui Hezbollah progettava di fare incursioni in territorio israeliano, occupare le comunità della Galilea, assassinare e uccidere innocenti, in modo simile a quello che l'organizzazione terroristica di Hamas ha compiuto nel massacro del 7 ottobre", afferma l'Idf nella dichiarazione. Le Forze di difesa israeliane non vogliono tuttavia allargare l'escalation nella regione, ha assicurato il portavoce Daniel Hagari in un briefing con i giornalisti. "Non puntiamo a un'ampia escalation nella regione. Stiamo operando in linea con gli obiettivi definiti della guerra e continueremo a farlo”, ha dichiarato. Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha intanto parlato per telefono con il ministro della Difesa israeliano ed ha ribadito "la sua preoccupazione" per l'escalation delle tensioni tra Israele e Hezbollah, ha reso noto il Pentagono. Il ministro ha anche sottolineato come gli Stati Uniti credano nell'"importanza di raggiungere una soluzione diplomatica che consenta ai residenti di tornare in sicurezza nelle loro case dalle due parti del confine".  Il Pentagono tema intanto per l'avvio di una operazione militare di terra delle forze israeliane nel sud del Libano nel prossimo futuro, scrive il Wall Street Journal. Ne ha parlato nei giorni scorsi il segretario della difesa e l'attacco ai dispositivi di comunicazione di Hezbollah dà sostanza a tali timori. Se Austin e il dipartimento di Stato hanno insistito nel sollecitare Israele a dare più tempo alla diplomazia, gli Stati Uniti temono che la situazione possa andare fuori controllo.   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Le nuove strade della sostenibilità, focus con istituzioni, imprese e associazioni

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(Adnkronos) – Sviluppo e mobilità sostenibile, economia circolare, transizione energetica, finanza green. Il percorso delle politiche di sostenibilità dell’immediato futuro si arricchisce di nuovi progetti e di prospettive innovative. Temi al centro del nuovo appuntamento “Le nuove strade della sostenibilità” di Adnkronos Q&A, tenutosi il 16 aprile al Palazzo dell’Informazione a Roma. Il tema, introdotto da un’intervista al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, viene analizzato nei suoi molteplici aspetti legati in particolare alle politiche per l’ambiente, ai mutamenti climatici, alla green economy, alla tutela del territorio, alla mobilità sostenibile. Una sfida, quest’ultima, di significativo impatto anche dal punto di vista sociale ed economico.  “La sfida è tenere insieme sostenibilità e sviluppo economico – spiega il ministro Gilberto Pichetto Fratin -. Si tratta di capire che quello che stiamo vivendo è un cambiamento epocale dettato da tanti fattori: cambiamento climatico, scelte a livello di Stati, scelte dovute all'appartenenza all’Ue e scelte dovute alle alleanze militari. Tutto incide, – continua il ministro – dare indirizzi che facciano cogliere le opportunità. La transizione ecologica, energetica non è qualcosa da cui difenderci: siamo un Paese trasformatore e dobbiamo coglierla come un'opportunità per essere i primi e avere il migliore prodotto. Confido in un approccio diverso dell’Europa, lo sbandamento ideologico se poteva essere giustificato prima del 2020 quando si pensava al 2050 e ci si poteva lanciare nei sogni non è stato più ammissibile quando si è tentato di regolare situazioni che facevano anche sorridere, se pensiamo che il gas non era nella tassonomia Ue, e lo stesso nucleare, o quando sono uscite le prime proposte sui fabbricati. Fortunatamente -conclude il ministro Pichetto- l'aria, verso il realismo, è già cambiata negli ultimi mesi anche in Commissione; lo abbiamo visto sulle case e sugli imballaggi". Tanti e significativi i contributi istituzionali nell’ambito delle quattro sessioni del dibattito: da Stefano Besseghini, Presidente Arera, a Gilberto Dialuce, Presidente Enea, a Davide Tassi, Direttore Sustainability Enav. Oltre alle testimonianze e agli interventi di rappresentanti di aziende e associazioni. "Nel passaggio al mercato libero dell'energia – osserva Stefano Besseghini presidente di Arera – elemento di fondamentale importanza è che ci sia una comunicazione molto chiara, diretta e semplice ai consumatori sulle offerte e sul sistema che stiamo attraversando. L'elemento che credo debba accumunare tutti noi che operiamo nel settore è cercare di identificare le linee di fondo della comunicazione. Gli aspetti di attenzione ai prezzi – continua Besseghini – sono legati alle nostre caratteristiche di mix energetico. Ci sono diverse opportunità: penso alle Cer o ai gruppi di acquisto oppure ad altri meccanismi in cui l'offerta esplora il campo dei prezzi fissi che stanno tornando dopo il periodo di crisi in cui erano sostanzialmente spariti dal meccanismo di offerta. Questi sono tutti elementi su cui costruire un'informazione corretta. Quando gli strumenti cambiano anche dal punto di vista del linguaggio – conclude il presidente di Arera – è importante che l'informazione da parte istituzionale cerchi di attenersi agli elementi più semplici e didascalici possibili". "Il percorso di decarbonizzazione si presenta estremamente complesso – sottolinea Gilberto Dialuce presidente di Enea – e richiederà una serie di azioni congiunte per non lasciare indietro nessuno ma anche per preservare la competitività dei sistemi produttivi. Chiaramente la strada della decarbonizzazione è obbligata per tutti. Occorre uno sforzo notevole da prolungare nel corso degli anni facendo ricorso a tutte le possibili alternative, anche in ottica di neutralità tecnologica, quindi anche di economia circolare ed elettrificazione dei consumi, oltre a un cambiamento di stile di vita anche da parte del consumatore che avrà un ruolo più consapevole in questo processo di transizione e di grande trasformazione del settore industriale". La percezione della portata di questi temi nella vita quotidiana di ciascuno è stata ‘testata’ da una rilevazione che ha coinvolto circa 5600 persone, attraverso il sito e i canali social Adnkronos, nel periodo compreso tra il 29 marzo e il 12 aprile. Ebbene, per il 46% dei rispondenti la sostenibilità è un tema prevalentemente sociale ed economico che, a giudicare dalle risposte successive, non si lega esclusivamente alla tutela dell’ambiente. Sorprende, infatti, che per il 39% degli utenti il cambiamento climatico non esista e che la sostenibilità si declini spesso in scelte 'pratiche' che orientano le azioni quotidiane: sì alla raccolta differenziata e a un trasporto pubblico più efficiente, mentre prevalgono i no all’auto elettrica. “Sono dati significativi, per diverse ragioni. La più rilevante è che evidenziano la necessità di un dibattito approfondito su tutti i temi proposti. Con l’obiettivo di depurarli dagli approcci troppo ideologizzati o, al contrario, troppo semplicistici e con un ruolo chiave per l’informazione, che deve avere la forza di contrapporre i contenuti verificati e le evidenze scientifiche alle fake news”, commenta Fabio Insenga, vicedirettore Adnkronos. In chiusura la presentazione del “nuovo” Prometeo, storico canale Adnkronos che si occupa appunto di sostenibilità e ambiente. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Juan Jesus: “Acerbi assolto, non capisco la sentenza”

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(Adnkronos) – "Ho letto più volte, con grande rammarico, la decisione con cui il Giudice Sportivo ha ritenuto che non ci sia la prova che io sia stato vittima di insulti razzisti durante la partita Inter-Napoli dello scorso 17 marzo: è una valutazione che, pur rispettandola, faccio fatica a capire e mi lascia una grande amarezza". Juan Jesus si esprime così sulla sentenza con cui il giudice sportivo ha assolto Francesco Acerbi, difensore dell'Inter, dall'accusa di aver rivolto un insulto razzista ("negro") al brasiliano del Napoli nel match di 10 giorni fa. Acerbi, in sostanza, è stato assolto per 'insufficienza di prove': per il giudice sportivo, mancano prove concrete relative alla natura razzista dell'offesa rivolta dal nerazzurro al partenopeo. "Sono sinceramente avvilito dall'esito di una vicenda grave che ho avuto l’unico torto di aver gestito 'da signore', evitando di interrompere un’importante partita con tutti i disagi che avrebbe comportato agli spettatori che stavano assistendo al match, e confidando che il mio atteggiamento sarebbe stato rispettato e preso, forse, ad esempio", dice Juan Jesus in una lunga nota sul sito del Napoli. "Probabilmente, dopo questa decisione, chi si troverà nella mia situazione agirà in modo ben diverso per tutelarsi e cercare di porre un freno alla vergogna del razzismo che, purtroppo, fatica a scomparire. Non mi sento in alcun modo tutelato da questa decisione che si affanna tra il dover ammettere che 'è stata raggiunta sicuramente la prova dell'offesa' ed il sostenere che non vi sarebbe la certezza del suo carattere discriminatorio che, sempre secondo la decisione, solo io e “in buona fede” avrei percepito. Non capisco, davvero, in che modo la frase 'vai via nero, sei solo un negro…' possa essere certamente offensiva, ma non discriminatoria". "Non comprendo, infatti, perché mai agitarsi tanto quella sera se davvero fosse stata una 'semplice offesa' rispetto alla quale lo stesso Acerbi si è sentito in dovere di scusarsi, l'arbitro ha ritenuto di dover informare la Var, la partita è stata interrotta per oltre 1 minuto ed i suoi compagni di squadra si sono affannati nel volermi parlare", prosegue.  "Non riesco a spiegarmi perché mai, solo il giorno dopo e in ritiro con la Nazionale, Acerbi abbia iniziato una inversione di rotta sulla versione dei fatti e non abbia, invece, subito negato, appena finita la partita, quanto era in realtà avvenuto. Non mi aspettavo un finale di questo genere che temo – ma spero di sbagliarmi – potrebbe costituire un grave precedente per giustificare a posteriori certi comportamenti", conclude Juan Jesus. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Governo “pronto a tagliare tasse ai redditi sopra i 50mila euro”

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(Adnkronos) – "Dopo aver ridotto l’Irpef al ceto medio-basso dobbiamo pensare a quelli con un imponibile oltre 50 mila euro che, tra aliquota del 43% e addizionali, pagano più del 50%. Ridurremo loro l’Irpef in relazione alle risorse disponibili". Così il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo in un'intervista al Corriere della Sera.  Per le coperture della misura "contiamo sul successo del concordato preventivo biennale, che riguarda oltre 4 milioni di partite Iva e autonomi, ai quali, sulla base delle informazioni in possesso dell’amministrazione e dei dati che verranno immessi nel software che l’Agenzia delle Entrate rilascerà entro il 15 giugno, faremo una proposta sulle imposte sul reddito da pagare nel 2024 e nel 2025", spiega.  "I contribuenti la valuteranno ed entro il 15 ottobre decideranno se accettarla. Chi lo farà non subirà controlli. Se quindi faremo proposte ragionevoli di allineamento graduale dei redditi dichiarati a quelli reali è probabile che avremo un’alta adesione e un aumento del gettito", aggiunge Leo, osservando che sull'entità del gettito atteso dalla misura "oggi è impossibile fare previsioni".  —facilitaliawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Migranti in Albania, tribunale non convalida il trattenimento

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(Adnkronos) – Non sono stati convalidati i trattenimenti, emessi dalla questura di Roma il 17 ottobre, che riguardano i migranti che si trovano all'interno del centro di permanenza per il rimpatrio in Albania. I giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma con il provvedimento hanno anche disposto, a quanto si apprende, che devono essere riaccompagnati in Italia.  “Il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento del nostro assistito, un cittadino bengalese richiedente protezione internazionale, ritenendo di disapplicare la qualifica di Paese terzo di origine sicura sulla base della sentenza della Corte di Giustizia Ue dello scorso 4 ottobre" scrivono gli avvocati Silvia Calderoni, Paolo Iafrate e Arturo Salerni. "Poiché il Bangladesh non può essere, alla luce di tale giurisprudenza considerato automaticamente un Paese sicuro, il trattenimento è privo di titolo”.  “L’insussistenza, come esposto, del presupposto necessario per la procedura di frontiera e per il trattenimento determina l’assenza di un titolo di permanenza del richiedente protezione nelle strutture di cui all’art. 4, comma 1, del Protocollo e all’art. 3, comma 4, della Legge di ratifica. Il giudizio di convalida dei trattenimenti è uno strumento di garanzia, necessaria per principio costituzionale, dello status libertatis, che deve, quindi, essere riacquisito in caso di non-convalida. In forza del Protocollo, in caso di non convalida del trattenimento e di mancanza del titolo di permanenza nelle strutture albanesi, come nel presente caso, lo status libertatis – spiegano – può essere riacquisito soltanto per il tramite delle Autorità italiane e fuori del territorio dello Stato albanese, delineandosi di conseguenza, in assenza di alternative giuridicamente ammissibili, il diritto del richiedente protezione a riacquisire lo stato di libertà personale mediante conduzione in Italia”. “Le autorità italiane, hanno quindi il dovere di riportare in Italia le persone trattenute e così consentire loro l'esercizio del diritto di asilo sul territorio italiano” concludono. Quattro dei 16 migranti, trasportati in Albania a bordo della nave Libra della Marina Militare, hanno già fatto rientro in Italia. Si tratta di due minori e di due vulnerabili che non sono risultati idonei nel corso dei controlli all'hotspot di Schengjin. Nei centri in Albania possono essere trasferiti infatti solo maschi adulti non vulnerabili provenienti da Paesi considerati sicuri. I quattro, rientrati con il pattugliatore della Marina Militare, sono sbarcati a Brindisi. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Aborto, Schillaci: “Nessuna intenzione di modificare 194”

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(Adnkronos) – "Come ha detto il presidente Meloni, noi non abbiamo nessuna intenzione e voglia di modificare la legge 194, non so perché ci sono tutte queste polemiche". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci a margine dell’evento a Roma dedicato alla Giornata nazionale della salute delle donne, rispondendo alla domanda dei giornalisti in merito alle polemiche sul decreto del Pnrr che ribadisce la presenza delle associazioni pro-vita nei consultori.  "Dobbiamo investire nel personale e rafforzarlo nei consultori. È nei nostri programmi, ora dobbiamo dedicarci alle liste d’attesa e poi abbiamo in mente di ammodernare il Ssn, che dopo 45 è un punto di orgoglio ma ha bisogno di un cambio di passo", ha aggiunto rispondendo ai cronisti.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Tour de France, Bardet vince la prima tappa e conquista la maglia gialla

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(Adnkronos) – Romain Bardet vince allo sprint la prima tappa del Tour de France, la Firenze-Rimini di 206 km. Il francese della Dsm Romain Bardet si impone in una volata a due sul compagno di squadra, l'olandese Frank Van den Broek e indossa la prima maglia gialla.  A pochi secondi dalla coppia arriva il gruppo regolato dal belga Wout Van Aert (Visma-Lease a bike) davanti al grande favorito della corsa lo sloveno Tadej Pogacar (Uae team Emirates). Domani seconda frazione con partenza da Cesenatico e arrivo a Bologna dopo 200 km.  —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Biotech, Di Lorenzo (Federchimica): “Ruolo chimica e innovazione cruciali per Italia”

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(Adnkronos) – "Il ruolo dell'innovazione nell'industria chimica è assolutamente cruciale per garantire la competitività del nostro sistema industriale. Ad oggi le aziende sono messe a dura prova dalle inevitabili ripercussione, restrizioni ed incertezze legate alla transizione ecologica, energetica, digitale nonché dall’attuale scenario geopolitico. Non bisogna quindi dimenticare che la chimica è pervasiva, ha carattere traversale ed ha un impatto diretto su tutte le altre filiere costituendone a tutti gli effetti “l‘abilitatore tecnologico. Rendere la nostra chimica sempre più competitiva e verde, in grado di generare soluzioni innovative permette,quindi, di mantenere una solida base industriale nei settori tradizionali e contribuire allo sviluppo dei settori di frontiera e all’avanguardia. Se vogliamo perseguire gli obiettivi legati alla sostenibilità ambientale salvaguardando le aziende, essere competitivi e sempre più’ autosufficienti e meno dipendenti dai paesi terzi, dobbiamo essere consapevoli che l’innovazione chimica è il motore della competitività nazionale, del progresso economico, sociale e ambientale del nostro Paese". Così all’Adnkronos Ilaria Di Lorenzo, vicepresidente di Federchimica con delega a Ricerca e Innovazione in occasione dell’Assemblea pubblica 2024 di Assobiotec – Federchimica dal titolo "Competitività: il nodo della ricerca, il ruolo dell’impresa" che si è tenuta oggi a Roma. "Per sviluppare il biotech in Italia – aggiunge Di Lorenzo – è fondamentale incentivare e agevolare sempre di più una collaborazione pubblico-privato al fine di rafforzare un ecosistema nel quale creare una forte sinergia tra mondo accademico, enti di ricerca, industria ed istituzioni. Quello della ricerca è un lungo percorso che richiede il necessario coinvolgimento strategico di tutti i soggetti interessati". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)