(Adnkronos) – "Io penso che una nazione seria debba ricordarsi che la ricchezza non la produce lo Stato, ma è lo Stato che deve mettere le aziende e i lavoratori nelle migliori condizioni possibili per creare ricchezza". Così la premier Giorgia Meloni, oggi a Trento per la cerimonia di firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Provincia autonoma di Trento. E' in questa direzione, che la presidente del Consiglio cita la riforma del fisco che il governo sta portando avanti "con un nuovo approccio", perché "non si disturba chi produce ricchezza. Uno Stato che vessa, che è visto come un nemico, che non collabora quando ti vede in difficoltà, è uno Stato di cui è più difficile fidarsi". Con i fondi di coesione "finanziamo proposte sulle quali chiediamo ci sia da parte del governo la possibilità di condividere, non perché si voglia limitare l'autonomia, ma perché rispondano a un'unica strategia" perché "non siamo monadi. Sono previsti poteri sostitutivi" ma anche il "definanziamento per le opere che non vengono ultimate". Si tratta di applicare il "principio di responsabilità, che non sempre viene valorizzato, anche l'autonomia differenziata risponde a questo principio, mette tutti nelle condizioni di avere le massime opportunità, ma poi" devi sfruttarle con senso di "responsabilità. Ad alcuni non piace ma è una grande sfida, una sfida che si fonda sulla responsabilità e sul merito", le parole della premier. "Vogliamo diventare una Nazione modello e sul Pnrr l'Italia oggi è un Paese modello", dice ancora. La presidente del Consiglio si toglie qualche sassolino dalla scarpa. "Il Pnrr da molti veniva considerato per noi troppo gravoso – dice -, sostenendo che se noi, governo Meloni, lo avessimo rinegoziato avremmo rischiato di perdere risorse. Noi abbiamo sempre ritenuto che andasse rinegoziato, banalmente perché ci trovavamo in una in realtà diversa rispetto a quella in cui ci si trovava quando il Pnrr è stato scritto. Il Pnrr è uno strumento e gli strumenti vanno adeguati al mutare del contesto. Le cose sono andate diversamente da come alcuni temevano", dice Meloni snocciolando i risultati di Roma: "rinegoziarlo si poteva e si doveva fare". "Vorremmo che la cifra di questo governo fossero concretezza e velocità", aggiunge, rivendicando: "Sono fiera di alcuni dati economici: l'Italia ha il record di occupazione, di crescita del lavoro femminile, di crescita dei contratti stabili. L'Italia è una delle due nazioni nei Paesi Ocse a poter avere una crescita del reddito reale delle famiglie. Il reddito nei Paesi Ocse è diminuito dello 0,2%, con due soli Paesi in controtendenza: in Gran Bretagna è aumentato dello 0,2% e in Italia dell'1,4%, sette volte di più rispetto alla media. E' una scelta politica: abbiamo concentrato le poche risorse sulla crescita dei redditi delle famiglie". "Il Pnrr quando lo abbiamo rinegoziato serviva a dare un segnale di fiducia, particolarmente alle imprese, per esempio quelle agricole, sulle quali abbiamo investito ulteriori 3 miliardi e non avevamo bisogno di vedere i trattori in strada per sapere che il mondo della agricoltura, un pezzo fondamentale della nostra economia, obiettivamente viveva un tempo particolarmente difficile, stretto tra costi di produzione che aumentano, pezzi che diminuiscono e scelte che vengono fatte delle volte in modo poco pragmatico", le parole di Meloni. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Fisco, Meloni: “Non si disturba chi produce ricchezza, no a Stato che vessa”
“Picchiati, bendati e costretti a spogliarsi”: denuncia medici di Gaza su raid a Khan Younis
(Adnkronos) – Occhi bendati. Costretti a spogliarsi. Picchiati, ripetutamente. Costretti a rimanere in piedi per ore. Arrestati. Un reparto maternità diventato qualcosa di più simile a una "stanza delle torture". E' quello che il personale medico palestinese della Striscia di Gaza ha raccontato alla Bbc di aver subito durante un blitz delle forze israeliane nell'ospedale Nasser, nella città di Khan Yunis, nel sud dell'enclave palestinese. E' accaduto il mese scorso. Ahmed Abu Sabha, medico 26enne volontario della struttura, ha denunciato di essere stato trattenuto agli arresti per una settimana. Ha accusato un soldato israeliano di avergli rotto una mano. Un racconto, riporta la rete britannica, che somiglia a quello di altri due medici. Hanno riferito di essere stati picchiati, costretti a rimanere inginocchiati per ore. Di aver dovuto sopportare acqua gelida versata sui loro corpi e di essere stati agli arresti per giorni prima di essere rilasciati. La Bbc precisa di aver indagato per settimane, di aver parlato con medici, infermieri, farmacisti e sfollati, di aver fatto controlli incrociati e di aver fornito dettagli delle denunce alle forze israeliane (Idf), che non hanno risposto direttamente alle domande sui racconti dei medici, né negato le accuse di maltrattamenti. Hanno negato sia stato fatto del male al personale medico nell'operazione. Il blitz nell'ospedale Nasser risale al 15 febbraio scorso. "Abusi ai danni dei detenuti sono contrari agli ordini delle Idf e sono pertanto assolutamente proibiti", affermano le Idf secondo cui nell'ospedale si trovavano combattenti di Hamas. Nella struttura, stando alle forze israeliane, sono stati tenuti prigionieri ostaggi rapiti durante l'attacco del 7 ottobre in Israele. Hamas, che nel 2007 prese il controllo della Striscia di Gaza, nega che i suoi combattenti operino all'interno di strutture sanitarie. I medici rimasti al Nasser hanno denunciato come il blitz israeliano li abbia di fatto lasciati nell'impossibilità di assistere i malati. C'erano circa 200 pazienti in cura, molti "costretti a letto", anche sei in terapia intensiva, secondo il direttore dell'ospedale, Atef Al-Hout. E, stando a diversi medici, 13 pazienti sono morti nei giorni successivi in una struttura in cui – non è possibile verificarlo in modo indipendente, precisa la rete – mancavano anche la corrente e l'acqua. E le Idf hanno detto di aver fornito all'ospedale "centinaia di pasti e un generatore", mentre "i sistemi essenziali" erano funzionanti durante il blitz. Ma il 18 febbraio l'Organizzazione mondiale della sanità denunciava come l'ospedale fosse a corto di generi alimentari e medicinali e come avesse smesso di funzionare. I pazienti sono stati poi trasferiti in altre strutture. La Bbc ha ottenuto immagini girate nell'ospedale il 16 febbraio, il giorno in cui sono stati arrestati i medici, e mostrano persone messe in fila all'esterno, costrette a spogliarsi, a inginocchiarsi con le mani dietro la testa. Davanti ad alcuni di loro si vedono i camici dei medici. "Veniva colpito chiunque tentasse di muovere la testa o di fare qualsiasi movimento – ha denunciato Al-Hout – Li hanno lasciati per circa due ore in questa posizione vergognosa". La rete britannica ha avuto i nomi di 49 persone dello staff medico dell'ospedale Nasser che sarebbero state arrestate e di questi 26 sono stati fatti da più fonti, compresi medici sul campo, il ministero della Salute di Gaza sotto il controllo di Hamas, gruppi internazionali e famiglie dei 'dispersi'. E il Comitato internazionale della Croce Rossa ha confermato alla Bbc di aver ricevuto decine di telefonate da persone che denunciavano di non avere più notizie di parenti, medici compresi, che erano al Nasser. Per le Idf, "durante le operazioni di arresto, come regola, è spesso necessario che i sospetti terroristi consegnino gli abiti in modo che si possa fare una perquisizione e per accertare che non nascondano esplosivi o altre armi". E "gli abiti non vengono riconsegnati subito ai detenuti, per il sospetto che possano nascondere qualcosa che possa essere utilizzato con finalità ostili". Poi "ai detenuti gli abiti vengono riconsegnati appena possibile". Ma il personale medico ha raccontato di esser stato portato in una sezione dell'edificio che ospita l'ospedale, di percosse e del trasporto in una struttura di detenzione, sempre senza abiti indosso. Tutte denunce, e immagini, definite "estremamente preoccupanti" da un esperto di diritto umanitario. Per Lawrence Hill-Cawthorne, co-direttore del Centro per il diritto internazionale dell'Università di Bristol, tutto "va contro quello che da molto tempo è un principio basilare nella legge che si applica ai conflitti armati, ovvero che ospedali e personale medicono sono protetti". Secondo i racconti alla Bbc delle persone arrestate e poi rilasciate e di altri medici, le Idf hanno usato il reparto maternità per gli interrogatori. Qui lo staff sarebbe stato picchiato. Abu Sabha ne ha parlato come di qualcosa di "più simile a una stanza delle torture". "Mi hanno messo su una sedia ed era come un patibolo – ha raccontato – Ho sentito il rumore delle corde e pensavo sarei stato giustiziato". Poi, "hanno spaccato una bottiglia e il vetro mi ha tagliato sulla gamba. Hanno lasciato sanguinare la ferita e poi hanno iniziato a portare i medici uno dopo l'altro. Hanno iniziato a disporli uno accanto all'altro. Sentivo i loro nomi e le loro voci". Le Idf hanno ribadito alla Bbc che "non effettuano e non hanno effettuato simulazioni di esecuzioni di detenuti". Respingono le accuse. Tutti i tre detenuti hanno confermato alla Bbc di esser stati messi su mezzi militari e picchiati con bastoni e calci di fucili, di esser stati presi a pugni. "Eravamo solo con i boxer indosso, ci hanno ammassati uno sopra all'altro e ci hanno portato via da Gaza – ha raccontato un medico che ha voluto mantenere l'anonimato – Per tutto il tragitto siamo stati colpiti e umiliati. Ci versavano acqua fredda addosso". Abu Saba ha raccontato che "sono stati portati su un terreno coperto di ghiaia e costretti a inginocchiarsi con gli occhi bendati". "C'era una buca nel terreno e pensavamo ci avrebbero giustiziato e sepolto lì. Tutti abbiamo iniziato a pregare". Poi, ha proseguito, sono stati trasferiti in un edificio dove sono stati tenuti agli arresti. Gli altri due detenuti rilasciati hanno confermato di essere stati sottoposti a controlli medici, ma di non essere stati medicati. Uno di loro ha accusato un soldato israeliano di averlo colpito proprio su una ferita. Abu Saba ha denunciato anche punizioni subite per presunte 'infrazioni', ha raccontato di esser stato portato in un bagno, picchiato, mentre era circondato da cani con la museruola. Ha anche accusato i soldati israeliani di aver disegnato una Stella di David sul gesso che gli era stato fatto da un medico israeliano. La Bbc conferma che Abu Saba aveva una radiografia e che è stato assistito, dopo il rilascio, in un ospedale da campo a Gaza per una mano rotta. Nessuno dei tre medici è stato messo al corrente di accuse specifiche, ma due di loro hanno riferito di interrogatori in cui gli veniva chiesto se avessero visto ostaggi o combattenti di Hamas nell'ospedale, dove fossero il 7 ottobre scorso. Abu Saba ha invece detto di non esser mai stato interrogato durante gli otto giorni di detenzione. I tre medici con cui ha parlato la Bbc hanno tutti detto di essere stati riportati a Gaza con gli occhi bendati. Secondo le dichiarazioni alla rete di un ufficiale delle Idf, le forze israeliane non hanno effettuato arresti tra il personale medico dell'ospedale, "a meno che non sapessimo di poter ottenere questa o quella informazione d'intelligence" e "avessimo motivi ragionevoli per ritenere che avevano informazioni, quindi si prelevano per interrogarli, nulla di più". Alcuni ostaggi rapiti il 7 ottobre in Israele hanno raccontato di esser stati portati all'ospedale Nasser in ambulanza. Uno ha descritto la prigionia come "guerra psicologica". Durante il blitz, secondo Al-Hout, sono stati arrestati alcuni pazienti. Un video, la cui autenticità è stata verificata dalla Bbc, mostra soldati delle Idf che spingono due letti d'ospedale con le persone che occupano i letti con le mani dietro la testa. Sembrano legate. E diversi medici hanno accusato le Idf di non aver consentito la sepoltura o persino il trasferimento dei corpi dei pazienti morti dopo l'operazione, corpi rimasti lì – hanno denunciato – accanto a malati e personale sanitario. Le Idf hanno confermato l'arresto di "circa 200 terroristi e sospetti terroristi, anche alcuni che si fingevano operatori sanitari" e di aver trovato "molte armi" e medicinali "destinati agli ostaggi israeliani". Hanno ribadito di operare "in modo preciso e mirato" con "danni minimi per le attività dell'ospedale e senza conseguenze per pazienti o personale medico". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
A2a: tra 2020 e 2023 da 2,9 a 3,5 milioni di clienti, obiettivo oltre 5 milioni nel 2035
(Adnkronos) – La base clienti di A2a è passata da 2,9 milioni nel 2020 a 3,5 milioni nel 2023. Un aumento di 200mila clienti in più rispetto a quanto era stato pianificato nel primo piano decennale 2021-2030, presentato a gennaio 2021. Nel nuovo piano 2024-2035, che viene presentato oggi, il gruppo punta a incrementare la base clienti dai 3,5 milioni del 2023 ad oltre 5 milioni nel 2035, con un’offerta sempre più mirata all’elettrificazione dei consumi. "A sostegno della crescita della base clienti, A2a evidenzia il gruppo in una nota – può contare sul successo delle campagne acquisitive passate, su una strategia multicanale, su una consolidata notorietà e sulla soddisfazione dei clienti, elementi che consentiranno di ottenere una quota di mercato in aumento dal 6% del 2023 a oltre il 9% nel 2035". Il consiglio di amministrazione ha deliberato di proporre all’assemblea ordinaria l’approvazione di un dividendo di 0,0958 euro per azione, corrispondente ad un monte dividendi pari a circa 300 milioni di euro, in crescita del 6% rispetto al dividendo distribuito lo scorso anno, pari a 0,0904 euro per azione. Il dividendo – fa sapere il gruppo nella nota con cui ha diffuso i risultati 2023 – sarà pagato a decorrere dal 22 maggio 2024 (data stacco cedola 20 maggio 2024 – record date 21 maggio 2024). —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
A2a, Mazzoncini: “I risultati del 2023 sono i migliori di sempre”
(Adnkronos) – “Grazie al contributo di tutte le business unit e aziende del gruppo, abbiamo concluso il 2023 con i risultati migliori di sempre e un utile netto in aumento del 64% rispetto al 2022”. Lo evidenzia l'amministratore delegato di A2a, Renato Mazzoncini, commentando in una nota i risultati 2023. “Nel corso dell’anno abbiamo accelerato sugli investimenti per il miglioramento e il potenziamento delle reti elettriche di distribuzione, la crescita della produzione rinnovabile – in particolare da eolico e fotovoltaico – la flessibilità degli impianti di generazione e il recupero di materia ed energia. Abbiamo proposto un dividendo di 0,0958 euro per azione, pari a 300 milioni di euro, con una crescita del 6%", sottolinea Mazzoncini, parlando di "traguardi importanti, che è stato possibile raggiungere grazie al lavoro e alla dedizione di tutte le nostre persone". "Siamo pronti a proseguire con lo stesso impegno per contribuire a dotare il Paese di infrastrutture strategiche per la transizione ecologica”, assicura l'ad. "Saremo in grado di creare valore sostenibile assicurando solidità finanziaria e rendimenti ai nostri azionisti”. Lo dichiara l'amministratore delegato di A2a, Renato Mazzoncini, commentando il piano industriale "che traguarda il 2035, anno chiave in Europa per la transizione ecologica. Il gruppo – evidenzia l'ad – ha dimostrato la capacità di raggiungere importanti obiettivi industriali ed economici, in anticipo rispetto a quanto previsto nel primo piano decennale presentato nel gennaio del 2021. Forti di questi risultati abbiamo scelto un orizzonte più ampio, per definire un traguardo intermedio rispetto al net zero del continente al 2050. Abbiamo aumentato gli investimenti a 22 miliardi, di cui il 44% destinati a business con bassa volatilità, per infrastrutture dedicate all’economia circolare e alla transizione energetica che si confermano i pilastri della nostra strategia". "Il nostro obiettivo – dice Mazzoncini – è continuare a contribuire al processo di decarbonizzazione del Paese attraverso investimenti concreti per sostenere l’elettrificazione dei consumi, lo sviluppo delle rinnovabili, la chiusura del ciclo dei rifiuti e migliorare l’efficienza del ciclo idrico. In questo contesto di lungo periodo si inquadra anche l’operazione straordinaria da 1,2 miliardi di euro per l’ampliamento della rete elettrica, che consentirà di raggiungere una Rab di 3,4 miliardi nel 2035 consolidando la nostra posizione come secondo operatore italiano e tra i primi in Europa per energia elettrica distribuita". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
A2a: piano strategico 2024-2035, 22 miliardi di investimenti in 12 anni
(Adnkronos) – Il nuovo piano industriale 2024-2035 di A2a prevede investimenti per 22 miliardi di euro in 12 anni, di cui 6 per l'economia circolare e 16 per la transizione energetica. Oltre il 70% degli investimenti previsti entro il 2030 – evidenzia il gruppo in una nota – è autorizzato o già in corso di realizzazione. Dei complessivi 22 miliardi di investimenti, il 44% sono focalizzati su business a bassa volatilità. Per il primo periodo 2024-2026 sono previsti capex cumulati pari a 5,1 miliardi di euro corrispondenti a una media annuale di 1,7 miliardi di euro, in aumento di 0,2 miliardi di euro rispetto al periodo 2021-2023. Escludendo gli effetti dell’operazione straordinaria e partnership, il valore medio annuo 2024-2026 è pari a 1,5 miliardi di euro. Il periodo successivo 2027-2030 vede un cumulato di circa 6,9 miliardi di euro, pari ad una media annuale di 1,7 miliardi di euro, mentre per gli anni 2031-2035 si prevedono complessivamente 9,6 miliardi di euro corrispondenti a una media annuale pari a 1,9 miliardi di euro. In particolare, dei 22 miliardi di investimenti previsti da A2a al 2035, alla business unit Energia sono destinati circa 7,8 miliardi, di cui 1,6 miliardi attesi nel periodo 2024-2026, 2,7 miliardi tra il 2027 e il 2030 e 3,5 miliardi nel 2031-2035. Allo sviluppo delle rinnovabili sarà dedicato il 34% nel periodo 2024-2026 per crescere poi fino al 64% nel periodo 2031-2035. Nel comparto della distribuzione elettrica, A2a – evidenzia la nota – "concretizzerà un’importante crescita dimensionale attraverso un’operazione straordinaria da circa 1,2 miliardi di euro, per l’acquisizione di gran parte della rete della provincia di Milano e, nel bresciano, della Valtrompia: 17 mila chilometri di rete elettrica, su cui sono dislocati 800 mila Pop e 60 cabine primarie. L’operazione – viene evidenziato – risulta particolarmente strategica per il gruppo, in quanto focalizzata su asset future-fit in linea con la tassonomia Ue, in territori contigui a quelli già gestiti e in cui è possibile attivare sinergie operative. L’operazione permetterà, inoltre, di realizzare maggiori investimenti per circa 1,4 miliardi di euro entro il 2035 sulla rete di distribuzione elettrica". Sulla business unit Ambiente vengono investiti 4,3 miliardi di euro in arco piano, di cui 0,9 miliardi tra il 2024 e il 2026, 1,3 miliardi tra il 2027 e il 2030 e 2,1 miliardi nel periodo 2031-2035. Lo sviluppo di nuovi impianti WtE tra il 2024 ed il 2035 rappresenta complessivamente il 43%, mentre il recupero di materia e il trattamento dei rifiuti il 34%. Per le smart infrastructures sono previsti 9,1 miliardi di euro tra il 2024 e il 2035, di cui 2,9 miliardi tra il 2024 e il 2026, 2,6 miliardi tra il 2027 e il 2030 e 3,6 miliardi tra il 2031 e il 2035. Circa l’80% degli investimenti in arco piano è destinato alle reti di distribuzione. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
A2a, utile netto 2023 a 659 milioni (+64%)
(Adnkronos) – A2a chiude il 2023 con un utile netto a 659 milioni di euro, in crescita del 64% rispetto al 2022. Al netto delle partite straordinarie, l'utile netto ordinario è di 635 milioni di euro, in aumento del 67% rispetto all'anno precedente. Calano invece i ricavi, pari a 14.758 milioni di euro, in contrazione del 36% rispetto ai 23.156 milioni dell’anno precedente. "La variazione – spiega il gruppo in una nota – è sostanzialmente riconducibile per oltre l’80% al calo dei prezzi energetici e per la restante parte ai minori volumi venduti ed intermediati sui mercati all’ingrosso parzialmente compensati dalle maggiori quantità vendute nel settore retail". A diminuire sono anche i costi operativi, pari a 11.972 milioni di euro, in riduzione del 43% rispetto al 2022. "In linea con l’andamento dei ricavi, la contrazione è legata al trend in calo dei prezzi che ha caratterizzato il mercato delle commodities del 2023 rispetto ad un trend fortemente rialzista dell’anno precedente", evidenzia la nota del gruppo. L'Ebitda si è attestato a 1.971 milioni di euro, in crescita del 32% e di 473 milioni rispetto all’esercizio precedente. Il risultato operativo netto si attesta a 1.017 milioni di euro, +49% rispetto al 2022. Gli investimenti effettuati nel 2023 sono stati pari a 1.376 milioni di euro (+11%, rispetto all’anno precedente) e hanno riguardato per oltre il 60% – evidenzia la nota di A2a – "interventi di sviluppo finalizzati al miglioramento della qualità e al potenziamento delle reti di distribuzione elettricità a supporto di una progressiva elettrificazione dei consumi, alla crescita degli impianti eolici e fotovoltaici, allo sviluppo degli impianti di generazione, contribuendo all’adeguatezza e alla sicurezza della rete elettrica nazionale, al recupero di energia e materia, al potenziamento delle reti idriche e fognarie, allo sviluppo degli impianti di depurazione e alla digitalizzazione del gruppo". Le operazioni di M&A sono state pari a 38 milioni di euro, principalmente relative all’acquisizione di veicoli societari finalizzati allo sviluppo di nuovi parchi fotovoltaici in Friuli Venezia Giulia e in Veneto per complessivi 80MW. Per un corrispettivo di pari importo è stato ceduto ad Acque Bresciane il ramo d’azienda di Asvt relativo al servizio idrico integrato. La Posizione Finanziaria Netta al 31 dicembre 2023 risulta pari a 4.683 milioni di euro (4.258 milioni di euro al 31 dicembre 2022), dopo investimenti per 1.376 milioni di euro e pagamento di dividendi per 283 milioni di euro. "L’assorbimento di cassa registrato di 425 milioni di euro al netto delle variazioni di perimetro, è riconducibile – spiega il gruppo – all’espansione della base clienti di A2A Energia (in particolare nei segmenti salvaguardia e tutele graduali – microimprese), a una riduzione dei contratti bilaterali Otc per gli acquisti di commodities e al pagamento di imposte one off legate alla tassazione extra profitti 2022". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Indagine Altroconsumo, 1 famiglia su 10 in gravi difficoltà, peggiora prospettiva per il 2024
(Adnkronos) –
La capacità di spesa delle famiglie italiane continua ad essere debole: sebbene il peggioramento costante registrato a partire dal 2021 sembri essersi fermato, nel 2023 ancora non si registra alcuna ripresa e la situazione si conferma allarmante. Questo il quadro emerso dall’indagine annuale Termometro Altroconsumo 2023. L’Organizzazione di consumatori – insieme alle omologhe di Spagna, Belgio e Portogallo che fanno parte di Euroconsumers – ha svolto anche lo scorso anno la periodica indagine che stima, tramite un indice ad hoc, il livello di difficoltà dei consumatori nell’affrontare le spese durante l’anno precedente, le differenze fra le aree geografiche e fra le tipologie di famiglia, e al contempo le aspettative per l’anno a venire. Nel 2023 il Termometro Altroconsumo registra una stabilizzazione – ma a livelli ancora negativi – della capacità di sostenere le spese correnti nei 6 ambiti analizzati: abitazione, mobilità, salute, alimentazione, istruzione, cultura e tempo libero. L’indice di quest’anno è pari infatti a 45,1 (-0,1 rispetto al 2022), una lievissima flessione che fa tuttavia segnare un nuovo record negativo da quando l’indagine viene svolta, ovvero dal 2018. L’analisi evidenzia come una famiglia su dieci (10%) risulti in gravi difficoltà economiche, ovvero abbia avuto difficoltà nel corso del 2023 a sostenere le prinicipali spese quotidiane in tutti gli ambiti presi in esame: un dato sostanzialmente stabile rispetto al 9% del 2022, ma che ancora una volta è il peggiore da quando viene effettuata l’indagine. Solo una famiglia su quattro (27%), invece, ha dichiarato di non aver avuto nessuna difficoltà. Contestualmente aumentano le famiglie che faticano a risparmiare: tre su quattro (74%) hanno avuto difficoltà a mettere da parte risparmi (+4 punti percentuali sul 2022) e nello specifico, quelle che hanno avuto grosse difficoltà sono passate dal 35% al 40%. In generale, la stabilizzazione della situazione rispetto al 2022 mostra il permanere di una percezione fortemente negativa degli italiani in molti ambiti quotidiani di spesa, nonostante un contesto nazionale di crescita economica e di miglioramento dell’occupazione, a cui si è accompagnato nel corso dell’anno un rallentamento dell’inflazione. Sembra dunque che le politiche messe in campo a sostegno ai redditi, dalla proroga del taglio del cuneo fiscale, alle iniziative per il contenimento dell’inflazione e ai diversi bonus attivati o prorogati, dalla prima tranche di fondi sbloccati per la sanità alla messa a terra del Pnrr, non stiano avendo le ricadute positive che ci si attendeva. Nel 2023 gli ambiti che creano difficoltà al maggior numero di famiglie sono le spese per l’abitazione (51% ha avuto difficoltà a sostenerle) e per la salute (47%), seguite da altri due aspetti rilevanti come la mobilità (42%) e, soprattutto, l’alimentazione (41%). Il peggioramente più evidente rispetto al 2022 lo registrano salute e alimentazione, con un aumento delle famiglie in difficoltà di 5 e 4 punti percentuali rispettivamente. Guardando nel dettaglio si scopre che le voci più problematiche sono visite mediche (52%, in aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2022) e cure dentistiche (51%), per quanto riguarda la salute; carne e pesce (47%) e frutta e verdura (44%) per quanto riguarda l’alimentazione, con aumenti sostenuti, pari a 7 punti percentuali per entrambe le voci. In crescita anche il numero di quanti fanno fatica a concedersi qualche sfizio come andare al bar o al ristorante (44%, 8 punti percentuali in più rispetto al 2022).
Salute e alimentazione sono ambiti che influenzano fortemente la qualità di vita delle persone e la difficoltà a far fronte alle spese per provvedervi mette a rischio la tenuta sociale e minaccia i diritti fondamentali dei cittadini. Dai dati emersi appare evidente l’inefficacia delle iniziative intraprese dalla politica, sia sul fronte della lotta all’inflazione del carrello della spesa (Carrello Tricolore), sia per quanto riguarda il contrasto all’allungarsi delle liste di attesa, un fenomeno che spinge gli italiani a fare sempre più ricorso al privato, con un esborso significativamente maggiore e alla portata di pochi fortunati. Secondo gli ultimi dati disponibili la spesa sanitaria privata nel 2022 ha raggiunto i 40,1 miliardi di euro e nel 2023 il 7% di chi aveva bisogno di cure ha rinunciato per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio. Per quanto riguarda la comparazione fra le diverse zone della Penisola, si conferma anche nel 2023 il divario fra Nord e Centro-Sud. Le difficoltà a sostenere le spese sono maggiori al Centro (indice pari a 43,5) e al Sud e isole (43,6); migliore invece la situazione al Nordest (45,3) e soprattutto al Nordovest (47,5). Rispetto all’anno precedente si nota un una divaricazione tra le due aree settentrionali, con il valore del Termometro che diminuisce di 1,4 punti per il Nordest e invece aumenta di 1 punto per il Nordovest. Più stabile l’andamento del Centro (-0,6) e del Sud e isole (+0,2). Per Altroconsumo "non sorprende quindi che le Regioni in cui si riesce ad affrontare meglio le spese restino principalmente nel Nordovest". Il valore dell’indice è significativamente superiore alla media per Liguria (49,3), Lombardia (48,3) e Piemonte (47,1), ma anche Trentino-Alto Adige, Sicilia e Veneto superano, anche se non di molto, il dato medio. Le regioni invece in cui la capacità di sostenere le spese è inferiore alla media sono: Umbria, Campania, Calabria e Abruzzo. Passando al confronto per tipologia di famiglia, il titolo di studio si conferma ancora una volta come un fattore importante nell’influenzare la capacità di spesa: i nuclei familiari in cui entrambi i partner hanno un titolo universitario mostrano una migliore capacità di affrontare le spese (50,0) rispetto a quelle in cui nessuno dei due partner è laureato (39,8). La situazione appare poi più agevole per chi vive da solo (49,3), mentre le difficoltà aumentano di pari passo con il numero dei componenti della famiglia, cosìcchè alla fine i nuclei numerosi risultano i più penalizzati, con un indice a 40,5 per quelli composti da 5 o più persone. Emerge dunque con chiarezza come il titolo di studio rifletta diseguaglianze di reddito. È fondamentale pertanto tornare ad investire nell’istruzione per riattivare la scala sociale e aumentare il numero di giovani in possesso di una laurea o di un titolo di studio terziario, che nel nostro Paese è sensibilimente al di sotto della media europea (29,2% vs il 42% nella fascia 25-34 anni)[3]. Inoltre, le difficoltà maggiori in cui versano le famiglie – e non solo quelle numerose – rispetto ai single, "denuncia – osserva Altroconsumo – un sistema in cui le spese di ogni componente si sommano a quelle degli altri senza che intervengano meccanismi di attenutazione: ciò porta a riflettere sulla necessità di politiche pubbliche a sostegno dei nuclei con figli più incisive rispetto quelle ad oggi messe in campo, quali l’assegno unico universale, i diversi bonus (assegno di natualità, bonus mamma.. ), l’estensione dei congedi parentali". L’indagine rileva, inoltre, le previsioni per il 2024: ancora una volta si conferma la tendenza di consumatori e famiglie italiane a guardare al futuro con timore e pessimismo. Le attese sono infatti di un ulteriore peggioramento della situazione: l’indice che riflette le aspettative per l’anno in corso è inferiore di 1 punto rispetto a quello registrato per l’anno trascorso. Un terzo degli intervistati (32%) ritiene che la sua famiglia avrà più difficoltà a sostenere le spese nel 2024 rispetto a quanto avvenuto nel 2023. La metà (50%) stima che la situazione resterà invariata, mentre solo il 19% prevede che sarà più facile.
Aspettative al ribasso anche per la capacità di risparmio: il 76% ritiene che sarà difficile per la propria famiglia mettere soldi da parte nel corso del 2024 e ben il 44% immagina che sarà molto difficile, se non impossibile, farlo (rispetto al 40% del 2023). Nel confronto con gli altri Paesi europei che hanno partecipato all’indagine emerge come, anche nel 2023, l’Italia si colloca ad un livello simile alla Spagna (valore dell’indice 46,0), mentre in testa restano le famiglie belghe (53,5) e in coda quelle portoghesi (43,4). Meno positivo il fatto che l’Italia, come la Spagna, mostri una sostanziale stabilità dell’indice rispetto al valore dello scorso anno: +0,2 per la Spagna, -0,1 per l’Italia, mentre Belgio (+1,4) e Portogallo (+1,3) fanno segnare un miglioramento. Sono le spese sanitarie a segnare il passo rispetto agli altri Paesi: la percentuale di famiglie italiane in difficoltà da questo punto di vista (47%) è particolarmente elevata rispetto a quanto avviene in Spagna (38%), in Portogallo (36%) e in Belgio (28%). “La stabilizzazione del quadro in cui versavano le famiglie italiane già nel 2022 rappresenta un dato solo apparentemente positivo, perché, sebbene indichi un’interruzione di un trend di progressivo peggioramento in atto dal 2021, in realtà denota come ci si sia arenati in una situazione negativa e non si trovino soluzioni efficaci per invertire la rotta.” dichiara Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo. “È evidente che anche gli elementi di contesto che avrebbero potuto avere un impatto positivo, come la crescita del Pil e l’aumento dell’occupazione, non sono riusciti ad incidere nel senso di un miglioramento nella percezione che hanno gli italiani della loro capacità di spesa in molti ambiti quotidiani. La mancata accelerazione della dinamica salariale e l’inflazione ancora alta per gran parte dell’anno hanno eroso ogni margine di miglioramento proiettando un’ombra di timore e pessimismo anche sul 2024. Di fronte al permanere di una situazione nazionale negativa, a cui si aggiunge l’aumento di incertezza dello scenario geopolitico mondiale, gli italiani nutrono una sfiducia sempre più radicata nella politica da cui ci si aspetta poco, ma si ottiene ancora meno. Una delusione e un calo di aspettative che rischiano di proiettarsi nel voto europeo di giugno, quando la disillusione potrebbe alimentare l’astensionismo o confluire verso un populismo nazionalista che imputa all’UE la responsabilità di problemi che sono invece tutti italiani". "In questo scenario – conclude Cavallo – il ruolo delle Istituzioni è dunque centrale nel fornire soluzioni concrete che tutti noi auspichiamo possano restituire fiducia nel futuro ai cittadini provati dalle difficoltà di un momento storico segnato da molte incertezze”. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Ascolti tv, Lolita Lobosco su Rai1 vince prime time lunedì 11 marzo
(Adnkronos) – Ancora un ottimo risultato nel prime time di ieri sera, lunedì 11 marzo, su Rai1 per 'Le Indagini di Lolita Lobosco' con Luisa Ranieri, che ha vinto la serata con 5.002.000 telespettatori e uno share del 28,2%. Secondo gradino del podio per Canale 5 con 'Grande Fratello' visto da 2.278.000 telespettatori (share del 17,6%). Terzo posto per Italia 1 con il film 'Fast & Furious – Hobbs & Shaw' che ha interessato 1.278.000 telespettatori registrando uno share del 7,5%. Fuori dal podio 'Presa Diretta' in onda su Rai3, che ha realizzato 1.180.000 telespettatori e uno share del 5,8% mentre su Rai2 'Boss in incognito' è stato seguito da 981.000 registrando uno share del 5,9%. Su Retequattro 'Quarta Repubblica' ha interessato 736.000 telespettatori (share del 4,9%) mentre su La7 'La torre di Babele' ha totalizzato 795.000 telespettatori e uno share del 3,96%. Chiudono gli ascolti del prime time Tv8 con 'Bruno Barbieri – 4 Hotel' seguito da 370.000 telespettatori (share dell'1,9%) e Nove con 'Little Big Italy' che ha interessato 318.000 telespettatori pari a uno share dell'1,7%. Nell'access prime time sulla rete ammiraglia di viale Mazzini 'Cinque Minuti' ha totalizzato 4.752.000 telespettatori raggiungendo uno share del 22% e, a seguire, 'Affari Tuoi' condotto da Amadeus ha ottenuto 6.131.000 telespettatori pari al 27,6% di share. Su Canale 5 'Striscia La Notizia' ha invece interessato 3.594.000 telespettatori (16,2% di share). Nella fascia preserale su Rai1 'L’Eredità' ha conquistato 4.556.000 telespettatori (share del 25,5%) mentre su Canale5 'Avanti un Altro!' ne ha ottenuti 3.621.000 registrando uno share del 21,5%. Nel complesso la comparazione delle reti generaliste Rai più RaiNews24 nei confronti delle generaliste Mediaset più TgCom24 vede, nell'intera giornata, la Rai al 33,8% con 3.015.000 telespettatori e Mediaset al 28,1% con 2.508.000, mentre in prima serata la Rai è al 36,6% con 7.822.000 telespettatori, contro i 5.568.000 e il 26,1% di Mediaset. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Nave Duilio abbatte due droni nel Mar Rosso
(Adnkronos) – La nave Caio Duilio, nell’ambito dell'operazione dell'Unione europea Aspides in risposta agli attacchi Houth, ha abbattuto oggi – in attuazione del principio di autodifesa – due droni aerei. Lo fa sapere lo Stato Maggiore della Difesa ricordando che l'operazione Aspides ha il compito di difendere la libertà di navigazione e le rotte commerciali. "Congratulazioni all'equipaggio del cacciatorpediniere Caio Duilio che ha abbattuto due droni nel Mar Rosso nell'ambito della missione Ue Aspides. La Marina italiana garantisce la libera navigazione e protegge i nostri mercantili. Fieri dei nostri marinai!", scrive sul social X il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
La Nave Duilio opera nel Mar Rosso per garantire la tutela del diritto internazionale e salvaguardare gli interessi nazionali. Già lo scorso 2 marzo il cacciatorpediniere italiano ha abbattuto un drone nel Mar Rosso "dalle caratteristiche analoghe a quelli già usati in precedenti attentati: si trovava a circa 6 kilometri dalla nave italiana, in volo verso di essa". In quell'occasione Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato che gli attacchi terroristici degli Houti sono una grave violazione del diritto internazionale e un attentato alle sicurezza dei traffici marittimi da cui dipende la nostra economia. Questi attacchi sono parte di una guerra ibrida, che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri". La missione Aspides, EuNavFor Aspides, è una missione navale militare che l'Unione europea lanciata poco meno di un mese fa sulla base di una proposta di Italia, Francia e Germania. Mira a proteggere il traffico mercantile diretto verso e proveniente dal canale di Suez dagli attacchi degli Houthi yemeniti, che hanno iniziato a prendere di mira molte navi (non quelle cinesi né quelle russe, ma quelle considerate occidentali), da quando Israele ha avviato la guerra nella Striscia di Gaza, in risposta ai pogrom del 7 ottobre perpetrati da Hamas. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Commercio, -2 miliardi di costi operativi grazie all’intermodalità marittima
(Adnkronos) –
Una riduzione di 2,02 miliardi di euro di costi operativi all’anno e di 0,7 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente di 375mila auto in meno all’anno sulle strade italiane. Sono i benefici dell’intermodalità marittima per le imprese calcolati da uno studio condotto dal Centro Green – Università Bocconi, i cui risultati saranno discussi questo pomeriggio alle 17 durante LetExpo 2024, fiera del trasporto e della logistica sostenibile promossa da Alis (Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile). Lo studio commissionato da Amazon su ‘L’intermodalità marittima: il ruolo del comparto per l’economia italiana e gli effetti socio-economici e ambientali per le imprese’ si concentra sul ruolo e il valore dell’e-commerce per la crescita della ‘blue economy’, definita dalla Commissione Europea come l’insieme delle attività economiche legate agli oceani, ai mari e alle coste. I DATI – Lo studio evidenzia la rilevanza socioeconomica dello sviluppo dell’intermodalità marittima, derivante dai benefici ambientali e dalla riduzione dei costi operativi. Nei porti italiani vengono movimentate all’imbarco e allo sbarco con navi Ro/Ro e Ro/Pax circa 121 milioni di tonnellate di merci ogni anno, pari al 25% del totale delle merci. Secondo i dati della Banca d’Italia, nel 2022 è stato pari a 17,7 miliardi di euro il valore delle importazioni e 28,2 miliardi il valore delle esportazioni che ha utilizzato navi Ro/Ro, in forte crescita rispetto al 2013, con rispettivamente un +200% e un + 174%. Questo segmento di mercato ha evidenziato vivaci tassi di crescita tra il 2013 e il 2022, registrando un +38,5% in termini di sviluppo dei volumi, a fronte di un +7% negli altri comparti del settore marittimo portuale italiano. Nel periodo 2013-2022 il valore medio delle merci movimentate via Ro/Ro è più che raddoppiato (+104%). Accanto a questa fotografia generale del settore, i ricercatori del Centro Green – Università Bocconi hanno analizzato 24 rotte nazionali e internazionali, dimostrando come la scelta dell’intermodalità marittima rispetto al tutto strada permetta una riduzione di costi operativi di circa 2,02 mld di euro (-54,6%), ipotizzando che tale risparmio possa essere di fatto trasferito a vantaggio anche dei consumatori finali. Inoltre, ai vantaggi sui costi operativi, si affiancano i benefici ambientali esplicitati in una diminuzione del 56,7% di esternalità ambientali (emissioni di CO2 ed inquinanti locali, oltre a congestione ed incidentalità) tra cui, nello specifico, una riduzione di emissioni annuali di 0,7 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente di 375mila auto in meno all’anno sulle strade italiane. “E’ di tutta evidenza l’interesse da parte di società leader a livello globale a veder sviluppare un sistema logistico e intermodale efficiente e moderno nel nostro Paese. La collaborazione tra Grimaldi e Amazon, in questo studio, ne è dimostrazione fisica lampante. I porti e il sistema di connettività italiano, soprattutto in questi ultimi anni, hanno iniziato a sviluppare significativi progetti per dare risposte in tal senso. Risposte che devono anche tenere conto, ed essere velocizzate nell’esecuzione, del clima di grande incertezza geopolitica mondiale, e nell’area Mediterranea in particolare, dove certamente si presentano grandi rischi ma anche, con la giusta visione e capacità di azione, enormi opportunità”, commenta Pino Musolino, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale (Adsp). Oltre a soffermarsi sul contesto attuale, lo studio ha anche fornito previsioni di scenari futuri individuando nell’e-commerce e nel potenziale di crescita di questo comparto in Italia un driver strategico di grande rilevanza per lo sviluppo dell’intermodalità marittima. In un approccio what-if, i ricercatori hanno stimato, sulle 24 rotte già prese in esame, i benefici socioeconomici in un’ipotesi di scenario di efficientamento energetico grazie alla rapida introduzione di navi più efficienti (classe Gg5g ‘zero emissioni in porto’) e di aumento dei coefficienti di riempimento di stiva delle navi (+10%), derivati dall’incremento dello shift modale, grazie al ruolo attivo dai grandi operatori dell’e-commerce. Il risultato di questa simulazione permette di rimarcare come i benefici operativi derivanti dallo sviluppo dei traffici si quantificherebbero in una riduzione ulteriore dei costi operativi marittimi pari a 227,81 milioni di euro all’anno, vantaggi economici che potrebbero essere trasferiti sul consumatore finale. Dal punto di vista ambientale, infine, si raggiungerebbe una riduzione di ulteriori 286mila tonnellate di emissioni di CO2 per i traffici esistenti e 113mila tonnellate di CO2 per i traffici derivati dallo shift modale aggiuntivo. LA PARTNERSHIP AMAZON SEA – GRUPPO GRIMALDI – Amazon Sea, modello che utilizza rotte marittime brevi per consentire consegne più rapide ed efficienti, ha stabilito partnership a lungo termine con importanti operatori marittimi, come il Gruppo Grimaldi, e ha lanciato oltre 50 rotte che collegano l’Italia a Spagna, Regno Unito e Grecia operando da sette porti marittimi in Italia. Grazie alla collaborazione con Grimaldi, Amazon Sea ha esteso ulteriormente il suo portafoglio di partnership marittime collegando Italia e Spagna, lanciando il collegamento Italia-Malta e rafforzando le tratte per la Grecia. “L’attenzione alla sostenibilità ambientale è tra i valori che ispirano la mission del Gruppo Grimaldi. Negli anni abbiamo dimostrato concretamente il nostro impegno per la riduzione dell’impatto ambientale legato al trasporto marittimo, grazie a continui investimenti in ricerca e sviluppo delle migliori tecnologie per l’ammodernamento in chiave green della nostra flotta. Ci siamo dotati di navi sempre più all’avanguardia con cui contribuiamo ad abbattere le emissioni di gas nocivi, procedendo spediti verso il grande obiettivo della decarbonizzazione. I dati ce lo confermano: solo nel 2023, sulle nostre rotte di corto raggio, abbiamo registrato un abbattimento delle emissioni di CO2 pari a 2 milioni di tonnellate. Crediamo che la crescita economica possa andare di pari passo alla sostenibilità ambientale, ed è in questa direzione che vogliamo crescere insieme ai nostri clienti e partner. In particolare, grazie alle nostre autostrade del mare, rendiamo ogni giorno conveniente ed efficiente il trasporto marittimo nel Mediterraneo e nel Baltico”, spiega Guido Grimaldi, presidente di Alis e Corporate Short Sea Shipping Commercial Director Gruppo Grimaldi. “La partnership commerciale e organizzativa per lo sviluppo dell’intermodalità marittima da e per i porti italiani, siglata a partire dal 2021 da Amazon e dal Gruppo Grimaldi, prima compagnia marittima nel mercato Ro/Ro e Ro/Pax in Europa, costituisce un elemento di evoluzione del settore ed è precursore delle strategie indicate nel Piano Strategico del Mare. Questo accordo, infatti, ha permesso non solo di aumentare i volumi a bordo delle stive delle navi, con la conseguente riduzione dei costi operativi a beneficio dell’intera filiera fino al consumatore finale e la creazione di benefici ambientali per la collettività, ma anche di ampliare il target, e in generale il mercato di riferimento, dell’intermodalità marittima per tipologia di merci e aree geografiche”, ha dichiarato Oliviero Baccelli del Centro Green – Università Bocconi. “Amazon ha commissionato questo studio con l’obiettivo non solo di offrire una panoramica sul comparto nel nostro Paese, ma anche per analizzare come la scelta dell’intermodalità marittima rispetto al tutto strada possa rappresentare nuove opportunità in termini di benefici ambientali ed economici e quanto l’e-commerce possa diventare ulteriore volano per lo sviluppo dell’intermodalità marittima nel nostro Paese – sottolinea Lorenzo Barbo, amministratore delegato di Amazon Logistica Italia – Con il nostro consueto approccio all’innovazione, anche sul tema del trasporto intermodale, stiamo lavorando come azienda per esplorare nuove modalità di consegna più efficienti e quella marittima è tra queste. L’accordo siglato nel 2021 tra Amazon e il Gruppo Grimaldi è stato un primo e importante passo che ha contribuito a migliorare i tempi di consegna per i nostri clienti e diminuire le emissioni di CO2”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Russia, precipita aereo militare: 15 morti – Video
(Adnkronos) – Un aereo da trasporto militare Il-76 si è schiantato in Russia in fase di decollo in un aeroporto nella regione di Ivanovo. Lo ha reso noto il ministero della Difesa russo, secondo cui "a bordo c'erano 8 membri dell'equipaggio e 7 passeggeri". Lo schianto sarebbe stato provato da un incendio a uno dei motori. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Ucraina, “fa propaganda e addestra bimbi a guerra”: ombre su Croce rossa russa
(Adnkronos) –
Ombre sulla Croce rossa russa (Rrc). Secondo un'inchiesta del Guardian farebbe propaganda per il Cremlino e addestrebbe bambini alla guerra. La Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc) è sotto pressione da parte dei governi dei Paesi donatori affinché prenda provvedimenti contro la Rrc a causa degli stretti legami tra il gruppo e la macchina bellica e della propaganda del Cremlino. Il Guardian cita tra le "prove" a carico della Croce rossa russa il ruolo centrale del suo presidente in un'organizzazione "patriottica" pro-Putin, le dichiarazioni di alcuni suoi dirigenti che parlano dell'impossibilità di una pace con i "nazisti ucraini" e le attività di addestramento militare dei bambini in Russia. Ci sono anche accuse, che emergono da documenti trapelati dal Cremlino e condivisi dal media estone Delfi, secondo cui Mosca intende sostituire il lavoro della Croce Rossa internazionale sul territorio ucraino occupato dalla Russia con nuove organizzazioni fantoccio della Croce rossa. In risposta alle accuse, la Ifrc – organismo ombrello che riunisce 191 società nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa – ha affermato che sta "esaminando attentamente le affermazioni". Questo organismo – che lavora a stretto contatto con il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) – ha il potere di intraprendere azioni disciplinari o sospendere l'adesione alle società nazionali che violano i principi della Croce Rossa, che sono "neutralità, imparzialità e indipendenza". Ma molte delle attività della Rrc, sottolinea il Guardian, sembrano andare contro questi principi. Il capo dell'organizzazione, il 29enne Pavel Savchuk, era esponente del Fronte Popolare Panrusso, una coalizione di partiti politici russi a sostegno di Putin che detiene il marchio della 'Z', il simbolo della guerra della Russia contro l'Ucraina. Il Cicr ha risposto alle domande sostenendo che Savchuk "per quanto ne sappiamo" non era attivo nell'Onf dal marzo 2022 e non ne faceva più parte. Ma lo scorso febbraio è scomparsa dal sito web dell'Onf una fotografia che lo identificava come membro dello staff centrale dell'organizzazione. A gennaio di quest'anno, Savchuk ha firmato un memorandum d'intesa tra la Rrc e Artek, un campo per bambini in Crimea che è stato colpito da sanzioni da parte dei Paesi occidentali per il suo coinvolgimento nella "rieducazione patriottica" dei bambini ucraini rapiti. Ci sono anche prove fotografiche del personale della Rrc con indosso i giubbotti marchiati della Croce Rossa durante eventi di addestramento militare per giovani russi, dove ai bambini di otto anni viene insegnato come usare le armi. Nel campo 'Children’s Spetsnaz' nella città di Khanty-Mansiysk, i bambini erano accolti da uomini armati all'ingresso e venivano fatti esercitare nel combattimento corpo a corpo, nell'uso dei coltelli e dei kalashnikov. La Croce Rossa russa era presente per insegnare loro il primo soccorso. Altre figure di alto livello della Rrc hanno rilasciato dichiarazioni inequivocabili a sostegno della guerra. Nelle settimane successive all'invasione su vasta scala della Russia, il capo dell'ufficio regionale a Tver, Nikolai Dobylev, ha affermato che l'esercito ucraino aveva sparato ai civili alle spalle mentre l'esercito russo stava combattendo con onore. "Come possiamo parlare di colloqui di pace quando i nazisti ucraini stanno commettendo crimini di guerra?", aveva dichiarato in un'intervista con un media locale. Valery Burkovsky, capo della sezione della Rrc a Oryol, ha piantato un albero a un evento commemorativo dedicato ai soldati morti nell' "operazione militare speciale", come viene chiamata in Russia la guerra contro l'Ucraina. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Caso Vannacci, la difesa: “Generale non risulta sotto indagine per peculato”
(Adnkronos) – "Da verifica effettuata sia presso la Procura militare che presso quella ordinaria di Roma, non risulta che il generale Roberto Vannacci sia sotto indagine per il reato di peculato militare né ordinario. Appaiono, pertanto, allo stato, destituite di fondamento le diverse notizie finora circolate sulla stampa". Lo precisa l'avvocato Giorgio Carta, difensore del generale Vannacci ora sospeso dal servizio.
L'accusa contestata a Vannacci è, dunque, quella di truffa. In un distinto procedimento, nato dalla denuncia di alcuni associazioni per le affermazioni presenti nel libro “Il mondo al contrario”, il generale è indagato dai pm capitolini anche per il reato di istigazione all’odio razziale. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Acquisto quadro all’asta, pm Roma chiede processo per Sgarbi
(Adnkronos) – La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi nell’ambito dell’inchiesta su un presunto mancato pagamento di debiti con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro. La contestazione è relativa all’articolo 11 della legge sui reati tributari sulla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. La vicenda risale all’ottobre 2020 e riguarda anche l’acquisto all’asta di un quadro di Vittorio Zecchin in cui figurava come acquirente la compagna di Sgarbi. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Todde: “Campo progressista è alternativa, costruiamo ponti non muri”
(Adnkronos) – In Sardegna "il campo progressista ha dimostrato di saper essere alternativa, ha confermato che c'è voglia di cambiamento e che la destra non è imbattibile. Perciò avviso ai naviganti: la nostra comunità continuerà a costruire ponti dove altri vorrebbero imporre muri". Così all’Adnkronos la neo eletta presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde. "Per battere la destra di Giorgia Meloni, il nostro lavoro deve ripartire da quel 50% di italiani delusi, rassegnati, che non votano e non credono più nella politica", sottolinea. E "a chi per l'ennesima volta augura la morte politica al M5S, parlando di sconfitta o di debacle, rispondiamo che in Sardegna abbiamo dimostrato quanto il duro lavoro paghi e quanto un progetto credibile e serio riesca a convincere i cittadini", spiega la governatrice. "Come già dichiarato da Giuseppe Conte – aggiunge Todde -, ripartiamo dal risultato del M5S delle elezioni in Abruzzo, che ci obbliga a lavorare con ancora più forza sul nostro progetto di radicamento nei territori". "Gli abruzzesi hanno scelto di riconfermare il presidente uscente, faccio le mie congratulazioni a Marco Marsilio per la vittoria. Grazie di cuore a Luciano D'Amico per l'impegno, la passione, la determinazione. Sono convinta che i cittadini continueranno a trovare in D’Amico un importante punto di riferimento", sottolinea all'Adnkronos. Intanto, "in attesa dell’insediamento ufficiale, siamo già al lavoro con la coalizione per cancellare il disastro fatto dal centrodestra negli ultimi 5 anni e offrire ai sardi un governo all'altezza che si occupi immediatamente di sanità, lavoro, trasporti, infrastrutture, giovani, scuola e diritti". —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Morto a 74 anni Eric Carmen, sue ‘All by myself’ e ‘Hungry Eyes’ di Dirty Dancing
(Adnkronos) – E' morto a 74 anni il cantautore Eric Carmen, noto per i successi 'Hungry Eyes' e 'All By Myself'. Ad annunciarlo è sua moglie sul sito ufficiale del cantante. La star americana era diventata famosa con il gruppo dei Raspberries' per poi affermarsi come artista solista con brani di successo tra cui il brano 'Hungry Eyes', presente nel film del 1987 'Dirty Dancing' con Jennifer Gray e Patrick Swayze. Altri grandi successi da solista includono 'All By Myself' del 1975, presente nell'iconica scena di apertura di "Il diario di Bridget Jones" e successivamente interpretato da Celine Dion. Come cantautore Carmen ha scritto 'Almost Paradise' dalla colonna sonora di 'Footloose', così come 'Never Gonna Fall In Love Again' e "Make Me Lose Control". "È con enorme tristezza che condividiamo la straziante notizia della scomparsa di Eric Carmen", si legge nella dichiarazione della moglie Amy. "Il nostro dolce, affettuoso e talentuoso Eric è morto nel sonno, durante il fine settimana. Gli ha dato una grande gioia sapere che per decenni la sua musica ha toccato così tante persone e sarà la sua eredità per sempre". Il cantante nato nell'Ohio ha co-fondato i Raspberries all'inizio degli anni '70 insieme a Jim Bonfanti e Wally Bryson, ai quali si è poi unito Dave Smalley. Pubblicarono il loro album di debutto 'Raspberries' nel 1972, con brani che raggiunsero il successo nelle classifiche tra cui 'Go All The Way'. Dopo quattro album insieme, la band si sciolse nel 1975 e Eric Carmen iniziò la carriera da solista, ottenendo successo nel movimento emergente del soft rock. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Precipita da tetto azienda, muore operaio 43enne nel bresciano
(Adnkronos) – Infortunio mortale sul lavoro a Carpenedolo, in provincia di Brescia, dove un uomo di 43 anni questa mattina, poco prima delle 8, è precipitato da un tetto a circa dieci metri di altezza. Immediati i soccorsi del 118, ma per il 43enne non c'è stato nulla da fare: l'uomo – a quanto si apprende – è morto sul colpo a seguito della caduta. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Fedez nostalgico su Instagram: “13 anni fa l’inizio di tutto”
(Adnkronos) – Momento amarcord per Fedez che in una serie di storie su Instagram ricorda gli inizi della sua carriera nella musica: dal disco che ha segnato la svolta artistica ai genitori che lo hanno sostenuto anche vendendo di persona cd e magliette. Prima la foto dell'album 'Penisola che non c'è' con la scritta '13 anni fa l'inizio di tutto' e poi il video di 'Ti vorrei dire', dove Fedez evidenzia la frase: "Ti vorrei dire che va tutto bene". Il rapper che dopo la crisi coniugale con la moglie Chiara Ferragni è tornato a vivere a Rozzano, nella casa d'infanzia, adesso torna alle origini anche nella musica e racconta: "Sono molto legato a 'Penisola che non c'è' perché è stato il disco che mi ha fatto iniziare la mia carriera artistica e tra i concerti più belli della mia vita credo che ci sia quello che ho fatto proprio quando è uscito questo disco a Leoncavallo, un centro sociale di Milano, dove la mia mamma e il mio papà vendevano fuori dal locale i cd e le magliette". "Fu un concerto veramente fico", racconta Fedez ai suoi fan ed emozionato aggiunge: "Sto invecchiando raga. Perché? Perché mi sento… vabbè, bello però, ma affanculo la nostalgia". E sempre parlando del suo primo periodo artistico ricorda la passione per il montaggio: "I primi video che uscirono erano girati dalla mia ex fidanzata, la Silvia, e montati da me. Questo disco, dunque, non solo mi ha diciamo regalato un sogno ma mi ha anche insegnato a coltivare un'altra passione che è quella del montaggio video". —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Covid, lo studio: ridotta di 1,6 anni aspettativa di vita globale
(Adnkronos) – Dal 2019 al 2021 Covid ha ridotto di 1,6 anni l'aspettativa di vita globale, con "una brusca inversione di tendenza" rispetto agli aumenti registrati negli anni precedenti. Uno studio pubblicato su 'The Lancet' indica che "per gli adulti di tutto il mondo la pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto più profondo di qualunque altro evento osservato in mezzo secolo, comprese guerre e disastri naturali", afferma il co-primo autore del lavoro Austin E. Schumacher, dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) dell'università di Washington negli Usa. "Durante la pandemia – sottolinea – l'aspettativa di vita è diminuita nell'84% dei Paesi e territori, dimostrando il potenziale effetto devastante dei nuovi agenti patogeni". Mentre "tra i bambini minori di 5 anni i tassi di mortalità sono scesi del 7% dal 2019 al 2021, con mezzo milione di decessi in meno" nel periodo considerato, "nelle fasce d'età sopra i 15 anni la mortalità è aumentata del 22% per i maschi e del 17% fra le donne", calcolano i ricercatori dell'Ihme. In particolare, "tra gli anziani la mortalità è cresciuta in un modo mai visto negli ultimi 70 anni". Tuttavia, "benché la pandemia sia stata devastante, uccidendo circa 16 milioni di persone in tutto il mondo tra il 2020 e il 2021 – precisano gli scienziati – non ha cancellato completamente i progressi fatti", considerando che "l'aspettativa di vita alla nascita è aumentata di quasi 23 anni tra il 1950 e il 2021". L'analisi è un aggiornamento al 2021 del programma di ricerca Global Burden of Disease Study (Gbd) e il quadro che dipinge è considerato "il bilancio più completo" dell'impatto che lo 'tsunami Covid' ha avuto finora sulla salute umana. Nello stimare le morti in eccesso associate alla pandemia, gli autori hanno considerato sia i decessi causati da Sars-CoV-2 sia quelli legati agli effetti indiretti dell'emergenza, come le cure mancate per la paralisi dei servizi sanitari. Città del Messico, Perù e Bolivia sono tra le aree del pianeta in cui si è registrato un calo maggiore dell'aspettativa di vita dal 2019 al 2021, segnalano i ricercatori dell'Ihme. E ancora: Paesi come la Giordania e il Nicaragua, rimarcano, hanno riportato causa pandemia un elevato eccesso di mortalità in tutte le fasce d'età, che nelle analisi precedenti non veniva evidenziato. A livello sub nazionale, le province sudafricane di KwaZulu-Natal e Limpopo hanno registrato tassi di mortalità in eccesso adeguati all'età tra i più alti e il maggior calo dell'aspettativa di vita in pandemia. All'opposto, Barbados, Nuova Zelanda e Antigua e Barbuda vengono indicate come alcune delle zone con eccessi di mortalità più bassi. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Nardi, il ‘rimprovero’ di Djokovic e i complimenti – Video
(Adnkronos) – “Non era giusto però bravo”. È la frase che, nella bolgia dello stadio di Indian Wells, Novak Djokovic ripete a Luca Nardi dopo il successo strepitoso del ventenne azzurro nel secondo turno del Masters 1000 californiano. Djokovic, numero 1 del mondo, si congratula con il giovane avversario, che è incredulo dopo l’impresa. Nole, che parla perfettamente l’italiano, sembra indirizzare un bonario rimprovero al rivale alla fine del match. Probabile che Djokovic si riferisca ad un episodio specifico, per un punto conquistato da Nardi dopo una palla ‘dubbia’. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)