(Adnkronos) – Urne chiuse in Abruzzo dove, oggi dalle ore 7 alle 23, si è votato per le elezioni regionali. In base al primo exit poll (campione 75%) del sondaggista Antonio Noto, in esclusiva per Rete8, il presidente uscente della Regione Abruzzo e candidato di centrodestra Marco Marsilio è al 48,7-52,7% mentre lo sfidante Luciano D'Amico, appoggiato dal centrosinistra, è al 47,3-51,3%. La coalizione del centrodestra in appoggio del presidente uscente Marsilio è al 49,7%-53,7% mentre quella di centrosinistra, il cosiddetto campo larghissimo, in appoggio dello sfidante D'Amico, è al 46,3-50,3%. Un tiepido applauso al comitato di Marco Marsilio ha accolto il primo exit. "La forbice è stretta, ma ce lo aspettavamo", il commento a caldo di uno degli esponenti di Fdi presenti al quartier generale del governatore uscente.
D'Amico sta invece seguendo lo spoglio a casa, con alcuni amici. "Per D'Amico quella di oggi è stata una tranquilla domenica passata macinando chilometri, come sempre – dice all'Adnkronos il suo responsabile della campagna elettorale Mirko Rossi – Dopo aver votato a Pescara, è andato a prendere la madre a Torricella Peligna (Ch), suo paese d'origine, per accompagnarla al seggio. Adesso è a casa, a Pescara, in compagnia di alcuni amici che ha invitato a cena e con loro sta aspettando l'esito del voto". Alle 19 l'affluenza definitiva (1.634 sezioni su 1.634) era del 43,93%, un dato di poco superiore rispetto alla precedente tornata elettorale, quando alla stessa ora aveva votato il 43,01% degli elettori. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Elezioni Abruzzo, exit poll: Marsilio 48,7-52,7%, D’Amico 47,3-51,3%
Fiorentina-Roma 2-2, giallorossi si salvano in extremis
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Fiorentina e Roma pareggiano 2-2 nel match giocato oggi per la 28esima giornata della Serie A 2023-2024. I viola provano a scappare due volte con i gol di Ranieri e Mandragora, i giallorossi replicano con Aouar e Llorente, che firma il 2-2 in pieno recupero. La formazione di De Rossi sale a 48 punti e si avvicina al quarto posto, occupato dal Bologna a quota 51. La Fiorentina è a quota 43. La Fiorentina comincia con atteggiamento aggressivo e mette subito in difficoltà la difesa della Roma. Mancini, ammonito nei primi minuti, è costantemente in difficoltà. La pressione viola è continua e al 18' arriva il gol. Corner, Gonzalez prolunga la traiettoria e Ranieri è libero di incornare da 2 passi: 1-0. Il vantaggio non sazia i padroni di casa che vanno ripetutamente vicini al raddoppio. Mandragora da fuori non inquadra la porta, l'ex Belotti viene murato da Svilar, Sottil sfiora l'incrocio e il colpo di testa di Belotti viene respinto sulla linea da Paredes: una raffica di occasioni nel corso del primo tempo, con la retroguardia giallorossa in apnea e Mancini sostituito dopo mezz'ora da De Rossi per il rischio concreto di secondo giallo. La Roma cambia pelle nell'intervallo e il secondo tempo propone un altro copione. Serve una super parata di Terracciano al 50' per negare il pareggio a Cristante. L'1-1 arriva al 58' con un'azione ispirata da Dybala e rifinita da Angelinho: il cross deviato diventa un assist al bacio per Aouar, colpo di testa e gol. La Fiorentina accusa il colpo e per 10 minuti è alle corde. Quando la Roma sembra destinata a mettere la freccia, i viola tornano avanti. Cross di Biraghi, sponda di Belotti e Mandragora può 'sentenziare' Svilar: 2-1 al 68'. La Roma prova a reagire ma al 78' si ritrova spalle al muro. Belotti, ex ispiratissimo, dribbla Paredes nell'area giallorossa e viene trattenuto. Rigore che Biraghi prova a trasformare: Svilar intuisce e respinge, match ancora vivo. L'assalto finale dei giallorossi dà i frutti sperati in extremis. Cross di Pellegrini, sponda di Ndicka e Llorente azzecca il destro di controbalzo che spedisce il pallone all'incrocio: 2-2. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Ucraina, Zelensky e la ‘risposta’ al Papa: “Chiesa è qui in prima linea”
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"La bandiera dell'Ucraina è gialla e blu", "la chiesa è in prima linea accanto alle persone" e "la mediazione virtuale a 2500 km" da Kiev non serve. E' il messaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, senza nominare in maniera esplicita Papa Francesco, pare riferirsi alle parole che il Pontefice ha rilasciato alla radiotelevisione svizzera. Inizialmente, le dichiarazioni di Papa Francesco sono state interpretate come un 'invito' alla resa nel conflitto che l'Ucraina sta affrontando da oltre 2 anni contro la Russia. "Le nostre forze di difesa sono costituite da molti elementi. Molte brigate e unità. E tutti coloro che agiscono al fronte, tutti coloro che proteggono lo Stato dai sabotatori e dal terrore russi, tutti coloro che sono coinvolti in missioni di combattimento meritano gratitudine e rispetto", dice Zelensky nel consueto messaggio affidato a Telegram. "Gli assassini e i torturatori russi non si spingono oltre in Europa solo perché sono arginati da uomini e donne ucraini che imbracciano le armi sotto la bandiera blu e gialla. In Ucraina una volta c'erano molti muri bianchi di case e chiese, che ora sono bruciati e distrutti dai bombardamenti russi. E questo dice in modo molto eloquente chi dovrebbe fermarsi affinché la guerra abbia fine", aggiunge. "Chiunque protegga la vita e le persone sta svolgendo la missione più onorevole possibile di fronte a un’invasione così disumana. Dobbiamo proteggere completamente la vita, proteggerla nella nostra casa. E ringrazio tutti coloro che sostengono la nostra difesa, i difensori ucraini", afferma ancora. "Quando il male russo ha iniziato questa guerra il 24 febbraio" del 2022, "tutti gli ucraini si sono schierati a protezione. Cristiani, musulmani, ebrei: tutti. E ringrazio ogni cappellano ucraino che è nell’esercito, nelle Forze di Difesa. Lì, in prima linea. Proteggono la vita e l'umanità. Sostengono con la preghiera, con le parole e le azioni. Questo è ciò che è la chiesa: accanto alle persone. E non a 2500 chilometri di distanza: lì, da qualche parte, per svolgere una mediazione virtuale tra chi vuole vivere e chi vuole distruggerti", dice indicando una distanza che corrisponde a quella tra Roma e Kiev. "Ringrazio tutti coloro che in Ucraina e con l'Ucraina stanno facendo di tutto per salvare vite, ringrazio tutti coloro che aiutano e che sono davvero vicini con azioni e preghiere", conclude. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Massimo Ceccherini, bufera da Oscar: “Io Capitano non vince, vincono gli ebrei”
(Adnkronos) – "Sappiate che il film è il più bello nella cinquina. Solo che non vincerà forse, perché vinceranno gli ebrei… Quelli vincono sempre… Un po' di gelo è sceso…". E' bufera per le parole che Massimo Ceccherini, che ha collaborato alla sceneggiatura di Io Capitano – il film di Matteo Garrone candidato all'Oscar 2024 come miglior film straniero- pronuncia a 'Ruota Libera', trasmissione di Raiuno. Ceccherini gela lo studio con una battuta fulminea cogliendo di sorpresa e la conduttrice Francesca Fualdini e il pubblico. Fialdini con prontezza prova a cambiare immediatamente il focus della conversazione. "Sono molto fiero di aver lavorato con Garrone che ha fatto un film favoloso", aggiunge Ceccherini parlando della collaborazione col regista. "È gravissimo e inaccettabile che Massimo Ceccherini, candidato all’Oscar per la sceneggiatura di 'Io Capitano', abbia rilanciato a 'Ruota Libera' su Rai1 uno dei più tristi e abusati stereotipi antisemiti, sostenendo che il suo film merita di vincere ma non vincerà in quanto 'vinceranno gli ebrei, perché quelli vincono sempre'", dicono Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma (Cer), e Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano (Cem). "La solita allusione alle lobby ebraiche, concettualmente non diversa dalla propaganda che in qualsiasi stagione storica e a qualsiasi latitudine ha preceduto persecuzioni e violenze nei confronti delle nostre comunità – continuano – Ci auguriamo che la conduttrice, Francesca Fialdini, non abbia 'colto' le parole pronunciate da Ceccherini solo perché stava formulando una seconda domanda. Se invece le avesse sentite e avesse deciso di non intervenire, sarebbe doppiamente grave". "Affermazioni razziste come queste – concludono Di Segni, Fadlun e Meghnagi – non possono cadere nel silenzio, perché silenzio e indifferenza sono l’anticamera della violenza antisemita, inammissibili soprattutto sulla Rai". —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Oscar: curiosità, numeri e record a poche ore dalla cerimonia
(Adnkronos) – Partiamo dal film italiano candidato come Miglior Film Internazionale alla 96esima cerimonia degli Oscar: 'Io capitano' è il trentatreesimo film italiano della storia candidato all’Oscar per il miglior film internazionale, quello che negli anni passati veniva chiamato 'film straniero'. Il regista Matteo Garrone è in gara per la prima volta: se dovesse vincere, diventerebbe il quindicesimo italiano nella storia dell’Academy, consolidando il nostro primato nella categoria. L’ultimo film italiano a vincere fu, dieci anni fa, 'La grande bellezza' di Paolo Sorrentino; l’ultimo candidato, nel 2022, 'È stata la mano di Dio', sempre di Sorrentino. Sul fronte delle interpretazioni, una curiosità riguarda le attrici candidate come migliori protagoniste del 2024. Emma Stone è infatti una delle grandi favorite per la sua interpretazione in 'Povere Creature'. Sarebbe la seconda volta per lei, dopo essersi aggiudicata nel 2017 lo stesso premio per 'La La Land': se vincesse, l'attrice entrerebbe a far parte di quelle pochissime e selezionatissime attrici che hanno conquistato due Oscar entro i 35 anni: Meryl Streep, Jodie Foster, Elizabeth Taylor, Bette Davis, Luise Rainer, Olivia de Havilland e Hilary Swank). Incredibilmente, nessun attore è mai riuscito nell'impresa. 'Povere creature!', il film di cui è protagonista la Stone, è il quinto film vincitore del Leone d’Oro dal 2017 a ricevere la candidatura per l’Oscar al miglior film, e con 11 candidature si piazza al secondo posto dopo il frontrunner 'Oppenheimer' (13). Per Yorgos Lanthimos è il secondo tentativo per agguantare il premio per la regia: in caso di vittoria sarebbe il primo di origini greche. Per il secondo anno consecutivo, il vincitore della Palma d’Oro è candidato all’Oscar per il miglior film: è 'Anatomia di una caduta', che non è stato selezionato dalla Francia per il miglior film internazionale (il designato The Taste of Thing è rimasto fuori) e ha poi raccolto 5 nomination, tutte importanti. 'Perfect Days' è invece il primo film di Wim Wenders in gara per l’Oscar al film internazionale. Il maestro tedesco, 79 anni il prossimo agosto, aveva ricevuto tre candidature per il miglior documentario (2000 con 'Buena Vista Social Club', 2012 con 'Pina' e 2015 con 'Il sale della terra').
'Killers of the Flower Moon' con 10 nomination permette a Martin Scorsese di superare Steven Spielberg, diventando il regista in attività con il maggior numero di candidature (dieci, la prima nel 1980 con Toro scatenato; in bacheca ha solo una statuetta per The Departed, 2006). Meglio di lui solo William Wyler (12). Quest’anno è anche l’unico americano in cinquina (gli altri, oltre ai citati Lanthimos e Triet, sono i britannici Jonathan Glazer e Christopher Nolan). La sua protagonista, Lily Gladstone, diventa la prima nativa americana in corsa per l’Oscar alla miglior attrice. E Robert De Niro ottiene la nona nomination in carriera, l’ottava per l’interpretazione: il primo l’Oscar come miglior attore non protagonista lo vinse esattamente mezzo secolo fa con Il padrino – Parte II.
Agli Oscar trionfa anche l'amore: ci sono ben quattro coppie nella vita e nel lavoro candidate agli Oscar 2024. Sono Christopher Nolan ed Emma Thomas, entrambi produttori di 'Oppenheimer'; Greta Gerwig e Noah Baumbach, sceneggiatori di 'Barbie'; Justine Triet e Arthur Harari, sceneggiatori di 'Anatomia di una caduta' e Margot Robbie e Tom Ackerley, candidati per la produzione sempre dello stesso film. John Williams, 92 anni il prossimo 8 febbraio, si conferma uomo dei record: il leggendario compositore, già vincitore di cinque Oscar, ottiene la nomination numero 54 grazie a Indiana Jones e il quadrante del destino, consolidando il primato assoluto come individuo vivente più nominato nella storia dell’Academy (meglio di lui solo Walt Disney con 59). E la cantautrice Diane Warren arriva a quota 15 con la canzone The Fire Inside da Flamin’ Hot: anche stavolta non sembra destinata alla vittoria, ma l’anno scorso l’Academy l’ha già ricompensata con un Oscar alla carriera.
Jodie Foster, già vincitrice di due Oscar e in corsa come non protagonista per 'Nyad', ottiene la quinta nomination in quarantasette anni, a ventinove anni dall’ultimo tentativo. Annette Bening, protagonista di 'Nyad', mai premiata finora, prova l’assalto alla statuetta per la quinta volta in trentatré anni. E Bradley Cooper, grazie a 'Maestro' da lui diretto, prodotto, scritto e interpretato, arriva a 12 nomination in carriera. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Maltempo , valanga travolge sci alpinisti a Monesi: un morto
(Adnkronos) – E' morto lo sci alpinista trasportato al Santa Corona di Pietra Ligure, dopo essere stato travolto, insieme ad altre tre persone, da una valanga in località Ubaghetto nel territorio del comune di Monesi (Imperia). Lo fa sapere la Asl2 ligure, spiegando che il corpo dell'uomo, già senza vita, è stato elitrasportato al pronto soccorso alle ore 16.57. "L'azienda ha immediatamente attivato il supporto psicologico per i familiari", sottolinea la Asl. Gli scialpinisti facevano parte di un gruppo di sei persone ed erano dotati di Artva. Tre di loro, tre sono stati tirati fuori dalla neve dai soccorritori. Due donne non in pericolo di vita sono state elitrasportate a Mondovì. Sul posto anche l’elisoccorso decollato da Cuneo con l’unità cinofila da valanga. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Muschio Selvaggio si ferma, la scelta di Fedez dopo le controversie
(Adnkronos) –
Muschio Selvaggio si ferma. Lo annunciano gli stessi conduttori, Fedez e Davide Marra (noto come Mr Marra), spiegando che da lunedì 11 marzo andranno in onda le ultime tre puntate del podcast già registrate e poi basta. "Parleremo anche del futuro del podcast", ha scritto Fedez su Instagram annunciando la puntata di lunedì. Mentre in una storia Mr Marra riporta le parole del rapper: "Viste le ultime vicissitudini non reputiamo opportuno andare avanti così, non avrebbe senso perché sta diventando una situazione insostenibile lavorativamente parlando per tutti", "Noi vorremmo assolutamente portare avanti questo podcast", aggiunge Fedez.
Al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli in merito, soprattutto legati alle questioni legali. "Attenderemo le decisioni dell’altra parte e dei giudici dato che, contrariamente a quanto avete letto, la questione non è assolutamente risolta. (…) O lo portiamo avanti noi come abbiamo fatto in questi 10 mesi oppure lasciamo e poi chi lo sa, magari ci vedremo da qualche altra parte", afferma Mr Marra. Muschio Selvaggio è al centro di una controversia legale tra Fedez e Luis Sal. Lo scorso 27 febbraio, il giudice di Milano Amina Simonetti ha affidato il 50% delle società finora nelle mani del rapper a un custode per scongiurare che possa venderle a un terzo. La decisione è stata presa dopo il ricorso dello scorso 5 febbraio con cui lo youtuber, socio al 50% come Fedez, chiedeva il sequestro giudiziario dopo la fine della collaborazione con il marito di Chiara Ferragni. Dagli atti, emerge che Fedez ha cercato di acquistare le quote di Luis Sal per 350mila euro alla fine dello scorso anno. Nel provvedimento del giudice civile si ricostruiscono i dissidi tra i due (ex) soci, già insorti tra il gennaio e il febbraio del 2023 e relativi anche alla conduzione e ai contenuti del programma, che hanno portato Luis Sal a non partecipare più alla creazione e alla conduzione del podcast Muschio Selvaggio. Tuttavia secondo la Doom, la società proprietaria del podcast, "i provvedimento del Tribunale di Milano non ha 'decretato' ancora nulla: non c'è stata alcuna esautorazione di Fedez dalla gestione di Muschio Selvaggio. L'ordinanza emessa è di natura cautelare e prevede la nomina di un custode per le quote della società Muschio Selvaggio s.r.l., di proprietà di Doom". —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Juve-Atalanta 2-2, Allegri scende al terzo posto
(Adnkronos) – Juventus e Atalanta pareggiano 2-2 nel match in calendario oggi per la 28esima giornata della Serie A 2023-2024. I bianconeri allenati da Allegri, con una sola vittoria nelle ultime 7 giornate, con 58 punti scivolano al terzo posto alle spalle del Milan, secondo a quota 59 nella classifica che l'Inter guida con 75 punti. L'Atalanta, a 47, perde la chance di avvicinare ulteriormente la quarta posizione occupata dal Bologna a 51. L'avvio di match è equilibrato, la Juve prova ad affondare ma mostra i consueti limiti tecnici: errori di misura e le azioni non decollano. Al 13' chance per Miretti, che si inserisce e cerca il colpo di testa vincente: mira sbagliata. I bianconeri hanno a disposizione anche un paio di calci di punizione da posizioni invitanti, ma Chiesa e Milik non sfruttano le opportunità. L'Atalanta prende progressivamente campo, cercando di coinvolgere Scamacca come terminale offensivo. Al 35' i bergamaschi colpiscono, complice la dormita della difesa torinese. Su punizione, nessuno si preoccupa di Koopmeiners che può ricevere, controllare e calciare indisturbato: palla all'incrocio, 0-1 al 35'. La Juve accusa il colpo e non riesce ad abbozzare una reazione nel finale del primo tempo. I bianconeri provano a ripartire all'inizio della ripresa e al 50' sfiorano il gol con Chiesa: Carnesecchi dice no all'attaccante. Il duello si ripete al 52', il bianconero stavolta sbaglia da solo: palla fuori da ottima posizione. Dall'altra parte, doppio confronto tra Scamacca e Szczesny: il portiere della Juve respinge al 54' e al 56'. I padroni di casa alzano il ritmo e pareggiano al 66'. Chiesa accende l'azione, McKennie imbuca e Cambiaso buca Carnesecchi con un tocco di punta: 1-1. Passano 4 minuti e la Juve ribalta tutto. McKennie, ancora lui, addomestica il pallone e lo offre a Milik: il polacco non sbaglia dal cuore dell'area, 2-1 al 70'. La Juve funziona in attacco ma concede troppo in difesa e al 75' l'Atalanta pareggia i conti. Djimsiti ha tempo e spazio per il passaggio in profondità, Koopmeiners si presenta davanti a Szczesny e non sbaglia: 2-2. L'ultima porzione di match, con ribaltamenti di fronte, regala un paio di chance a entrambe le squadre. Chiesa non inquadra la porta di Carnesecchi, Lookman viene stoppato prima di poter insidiare Szczesny. Prima del sipario, Gatti e Kean si disturbano sprecando l'ultima occasione: finisce 2-2. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
MotoGp, Bagnaia con Ducati vince Gp Qatar: buona la prima
(Adnkronos) – Pecco Bagnaia vince il Gp del Qatar, primo appuntamento MotoGp nel Motomondiale 2024. Il pilota della Ducati, campione del mondo in carica, sul tracciato di Losail scatta dalla quinta posizione e trionfa precedendo di 1''329 la Ktm del sudafricano Brad Binder. Lo spagnolo Jorge Martin, vittorioso ieri nella gara sprint e partito dalla pole position, chiude al terzo posto in sella alla Pramac con un ritardo di 1''933 dal vincitore. L'iberico Marc Marquez, al primo Gp in sella alla Ducati Gresini, si piazza quarto a 3''429 da Bagnaia e si lascia alle spalle la Ducati ufficiale di Enea Bastanini, quinto a 5''153 dal campione del mondo. 1. Bagnaia 31 punti 2. Binder 29 3. Martin 28 4. Marquez M. 18 5. Bastianini 15 6. Espargaro 15 7. Marquez A. 13 8. Di Giannantonio 9 9. Acosta 9 10. Vinales 7 La MotoGp torna in pista tra due settimane con il Gp del Portogallo in programma domenica 24 marzo. "Sapevamo quale fosse il potenziale, dopo le prestazioni del sabato sapevamo che avremmo dovuto modificare qualcosa e abbiamo sfruttato il warm up", dice Bagnaia dopo la gara. "Abbiamo gestito il Gp in modo diverso rispetto alle sessioni del sabato e rispetto alla Sprint, le scelte hanno funzionato. Abbiamo fatto un passo avanti, ora ce ne aspettiamo un altro in Portogallo", aggiunge l'iridato. Nella classe Moto 2, vittoria dello spagnolo Alonso Lopez che precede il belga Barry Baltus e il connazionale Sergio Garcia. Il migliore degli italiani è Celestino Vietti, nono. La Moto 3 si apre con il successo del colombiano David Alonso, che si lascia alle spalle lo spagnolo Daniel Holgado e il giapponese Taiyo Furusato. Quarto posto per Riccardo Rossi. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Gaza, “Egitto in contatto con Hamas e Israele per ripresa negoziati”
(Adnkronos) –
L'Egitto è in contatto con esponenti di Hamas e Israele, e con altri mediatori, nel tentativo di riprendere i negoziati per una tregua a Gaza durante il Ramadan, che inizia domani. Lo scrive Times of Israele, citando fonti di sicurezza israeliana. I contatti con il Mossad e con Hamas sono condotti su indicazione della presidenza egiziana nel tentativo di avvicinare le posizioni divergenti delle parti, precisano le fonti senza fornire ulteriori dettagli. In mattinata Hossam Badran, dell'Ufficio politico di Hamas, aveva riferito alla Cnn che non ci sono "ancora date" per il ritorno di negoziatori di Hamas al Cairo per la ripresa dei colloqui verso un accordo su un cessate il fuoco e sul rilascio di ostaggi e prigionieri. "Non c'è nulla di nuovo", ha affermato, accusando il premier israeliano Benjamin Netanyahu di rifiutarsi di rispondere alle richieste dei palestinesi. Badran è così tornato a insistere sulla "fine delle uccisioni, il ritiro, la fornitura di aiuti e il ritorno degli sfollati senza condizioni". La delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo il 7 marzo dopo giorni di colloqui senza svolte concrete nelle trattative. Parla ormai di oltre 31.000 morti il bilancio che arriva dalla Striscia di Gaza. Il nuovo bollettino del ministero della Salute dell'enclave palestinese, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, riferisce di 31.045 morti, 85 dei quali in 24 ore. Le ultime notizie diffuse dal ministero di Gaza e riportate dalla tv satellitare al-Jazeera riferiscono anche di 72.654 feriti dal 7 ottobre, quando sono iniziate le operazioni militari israeliane contro Hamas dopo l'attacco in Israele. Sono invece 249, secondo il bilancio ufficiale, i caduti tra le fila delle Idf nell'offensiva di terra nella Striscia di Gaza. "L'Organizzazione mondiale della sanità e i partner hanno completato ieri una missione negli ospedali Al-Ahli Arab e Al-Sahaba nel nord di Gaza. Entrambi funzionano con capacità limitate e mancano cibo, carburante, personale specializzato, anestetici, antibiotici". Lo scrive su X il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, confermando la consegna di "articoli di ortopedia" per "150 pazienti e 13.000 litri di carburante all'Al-Ahil Arab Hospital" più "12.000 litri all'ospedale Al-Sahaba". "Abbiamo bisogno di un accesso sicuro e duraturo alle strutture sanitarie per poterle rifornire in modo regolare con l'assistenza sanitaria salvavita necessaria con urgenza", conclude, ribadendo la richiesta di "cessate il fuoco". "A Gaza la fame è ovunque", denuncia dal canto suo l'Unrwa in un post su X in cui parla di una "situazione tragica nel nord, dove vengono negati gli aiuti via terra nonostante i ripetuti appelli". "Si avvicina il Ramadan. Il bilancio dei morti continua a salire – prosegue il messaggio – Sono un imperativo per salvare vite l'accesso umanitario nella Striscia di Gaza e un cessate il fuoco immediato". Gli Stati Uniti inviano una nave per il supporto logistico con "le prime attrezzature per realizzare un molo temporaneo per la consegna di forniture umanitarie vitali" alla Striscia di Gaza. Il Centcom ha confermato nelle ultime ore via X che "la nave dell'Esercito Usa 'Generale Frank S. Besson'" è "partita dalla base Langley-Eustis in rotta verso il Mediterraneo orientale, meno di 36 ore dopo che il presidente Biden ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero fornito assistenza umanitaria a Gaza via mare". Decine di familiari di ostaggi partiranno oggi per New York insieme al ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, per partecipare alla riunione del Consiglio di Sicurezza in cui si discuterà del rapporto sui crimini sessuali commessi da Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre. Lo rende noto, riporta Ynet, l'ufficio del primo ministro israeliano. I familiari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas oltre a partecipare alla riunione del Consiglio avranno un incontro con Pramila Patten, inviata del segretario generale per contrastare le violenze sessuali durante i conflitti. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Emanuele Filiberto a Verissimo: “Attacchi disgustosi dopo morte di mio padre”
(Adnkronos) – "Gli attacchi sono stati disgustosi dopo la morte di mio padre. Non ci hanno lasciato nemmeno il tempo del lutto. Per tutta la vita mio padre ha combattuto e anche fino alla fine è stato un leone". Emanuele Filiberto di Savoia ricorda così il padre, Vittorio Emanuele, scomparso a febbraio all'età di 86 anni. "Certi giornalisti sembravano San Pietro, pareva dovessero decidere chi poteva andare in Paradiso e chi no… Ci sono persone che sono tornate su questioni e argomenti di tanti anni fa. Ho letto articoli uno o due giorni dopo la morte di mio padre, ho visto trasmissioni totalmente inutili: è stato triste per loro, non per mio padre", dice a Verissimo, ospite di Silvia Toffanin su Canale 5. Vittorio Emanuele si è spento dopo una malattia e dopo settimane di ricovero. "Si può dire che se ne sia andato in un modo anche bello.. eravamo tutti con lui, abbiamo potuto essere insieme giorno e notte fino a che ne ha avuto abbastanza di combattere… per tutta la vita ha combattuto e anche fino alla fine è stato un leone", aggiunge. "Ho passato tre settimane in ospedale con lui, era lucido, abbiamo riso, abbiamo parlato della sua gioventù, di sua madre. Se ne è andato in un modo molto sereno.. Erano le 6 di mattina, era un po stanco, ha detto 'voglio riposarmi' e ha chiuso gli occhi per sempre". "Mio padre era per me un confidente, un amico. Mi ha trasmesso la passione per l'aviazione e per il mare, mi ha insegnato gli sport, avevamo una vera complicità. Era una persona veramente buona: dall'uomo più importante a quello più umile, lui si comportava nello stesso modo", aggiunge. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Haiti a rischio guerra civile, evacuato personale ambasciata Usa
(Adnkronos) – Di fronte all'escalation della violenze delle gang, l'ambasciata degli Stati Uniti ad Haiti ha iniziato l'evacuazione di parte del suo personale. "L'ambasciata degli Stati Uniti ad Haiti rimane aperta" viene assicurato in un comunicato in cui si spiega che "l'aumento della violenza delle gang nel quartiere vicino al compound dell'ambasciata e nei pressi dell'aeroporto ha spinto il dipartimento di Stato a decidere di organizzare la partenza del personale aggiuntivo dell'ambasciata". Il trasferimento è avvenuto di notte con i militari che hanno trasferito con diversi viaggi in elicottero il personale, tutti cittadini americani, fuori dall'ambasciata e poi hanno rafforzato la loro presenza nel compound, si legge in una dichiarazione dell'U.S. Southern Command, con l'obiettivo di "permettere alla nostra missione diplomatica di continuare ad operare e far partire personale non essenziale". La mossa arriva dopo che già lo scorso luglio erano stati fatti rientrare tutti i familiari dei diplomatici e altri dipendenti non essenziali della sede diplomatica. Ma ora la situazione ad Haiti sembra essere ormai sfuggita al controllo delle autorità locali, con il primo ministro Ariel Henry che si trova a Puerto Rico ed è impossibilitato a tornare nel Paese sotto la minaccia di "una guerra civile" da parte delle gang che stanno facendo pressioni per le sue dimissioni. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Maltempo flagella l’Europa, 13 dispersi tra Francia e Svizzera
(Adnkronos) – Il maltempo che in queste ore si sta abbatteno sull'Italia, flagella anche l'Europa, dove si registrano almeno 13 dispersi a causa della tempesta Monica
In Francia sono sette le persone che risultano disperse. Lo ha confermato su Bfmtv il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, precisando che sei persone mancano all'appello nel dipartimento del Gard e una in quello dell'Ardèche dopo "le precipitazioni molto importanti che hanno colpito" queste regioni. Tra i dispersi nel Gard ci sono due minori. Secondo quanto hanno riferito i media francesi, un padre, con i due figli di quattro e 13 anni, sono stati travolti dall'alluvione a Dions, a nord di Nîmes. Due donne mancano all'appello a Goudargues, nel nord del dipartimento. Da ieri risulta disperso a Gagnières un 62enne.
Sei scialpinisti risultano dispersi sulle Alpi svizzere, precisamente nella regione della Tête Blanche, sul percorso di alta montagna Zermatt-Arolla, in Vallese, sul versante svizzero del Cervino. Le ricerche sono in corso, indica la polizia cantonale in un comunicato. Stando alla stampa locale vallesana, 5 dei 6 dispersi sono membri di una stessa famiglia della val d’Hérens. Si tratta di tre fratelli, un loro zio e un loro cugino, mentre il sesto è un amico che risiede a Friburgo. Il sito locale Le Nouvelliste precisa che si tratta di un gruppo di persone, tra i 21 e 58 anni, che conoscono bene la montagna. Il gruppo è partito ieri mattina da Zermatt, e l'allarme è stato dato verso le 16 da un membro della famiglia preoccupato perché non li ha visti arrivare ad Arolla dove doveva recuperarli. Dall'annuncio di scomparsa, viene precisato, sono stati allertati tutti i mezzi di soccorso da entrambe le parti del percorso e sono stati dispiegati numerosi mezzi tecnici per localizzare le sei persone. Le condizioni meteorologiche sono pessime, cosa che rende molto delicato l'intervento dei soccorritori. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
‘Armageddon in Ucraina’, quando Putin pensò davvero alle armi nucleari
(Adnkronos) –
L'uso di armi nucleari da parte della Russia di Vladimir Putin nella guerra con l'Ucraina è stata un'opzione concreta alla fine del 2022. E' la ricostruzione del New York Times, che descrive l''Armageddon di Biden' riferendosi al momento cruciale che ha coinvolto il presidente degli Stati Uniti. Il quotidiano cita un evento del 6 ottobre 2022 a casa di James Murdoch, figlio di Rupert: a New York, durante un evento con finanziatori del presidente, arrivarono news allarmanti sulle intenzioni di Vladimir Putin. Sulla base di conversazioni intercettate dall'intelligence, la minaccia russa di usare armi nucleari in Ucraina si era pericolosamente avvicinata allo status di 'piano operativo'. "Per la prima volta dalla crisi dei missili a Cuba abbiamo una minaccia diretta di uso di un'arma nucleare, se le cose continuano ad andare in questo modo", le parole di Biden nella circostanza, secondo il Nyt. I progressi dell'Ucraina nella guerra, con gravi perdite inflitte alla Russia, avevano indotto Mosca a discutere con maggiore frequenza l'opzione nucleare. Alcune conversazioni intercettate, in particolare, coinvolgevano unità addette al trasporto e al dispiegamento delle armi. In una comunicazione, un alto ufficiale discuteva in maniera esplicita dettagli logistici relativi alla detonazione di un'arma nucleare sul campo di battaglia.
A completare il quadro, i rapporti della Cia: i progressi delle forze armate di Kiev, con l'ipotesi di un attacco per riconquistare la Crimea, avrebbero alzato la probabilità di un impiego di armi nucleari da parte della Russia "fino al 50% o anche di più", secondo la ricostruzione del quotidiano. La crisi è rientrata: la Russia ha arginato la spallata ucraina e ha ripreso progressivamente l'iniziativa, favorita dalla carenza di armi e munizioni che ha condizionato le forze armate di Kiev in diversi settori del conflitto. La prospettiva di una guerra nucleare, però, è stata concreta come non mai negli ultimi 60 anni: Putin "è una persona che conosco bene. Non scherza quando parla dell'uso potenziale di armi tattiche nucleari, biologiche o chimiche perché il suo esercito rende al di sotto delle aspettative", le parole di Biden riportate dal Nyt. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Milan-Empoli 1-0, gol di Pulisic e rossoneri secondi
(Adnkronos) – Il Milan batte l'Empoli 1-0 oggi nel match in calendario per la 28esima giornata della Serie A. Il gol di Pulisic regala la vittoria ai rossoneri che salgono a 59 punti e scavalcano la Juventus portandosi al secondo posto. L'Empoli rimane a 25 punti e perde la chance di allontanarsi dalla zona retrocessione. Il Milan parte col piede sull'acceleratore e prova a sfondare al 5': Pulisic conclude, Caprile respinge. Gli uomini di Pioli, con Bennacer ispiratore della manovra, provano a tenere i ritmi alti in avvio. L'Empoli fatica a uscire dalla propria metà campo ma riesce a chiudere gli spazi: il Milan preme ma tira poco. Il match rallenta, la qualità del gioco cala e lo spettacolo latita. Le squadre faticano a imbastire azioni degne di nota fino al 40', quando i rossoneri fanno centro. Bennacer innesca Okafor che mette il pallone a disposizione di Pulisic: sinistro deviato da Luperto, palla in rete e 1-0 dopo il check del Var che verifica l'assenza di fuorigioco di Okafor. Il copione non cambia granché nel secondo tempo. Il Milan è in controllo e si limita a gestire il possesso del pallone senza imprimere variazioni al ritmo compassato. L'Empoli, dall'altra parte, è troppo leggero per pungere con efficacia. La gara scivola via fino al 74' quando Loftus-Cheek si mette in proprio e cerca il jolly: botta secca, Caprile è attento. Improvvisamente, dal nulla, l'Empoli si sveglia. All'83' Destro azzecca il colpo di testa, palo: tutto inutile, azione viziata da fuorigioco. L'attaccante ha una chance reale poco dopo: ancora Destro di testa, conclusione centrale e Maignan se la cava. E' l'ultimo 'quasi brivido': il Milan vince col minimo sforzo. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Nucleare Iran, diplomatici Usa e Ue in allarme. Mosca: “Rischio situazione fuori controllo”
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Crescono i timori legati al nucleare iraniano tra i diplomatici negli Stati Uniti e in Europa. La preoccupazione, scrive il Guardian, è che il programma nucleare di Teheran e la destabilizzazione provocata dal conflitto a Gaza stiano rafforzando le fazioni iraniane che sostengono lo sviluppo di armi nucleari. Tutto dopo le elezioni parlamentari dello scorso fine settimana. E nonostante il presidente iraniano Ebrahim Raisi abbia ribadito anche negli ultimi giorni gli scopi pacifici del programma. Eppure, scrive il giornale britannico, la scorsa settimana, Usa e partner europei hanno lanciato l'allarme per la minaccia rappresentata dalla mancanza di cooperazione dell'Iran sul suo programma nucleare. Un avvertimento arrivato in occasione della riunione trimestrale del consiglio dei governatori dell'Aiea, e il direttore dell'Agenzia, Rafael Grossi, ha persino ammesso che non c'è "continuità delle conoscenze sulla produzione e sullo stock di centrifughe, rotori, acqua pesante e concentrato di uranio".
Anche il rappresentante russo presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov, ha messo in guardia da una situazione "piena di pericoli" e che "rischia di finire fuori controllo". Anche se, per il diplomatico russo, tutto va addebitato agli Usa che nel 2015 si ritirarono dall'accordo internazionale sul nucleare iraniano. Il Jcpoa era stato firmato come accordo decennale e il ritiro degli Stati Uniti venne deciso da Donald Trump. L'urgenza del dossier aumenta, osserva il Guardian, non solo perché l'Iran sta arricchendo l'uranio a un livello molto vicino al 90%, ma anche perché negli ultimi mesi esponenti della Repubblica Islamica hanno messo in dubbio l'impegno di Teheran a un programma nucleare con scopi esclusivamente pacifici. Per Kasra Aarabi di United against Nuclear Iran, "il rifiuto dell'Amministrazione Biden di imporre conseguenze dirette all'Iran, nonostante gli atti di aggressione dal 7 ottobre", compreso l'atttacco in cui sono morti tre soldati americani in Siria, "ha incoraggiato il regime iraniano e fatto credere alla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, e ai Guardiani della Rivoluzione che il regime possa passare all'escalation senza ripercussioni". E, scrive il Guardian, anche se da tempo ci sono timori riguardo le risposte di Teheran, giudicate non credibili dall'Aiea, alle domande sul materiale nucleare trovato in tre siti e sulla misura in cui gli ispettori possono lavorare nella Repubblica Islamica, gli Stati Uniti stanno perdendo la pazienza di fronte a quello che considerano ostruzionismo iraniano. Laura Holgate, ambasciatore Usa presso l'Aiea, alla riunione della scorsa settimana ha detto chiaramente: "Dopo cinque anni di cooperazione limitata da parte dell'Iran, cinque anni di mancato rispetto degli impegni da parte dell'Iran, cinque anni di domande irrisolte relative alla presenza di materiale nucleare in siti non dichiarati in Iran, non possiamo consentire continui l'attuale comportamento" di Teheran. A Grossi ha chiesto un rapporto definitivo entro la prossima riunione di giugno quando il gruppo E3 (Regno Unito, Francia e Germania) dovrà valutare nuove sanzioni attraverso le Nazioni Unite. Gli stessi E3 hanno chiesto alla Repubblica Islamica "passi seri e significativi che dimostrino un reale desiderio di de-escalation" perché "vanno nella direzione opposta le recenti dichiarazioni pubbliche dell'Iran sulle sue capacità tecniche di produrre armi nucleari". Intanto Teheran insiste sulla volontà di negoziare una nuova versione dell'accordo sul nucleare e, scrive il Guardian, continuano i colloqui con il vice ministro degli Esteri iraniano, Ali Bagheri, e gli interlocutori europei. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Auto contro i cancelli di Buckingham Palace, un arresto
(Adnkronos) – Si è schiantato con la sua auto contro i cancelli di Buckingham Palace. Ed è stato subito arrestato. L'uomo è stato trasferito in ospedale, ha confermato la Metropolitan Police. Si indaga per stabilire le circostanze dell'incidente. Scotland Yard ha spiegato che l'auto "si è schiantata contro i cancelli" di Buckingham Palace intorno alle 2.30 di sabato. Non ci sono notizie di feriti. "Sono in corso indagini per stabilire le circostanze" dell'incidente, si legge in una dichiarazione della polizia londinese, mentre oggi, riporta la Bbc, sono state montante impalcature con travi di legno al posto della cancellata distrutta nell'impatto con l'auto. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Usa-Israele, Biden e la strategia anti-Netanyahu: il piano della Casa Bianca
(Adnkronos) – Sempre più frustrata per il modo in cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu sta gestendo la guerra a Gaza, l'amministrazione del presidente americano Joe Biden starebbe esplorando modi per far cadere il governo di estrema destra del premier israeliano. E' quanto rivela il New York Magazine in un articolo in viene citato tra gli altri un esperto israeliano, regolarmente consultato dagli americani per valutare la situazione: "Mi è stato chiesto da una persona seria dell'amministrazione che cosa potrebbe costringere al collasso la coalizione di Netanyahu – ha affermato -: erano interessati al meccanismo, che cosa si può chiedere che faccia collassare la coalizione". Nell'articolo, rilanciato da Times of Israel, viene citato un esperto Usa che spiega che la Casa Bianca capisce che "Netanyahu si è messo da solo nell'angolo: non ha spazio di manovra, ci sta rovinando. La politica deve cambiare completamente e credo che il tempo a disposizione stia scadendo". Biden, d'altra parte, ha criticato apertamente la condotta di Netanyahu nelle ultime ore. Il premier sta commettendo un "grande errore" non facendo abbastanza per proteggere i civili. E così "danneggia Israele più che aiutarlo", ha detto Biden in un'intervista a Msnbc. "Ha il diritto di difendere Israele, di continuare a perseguire Hamas – ha detto Biden- Ma deve, deve prestare maggiore attenzione alle vite degli innocenti che vengono perse a causa delle azioni intraprese. Dal mio punto di vista sta danneggiando Israele più che aiutarlo". "E' contrario a ciò che Israele rappresenta – ha incalzato – E penso sia un grande errore". "Non possiamo avere altri 30.000 palestinesi morti", ha affermato il presidente americano citando di fatto il bilancio delle vittime del ministero della Salute nella Striscia di Gaza che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas. E per Biden, che considera comunque "fondamentale la difesa di Israele", l'invasione di Rafah, nel sud della Striscia, è una "linea rossa". L'obiettivo di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco prima dell'inizio del Ramadan non è stato raggiunto. Le posizioni di Israele e Hamas sono ancora distanti. Non ci sono "ancora date" per il ritorno di negoziatori di Hamas al Cairo per la ripresa dei colloqui verso un accordo su un cessate il fuoco e sul rilascio di ostaggi e prigionieri, ha detto alla Cnn Hossam Badran dell'Ufficio politico di Hamas. "Non c'è nulla di nuovo", ha affermato, accusando Netanyahu di rifiutarsi di rispondere alle richieste dei palestinesi. Badran è così tornato a insistere sulla "fine delle uccisioni, il ritiro, la fornitura di aiuti e il ritorno degli sfollati senza condizioni". La delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo il 7 marzo dopo giorni di colloqui senza svolte concrete nelle trattative. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Terrorismo, il punto di vista di Follini: “Fu un malefico vicino di casa e non un alieno da Marte”
(Adnkronos) – "Ha destato scandalo, giustamente (e inevitabilmente), quel moto di affettuosa solidarietà politica e generazionale con cui la professoressa Di Cesare ha salutato la scomparsa della brigatista Balzerani. E’ ovvio che la condanna della violenza deve sempre rimanere un punto fermo nella nostra coscienza pubblica; e il coro unanime di indignazione che s’è levato in questi giorni lo ha ribadito una volta di più. Detto questo, sarà il caso anche di ricordare che negli anni settanta il terrorismo si affermò, fino a diventare protagonista della nostra storia, potendo contare su solidarietà, complicità, indulgenze, sottovalutazioni che fecero la sua fortuna. Non fu l’invasione degli hyksos, come avrebbe detto Benedetto Croce. Fu un pezzo dell’album di famiglia, come scrisse Rossana Rossanda. E cioè la propaggine estrema e degenerata di un sogno rivoluzionario che attraversò la sinistra e di cui la sinistra si liberò non senza fatica, travaglio e sofferenza. La scomparsa delle Brigate rosse all’indomani degli anni ottanta e il diffuso cordoglio suscitato dall’omicidio di Moro nel 1979 hanno fatto sì che quel tema venisse poi rimosso una volta per tutte. E per nostra fortuna dei terroristi e dei loro fiancheggiatori si son perse le tracce. Abbiamo mille problemi e mille fratture, ma non più quelli di allora. Cosa di cui ci possiamo perfino compiacere. A un patto, però. E cioè di non dimenticare come andarono le cose allora. Il terrorismo brigatista non nacque nel vuoto. Alle sue spalle c’erano anni di predicazione rivoluzionaria (l’album di famiglia, appunto). Visioni cupe e drammatiche della nostra società e della nostra economia. Il sospetto che le grandi potenze si prendessero fin troppo facilmente gioco di noi, determinando con cinismo il nostro destino. E sullo sfondo una radicalizzazione della lotta politica e sociale che sembrava preludere, se non proprio alla guerra civile, quantomeno a uno scontro al calor bianco tra le masse popolari e lo Stato imperialista delle multinazionali -a voler usare il lessico di allora. Fu un grande merito della sinistra di quegli anni, del Pci in modo particolare, l’aver imboccato e tenuta ferma la via di un netto e severo antagonismo verso quella deriva. Il partito di Berlinguer e il sindacato di Lama si trovarono allora in prima fila a contrastare la follia del brigatismo, pagando anche prezzi onerosi sull’altare di quel decisivo chiarimento. Di fronte all’esplosione della violenza archiviarono tutte quelle vaghezze e indulgenze ('i compagni che sbagliano', 'le sedicenti brigate rosse') che rischiavano di legittimare la prospettiva della lotta armata. Quella battaglia fu lunga e tormentata, più di quanto dicano le date e i ricordi. E perfino all’indomani di via Fani il terrorismo continuò per molti mesi a seminare morti e veleni nelle nostre contrade. Ora tutte queste cronache sembrano disperse in un passato che non ha quasi lasciato traccia. E assai probabilmente quel passato non tornerà, figlio com’era di circostanze così particolari. Ma possiamo vivere tranquilli (almeno su questo fronte) solo a una condizione: quella di continuare a guardarci dentro, a scrutare noi stessi, ad ascoltare il paese profondo e lontano, nascosto e inquieto. Proprio quel paese che ci mette sempre un attimo a passare dal brontolio al tumulto. E allora la domanda che ci si deve porre è se i partiti di oggi sarebbero in grado, in quel caso, di costruire un argine sufficientemente robusto da tenerci tutti al riparo. E se nel frattempo l’apparato dello Stato si sia attrezzato meglio per assicurare quella sicurezza repubblicana che in quegli anni lontani appariva quasi come un miraggio irraggiungibile. Probabilmente la risposta è si, in entrambi i casi. Ma solo a patto di ricordarci, tutti, che il terrorismo di quegli anni è stato un malefico vicino di casa e non già un alieno venuto da Marte". (di Marco Follini) —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Lecce-Verona 0-1, finale con rissa: D’Aversa colpisce Henry con una testata
(Adnkronos) – Il Verona vince a Lecce 1-0 nel match in calendario oggi per la 28esima giornata della Serie A 2023-2024. I veneti passano in casa dei salentini con il gol di Folorunsho in un match che 'regala' una coda rovente con uno scontro tra il tecnico giallorosso D'Aversa e l'attaccante gialloblu Henry. La vittoria consente agli scaligeri di salire a 26 punti e di uscire dalla zona retrocessione. Il Lecce rimane a quota 25, con una sola lunghezza di margine sulla terz'ultima posizione occupata a 24 da Udinese e Frosinone. La rete che decide il match arriva al 17'. Folorunsho calcia, Baschirotto devia e spedisce il pallone nell'angolino della propria porta, dove Falcone non può arrivare. Il Lecce reagisce e sfiora il pareggio al 31'. Conclusione mancina di Almqvist, traversa piena. I padroni di casa provano ad aumentare la pressione nella ripresa ma faticano a trovare spazi. La porta di Montipò non corre pericoli reali. Il portiere del Verona al 50' gestisce senza problemi il tiro di Oudin e, per il resto, si limita ad osservare le conclusioni imprecise dei giallorossi. Il Verona vince e conquista 3 punti d'oro. Il finale è ad altissima tensione. Henry viene espulso a gara terminata, scintille con Pongragic e con l'allenatore del Lecce, D'Aversa, che si avvicina a Henry e lo colpisce con una testata. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)