(Adnkronos) – E' l'11 dicembre 2006 quando i vigili del fuoco entrano, alle 20.29, nella palazzina del ghiaccio in via Diaz 25 a Erba, in provincia di Como, per domare le fiamme di un incendio e si trovano davanti a una macabra scoperta: quattro corpi senza vita e un solo sopravvissuto. Chi appicca il rogo lo fa proprio nel tentativo di nascondere le tracce del quadruplice omicidio. Nel loro appartamento, sotto i colpi di spranga e coltelli muoiono Raffaella Castagna, 30 anni, il figlio Youssef di soli 2 anni, la nonna del piccolo Paola Galli (57), nell'abitazione al piano superiore, dove prova a rifugiarsi, c'è il corpo senza vita della vicina di casa Valeria Cherubini (55). Si salva, per una malformazione alla carotide, il marito e 'supertestimone' Mario Frigerio. Una mattanza compiuta in una manciata di minuti, tra le 20 e le 20.25. Le indagini si concentrano su Azouz Marzouk, il compagno di Raffaella, ma viene rintracciato e scagionato: i tabulati telefonici dimostrano che è in Tunisia. Anche la pista di una vendetta legata allo spaccio di droga, che potrebbe coinvolgere lui e i suoi familiari, diventa un vicolo cielo. E’ il conflitto tra vicini e gli atteggiamenti sospetti dei coniugi Romano, Olindo e Rosa Bazzi, ad attirare subito dei dubbi. Non sono presenti nella corte dove soccorritori, carabinieri e curiosi si muovono quella sera e al loro arrivo, intorno alle 2.30, la donna – senza chiedere nulla su quanto accaduto – mostra uno scontrino del McDonald’s. Nell'abitazione la lavatrice è in funzione. Indizi e poi prove. Sul battitacco dell’auto il luminol evidenzia una traccia di sangue (contiene il profilo generico della Cherubini), mentre dal letto di ospedale Frigerio, dopo un iniziale disorientamento, riconosce nel vicino il suo aggressore. E' l'8 gennaio del 2007 quando scatta il provvedimento di fermo e i due confessano, ritrattano in udienza preliminare. E’ Rosa ad assumersi l’intera responsabilità, poi il marito si aggiunge al racconto dettagliato del massacro. Una strage premeditata che in rapida sequenza vede cadere sotto i colpi Raffaella e la madre, è Rosa a infierire sul bambino, poi i coltelli colpiscono i vicini che, scendendo le scale, sorprendono i coniugi Romano mentre si chiudono alle spalle la porta dell’appartamento in fiamme. Con i giorni le confessioni diventano sempre più ampie, ripetute, scritte da Olindo anche sulla Bibbia, e si aggiungono al racconto del testimone e al possibile movente: l’udienza per lesioni e ingiurie che pochi giorni dopo avrebbe potuto costringere la coppia a un risarcimento di Raffaella. Anche la logica offre risposte: se gli assassini avessero usato il terrazzo di casa Castagna non si sarebbero scontrati con i coniugi Frigerio, mentre la presenza del sangue della Cherubini che si ‘ferma’ sull’ultima rampa di scale in uscita indica che chi era armato si è lavato all’interno della ‘palazzina del ghiaccio’. Verosimile il racconto del netturbino Olindo che sa in quali cassonetti buttare le armi e i vestiti sporchi di sangue, così come quello della maniaca della pulizia Rosa che sa come non lasciare traccia. Il processo di primo grado, che si apre davanti alla corte d'Assise di Como, si conclude il 26 novembre del 2008 con la condanna all'ergastolo della coppia. "Eccoli lì, sono loro due, quei due delinquenti li, li riconosco" le parole di Frigerio mentre testimonia a pochi passi dalla gabbia dove gli imputati assistono all'udienza. "Era proprio lui, aveva due occhi da assassino, aveva uno sguardo che non riuscirò mai a dimenticare…E' inutile che mi guardi, disgraziato" dice senza mai abbassare lo sguardo. Un racconto che insieme a un quadro solido portano all'ergastolo. La sentenza è confermata dalla corte d'Assise d’Appello di Milano il 20 aprile del 2010. Il dibattimento, nonostante le richieste dei difensori, non viene riaperto: le confessioni sono ritenute genuine, i dettagli noti solo a chi ha davvero infierito sulle vittime, e le ritrattazioni vengono ritenute solo un cambio di strategia. La corte non dubita del riconoscimento fatto da Frigerio e della sua incredulità di trovarsi di fronte Olindo, così come della traccia netta di sangue sul battitacco dell’auto: l’impronta del piede dell’assassino. Inconcludenti le piste alternative: troppo generica l’indicazione sulla presenza nella corte di via Diaz di tre stranieri la sera della strage, la vendetta verso Azouz Marzouk avrebbe visto la malavita usare altre armi. L'ergastolo viene confermato anche in Cassazione il 3 maggio del 2011. Poco contano le domande sulle intercettazioni sollevate dalla difesa, i dubbi sulla genuinità del racconto del testimone oculare, l’intervento in ospedale di un carabiniere che con le sue domande potrebbe aver "inquinato" la memoria, l’ipotesi di contaminazione sulla macchia trovata sul battitacco o ancora le presunte pressioni a confessare in cambio di una cella 'matrimoniale'. Tutti elementi che adesso, a quasi 18 anni dai fatti, tornano centrali per la corte d'Appello di Brescia a cui spetta ora la decisione sulla revisione. Due i possibili scenari: il rigetto immediato delle prove contenute nella richiesta di revisione con la conferma dell'ergastolo oppure l'accoglimento delle argomentazioni con l'ammissione dei testi delle liste presentate dalle parti e quindi solo dopo la decisione. In quest'ultimo caso potrebbe venire riconosciuta l'assenza di responsabilità, quindi il proscioglimento e la liberazione di Olindo e Rosa. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Strage di Erba, le tappe: il massacro, l’ergastolo di Rosa e Olindo, la revisione
Strage Erba, le tre prove della discordia al centro dell’udienza di revisione
(Adnkronos) – Testimone oculare, prova scientifica e confessioni. Sono queste le prove della discordia sulla strage di Erba su cui la procura generale di Brescia e le difese di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all'ergastolo, dibatteranno oggi in aula davanti ai giudici della seconda sezione penale della corte d'Appello di Brescia. A rappresentare l'accusa sarà il procuratore generale Guido Rispoli e l'avvocato dello Stato Domenico Chiaro, sulla stessa linea gli avvocati di parte civile Massimo Campa e Daniela Spandri per i fratelli Giuseppe e Pietro Castagna, il legale Adamo De Rinaldis per Elena e Andrea Frigerio, contrari a qualsiasi riapertura. Opposta la posizione del pool difensivo Romano (Fabio Schembri e Nico D'Ascola per Olindo, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello per Rosa) 'sostenuti' a sorpresa dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser (il primo a depositare la richiesta di revisione) e da Azouz Marzouk (legale Solange Marchignoli). A quasi 18 anni dai fatti è il primo, difficile, tentativo di revisione su quanto accaduto nella corte di via Diaz quando in circa 20 minuti, a partire dalle ore 20, con armi mai trovate – si scriverà di spranga e coltello poi gettati in un cassonetto – vengono uccisi con ferocia Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk di soli 2 anni, la nonna del piccolo Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, accorsa dopo le fiamme divampate in via Diaz. Si salverà solo per caso il marito Mario Frigerio, gravemente ferito alla carotide e unico testimone oculare della strage legata a contrasti di vicinato. Da subito l'attenzione dei carabinieri si focalizza sui coniugi Romano. Contro di loro c'è la macchia di sangue trovata il 26 dicembre sull'auto di Olindo, Frigerio che dal letto d’ospedale riconosce in Olindo il suo aggressore, non convince l'alibi dello scontrino di un McDonald's del centro. L'8 gennaio del 2008 vengono fermati, due giorni dopo diranno "Siamo stati noi", assumendosi la responsabilità della mattanza. Caso chiuso a leggere le sentenze che a quelle tre prove dedicano decine di pagine – ben 70 per le confessioni, 23 per il riconoscimento e 21 per la macchia di sangue – e che la difesa prova a smontare nella richiesta di revisione. Mario Frigerio era l'unico sopravvissuto e il solo testimone oculare della strage. E' morto il 16 settembre del 2014 per una malattia, dopo aver visto la condanna di Olindo e Rosa Bazzi e senza mai dimenticare l’orrore e la brutalità di quella sera. Ricoverato in rianimazione all’ospedale Sant'Anna di Como, solo a circa 86 ore dai fatti – può essere ascoltato. Dal 15 al 26 dicembre del 2006 viene sentito otto volte: prima riferisce di un killer sconosciuto con la pelle olivastra, dal 2 gennaio parla di Olindo come del suo aggressore. In aula, a Como, punta il dito contro i due imputati, ma le lesioni riportate e in particolar modo "l'intossicazione da monossido di carbonio" per la difesa – che riporta la tesi di 12 professori universitari di livello internazionale – "hanno determinato il decadimento di funzioni cognitive importanti, come alterazioni della memoria, della capacità di ricordare e della capacità di orientamento". La difesa lamenta "la mancanza di circa il 60% delle audio registrazioni" e insiste su un punto: le dichiarazioni dopo il 15 dicembre "sono da considerarsi non idonee in quanto esito di centinaia di domande suggestive che oggi sappiamo essere in grado di provocare alterazioni del ricordo, e che hanno attecchito facilmente nel testimone in una condizione di vulnerabilità psichica" che ha determinato la creazione di una "falsa memoria in merito a Olindo Romano quale aggressore". Di avviso opposto la procura generale che segue le motivazioni delle condanne in cui non vengono taciute le difficoltà iniziale di Frigerio ma le si ricollegano "non tanto nel fare affiorare il ricordo momentaneamente offuscato a causa del trauma, quanto la sua difficoltà a credere che ad inveire su di lui fosse stato Romano, suo vicino di casa che riteneva persona per bene e che dichiarava di aver riconosciuto distintamente nel momento in cui aprì la porta di casa Castagna, tanto da essersi chiesto cosa ci facesse in quel luogo" scrivono i giudici della Cassazione. E la "dolorosa fermezza" con cui ripete quel nome non fanno dubitare della "credibilità" del ricordo. Le confessioni non sono una 'prova regina' perché sono "false", infarcite di "errori" e "discrepanze" è il responso del pool di 12 esperti alla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi. "La confessione dell'innocente è – contrariamente a quello che si può ritenere – un evento relativamente frequente", e "analizzando il contenuto delle confessioni della coppia emergono come "risultano piene di errori, molti elementi della scena del crimine vengono 'sbagliati' (tra il 50 e il 70%)". L'analisi mostra come le versioni "non siano dettagliate, non siano sovrapponibili, non siano combacianti, non siano coerenti e non siano costanti e dunque abbiano tutte le caratteristiche delle false confessioni". Olindo colleziona "centinaia fra 'non lo so', 'non mi ricordo’, 'mi sembra', 'questo adesso mi sfugge'", lo stesso si può dire per Rosa. "Quelle che vengono definite confessioni sono, in realtà, una serie di 'sì' a suggerimenti sotto forma di domande chiuse" che nulla aggiungono rispetto a dettagli noti. E si definisce "incontrovertibilmente falsa" anche la narrazione sulla dinamica dell'omicidio della vicina di casa Valeria Cherubini. Opposta la tesi della procura generale di Brescia. "Incontrovertibilmente falsa" è la narrazione sulla dinamica dell'omicidio della vicina di casa Valeria Cherubini. Opposta la posizione della procura generale. Le confessioni sono "dettagliate" fino alla descrizione "di ogni minimo e più atroce particolare" sono "spontanee, coerenti, e non indotte da suggerimenti od altro, ritrattate senza alcuna ragione o prova convincente, se non una scelta difensiva diversa", e "non certo frutto di pressioni" si legge nelle motivazioni della Cassazione. In ben 11 documenti manoscritti e in una lettera, Olindo rende ulteriori ammissioni e il suo acredine contro la famiglia Castagna-Marzouk emerge sulla Bibbia. Viene ritenuta veritiera dalla procura generale la scena registrata in cui Rosa mima il modo in cui ha accoltellato alla gola il piccolo Youssef, così come le parole "più colpivo e più mi sentivo forte". La traccia della vittima Valeria Cherubini trovata sul battitacco dell'auto di Olindo avrebbe una genesi sospetta, a dire della difesa dei coniugi Romano. L'auto viene visionata due volte. La prima a poche ore dalla strage, poi la sera del 26 dicembre sempre dai carabinieri. Le operazioni di ispezione, repertazione e verbalizzazione avvengono con tempi e modalità ritenute non trasparenti e con sospetta superficialità, malgrado la possibile rilevanza nell'indagine sul quadruplice omicidio. Una prova che per il sostituto pg di Milano Tarfusser "trasuda criticità" e che mostra l'abilità della coppia "di essere riusciti a non lasciare alcuna loro traccia sul luogo dove hanno scatenato una sfrenata rabbia lasciando un bagno di sangue e di essere riusciti non 'portare' alcuna traccia del crimine appena commesso" nella loro casa. Chi oggi rappresenterà la pubblica accusa, invece, si rifà ai giudici di merito, e di fronte a una traccia "di alta qualità" esclude che possa aver subito "tanti passaggi" tanto più che macchie di sangue nel cortile non ne furono trovate a causa dell'incendio "che ha reso vano ogni tentativo di rinvenire orme, impronte, tracce di sangue, a partire dall'ingresso della palazzina del ghiaccio verso l'esterno, giungendo a ritenere del tutto plausibilmente che la traccia tanto nitida sul battitacco dell'auto fu molto verosimilmente trasportata in stretta concomitanza temporale con l'eccidio e fu, altrettanto verosimilmente, di diretta derivazione dalla scena del delitto". Seppure la Cassazione ravvisa "la cattiva gestione della verbalizzazione dei carabinieri" non è sufficiente a mettere in dubbio il valore di prova della traccia di sangue trovata sulla Seat Arosa. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Iran oggi al voto tra stanchezza politica e crisi economica
(Adnkronos) – Sullo sfondo di due guerre a cui non è certo estraneo, a Gaza come attore protagonista e in Ucraina più defilato, l'Iran vota oggi per il rinnovo del Parlamento e dell'Assemblea degli Esperti. In quelle che saranno le prime consultazioni nazionali dalla morte nel settembre 2022 di Mahsa Amini, che innescò un'ondata di proteste antigovernative, i vincitori annunciati sono i cosiddetti 'principalisti' (gli ultraconservatori), mentre il Fronte riformista, che raggruppa 31 fazioni, ha annunciato il boicottaggio. Decisivo, come sempre nella Repubblica islamica per valutare il livello di sostegno popolare al sistema, sarà il dato dell'affluenza. Le stime non fanno sorridere gli ayatollah: gli ultimi sondaggi indicano che sarà tra il 37 ed il 46%, con grandi differenze tra Teheran, dove è stimata intorno al 17%, e le altre province. Come sempre accade alla vigilia delle elezioni, la Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha lanciato un appello per una partecipazione "massiccia". Prendendo la parola durante un incontro con un gruppo di giovani che voteranno per la prima volta, Khamenei ha sottolineato che un'alta partecipazione alle elezioni causerà "una delusione per i nemici che tengono gli occhi puntati sull'Iran" per poi tentare di pungere nell'orgoglio gli iraniani. "Venerdì andranno alle urne tutti coloro che amano l'Iran e la Repubblica islamica, la rivoluzione, il potere nazionale ed il progresso", ha scandito, prima di scatenarsi con la solita retorica anti-statunitense e anti-israeliana. Secondo Raffaele Mauriello, docente dell'Università 'Allameh Tabatabai' di Teheran, le elezioni "non democratiche ma con elementi democratici" di oggi non vanno sottovalutate, malgrado tutte le loro imperfezioni. Innanzitutto per il 'peso' che ha il Majlis, uno dei tanti organi politici della Repubblica islamica, che oltre ad approvare i singoli ministri ed il budget, ha il compito di votare anche gli accordi internazionali come avvenuto nel 2015 per il Jcpoa, l'intesa sul nucleare. Il Paese, spiega all'Adnkronos il professore, arriva al voto in un clima di "stanchezza" economica e politica e in un momento in cui la Repubblica islamica è alle prese con una "crisi di legittimità". L'economia "non brilla", taglia corto, sottolineando come il Paese fatichi a rialzarsi dopo il combinato disposto del Covid-19 che si è sommato alle sanzioni ripristinate dagli Stati che hanno avuto un'incidenza "devastante". L'inflazione è schizzata in alto (l'ultimo dato di autunno della Banca Centrale indicava un più 56%), ma finalmente da circa un anno – ed è tra i meriti del governo Raisi – i prezzi stanno iniziando a tornare sotto controllo. Quei problemi già visti verso la fine del mandato di Hassan Rohani sono esplosi sotto l'attuale presidenza e l'inflazione ha toccato livelli "mai visti nella storia della Repubblica islamica". C'è anche una malcelata stanchezza politica. Le proteste nazionali innescate dalla morte in custodia della polizia di Amini, che secondo Mauriello nascevano di fondo da problemi economici ed erano "più complesse" di una semplice battaglia femminista come è stata rappresentata, hanno portato "pochi risultati", ma proprio sull'obbligo di indossare velo si sono registrati "passi avanti" sul piano pratico. "Oggi tante donne a Teheran non lo portano, anche se la legge non è cambiata", precisa. Il momento è "cruciale", prosegue il professore, ricordando come lo stesso Raisi, il presidente eletto con il numero più basso di voti nella storia dell'Iran, abbia faticato nella prima fase del suo mandato e solo ora sia riuscito a "consolidare" la sua amministrazione. Intanto a Teheran c'è un clima di relativa tranquillità, ma le autorità per sicurezza in questi giorni hanno imposto qualche limite in più alle comunicazioni con l'esterno. Mauriello evidenzia come in queste elezioni parte dei candidati ammessi siano indipendenti, mentre sono pochi i riformisti. Secondo la Bbc, sono solo 30. Ci sono, è vero, liste elettorali, ma si sono costituite solo dopo il via libera del Consiglio dei Guardiani e sulla base della sensibilità dei politici che hanno ricevuto il via libera. A Teheran ci sono tre liste, una riconducibile all'ex sindaco e attuale Speaker, Mohammed Bagher Qalibaf, una a Raisi e una chiamata 'Voce della Nazione', guidata da Ali Motahari e che vede tra le sue fila la 44enne Afifeh Abedi, una delle rare riformiste ammesse al voto. Un personaggio che promette di far parlare di sé e che rappresenta a pieno il "ricambio generazionale" a livello politico in corso in Iran, precisa Mauriello, sottolineando come i politici che a lungo sono stati per l'Occidente punti di riferimento sono usciti di scena o sono sul punto di farlo. L'unico caposaldo sono i Guardiani della Rivoluzione che continuano ad avere "tantissimo peso" sulla scena politica e rappresentano sempre più "l'ossatura dello Stato". Secondo i media ufficiali, 15.200 candidati tra cui 1.713 donne – oltre il doppio delle 819 registrate nel 2020 – si sfideranno per i 290 seggi del nuovo Majlis, che si insedierà a fine maggio. Gli occhi saranno puntati anche sull'Assemblea degli Esperti, organo composto da 88 membri eletti ogni otto anni, che elegge ed, eventualmente, può rimuovere la Guida Suprema e che assume un ruolo fondamentale visto che Khamenei ad aprile spegnerà 85 candeline. Nelle scorse settimane ha suscitato scalpore l'esclusione dalla corsa all'Assemblea degli Esperti dopo tre mandati consecutivi dell'ex presidente, Hassan Rohani. Le motivazioni di questa decisione non sono state chiarite. Probabilmente sono politiche, ma è anche una conferma di un ricambio generazione che a livello politico si sta concretizzando lontano dagli occhi dell'Occidente. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Strage Erba, a Brescia l’udienza sulla revisione: Olindo e Rosa in aula
(Adnkronos) – La strage di Erba riapproda oggi, venerdì 1 marzo 2024, in un'aula di giustizia. Davanti alla seconda sezione della corte d'Appello di Brescia, a 13 anni dalla condanna definitiva all'ergastolo decisa dalla Cassazione, che ricalca le due sentenze precedenti, Olindo Romano e Rosa Bazzi tornano a sperare in una revisione che dovrà smontare una sentenza granitica. Un traguardo insperato per un caso in cui la presenza del testimone oculare, di più confessioni e un movente ha finora messo d'accordo i giudici e che, invece, a sorpresa, di recente ha diviso la procura generale di Milano. Sarà il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli e l'avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro a rappresentare la pubblica accusa e a contrastare una difesa che, per la prima volta nella storia, può contare su una richiesta di riapertura del processo firmata da un magistrato, il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser, convinto dell'innocenza della coppia condannata per il quadruplice omicidio. A quasi 18 anni di distanza si parlerà ancora di quanto accaduto nella corte di via Diaz a Erba (Como) la sera dell'11 dicembre del 2006 quando sotto i colpi di spranga e coltelli vengono uccisi Raffaella Castagna (30 anni), il figlio Youssef Marzouk di soli due anni, la nonna materna del piccolo Paola Galli (57). E' la mancina Rosa ad affondare la lama nella gola del bambino. Le fiamme appiccate cancellano le tracce, ma quando gli aggressori si chiudono alle spalle la porta dell'appartamento di Raffaella si trovano di fronte, increduli, i vicini di casa: si salva per una malformazione alla carotide Mario Frigerio brutalmente assalito da Olindo, viene colpita sulle scale e poi nella loro mansarda la moglie Valeria Cherubini (55). Dicono questo le sentenze contro i coniugi Romano animati da un profondo odio verso la famiglia Castagna-Marzouk.
Olindo e Rosa saranno in Aula oggi, lontano dai giornalisti accreditati a cui sarà possibile seguire l'udienza solo da uno schermo, in una stanza accanto. Saranno assenti (tranne Azouz) i parenti dei familiari delle vittime, parti civili, che preferiscono restare lontano dal circo mediatico. In aula l'accusa prenderà la parola per prima: facile prevedere che si pronuncerà per l'inammissibilità del ricorso della difesa (gli avvocati Fabio Schembri, Nico D'Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello) che ha, al suo arco, medici e consulenti di fama internazionale, oltre a una ventina di testimoni. La lista presentata è lunga tra vicini di casa intervenuti per primi la sera della strage, l'ex brigadiere di Como che eseguì l'accertamento tecnico sulla macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sul battitacco della Seat Arosa di Olindo, il testimone che raccontò di una faida per il controllo dello spaccio che avrebbe coinvolto il marito di Raffaella e l'assenza di intercettazioni su giornate cruciali per le indagini. Il pool difensivo si appella alla scienza per dimostrare che il ricordo del testimone Frigerio (morto nel 2016) è un ricordo falso, indotto da domande suggestive. Rimette in dubbio le modalità dell'aggressione a Valeria Cherubini, prova a smontare le plurime confessioni ritenute, a suo dire, incomplete ed 'estorte' e ritenute, invece, genuine e attendibili in tre gradi di giudizio. Non sarà sufficiente insinuare una crepa in un impianto granitico per provare a ridare la libertà al 62enne ex netturbino detenuto a Opera e a Rosa Bazzi (60) che da gennaio esce ogni giorno dal carcere di Bollate per lavorare in una cooperativa poco distante. Difficile fare pronostici per un caso di cronaca che, nonostante il trascorrere degli anni, continua a far discutere. Due i possibili scenari per i giudici della corte d'appello di Brescia: il rigetto immediato delle prove contenute nella richiesta di revisione con la conferma dell'ergastolo oppure un provvedimento con cui si chiarisce quali nuovi testimoni sentire in aula. Solo dopo la possibile 'riapertura' del dibattimento potrebbe essere riconosciuta l'assenza di responsabilità, e quindi il proscioglimento per Olindo e Rosa. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Navalny, oggi a Mosca i funerali: cimitero sotto stretta sorveglianza
(Adnkronos) – Funerali oggi a Mosca per Alexey Navalny, il dissidente morto il 16 febbraio scorso nella colonia penale di Kharp in cui era detenuto. La cerimonia funebre – che sarà trasmessa in diretta su Youtube secondo quanto riportato dal team di Navalny – è fissata per le due del pomeriggio (ora locale) nella chiesa dell'Icona della madre di Dio nel quartiere di Maryno, a sud est della capitale russa. Una cerimonia breve perché il dissidente sarà sepolto poco dopo, alle 16, presso il cimitero Borisovskoe. Il funerale, aperto al pubblico, si terrà nella chiesa ortodossa del quartiere in cui Navalny aveva vissuto con la moglie Yulia e i due figli, Dasha e Zakhar prima dell'avvelenamento dell'agosto del 2000, il successivo trasferimento d'urgenza in Germania, e l'arresto immediato al suo ritorno in Russia sei mesi dopo. L'entourage di Navalny avrebbe voluto che il funerale si svolgesse ieri, ma non c'è stata alcuna risposta positiva alle richieste di un luogo, forse perché in coincidenza del discorso di Vladimir Putin all'Assemblea federale. E in oltre due ore di discorso in Parlamento, Putin intanto non ha fatto il minimo accenno al dissidente russo. La scelta di ignorare completamente Navalny, dopo che la vedova è intervenuta ieri al Parlamento europeo, non può certo sorprendere. Putin è noto per non aver mai menzionato in pubblico Navalny, indicandolo di volta in volta come "quel signore", "quella persona", "una certa forza politica". Intanto, alla vigilia delle esequie, nessun carro funebre a Mosca era disponibile per trasportare il corpo del dissidente russo. "Prima non ci è stato permesso di affittare una sala funebre per salutare Alexey", ora ci dicono che nessun carro funebre accetta di portare il corpo in chiesa dall'obitorio, riferisce il team Navalny, citato da Meduza. Tutti i conducenti di carri funebri, ha detto uno dei collaboratori di Navalny, Leonid Volkov, "ricevono telefonate anonime di minacce perché non prendano il corpo di Navalny". "E' pura follia. Questo da solo basterebbe per far bruciare all'inferno Putin e i suoi scagnozzi", ha commentato. La polizia russa ha intanto iniziato già da ieri a sorvegliare il cimitero moscovita di Borisovskoe. Il canale Telegram "We can explain" affermava infatti che agenti di polizia erano impegnati a chiedere i motivi della visita, esaminando i documenti, perquisendo chi entrava nel cimitero e spiegando di essere impegnati nella "prevenzione di operazioni terroristiche". RusNews riferiva di pattuglie di agenti attorno al cimitero, mentre venivano predisposte recinzioni metalliche e installate telecamere sui lampioni. Altri agenti stazionavano davanti alla vicina uscita della metropolitana. "Pensavo che avrei avuto tempo per preparare questo discorso, ma prima abbiamo impiegato una settimana ad ottenere il corpo di Alexey e per organizzare il funerale. Poi ho scelto il cimitero e la bara. Il funerale si terrà dopodomani e non sono sicura se sarà pacifico o se la Polizia arresterà coloro che verranno a dire addio a mio marito", le parole della vedova Yulia Navalnaya ieri a Strasburgo. Intanto, alla vigilia dei funerali e a due settimane dalla morte, il ministero dell'Istruzione in Russia ha riproposto sulla piattaforma per gli insegnanti Edinyurok.rf un video diretto agli studenti e ai loro docenti in cui si ribadisce la proibizione a partecipare a manifestazioni non autorizzate. Il video di tre minuti "per la prevenzione della partecipazione di minorenni a manifestazioni non autorizzate", già diffuso la prima volta l'agosto del 2022, mostra spezzoni di proteste e ricorda che gli organizzatori di 'rally' sono tenuti a coordinare la loro azione con le autorità. In caso contrario, la protesta, si sottolinea, è illegale. Come negli Stati Uniti e i diversi Paesi europei, dove, per aver partecipato a un evento illegale, "rischi multe enormi o anche fino a dieci anni di carcere". La piattaforma "lezioni unificate", voluta dalla Presidente del Consiglio della Federazione e introdotta nel 2015, Valentina Matviienko, propone materiali per insegnanti caldeggiati dal ministero. L’incaricato d’affari dell’ambasciata d’Italia a Mosca parteciperà ai funerali di Navalny, si apprende intanto da fonti della Farnesina, secondo cui su istruzioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani, il numero due dell’ambasciata, Pietro Sferra Carini, seguirà la cerimonia in chiesa. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
MasterChef 13, l’annuncio del vincitore in finale – Video
(Adnkronos) – L'annuncio del nome del vincitore chiude MasterChef Italia, edizione numero 13 dello show di Sky. Bruno Barbieri annuncia il verdetto della finale: a contendersi il titolo Eleonora Riso, Michela Morelli e Antonio Mazzola. Ecco il momento della proclamazione. Immagini concesse da Sky. MasterChef Italia è sempre disponibile on demand. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Maltempo sull’Italia, è ancora allerta rossa per il Veneto
(Adnkronos) – Il maltempo non molla l'Italia e soprattutto il Veneto dove, anche oggi venerdì 1 marzo, è ancora allerta rossa per le condizioni meteo, con la pioggia protagonista nonostante il progressivo miglioramento annunciato. Situazione da monitorare anche in Emilia Romagna, con porzioni della regione caratterizzate dall'allerta arancione. Da giorni il Veneto convive con un quadro meteo complicato. La pioggia ha creato disagi e 'gonfiato' i fiumi soprattutto nella zona di Vicenza. Il Centro funzionale decentrato della Protezione civile della Regione ha emesso un avviso di criticità, valido fino alle 20 di oggi. Le condizioni di maltempo si sono attenuate nella giornata di ieri. Nel primo giorno di marzo, però, è prevista una fase di tempo moderatamente perturbato con precipitazioni diffuse a tratti moderate. La neve dovrebbe cadere a partire da 1600/1800 metri di quota, ma nel corso della giornata potrebbe presentarsi anche a 1200/1400 metri. Sulla base delle previsioni è confermata l'allerta rossa per criticità idrogeologica nel bacino del Basso Brenta – Bacchiglione, in particolare nella bassa padovana, dove la rete secondaria di corsi d'acqua è in sofferenza a causa delle forti precipitazioni dei giorni scorsi. La criticità idraulica è arancione. Nel bacino dell’Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone l’allerta idraulica è scesa ad arancione, gialla quella idrogeologica. In Emilia Romagna, prosegue il costante monitoraggio dei fiumi mentre è stata ammessa una nuova allerta, arancione e gialla (per possibili criticità idrauliche e idrogeologiche), dall'Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile e Arpae. "Si conferma una situazione sotto controllo- ha ribadito Irene Priolo, vicepresidente con delega alla Protezione civile-, non si evidenziano problemi particolarmente significativi né sui corsi d’acqua, né in Appennino che non stanno causando isolamenti di popolazione". La pioggia prevista nella giornata potrebbe comportare incrementi dei livelli dei corsi d'acqua del settore centro-occidentale e potrebbe innescare frane e ruscellamenti lungo i versanti nelle aree montane e collinari centro-occidentali. Nella pianura ferrarese, attenzione è legata al reticolo secondario dei corsi d'acqua. In Lombardia, spicca l'allerta gialla che scatterà a Milano. L'annuncio è stato diramato dal Centro monitoraggio rischi naturali della Regione Lombardia. Il Centro operativo comunale (Coc) della Protezione civile sarà attivo per il monitoraggio dei livelli idrometrici dei fiumi Seveso e Lambro e per coordinare gli eventuali interventi in città. Allerta gialla anche in Toscana. "Emessa allerta gialla per rischio idrogeologico su area Bisenzio e Ombrone Pistoiese, Valle del Reno, Mugello, Toscana meridionale e Arcipelago per tutta la giornata" del primo marzo. Previste precipitazioni sparse anche a carattere di rovescio o isolato temporale, più probabili e diffuse nella seconda parte della giornata, in particolare sulla fascia costiera", rende noto il presidente della Toscana, Eugenio Giani. L’Agenzia regionale di protezione civile del Lazio ha emesso un’allerta gialla dalle prime ore di oggi e per le successive 12-18 ore. Sul Lazio sono previste precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o breve temporale specie sulle zone meridionali. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
MasterChef Italia 13, Eleonora Riso trionfa in finale
(Adnkronos) –
Eleonora Riso è la vincitrice di MasterChef Italia 13. La concorrente di 27 anni, cameriera a Firenze, è la trionfatrice della stagione 2023-2024 dello show. In finale, Eleonora trionfa superando Michela Morelli, personal trainer 44enne di Appiano sulla Strada del Vino (Bolzano), e Antonio Mazzola, 28 anni geometra che vive a Monaco di Baviera tenendo sempre nel cuore la sua Palermo. Ad annunciare la vincitrice, la viva voce di Bruno Barbieri. Lui e i due colleghi Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli hanno assaggiato i tre menù. Al quarto posto si piazza Sara Bellinzona: impiegata di 24 anni di Montalto Pavese (Pavia), è stata eliminata dopo la Mystery Box e l’Invention Test per i quali è arrivato in cucina Andreas Caminada, vero genio della cucina mondiale che in carriera ha conquistato 3 stelle Michelin, 19 punti Gault Millau e, dal 2010, un posto nella classifica World’s 50 Best Restaurants con il suo ristorante Schloss Schauenstein. Con la sua vittoria, Eleonora – favorita dai pronostici della vigilia – conquista 100.000 euro in gettoni d’oro e l’accesso a un prestigioso corso di alta formazione presso ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana; in più, come da tradizione, conquista la possibilità di pubblicare il proprio primo libro di ricette grazie alla casa editrice Baldini+Castoldi: “Laboratorio di sapori”, in uscita l’8 marzo. Prima di partecipare a Masterchef, la concorrente si definiva una ragazza "fuori dagli schemi", quasi come i suoi capelli che negli anni hanno cambiato frequentemente lunghezza e colore: li ha avuti blu, verde, bianconeri, corti e lunghi, mentre nella gara culinaria di Sky si è presentata con taglio corto e un colore scuro. Nata e cresciuta in provincia di Livorno, dopo aver vissuto a Pisa per l’università si è trasferita per due settimane in Francia a fare la vendemmia, quindi è tornata a Firenze dove ha deciso di vivere in mezzo alla natura, in una 'casa nel bosco' che è una sorta di comune. In questo ambiente ha imparato a tagliare la legna, coltivare l’orto e raccogliere le uova delle galline, oltre ad apprendere anche i segreti dell’apicoltura. Nel capoluogo toscano si mantiene facendo la cameriera in un ristorante nel quale, racconta, "mi sono emozionata ad assaggiare un piatto tipico che fanno lì: una roba con le frattaglie, quando l’ho assaggiato ho pianto". La cucina, una delle sue passioni, l'ha aiutata nel superare disturbi alimentari avuti negli anni. Da qualche tempo cucina perlopiù piatti vegani e vegetariani "per una questione etica e di salute", sposa pienamente la filosofia della cucina anti-spreco. La sua cucina è legata alla tradizione e ricca di sapori e spezie, ricerca gli ingredienti ed è attenta alle materie prime. Tra le sue altre passioni c'è "tutto quello che è arte", quindi ama musica, cinema, lettura e disegno. Eleonora si è iscritta a MasterChef Italia perché, diceva, "mi voglio divertire". Lo ha fatto in pieno. In finale ha presentato un menù chiamato 'Ichigo Ichie – Quant’è bello leggere tra le righe', che descrive così: "Qualche anno fa ho letto un libricino che descriveva in modo semplice e comprensibile a noi occidentali il concetto giapponese di 'ichigo ichie'. Sintetizzando, stiamo parlando di un momento presente che va vissuto appieno, perché la vita è un susseguirsi di avvenimenti ognuno dei quali è unico e irripetibile: l’invito è quello di non rimandare, provando a fare cose mai fatte prima, cambiando le cose se non ci sentiamo bene, rincorrendo i momenti speciali e respirando". "Ho cercato quindi di placare il caos che avevo dentro – spiega ancora Eleonora – è impulso ed emozione, ma può essere anche distruttivo. Mi sono accorta di non avere nessun altro vero obiettivo nella vita se non quello di ricercare un minimo di equilibrio. Così per il mio menù ho deciso di ispirarmi alla cucina giapponese, intrecciandola alle mie tradizioni e alle mie esperienze rendendo protagonisti gli ingredienti a cui sono affezionata, perché mi ricordano dei momenti importanti e significativi della mia vita. Il mio menù sarà semplice, giocoso ed equilibrato".
I piatti che ha portato all'assaggio sono stati: l'antipasto Nonno Umami, chips di carta di riso, con insalata russa” scomposta, concentrato di acciughe e vin santo, wasabi; Fiume Sacro, dei ravioli al vapore ripieni di patate aromatizzate al rosmarino, tartare di trota marinata, pompelmo, brodo dashi; Pelle Ribelle, anguilla in doppia cottura e laccata, salsa di albicocche e alloro, insalatina di sedano, cetriolo, mela verde, rafano e zenzero; infine, Mochi = Grande Fortuna, mochi ripieno di bavarese al cocco e cardamomo con frutta fresca, bubble tea con sfere al caffè e tè matcha. Un menù trionfale, da MasterChef. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Torna la Giornata mondiale della Fauna selvatica, al Bioparco di Roma il digitale a tutela della biodiversità
(Adnkronos) – Il Bioparco di Roma aderisce alla Giornata mondiale della Fauna selvatica (World Wildlife Day) e domenica prossima 3 marzo organizza una serie di attività per le famiglie, accendendo i riflettori sull’importanza dell’innovazione digitale nella salvaguardia della biodiversità. Si andrà alla scoperta di come le tecnologie e i sistemi di rilevazione digitali – che permettono di acquisire, registrare, memorizzare e conservare nel tempo un documento in formato elettronico – agevolino le attività di conservazione della fauna e favoriscano la coesistenza tra uomo e fauna selvatica, in un mondo sempre più connesso, spiegano dall'ex giardino zoologico della Capitale. All’interno del parco, dalle ore 11.00 alle 16.00, saranno inoltre dislocate tre postazioni tematiche: la prima riguarderà proprio ‘La tecnologia: un aiuto per la natura’ con microfoni, telecamere a infrarossi, fototrappole e filmati, per far comprendere al pubblico quanto i nuovi supporti tecnologici possano essere un formidabile aiuto per salvare le specie minacciate. ‘Dieci storie di successo’ è il titolo della lettura animata ispirata ad altrettanti progetti di salvaguardia delle specie a rischio di estinzione andati a buon fine, per scoprire che l’unione fa la forza. Infine nella postazione ‘Furti di natura’ sarà possibile osservare oggetti sequestrati dalle forze dell’ordine a viaggiatori, come borse di pelle, fermacapelli di tartaruga o coralli, per sensibilizzare su come l’acquisto di un souvenir in viaggio possa rappresentare una minaccia per molte specie. Il Bioparco aggiunge infine che nel corso della giornata le famiglie potranno anche prendere parte alla visita guidata ‘Molti progetti un solo obiettivo’, dalle 11.00 alle 15.30, alla scoperta delle specie interessate da progetti di conservazione e raccolta fondi al Bioparco come giraffa, rinoceronte bianco, zebra di Grevy, lemuri, pinguino del Capo e tigre di Sumatra. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Anguille a rischio estinzione, gli chef le tolgono dai menù
(Adnkronos) – Le anguille sono a rischio estinzione, il 95% è già scomparso, tanto da essere classificate nella lista rossa dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn), e i più grandi chef del mondo hanno lanciato da dicembre un appello per bandirle dai menù. ''L’allarme sul futuro dell’anguilla – si legge in un articolo sul 'Sole24ore' – è stato lanciato dalla Ong Ethic Ocean ed è stato raccolto dai componenti del World Culinary Council di Relais & Châteaux bandendo l’anguilla dai loro menù e invitano gli altri colleghi a fare lo stesso, sollecitando anche le autorità ad ascoltare gli appelli degli scienziati che chiedono di sospendere la pesca dell’anguilla europea''. ''In realtà le autorità si sono mosse da tempo per salvaguardare questa specie, almeno in area europea. Per stare in acque più vicine a noi, la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo ha realizzato una ricerca in nove Paesi (tra i quali, l’Italia) per la conservazione della specie e preservare il patrimonio della pesca artigianale. Un Piano gestionale nazionale, poi, prevede la chiusura della pesca di anguilla in molte regioni, la riduzione della pesca in molti bacini e una nuova normativa per il prelievo e l’uso di ceche nelle acque italiane, ma non basta. Secondo Federparchi, nonostante gli sforzi profusi dalle istituzioni e dai settori della pesca e dell’acquacoltura, l’anguilla permane in “Pericolo critico”, anche perché non è possibile ancora riprodurla in cattività e la strada per la creazione e lo svezzamento di giovani anguille in cattività è tuttora lunga e complessa. Solo in Italia, secondo gli ultimi dati e relativi al 2021, se ne catturano 50 tonnellate tra anguilla gialla e argentina destinate alla vendita, ed è in vigore il divieto di pesca da gennaio a giugno. Nel 2023 la situazione si è aggravata, tanto che alcune regioni hanno posto il fermo per tutto l’anno''. ''A fine 2024 si concluderà anche il progetto europeo Lifeel, il primo di conservazione dell’anguilla europea, finalizzato a mantenere e incrementare lo stock naturale di Anguilla anguilla. Il progetto intende contribuire a contrastare le grandi minacce che affliggono la specie. L’area geografica comprende due stati – Italia e Grecia – in particolare per l’Italia quella del bacino idrografico del Fiume Po e del Delta del Po. ''Oltre a individuare i soggetti più adatti alla riproduzione e migrazione per definirne le caratteristiche – spiega Massimiliano Costa, direttore Parco Regionale Delta del Po Emilia-Romagna – il progetto punta a ottenere la riproduzione in cattività. Assieme alle università di Bologna, Tokio e Amsterdam siamo in dirittura di arrivo con questo obiettivo''. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Smog ‘veleno’ per il cervello, più segni Alzheimer in chi vive in aree inquinate: lo studio
(Adnkronos) – Lo smog potrebbe avvelenare anche il cervello. Scienziati statunitensi hanno scoperto che le persone più esposte all'inquinamento atmosferico da polveri Pm2,5 hanno una probabilità maggiore di presentare a livello cerebrale alte quantità di placche amiloidi 'spia' di Alzheimer. Lo studio – pubblicato su 'Neurology', rivista ufficiale delll'Accademia americana di neurologia – non dimostra che lo smog causa la malattia neurodegenerativa, ma indica un'associazione da approfondire, precisano i ricercatori. "Questi risultati aggiungono una prova al fatto che il particolato fine derivante dall'inquinamento atmosferico legato al traffico influenza la quantità di placche amiloidi nel cervello. Sono necessari ulteriori studi per indagare i meccanismi alla base di questo collegamento", afferma Anke Huels della Emory University di Atlanta, autore del lavoro. Gli scienziati hanno esaminato il tessuto cerebrale di 224 persone di età media 76 anni, per la maggior parte residenti nell'area metropolitana di Atlanta, che hanno accettato di donare il cervello dopo la morte per contribuire alla ricerca sulle demenze. Per ognuno di loro, in base all'indirizzo di casa al momento del decesso, i ricercatori hanno analizzato l'esposizione allo smog da traffico: il livello medio di esposizione all'inquinamento atmosferico era di 1,32 microgrammi per metro cubo (μg/m3) nell'anno precedente alla morte e di 1,35 µg/m3 nei 3 anni precedenti. Gli autori hanno quindi confrontato l'esposizione allo smog con la presenza di segni cerebrali dell'Alzheimer, come le placche amiloidi e i grovigli di proteina tau. Hanno così osservato che le persone più esposte all'inquinamento atmosferico uno e 3 anni prima del decesso avevano maggiori probabilità di presentare livelli più elevati di placche amiloidi nel cervello. Più precisamente, chi nell'anno precedente alla morte era stato esposto a livelli di Pm2,5 superiori a 1 µg/m3 aveva una probabilità quasi doppia di presentare più placche amiloidi cerebrali, mentre i più esposti allo smog nei 3 anni prima di morire avevano una probabilità dell'87% superiore di presentare una quantità maggiore di placche. Gli scienziati si sono anche chiesti se la variante genetica principale associata all'Alzheimer, Apoe e4, avesse qualche effetto sulla relazione tra smog e spie cerebrali della malattia. L'analisi ha mostrato una relazione più forte tra inquinamento atmosferico e segni di Alzheimer nel cervello delle persone senza la variante Apoe e4. "Ciò suggerisce – spiega Huels – che fattori ambientali come lo smog potrebbero contribuire all'Alzheimer nei pazienti in cui la malattia non può essere spiegata dalla genetica". Due i limiti principali dello studio: da un lato l'esposizione all'inquinamento atmosferico è stato misurato solo in base all'indirizzo di residenza al momento del decesso, il che potrebbe aver portato a una classificazione errata dell'esposizione stessa; dall'altro le osservazioni hanno riguardato principalmente persone bianche con un alto livello di istruzione, pertanto i risultati potrebbero non essere rappresentativi di altre popolazioni. Anche da qui la necessità, rimarcata dagli autori, di andare più a fondo con nuove ricerche per far luce sul link smog-Alzheimer. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
L’allarme Dengue si allarga: i consigli degli esperti su viaggi, cure e vaccini
(Adnkronos) – Dal Brasile all'Argentina, l'allarme Dengue si allarga in Sudamerica e i timori per la sua diffusione in nuove aree geografiche arriva negli Usa. Una preoccupazione che non risparmia l'Italia, dove nel 2023 sono stati registrati 82 casi autoctoni di Dengue su 280 in totale. Proprio per far fronte a un possibile aumento dei casi, il vaccino contro la febbre Dengue "è stato ordinato e arriverà la prossima settimana", ha annunciato l'Inmi Spallanzani di Roma all'Adnkronos Salute. "Il vaccino sarà somministrato dall'Ambulatorio di Malattie tropicali – Travel clinic previa prenotazione al Cup dell'Istituto o scrivendo a prenotazioni.spallanzani@inmi.it. La visita e il costo del vaccino sono a carico dell'utente", precisano dall'Inmi. Trasmessa principalmente dalle zanzare Aedes aegypti e Aedes albopictus, la malattia continua a rappresentare una sfida significativa per la salute pubblica in molte parti del mondo. Con la sua diffusione in aumento in Sudamerica, c'è la necessità di prevenire eventuali casi d'importazione? Ecco cosa suggeriscono alcuni esperti virologi, tra cui Bassetti, Pregliasco e Gismondo. "Di sicuro una situazione così pesante in un'area tanto vasta, con gli interscambi internazionali ormai ripresi e una presenza di zanzare vettrici più ampia sul nostro territorio, anche in inverno, ci pone di fronte a un rischio di diffusione di questa patologia" spiega all'Adnkronos Salute il virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco. L'esperto suggerisce un'attenzione mirata nella "disinfestazione degli aerei. Per quanto riguarda la malaria – ricorda – è successo che delle zanzare sopravvissute al volo abbiano dato origine a focolai intorno ad aeroporti. Questo rischio esiste anche per la Dengue", avverte Pregliasco. "Se è vero che nella gran parte dei casi l'infezione colpisce in modo non pesante – sottolinea – nelle forme gravi, soprattutto nei soggetti fragili, arriva ad avere un rischio di evoluzione seria". Per Matteo Bassetti è "importante fare due cose: chi si reca in Brasile e ha già avuto la Dengue proceda con la vaccinazione, perché in questo momento la malattia è fortemente endemica in tutto il Sud America. E poi serve informare chi rientra dal Brasile che, se ci sono sintomi compatibili con la Dengue, deve avvisare il proprio medico per fare il test: questo si può fare con avvisi o messaggi sul cellulare a chi sta viaggiando e rientra in Italia – anche attraverso le triangolazioni dei voli – così da intercettare i possibili casi. Perché in un Paese come il nostro, che già ha avuto casi endemici, ci potrebbero essere tanti altri contagi autoctoni"." Serve uno sforzo di prevenzione e comunicazione, ma mi pare che ci sia poca informazione anche sui media", afferma all'Adnkronos Salute il direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova. "Ora un cordone sanitario sarebbe difficile da organizzare perché non c'è un test come per il Covid – risponde Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali – ma serve un prelievo del sangue, quindi un po' più complicato. Ora è importante che chi torna o parte per il Brasile o per altri Paesi dove la Dengue è endemica conosca i rischi e al rientro, se ci sono i sintomi della Dengue" – febbre (dai 2 ai 7 giorni), mal di testa acuto con dolore alle orbite degli occhi, forti dolori muscolari e alle giunture, nausea, vomito – "contatti il medico di famiglia che oggi deve essere sentinella del territorio, come accaduto con il MonkeyPox". "Nel 2023 – ricorda Andreoni – ci sono stati in Italia oltre 360 casi di Dengue, di cui 82 autoctoni. La zanzara c'è anche da noi e quindi è chiaro che c'è preoccupazione per eventuali altri contagi d'importazione dal Brasile o Paesi limitrofi", avverte l'infettivologo. "Esistono però due vaccini efficaci contro la Dengue: non è chiaramente il momento per raccomandarli a tutti, ma se c'è in programma un viaggio in Brasile si possono fare. Non è facile, però – conclude – trovare centri specializzati che li facciano, quindi occorre armarsi di pazienza". "Il cambiamento climatico e i viaggi internazionali renderanno sempre più frequenti i focolai di infezioni" trasmesse dalle zanzare, tra cui la febbre di Dengue, "anche in zone prima non coinvolte", evidenzia Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. "Nel complesso tentativo di mitigare le conseguenze dei cambiamenti in atto" in un mondo sempre più globalizzato, la parola d'ordine è "prevenzione – raccomanda Gismondo – sia ambientale sia personale. Ambientale con la bonifica delle acque stagnanti, habitat ideale per l'infestazione di zanzare vettrici di queste infezioni; personale innanzitutto con l'uso di insettorepellenti se ci si reca in zone a rischio". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Allarme Dengue in Sudamerica: sintomi, cos’è e come si trasmette
(Adnkronos) – Si allarga l'allarme Dengue in Sudamerica. In Brasile i casi hanno superato quota mezzo milione e in Argentina l'infezione trasmessa dalle zanzare è stata rilevata in oltre la metà delle province del Paese. Preoccupazione che non risparmia l'Italia dove "nel 2023 ci sono stati oltre 360 casi di Dengue, di cui 82 autoctoni", ricorda Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali. Di seguito una sintesi su cos'è la Dengue, sintomi e come si trasmette. "Di origine virale, la dengue è causata da quattro virus molto simili (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4) ed è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. Il virus circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri", come spiega il sito di EpiCentro dell'Istituto superiore di sanità. "Normalmente la malattia dà luogo a febbre nell’arco di 5-6 giorni dalla puntura di zanzara, con temperature anche molto elevate. La febbre è accompagnata da mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre. I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini. La diagnosi è normalmente effettuata in base ai sintomi, ma può essere più accurata con la ricerca del virus o di anticorpi specifici in campioni di sangue". "La misura preventiva più efficace contro la dengue consiste nell’evitare di entrare in contatto con le zanzare vettore del virus. Diventano quindi prioritarie pratiche come l’uso di repellenti, vestiti adeguati e protettivi, zanzariere e tende. Dato che le zanzare sono più attive nelle prime ore del mattino, è particolarmente importante utilizzare le protezioni in questa parte della giornata. Per ridurre il rischio di epidemie di dengue, il mezzo più efficace è la lotta sistematica e continuativa alla zanzara che funge da vettore della malattia. Ciò significa eliminare tutti i ristagni d’acqua in prossimità delle zone abitate, ed effettuare vere e proprie campagne di disinfestazione che riducano la popolazione di Aedes – spiega EpiCentro – Non esiste un trattamento specifico per la dengue, e nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Infezioni da superbatteri costano circa 1 miliardo all’anno, roadmap con 10 priorità
(Adnkronos) – Le infezioni da superbatteri costano circa 1 miliardo all'anno. Educare i cittadini ad un uso consapevole degli antibiotici e formare i professionisti sanitari, sviluppare nuovi antibiotici e nuove strategie, monitorare e controllare la resistenza agli antibiotici: sono queste alcune priorità della Roadmap per l’antimicrobico resistenza, diffusa oggi da Cittadinanzattiva con l’obiettivo di contribuire alle decisioni di politica sanitaria per debellare questo fenomeno che sta assumendo, sempre più, i contorni di un'epidemia. Il documento, fra i vari argomenti trattati, analizza e riassume le conoscenze attuali sull’antimicrobico resistenza in Italia, il suo impatto economico, il coinvolgimento dei pazienti e la comunicazione sul tema, l’importanza dei test diagnostici rapidi, presentando infine 10 diverse strategie che possono essere adottate in forma di priorità per combattere l’antimicrobico resistenza. A livello globale, le infezioni da batteri resistenti causano circa 1,5 milioni di morti all'anno, tale numero sale a quasi 5 milioni considerando i decessi indiretti legati all'Amr. In Italia ci sono tra 10.000 e 15.000 morti ospedaliere annue dovute a infezioni da batteri multiresistenti, ma stime realistiche suggeriscono numeri ancora più elevati. Per quanto concerne l’impatto economico, una recente analisi rivela un costo annuo di circa 800 milioni di euro dovuto all'aumento dei ricoveri per acuti in regime ordinario conseguenti alle infezioni. Inoltre – evidenzia il documento – emerge anche la perdita di produttività dei pazienti, in particolare quelli in età lavorativa, con un impatto economico stimato di circa 200 milioni di euro dovuto alle giornate aggiuntive di ricovero. La Roadmap per l’Antibiotico Resistenza è stata elaborata con la collaborazione di 14 esperti – rappresentanti del mondo scientifico, istituzionale e delle associazioni dei pazienti – e con l’obiettivo di individuare, appunto, 10 priorità potenziali per affrontare il problema: utilizzare gli antibiotici in modo responsabile e completare il ciclo di trattamento; educare la cittadinanza e i professionisti sanitari; sviluppare nuovi antibiotici e nuove strategie, tramite finanziamenti diretti alla ricerca, sovvenzioni e agevolazioni fiscali, premi o incentivi economici per la commercializzazione di nuovi trattamenti efficaci; promuovere misure di prevenzione delle infezioni per la cittadinanza; promuovere l'igiene nelle strutture sanitarie attraverso rigorosi protocolli di controllo delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria. Queste le altre priorità: coinvolgere attivamente i pazienti nelle ricerche cliniche e nelle strategie di trattamento, in particolare per malattie che richiedono trattamenti a lungo termine; implementare l'uso di test diagnostici rapidi per identificare i microrganismi responsabili di infezione e attuando una terapia germe-orientata; implementare sistemi di sorveglianza per monitorare la diffusione della resistenza agli antibiotici; promuovere un nuovo paradigma di salute che comprenda l'educazione sanitaria, la gestione personalizzata delle terapie e una maggiore partecipazione dei pazienti e delle loro associazioni nei processi decisionali relativi alla loro salute; promuovere e finanziare la ricerca internazionale, secondo un approccio One Health. "Il fenomeno dell’antimicrobico resistenza rappresenta una emergenza per la sanità pubblica – sottolinea Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva – non solo per l'impatto epidemiologico, economico e sociale che ne deriva, ma in più perché è evidente il rischio determinato dalla rapida perdita di efficacia da parte di un numero sempre più elevato di antibiotici e dal ridotto sviluppo di nuove molecole antibiotiche nel corso dell’ultimo decennio. Per questo è prioritario individuare una strategia condivisa e unitaria per contrastarla, che veda forte la sinergia e la valorizzazione di tutti gli attori coinvolti, affidando ad ognuno responsabilità e impegni". "La nostra Roadmap – spiega – nasce proprio per contribuire a identificare le priorità d’azione che vanno dalla sensibilizzazione ed empowerment della cittadinanza, al coinvolgimento attivo dei pazienti nella ricerca clinica e nelle strategie di trattamento, al ruolo dei professionisti sanitari nell’uso appropriato degli antibiotici, per arrivare all’introduzione di politiche e incentivi volti a favorire la ricerca e lo sviluppo di nuovi antibiotici". La Roadmap per l’antimicrobico resistenza è realizzata con il contributo non condizionato di Shionogi. —salute/sanitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Il lago di Albano perde velocemente acqua: la denuncia
(Adnkronos) – Prelievi diretti, consumo intensivo del suolo, un processo decennale di cementificazione, la mancanza di invasi e in generale di opere di ingegneria naturalistica per favorire la corrivazione. È in corso il dissanguamento d’acqua del Lago Albano, lago vulcanico nell’area dei Castelli Romani, vicino Roma. Come si legge sul post Facebook dell’organizzazione di tutela ambientale ‘Grottaferrata Sostenibile’, il Lago Albano ha perso sei metri in 39 anni: una media di circa 15 centimetri ogni 12 mesi. “Mi sono occupato della situazione delle falde acquifere dell’area ed è emersa la questione del Lago Albano, a ottobre 2022 ho fatto misurazioni con un idrometro artigianale per valutare le oscillazioni, in un anno solare sono stati persi 28 centimetri”, racconta a a SostenibileOggi Giancarlo Della Monica, il fondatore di Grottaferrata Sostenibile e delegato allo Sviluppo Sostenibile dell’amministrazione comunale, incarico arrivato dal sindaco Mirko Di Bernardo, eletto due anni fa. Neppure la prima parte particolarmente piovosa dell’ultimo autunno ha fatto segnare la risalita della falda acquifera del Lago Albano. “Ho notato che il livello era sceso ulteriormente, mi sono informato e ho scoperto, come riportato poi da alcuni articoli di giornale, che vengono effettuati diversi prelievi diretti da parte di società come Acea, Eni (per una struttura della zona), anche dal Vaticano (per le Ville Pontificie): si tratta di 300 litri al secondo di prelievo per alimentare i Comuni di Albano, Ariccia e Castel Gandolfo. Quasi 26 mila metri cubi al giorno”. L’approfondimento completo su sostenibileoggi.it
—sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Dengue, l’allarme si allarga: dopo il Brasile colpita anche Argentina
(Adnkronos) – Non solo Brasile. L'allarme Dengue in Sudamerica si allarga all'Argentina, dove l'infezione trasmessa dalle zanzare è stata rilevata in oltre la metà delle province del Paese. Il ministero della Sanità ha parlato di 39.544 casi registrati e 29 decessi correlati. Circa 14 delle 24 province argentine hanno riferito una circolazione virale nel loro territorio: tutte le province delle regioni centrali e nord-orientali e 5 province nel nord-ovest del Paese, ha precisato il ministero. Secondo il Bollettino epidemiologico nazionale ministeriale, in Argentina all'inizio di febbraio sono stati registrati 36.765 casi di Dengue a trasmissione locale, 1.813 casi importanti e altri 966 su cui si sta indagando. Da fine agosto 2023 a inizio febbraio 2024, il tasso di trasmissione è stato di 86 casi ogni 100mila abitanti a livello nazionale.
I casi di Dengue in Brasile hanno superato quota mezzo milione. Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministero della Salute del Paese sudamericano, aggiornati al 12 febbraio, sono 512.353 i casi sospetti registrati nelle prime 6 settimane del 2024: quasi il quadruplo rispetto ai 128.842 dell'anno scorso. I morti per Dengue confermati da inizio anno sono stati 75 e sono in corso indagini su altri 350. Lo stato di Minas Gerais è il più colpito (circa 171mila casi sospetti), seguito da San Paolo (oltre 83.651), Distretto Federale (64.403), Paraná (55.532), Rio de Janeiro (39.315), Goiás (31.809), Espírito Santo (14.107) e Santa Catarina (12.470), riportano i media locali. Contro l'infezione trasmessa dalle zanzare il Brasile ha lanciato venerdì scorso una campagna di vaccinazione di massa che partirà dai bambini di 10-11 anni. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Zanzare tutto l’anno in Italia, allarme esperti: “Tra i rischi anche malaria”
(Adnkronos) – Zanzare che ronzano anche in pieno inverno, registrate sempre più spesso in Italia come una presenza fissa. "Nel futuro diventerà un problema". Il fenomeno "faciliterà infatti la diffusione di tutte le malattie a trasmissione vettoriale: dalla Dengue a Zika, dalla Chikungunya a West Nile, ma anche la malaria o la febbre gialla". Lo spiega all'Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano, prospettando fra le insidie di queste punture '4 stagioni' anche l'arrivo di infezioni mai viste alle nostre latitudini o il ritorno di altre eradicate da tempo. "Assistiamo a una situazione davvero particolare rispetto al passato", osserva l'esperto. "Ormai basta uno pneumatico abbandonato, un po' di acqua nel sottovaso, per veder proliferare zanzare. Se tutto questo accadrà in tutte le stagioni – avverte – non potrà fare altro che aumentare l'incidenza di casi autoctoni di tutte le malattie a trasmissione vettoriale". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Roma, zanzara tigre anche d’inverno. L’esperto: “Senza freddo c’è tutto l’anno”
(Adnkronos) – Prepariamoci a convivere tutto l'anno con le zanzare. Nell'epoca del cambiamento climatico, questo rischio sta diventando sempre più concreto in Italia. A Roma, ad esempio, il Comune prevede di anticipare la campagna di disinfestazione contro le larve. "Una scelta che ha una logica – afferma all'Adnkronos Salute Augusto Scirocchi, esperto in zanzare e specializzato in entomologia medica -. Nella Capitale la zanzara tigre (Aedes albopictus) sta soppiantando la più comune Culex pipiens e sta colonizzando ambienti diversi rispetto a quelli originali. Un esempio sono i cimiteri, dove i vasi dei fiori diventano pieni di larve e, mentre prima non si veniva punti perché la Culex usciva di sera, oggi invece con la tigre il rischio c'è tutto il giorno. Ma lo stesso discorso vale per i tombini stradali, le caditoie, i vivai e terrazzi, che possono dare origine a piccoli focolai". Serve, dunque, una misura precauzione contro il rischio Dengue che nel Lazio ha già fatto registrare diversi focolai. Scirocchi precisa che le 'vecchie' zanzare Culex anche negli anni passati potevano manifestarsi d'inverno. "Ma in alcuni posti – ricorda – ad esempio scantinati allagati, i pozzi degli ascensori o le cantine, dove c'è umidità e la presenza di acqua stagnante. Quando arriva l'inverno questi insetti adulti affrontano la stagione in diapausa, uno stato in cui l'organismo va in una specie di 'ibernazione', non si muove e non si nutre. Poi riprendono l'attività con l'arrivo di temperature miti. La Tigre con l'inverno scompariva del tutto. Oggi riscontriamo che questa tipologia di zanzara comincia a entrare nelle abitazioni, con un adattamento al contrario, pungendo dentro casa e non più fuori. Anche loro – continua Scirocchi – facevano diapausa. Ma con l'aumento delle temperature e senza un vero inverno, viene a mancare questa 'pausa' e possiamo incontrarle anche in pieno inverno. La Tigre si sta adattando a un clima che non è il suo, che sarebbe quello tropicale, e lo sta facendo velocemente" "Gli insetti non hanno una loro temperatura corporea governata dal loro organismo ma questo processo è dominato dalle condizioni ambientali – precisa l'esperto -. Magari non si muovono e non pungono, ma il rischio oggi è che ci sia un 'allevamento' di zanzare tigre all'interno dell'abitazione sempre nei posti citati prima". Come ci si difende? "Con la disinfestazione delle larve – conclude Scirocchi – le nuvole di goccioline devono raggiungere le larve delle zanzare uccidendole. Solo così si eliminano le zanzare adulte che poi infesteranno l'ambiente". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Dall’energia al clima, accordo Cnr-Enea
(Adnkronos) – Accordo di collaborazione tra Cnr ed Enea per la promozione e la realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo congiunti a livello nazionale e internazionale: a siglarlo i presidenti del Cnr Maria Chiara Carrozza e dell’Enea Gilberto Dialuce. L’intesa, di durata quinquennale – si legge in una nota congiunta – ha inoltre come obiettivo la valorizzazione e divulgazione di conoscenze tecnico-scientifiche, la realizzazione, condivisione e promozione di infrastrutture di ricerca, la formazione avanzata e l’offerta di servizi, oltre al trasferimento di tecnologie, prodotti e know-how a soggetti terzi. Le iniziative riguarderanno in particolare i settori di produzione, trasporto e distribuzione di energia ma anche tecnologie e sistemi per il suo stoccaggio; nuove fonti e vettori energetici rinnovabili, tra cui l’idrogeno; smart grids e smart sector integration; tecnologie abilitanti e per la digitalizzazione; comunità energetiche rinnovabili; efficienza energetica; space e blue economy; sviluppo e applicazione delle biotecnologie; studi e applicazioni su atmosfera, oceani e dinamiche climatiche; sostenibilità e circolarità dei sistemi produttivi e territoriali; materiali e processi per la competitività del sistema industriale; fusione nucleare. Le modalità e le forme di collaborazione saranno regolate attraverso la stipula di specifiche convenzioni attuative. A livello operativo, è prevista l’istituzione di un Comitato di indirizzo paritetico composto da sei membri per definire i temi programmatici oggetto dell’accordo stesso. “Sono particolarmente contenta di rinnovare la lunga e fruttuosa collaborazione di ricerca che ci lega all’Enea e di indirizzarla all’esplorazione di ambiti scientifici e tecnologici così importanti per il futuro delle nostre società – afferma la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza – I settori individuati, infatti, rispecchiano le sfide che la ricerca deve affrontare per rispondere ai grandi cambiamenti globali. Abbiamo di fronte un percorso lungo, che sarà arricchito dall’unione di competenze e dalle sinergie che questo accordo intende consolidare”. “Questa alleanza fra le due maggiori istituzioni di ricerca a livello nazionale prevede una rafforzata cooperazione per individuare e sviluppare un portafoglio di progetti e iniziative di ricerca, sviluppo, innovazione, formazione e trasferimento tecnologico dei risultati e prodotti della ricerca – dichiara il presidente dell’Enea Gilberto Dialuce -Come Enea siamo particolarmente soddisfatti di quest’accordo che consente di mettere a fattor comune competenze, esperienze, infrastrutture, professionalità e know-how in settori strategici per la decarbonizzazione e la transizione ecologica e di promuovere la ricerca e l’innovazione tecnologica per favorire la crescita e la competitività del Sistema-Paese”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Alba Parietti: “Fischi Sanremo a Geolier non per razzismo”
(Adnkronos) – "Si è creato un grande equivoco con i fischi risuonati ieri sera all'Ariston dopo l'annuncio della classifica della serata cover: la vittoria di Geolier non è stata fischiata perché lui è napoletano, è stata fischiata perché il pubblico aveva preferito il bellissimo omaggio di Angelina Mango al papà Pino, che quel palco lo ha calcato tantissime volte, lasciando un segno profondo. Il Teatro aveva tributato la standing ovation ai Mango, che per chi non lo sapesse sono di Lagonegro, a sud di Napoli. Quindi il razzismo settentrionale non c'entra nulla". Lo dice all'Adnkronos Alba Parietti, stupita dalle accuse di razzismo ai fischi sulla vittoria di Geolier. "Sicuramente – aggiunge Parietti, da sempre appassionata del festival di Sanremo – è stato un fischio anche generazionale, perché la platea dell'Ariston non è fatta di teenager ma di persone più adulte che preferivano l'omaggio a Pino Mango. Geolier poi canta in un dialetto strettissimo che non tutti in sala comprendono ma questo non gli impedisce di essere l'artista che ha venduto di più in tutta Italia nel 2023. E per ottenere quel risultato è seguitissimo in tutta Italia, anche dai ragazzi del nord che cercano online le traduzioni dei suoi testi dal napoletano all'italiano, come noi cerchiamo quelle dall'inglese all'italiano. Geolier lo votano pure i ragazzini di Aosta. Quindi smettiamola con questa polemica sui fischi a Napoli, non è quello il punto", sottolinea. Ma, conclude, "la performance di Angelina Mango merita di vincere ieri. La sua non è stata solo una bellissima canzone cantata bene: è stata un'emozione potentissima, che ci porteremo dietro per sempre. Uno dei momenti più emozionanti della storia della storia del Festival, rimarrà negli annali della kermesse". —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)