Ucraina, Putin: “Armi Russia migliori di quelle Nato”

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(Adnkronos) – Le armi più recenti prodotti dall'industria della difesa della Russia sono migliori rispetto a quelle della Nato. A due anni dall'inizio della guerra in Ucraina, Putin rivendica la presunta superiorità dell'industria bellica russa nei confronti di armi ed equipaggiamenti prodotti dai paesi occidentali che sostengono Kiev.  "Naturalmente, se confrontiamo le armi moderne della Nato con le armi dell'ultimo periodo sovietico, quest'ultime sono inferiori in alcune qualità, tra l'altro, non sempre. Ma se parliamo delle nostre nuove armi, sono chiaramente meglio. È un fatto ovvio", dice Putin intervenendo a Tula al forum 'Tutto per la vittoria'. L'industria della difesa russa ha mostrato buoni ritmi e qualità, aggiunge il presidente, sottolineando che l'anno scorso la Russia ha esportato equipaggiamenti militari "per un valore di miliardi di dollari" e che i sistemi missilistici Pantsir sono particolarmente apprezzati dagli acquirenti stranieri. Intanto, la strategia di Putin è sotto i riflettori dell'Institute for the Study of war (Isw), think tank americano che monitora quotidianamente il conflitto. Il presidente russo prepara piani per integrare pienamente in Russia i territori occupati in Ucraina, in una ulteriore indicazione che Mosca ha avviato piani a lungo termine per queste aree "e non prevede concessioni territoriali".  Il leader del Cremlino, riferisce l'Isw, ha dichiarato di voler mettere i territori occupate alla pari con la Russia in non meglio specificate "aree chiave" entro il 2030. Inoltre Putin ha esortato le banche russe "a non temere le sanzioni occidentali e aumentare la loro attività nelle aree occupate".  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Al Bano: “Protesta agricoltori sacrosanta”

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(Adnkronos) –
La protesta dei trattori "è sacrosanta". Parola del contadino Albano Carrisi, in arte Al Bano. "Il contadino che c'è in me non l'ho mandato mai in pensione", dice, ospite di 'Un giorno da pecora' su Rai Radio1, il cantante che ha Cellino San Marco ha una grande azienda agricola di cui continua ad occuparsi direttamente quando può. "Mi piace anche l'onestà e l'unità di questa protesta", aggiunge Al Bano sottolineando di essere proprietario di "6 trattori". Andrebbe anche lei a protestare col trattore? "Ti giuro che ci ho pensato ma non vorrei che si pensasse male, io sono contadino fino all'ultimo capello. E ne vado orgoglioso. E però meno male che c'è il cantante che ha sempre salvato il contadino" economicamente. "Il contadino soffriva e il cantante sovvenzionava", spiega. Sui motivi delle proteste, Al Bano è assolutamente d'accordo: "Lo Stato deve aprire gli occhi davanti a questa drammatica realtà", dice.  "Questa gente che emette tutti questi strali", dice parlando delle norme restrittive contro cui si è alzata la protesta, "è gente che della campagna non sa un cacchio, ma niente. Vogliono salvare la loro poltrona e si inventano queste cose qua per andare contro coloro che la terra la amano, la curano e danno da mangiare ogni giorno a tutta Italia". È più colpa della politica europea o italiana? "Secondo me, iniziano gli europei per andare a finire con gli italiani, che dovrebbero dare una mano in questa grave situazione". "Io non ne parlo tanto per parlarne, ne parlo perché la vivo e so che se non ci fosse il cantante il contadino Albano poteva fare la fame, come sempre l'ha fatta fino all'età di 17 anni. Poi me ne scappai perché la voglia di cantare era più forte di quella di lavorare nei campi".  Sulla protesta dei trattori prevista per la prossima settimana a Roma, Al Bano dice: "Mi piacerebbe esserci. Mentalmente ci sarò senz'altro. Se sarò libero, sarò anche tra loro, una passeggiata la farò, perché anche io vivo anche di campagna". "Al di là del trattore, ci andrei anche in bicicletta. Io sono nato in un'epoca in cui i trattori non c'erano, c'erano i muli. Ma il primo assegno di una casa discografica lo diedi a mio padre che fece il salto di qualità comprando un trattore", dice concludendo con la dedica alla protesta dei trattori di una sua canzone, "13 storie di oggi", che presentò a Sanremo 1971 e che recita: "Il bracciante taglia il grano, poi il pane non ce l'ha". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Più ristoranti orientali che pizzerie, in Italia spopola il cibo asiatico

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(Adnkronos) – Non tramonta l'appeal della cucina asiatica in Italia. Almeno a giudicare dai dati sulle nuove apertura di ristoranti, dai più classici cinesi e giapponesi, agli indiani e vietnamiti, ma anche thailandesi e coreani. Secondo l’ultimo Osservatorio sulle nuove aperture condotto da TheFork (il brand di Tripadvisor che rappresenta la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti in Europa e Australia) e Format Research, relativo al periodo ottobre 2022-settembre 2023, il 17% delle nuove imprese della ristorazione è proprio di cucina asiatica. Un dato che pone questo tipo di attività sul podio: seconda solo alla cucina italiana, che rappresenta il 55% delle nuove aperture, ma un gradino sopra rispetto alle pizzerie, che coprono il 15%. Del resto, anche i dati Fipe annoverano più di 50mila imprese con titolari stranieri attive nel mercato della ristorazione, pari quasi al 13% del totale di quelle registrate, includendo verosimilmente le cucine etniche presenti in Italia.  Se si considerano unicamente i ristoranti prenotabili su TheFork, quelli orientali rappresentano a oggi il 5% dell'offerta, vale a dire circa un migliaio di ristoranti. Principalmente si trovano nelle grandi città (141 a Milano, 127 a Roma, 56 a Torino), ma non mancano anche in centri di medie dimensioni tra cui Firenze e Bologna. Sono 250 le città italiane in cui è presente almeno un ristorante con cucina orientale.  Per quanto riguarda le prenotazioni di ristoranti orientali su TheFork, risultano mediamente stabili, nonostante un lieve calo registrato a gennaio di quest’anno rispetto a gennaio 2023. A incidere sui 'click' per questo tipo di cene è anche la stagionalità: quella orientale è una tipologia di cucina solitamente preferita nelle stagioni più fredde, mentre decresce in primavera ed estate.  “La cucina orientale è ben rappresentata su TheFork e registra un alto gradimento dei nostri utenti. Se è vero che in Italia prevalgono ancora stabilmente le cucine regionali e più in generale quella mediterranea, la cucina orientale si posiziona al primo posto tra le cucine internazionali. Da notare anche una visibile crescita nella qualità dei ristoranti orientali: ben 10 di questi si sono conquistati un posto nella Top 100 nazionale di TheFork”, commenta Carlo Carollo, Country Manager di TheFork Italy. Proprio in questi giorni, la app numero uno per scoprire e prenotare ristoranti online ha rinnovato la sua Top 100, che diventa una 'classifica dinamica' dei 100 migliori ristoranti d’Italia e si aggiornerà ogni mese sulla base della media di valutazioni, recensioni e volumi di prenotazione dei sei mesi precedenti. Non solo: oltre alla classifica nazionale, da ora l’app offre anche classifiche locali delle principali città italiane. Ebbene, nella rilevazione appena chiusa su gennaio, tra i primi 15 ristoranti classificati, al sesto posto c'è il giapponese Tetsu di Ascoli Piceno. Una citazione che, nella 'filosofia' TheFork, vuole essere un piccolo suggerimento sui ristoranti capaci di regalare un'esperienza, nella vita quotidiana oppure in viaggio  —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Francesca Michielin, 4.200 come lei: “Con 1 rene solo vita normale”

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(Adnkronos) – "Con un rene solo si vive benissimo" e come la cantante e conduttrice Francesca Michielin, che ha raccontato dell'intervento subito, hanno sperimentato la vita con un solo rene almeno "le oltre 4.200 persone che in 20 anni (dati dal 2001 al 2021) l'hanno donato", senza contare poi tutti i pazienti sottoposti a nefrectomia per altre ragioni legate a patologie e i trapiantati. Lo spiega all'Adnkronos Salute Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, nefrologo di fama internazionale. "La nefrectomia – dice Remuzzi – è un intervento relativamente semplice, può essere eseguito per via tradizionale, laparoscopica o con l'uso del robot. Ai pazienti che fanno il trapianto noi trapiantiamo un rene solo. Pensiamo poi a tutti i trapianti di rene da vivente, in cui il donatore continua la sua esistenza con un rene solo e il ricevente anche".  "I dati sulla sopravvivenza a lungo termine di chi ha un rene solo vengono proprio dai donatori viventi di rene e la maggior parte stanno bene – illustra Remuzzi – Tutti gli studi disponibili dimostrano che vivono come le persone normali e il rischio di andare incontro a insufficienza renale avanzata è uguale a quello della popolazione generale. Le uniche variazioni", rilevate nel lungo termine, "sono un modesto aumento della pressione e il passaggio di proteine nelle urine segnalati da diversi studi in una quota minore di persone esaminate. Un rischio accettabile, che può essere controllato e non riguarda tutti – precisa lo specialista – ma un 30% circa dei donatori e dopo molti anni" dalla nefrectomia. "Sono problemi che si possono prevenire con un accurato controllo della pressione e ci sono dei farmaci che possono ovviare. I lavori più importanti, in definitiva, hanno evidenziato che avere un rene solo, e dunque la donazione del rene, non rappresenta un problema rispetto alla longevità della persona". Niente rinunce o attenzioni particolari? "No, assolutamente niente – risponde lo scienziato – Vivere con un rene solo significa condurre una vita perfettamente normale per la maggior parte delle persone. Chi è in questa condizione può fare sport, mangiare quel che vuole", nel caso di Michielin calcare i palchi e andare in tour. "L'unico rischio è che si ammali l'altro rene, ma in genere non succede. Quindi si può dire che non cambia la vita", assicura Remuzzi.  Il rene, spiega ancora Remuzzi, "è un organo che ha capacità di vicariare e quando se ne toglie uno, il rimanente vicaria la funzione dell'altro. Molto frequentemente, quindi, anche la funzione renale di un rene solo si avvicina molto a quella di due, perché" l'organo rimasto in solitudine a svolgere la sua attività "aumenta di dimensioni, aumenta la filtrazione glomerulare, e così via. Alla lunghissima può determinare uno sforzo, ma la sostanza è che si vive bene. Noi abbiamo molti più glomeruli di quanti servono: abbiamo circa un milione di questi 'gomitoli' che servono per filtrare il sangue. Se si toglie un rene, si rimane comunque con 1 milione di 'nefroni'", le singole unità funzionali e strutturali di quest'organo. Un milione "è molto di più di quelli che servono per supportare le esigenze metaboliche di un organismo", assicura l'esperto. "Basti pensare che se una persona ha un'insufficienza renale e perde una grande quantità di nefroni non se ne accorge. Comincia ad avere dei disturbi in genere quando arriva ad avere solo il 10% di nefroni funzionanti".  Quanto è importante che persone note, in particolare fra i giovani, portino le loro testimonianze su problemi di salute e le condividano con l'opinione pubblica? "E' qualcosa che può senz'altro aiutare. Ma è una decisione molto soggettiva parlarne o meno – precisa il direttore dell'Irccs milanese dedicato alla ricerca farmacologica – Ci sono persone che si sentono meglio condividendo un loro problema sanitario con gli altri, può essere terapeutico. Lo è moltissimo, per esempio, per chi è affetto da tumore: il fatto di sentirsi parte di una comunità che può condividere le proprie angosce e la propria sofferenza può far sentire compresi e accolti. Ma c'è anche chi preferisce tenersi tutto dentro, chi preferisce che nessuno sappia cosa gli succede fin quando non starà bene. E' qualcosa di molto soggettivo e non si può dire se è giusto o sbagliato. Certo, molte volte può aiutare che l'opinione pubblica sia esposta ai problemi di chi soffre e che conosca quello che fa la medicina".  Parlarne, prosegue il ragionamento di Remuzzi, "tante volte vuol dire rendere noti anche i progressi e qualche miracolo della medicina. Questo è bello e importante: più le persone sono informate, più è facile curarle. Dico di più: non è vero a mio avviso che non bisogna andare su Internet. In Rete si trovano molte informazioni, anche se i social riportano non di rado notizie sbagliate. Ma fare ricerche e farsi un'idea della malattia con cui si ha a che fare prima di andare dal medico, per esempio, non è necessariamente sbagliato. Aiuta, perché il medico parte già da una persona che ha qualche conoscenza. E molte informazioni che si trovano online fanno riferimento alla letteratura scientifica. Internet è un grande contenitore, c'è di tutto. Ci sono cose meravigliose e cose completamente sbagliate. Bisogna saper scegliere", conclude. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Sanremo 2024, Fiorello sbarca al festival: c’è l’Aristonello

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(Adnkronos) – Il quartier generale di Fiorello a Sanremo 2024 si chiamerà Aristonello. Il battesimo del 'glass di cortesia' piazzato davanti all'ingresso del Teatro Ariston è avvenuto questa mattina durante la puntata di 'Viva Rai2', con Fiorello che dal Glass del Foro Italico si è collegato con Alessia Marcuzzi, già arrivata a Sanremo. È toccato alla co-conduttrice di 'Viva Sanremo', lo spin off del mattin show che andrà in onda in coda alle prime quattro serate del festival, scoprire la scritta con il nome dello studio.  Fiorello arriverà a Sanremo stasera per preparare la sua performance festivaliera che si giocherà tra l'Aristonello e il dialogo con quanto accade in teatro: lo showman siciliano sarà impegnato con la puntata di lunedì 5 febbraio di 'Viva Rai2', in onda regolarmente alle 7 del mattino, poi in quattro puntate di 'Viva Sanremo', e infine nella coconduzione della serata finale del festival al fianco di Amadeus.  Ma è chiaro, come annunciato dallo stesso Amadeus ieri sera a 'Porta a Porta' che da Fiorello ci si potrà aspettare di tutto anche durante le dirette del festival, con collegamenti e irruzioni in teatro. L'unico imperativo è che non salirà sul palco dell'Ariston prima della finale di sabato 10 febbraio ma, ha chiarito Amadeus, potrà entrare anche in platea. Fiorello alloggerà come Amadeus all'Hotel Globo di Sanremo, direttamente collegato con l'Ariston, in una stanza sullo stesso pianerottolo dell'amico conduttore e direttore artistico, al quale c'è da scommettere non mancherà di bussare all'alba per qualche diretta Instagram. Del set di 'Viva Sanremo' fa parte anche un ampio spazio davanti al Glass e davanti all'ingresso dell'Ariston tappezzato con un manto erboso, dove Luca Tomassini proporrà la sue spettacolari coreografie e messe in scena per lo street-show e anche un balconcino che affaccia sia sull'Aristonello che sull'Ariston dove Fiorello e gli altri protagonisti dello show potranno affacciarsi.  —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Despar-Novamont, shopper compostabili al 50% da fonte rinnovabile

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(Adnkronos) – Un ulteriore traguardo in direzione di una maggiore sostenibilità e della riduzione della carbon footprint per Aspiag Service, concessionaria del marchio Despar per Triveneto, Emilia-Romagna e Lombardia, con 255 punti vendita diretti e 306 affiliati che metteranno a disposizione dei propri clienti 40 milioni di shopper compostabili prodotte da partners licenziatari del marchio Mater-Bi di Novamont, società di Versalis (Eni).  Realizzate con il 50% di materia prima da fonti rinnovabili, le buste, biodegradabili e compostabili in conformità alla norma internazionale EN 13432, rispondono alla logica circolare della seconda vita dei prodotti: una volta utilizzate, infatti, possono essere riciclate, secondo le indicazioni delle amministrazioni locali, per raccogliere la frazione organica dei rifiuti e trasformate in compost, sia tramite le compostiere domestiche che negli impianti di compostaggio industriali.  “Con questa scelta proseguiamo nel nostro impegno legato alla sostenibilità, iniziato molti anni fa. Siamo molto soddisfatti di questo traguardo, che si inserisce all’interno della strategia di sostenibilità complessiva aziendale”, dice Nicola Pedron, direttore Acquisti Non-Food di Aspiag Service-Despar.  “Siamo davvero fieri di questa collaborazione con Aspiag Service Despar Nordest, che conferma il ruolo cruciale giocato dalla Gdo nella diffusione di buone pratiche di maggiore sostenibilità”, commenta Alessandro Ferlito, direttore Commerciale di Novamont.  Tra le materie prime con cui viene prodotto il sacchetto in Mater-Bi scelto da Aspiag Service c’è il bio-butandiolo, ottenuto direttamente dalla fermentazione di zuccheri grazie a una tecnologia proprietaria prima al mondo, sviluppata nel sito di Bottrighe, in provincia di Rovigo.  Nato dalla riconversione di un sito dismesso, con un investimento di oltre 100 milioni di euro, ed entrato in attività nell’ottobre 2016, l’impianto Novamont ha una capacità produttiva di oltre 30.000 tonnellate/anno di bio-butandiolo. L’utilizzo del bio-butandiolo ha una carbon footprint inferiore di oltre il 50% rispetto al butandiolo tradizionale (ottenuto da fonti fossili). —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Covid, nuova variante ipermutata: dal Sudafrica arriva Ba.2.87.1

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(Adnkronos) – Una nuova variante di Covid fa la sua comparsa sulla scena internazionale. E' stata scoperta in Sudafrica dallo stesso gruppo di scienziati che per primi hanno rilevato Omicron, ed è già stata identificata con la sigla Ba.2.87.1. Si tratta di una variante ipermutata: presenta infatti oltre 100 mutazioni, di cui più di 30 nella proteina Spike, evidenziano gli esperti su X.  "Sono stati depositati 8 genomi di un nuovo lignaggio di Sars-CoV-2, con più di 100 mutazioni, dal Sud Africa. Questo è probabilmente il lignaggio più divergente identificato quest’anno", spiega Tulio de Oliveira, direttore del Centro per la risposta alle epidemia e l'innovazione alla Stellenbosch University, che l'ha identificata. Il ricercatore illustra alcune caratteristiche principali del nuovo lignaggio, originariamente etichettato come Ba.2.X. La variante è stata rilevata fra metà settembre e metà novembre 2023: "È geneticamente distinta dai lignaggi Omicron attualmente circolanti (in particolare BA.2.86 e JN.1) – scrive de Oliveira – e l'analisi iniziale suggerisce che probabilmente è emersa da Ba.2 o dal nodo basale di Omicron". Com'è nata? "L'ipotesi più plausibile, come nel caso di Ba.2.86, sarebbe un'infezione cronica seguita dalla trasmissione nella popolazione, in cui ha circolato non rilevata. Tuttavia, non possiamo escludere anche l'ipotesi di un serbatoio animale".  "Il grado di trasmissibilità e la patogenicità sono ancora sconosciute – prosegue de Oliveira – Per determinare quanto sia diffuso questo nuovo lignaggio, il Sudafrica ha aumentato la sorveglianza genomica, e al momento ci sono pochissimi segnali che si stia diffondendo ampiamente e possa sostituire l’attuale variante dominante JN.1". Ba.2.87.1 per ora non preoccupa. In Sudafrica, dove è stata scoperta e circola ormai da un po', i contagi restano bassi. Inoltre, "analisi preliminari indicano che Ba.2.87.1 è meno immunoevasiva rispetto a Jn.1. Deve produrre ulteriori mutazioni per restare competitiva", rileva Raj Rajnarayanan, ricercatore e professore associato al Nyitcom all'università dell'Arkansas. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Covid Italia, scendono incidenza e ricoveri: i dati dell’ultima settimana

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Tutti in calo i numeri Covid in Italia nell'ultima settimana. L’Rt basato sui casi con ricovero ospedaliero al 23 gennaio è sotto la soglia epidemica, pari a 0,57, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente (0,60). L’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 25-31 gennaio è scesa a 7 casi per 100.000 abitanti, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (10 casi per 100.000 abitanti), in tutte le fasce d'età e in quasi tutte le Regioni e province autonome. Il valore più elevato è stata riportato in Veneto (13 casi per 100.000 abitanti), il più basso in Basilicata, Sardegna e Sicilia (1 caso per 100.000 abitanti). I casi segnalati in Italia dal 25 al 31 gennaio sono circa 3.858. Questo il quadro tracciato dal monitoraggio Iss-ministero della Salute sull'andamento di Covid-19.  Al 31 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,5% (2.169 ricoverati), in diminuzione rispetto alla settimana precedente (4,3% al 24 gennaio). In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 1,2% (106 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,4%). I tassi di ospedalizzazione e mortalità sono più elevati nelle fasce di età più alte, anche il tasso di ricovero in terapia intensiva è più elevato nella fascia di età 'over 90'.  
La percentuale di reinfezioni è il 44% circa, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Nemo sa contare, pesce pagliaccio riconosce ‘nemici’ da numero strisce: la ricerca

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(Adnkronos) – Il pesciolino Nemo, protagonista dell'omonimo film d'animazione, e tutti i 'colleghi' della famiglia dei pesci pagliaccio hanno anche un'altra dote, oltre quella di ispirare tenerezza ed entusiasmare il pubblico con le loro avventure sottomarine. Si tratta di inaspettate capacità matematiche. Secondo un team di ricercatori che li ha studiati approfonditamente, "sanno contare" e proprio facendo caso al numero delle strisce di chi gli si presenta davanti riescono a distinguere gli amici da nemici e intrusi. Nemo è un'icona ed è entrato nell'immaginario dei più piccoli, rannicchiato insieme al papà in un anemone di mare. Con questo iniziale scenario idilliaco la Pixar potrebbe indurre lo spettatore a credere che la vita dei pesci pagliaccio sia pacifica e tranquilla. Ma questo mito è smentito dalla realtà. I pesci pagliaccio (o pesci anemone) sono piccole creature esuberanti, che difendono con entusiasmo le loro case di anemoni dagli intrusi. E anche se a volte va bene condividerle con alcuni pesci anemone di altre specie, non trovano bello invece convivere con quelli che reputano gli 'intrusi' per eccellenza, i pesci della propria specie. Questi ricevono sempre l'accoglienza più gelida. Ma gli scienziati si sono chiesti: come fanno i pesci pagliaccio a distinguere i membri della loro specie dagli altri pesci a strisce? Secondo Kina Hayashi del giapponese Okinawa Institute of Science and Technology e colleghi, gli esemplari di Amphiprion ocellaris – questo il nome scientifico del pesce pagliaccio comune – sarebbero appunto in grado di contare il numero di bande bianche sul corpo di altri pesci.  Gli scienziati spiegano come sono arrivati a questa conclusione sul 'Journal of Experimental Biology'. Per scoprire il talento matematico dei pesciolini in questione, Hayashi, Noah Locke e Vincent Laudet hanno allevato un banco di giovani 'Nemo', fin dalle uova, per assicurarsi che non avessero mai messo gli occhi su altre specie di pesci pagliaccio. Una volta che i piccoli avevano circa 6 mesi, Hayashi filmava le loro reazioni ad altre specie di pesci pagliaccio, tra cui il pesce pagliaccio di Clark (A. clarkii), il pesce pagliaccio puzzola arancione (A. sandaracinos) e il pesce pagliaccio a sella (A. polymnus), così come agli intrusi della loro stessa specie.  Come previsto, il pesce pagliaccio comune ha messo in maggiore difficoltà proprio i membri della propria specie, con tre bande bianche, affrontandoli e mantenendo una situazione di stallo. Al contrario, ci è andato più leggero con gli intrusi di altre specie: il pesce pagliaccio puzzola arancione – senza barre laterali e con una linea bianca lungo il dorso – si è trovato a malapena affrontato, mentre il pesce pagliaccio di Clark e il pesce pagliaccio a sella – con 2 e 3 barre bianche, rispettivamente – venivano solo lievemente 'bullizzati'.  In un secondo esperimento il team ha poi isolato piccoli banchi (da 3) di giovani pesci pagliaccio comuni in vasche individuali e ha filmato le reazioni a un semplice modello di pesce arancione o a modelli dipinti con una, due o tre bande bianche, tenendo un conteggio di quanto spesso il pesce inseguiva o attaccava l'intruso. I pesci pagliaccio prestavano poca attenzione al semplice modello arancione, di tanto in tanto si interessavano e inseguivano il modello con una sola striscia, mentre aumentavano nettamente la pressione sui modelli a 3 strisce. A loro non piaceva condividere lo spazio con estranei a tre barre con cui si assomigliavano.  E anche i modelli a due righe sono finiti nel mirino, probabilmente, ipotizza Hayashi, perché durante lo sviluppo i pesci pagliaccio comuni inizialmente formano solo due strisce bianche, a circa 11 giorni d'età, e acquisiscono la terza solo 3 giorni dopo. Il sospetto è dunque che possano vedere anche i pesci con due barre bianche come concorrenti da scacciare. Di conseguenza però, tutto questo suggerisce anche che il popolo dei Nemo sa discriminare in base al numero di strisce bianche sui lati, le sa contare, e questo consente di difendere la propria dimora dagli intrusi che potrebbero tentare di sfrattarli, prestando meno attenzione ai pesci di altre specie che hanno poco interesse a stabilirsi nella loro residenza di anemoni. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Arzà: “Bene Mimit per apertura su misure di incentivazioni trasformazione a gas”

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(Adnkronos) – Assogasliquidi-Federchimica in rappresentanza dell’industria italiana del GPL commenta positivamente l’annuncio di oggi da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy – in occasione della presentazione del piano ecobonus 2024 – circa la possibilità di sostenere anche le conversioni a gpl e gas naturale di vetture già circolanti.  “Ringraziamo il Governo e in particolare il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per aver deciso di valutare l’opportunità di introdurre misure di incentivazioni della trasformazione a gas (Gpl e Gas naturale) dei veicoli, da tempo attese dal nostro settore per le importanti ricadute industriali, ambientali e sociali di questo intervento”, commenta Andrea Arzà presidente di Assogasliquidi-Federchimica. “Siamo a completa disposizione per offrire il nostro contributo alla definizione tecnica di questi incentivi che, insieme alla erogazione dei nuovi ecobonus sull’acquisto delle nuove auto, potranno consentire una sensibile riduzione delle emissioni dell’intero parco circolante, oltre ad una serie di benefici per l’industria italiana leader mondiale della componentistica nel settore e capace di creare una rete distributiva efficiente e capillare su tutto il territorio nazionale”, conclude. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)